Dopo mesi di caos generalizzato i quattro pricipali partiti macedoni hanno trovato un accordo per tentare di risolvere la crisi politica che attanaglia il paese. Dopo 10 anni in cui il partito nazionalista ha letteralmente preso il controllo dei media e pesantemente abusato della giustizia è stato stabilito che entro fine agosto il governo dovrà attuare misure per ristabilire la trasparenza dell’informazione pubblica e lo stato di diritto, oltre che portare a termine l’indagine sulle intercettazioni che causò la caduta dell’autocrate Nikola Gruevski lo scorso anno. Sempre entro agosto sapremo quando si terranno le prossime elezioni, che non tarderanno oltre dicembre 2016.
Queste misure potrebbero allentare la tensione cresciuta a dismisura nel paese dopo il già citato scandalo intercettazioni, che ha visto i cittadini riempire le piazze quai quotidianamente dallo scorso aprile per protestare contro il governo e l’establishment ad esso fedele.
Per capire l’origine di questo grande movimento di popolo dobbiamo fare un passo indietro, per seguire la storia del partito di Gruevski e la situazione più generale della Macedonia e poter così immaginare i futuri scenari che si aprono per il paese balcanico.
Terminata la terribile Guerra di Macedonia del 2001, un conflitto derivante dai più ampi disordini seguiti allo smembrameno della Jugoslavia, l’Unione Europea aveva spinto per la democrazia e lo stato di diritto nel paese con la promessa dell’ingresso nell’unione a processo compiuto. Le forze moderate si mostrarono favorevoli all’accordo ma l’intero processo si è bruscamente interrotto con la presa del potere da parte di Nikola Gruevski.
Gruevski guida un partito fortemente nazionalista, che basa la propria narrativa su un romanzato grande passato della Macedonia, tanto da riprendere addirittura il proprio nome dall’organizzazione che combatteva il dominio ottomano un secolo fa. La VMRO riunisce i vecchi oppositori di Tito, ma sembra voler raggiungere un livello di controllo sulla società del tutto paragonabile a quello del partito comunista Jugoslavo.
Negli ultimi 10 anni il VMRO si è insinuato rapidamente nello stato, invadendo i media, i tribunali e la polizia, arrivando fino a truccare le elezioni 2012, fatto che scatenò l’ira dell’Unione Europea. Per celebrarsi e cercare consenso il partito ha iniziato un programma di sfarzosa edilizia pubblica, fatto di monumenti, palazzi e statue che ufficialmente vorrebbero celebrare la Macedonia ma di fatto sono solo una forma di propaganda.
Poco dopo le elezioni truccate il governo Gruevski è stato colpito da un gigantesco scandalo legato all’intercettazione delle conversazioni di 20.000 tra oppositori e giornalisti, nel quale figurano anche pressioni e un omicidio insabbiato. Quando questi documenti finirono nelle mani dell’opposizione Gruevski cedette il governo al compagno di partito Gjorge Ivanov, incaricato di indagare sullo scandalo e predisporre nuove elezioni, il tutto di comune accordo con gli altri tre partiti del paese. Queste indagini portarono all’incriminazione della maggior parte dei deputati del VMRO, decretando la caduta definitiva del governo in carica.
Le proteste di piazza sono esplose lo scorso aprile, quando Gruevski ha chiesto l’amnistia per 56 coinvolti nello scandalo e vanno avanti ancora oggi. L’opposizione delle piazze ha da subito messo una grande pressione sulla politica macedone, attirando l’attenzione internazionale sulla situazione del paese e impedendo al parlamento di insabbiare il caso e fingere normalità.
Il 6 giugno scorso, finalmente, il governo Ivanov ha respinto le amnistie su pressione anche dell’Unione Europea, che aveva fatto sapere che accettarle avrebbe irrimediabilmente compromesso la procedura di adesione della Macedonia all’UE. Perchè possano dirsi vincitori, i manifestanti dovranno attendere il passaggio di potere, nella speranza che questo riesca nei fatti a sradicare l’establishment che ha invaso la macchina pubblica ed estirpare il clientelismo e la corruzione che lo caratterizzano.
Il momento cruciale saranno quindi le prossime elezioni, oltre che i prossimi mesi.
Ma quali sono le forze politiche in corsa per ereditare il potere di Gruevski? I maggiori partiti in Macedonia sono quattro e per capirne i rapporti bisogna tener presente che la popolazioe del paese è composta etnicamente per il 75% di slavi e per il 25% di albanesi, due comunità tra le quai non sempre corre buon sangue.
- VMRO-DPMNE: il Partito di Unità Nazionale Macedone è il partito di cui abbiamo parlato fino ad ora. Di ispirazione cristiano-democratica e nazionalista fa appello alla maggioranza etnica slava del paese, nonostante non sia nuovo ad alleanze con i partiti che rappresntano le minoranze.
- Unione Socialdemocratica Macedone: forza di centrosinistra da sempre rivale dei nezionalisti. Viene ritenuto il più probabile successore del partito di Gruevski, contro il quale ha preso perte alle proteste di piazza che hanno contribuito alla sua caduta.
- BDI: l’Unione Democratica per l’Integrazione è il terzo partito del paese e la più grande forza politica della minoranza albanese. Esprime posizioni di centrodestra ideologicamente vicine al socialismo conservatore.
- Partito Democratico degli Albanesi: Altro partito rappresentativo dei macedoni albanesi ma orientato verso il centro-sinistra. Si attesta come quarta forza del paese ottenendo solitamente tra il 5% e l’8% dei voti.
La corsa per la leadership del paese è verosimilmente un duello tra l’Unione democratica ed il partito nazionalista, essendo matematicamente esclusi i partiti albanesi dato che la comunità rappresenta una minoranza nel paese. Questi potrebbero comunque essere cruciali per formare una coalizione in mancanza di un vincitore netto. Visto il dilagante malcontento rivolto verso Gruevski sembrerebbero favoriti gli avversari del VMRO, ma non è possibile esserne certi.
Fonti e Approfondimenti
Vite di confine. Etnicità e nazionalismo nella Macedonia occidentale greca di Piero Vereni
La Macedonia e i macedoni. Cenni di storia, politica e cultura di Vekoslav Bukar
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