I copti rappresentano la comunità cristiana più numerosa del mondo arabo, nonché una delle più antiche. Sono i diretti discendenti dell’antico popolo egizio convertitosi al cristianesimo con gli insegnamenti di San Marco, il quale era arrivato in Egitto durante l’epoca dell’Imperatore romano Nerone.
La maggior parte dei copti aderisce alla Chiesa Ortodossa Copta, una delle Chiese ortodosse orientali, il cui Papa è il Patriarca di Alessandria d’Egitto. Si stima che al giorno d’oggi la popolazione copta rappresenti meno del 10% dell’intera popolazione egiziana.
Chi sono i copti
«Copto» deriva probabilmente dal greco Áigüptos (Αἴγυπτος), Egitto, la traslitterazione del nome dell’antica città egiziana di Menfi. Quando nel 641 l’Egitto passò sotto la dominazione arabo-islamica, i nuovi occupanti cominciarono a riferirsi alla popolazione autoctona con il termine copto.
Il significato originale della parola, «egiziano», aveva una semplice connotazione etnica; siccome però i copti erano a maggioranza di religione cristiana, con il tempo il termine ha subito un’evoluzione verso un significato principalmente religioso.
Inizialmente la convivenza musulmano-copta fu pacifica e ai cristiani venne data piena libertà religiosa. In quanto non-musulmani monoteisti non prestavano servizio militare ed erano obbligati a pagare la jizya, un’imposta pro-capite che garantiva loro una condizione di protezione, libertà personale e di culto. Questa situazione però non durò molto: in poco tempo le tassazioni divennero troppo pesanti e iniziarono violente persecuzioni. Nel frattempo la lingua araba fu imposta come ufficiale, per cui la lingua copta finì per essere sempre meno parlata – oggigiorno è la lingua liturgica della Chiesa Copta.
Le cose cambiarono quando l’Egitto diventò parte dell’impero ottomano: sotto la dinastia fondata da Muhammad Ali, i viceré che si susseguirono durante il XIX secolo riuscirono a modernizzare lo stato e favorirono politiche di apertura e integrazione verso i copti. Venne abolita la jizya, i copti furono ammessi al servizio militare e alla fine del secolo venne proclamato il principio di eguaglianza di tutti gli egiziani senza differenze etniche o religiose, poi inserito in Costituzione dal 1922. Ciò permise ai copti, che avevano già cominciato ad impegnarsi nella politica, di avere una rappresentanza nell’Assemblea Legislativa.
Dal 1882 l’Egitto fu sotto il protettorato britannico: la maggior parte dei copti sosteneva gruppi nazionalisti antibritannici fianco a fianco con i musulmani, in particolar modo dopo la fine della prima guerra mondiale. Molti entrarono nella dirigenza del partito indipendentista Wafd che, dopo la firma degli accordi di indipendenza del 1936, era considerato la voce della nazione. Per qualche anno la presenza copta tra le file del partito era riuscita ad arginare formazioni politiche con tendenze troppo islamiste; dopo il 1936, però, forze coloniali, la famiglia reale e alcuni gruppi islamici radicali cominciarono ad attentare alla popolarità del partito, accusando i copti di gestirlo contro l’influenza dell’islam. Nel 1942 il partito si scisse e la comunità copta, indebolita sia sul fronte politico che sul fronte interno, si allontanò dalla vita pubblica.

Monaci copti. Foto scattata tra il 1898 e il 1914. (Fonte: American Colony (Jerusalem), Wikimedia Commons)
Il colpo di stato
Nel 1952 nessun cristiano partecipò al colpo di stato contro il monarca. Nel 1956 il colonnello Nasser venne eletto Presidente: gli anni del suo regime videro la promozione del panarabismo e l’islam proclamato religione di stato, con la conseguente esclusione del principio di uguaglianza fra cristiani e musulmani.
Nel mentre il patriarca di allora si dedicò ad un profondo rinnovamento interno della Chiesa cercando anche di colmare il divario tra i laici e il clero.
Alla morte di Nasser al Sadat diventò presidente. Rispetto al suo predecessore egli fu meno repressivo nei confronti dei movimenti islamici conservatori e nel 1971 fece inserire in Costituzione un emendamento che individuava la sharia come fonte della legislazione. Nel frattempo venne eletto un nuovo Patriarca, Shenouda III, il quale si impegnò in un braccio di ferro con lo Stato per rivendicare un ruolo politico dei copti al pari dei musulmani. L’inasprimento del regime e la dura repressione dei dissidenti a causa della crisi economica ebbe come conseguenza un crescendo di tensioni interne. La moltiplicazione degli incidenti tra musulmani e copti portò da un lato all’arresto dei principali leder islamici fondamentalisti e allo scioglimento delle loro associazioni, dall’altro misure coercitive contro la stampa copta, l’arresto di alcuni vescovi e l’esilio del Patriarca. Questa situazione durò fino al 1981, quando Sadat venne ucciso in un attentato di matrice fondamentalista.
Mubarak e Shenouda III
Mubarak, in carica dal 1981 al 2011, aprì una politica di pacificazione nazionale, reprimendo duramente gli ambienti islamici integralisti e riportando Shenouda a capo della Chiesa Copta nel 1985. Il ruolo di quest’ultimo ne uscì accresciuto: il Patriarca diventò leader dei copti, capace di trattare con lo stato senza la mediazione di laici e borghesia. Egli durante gli anni cercò un’intesa con il regime, vedendo nello stato un argine protettivo di fronte alla crescita del fondamentalismo.
Mubarak riuscì a frenare i fondamentalisti arrivando ad un cessate il fuoco durante gli anni ’90: si inaugurò così un periodo di stabilità, coesione nazionale e dialogo tra le comunità cristiane e i musulmani egiziani, anche se le tensioni continuarono a persistere. Molte questioni furono accantonate o sottostimate per cercare di mantenere lo stato delle cose; Shenouda, in cambio di protezione nei confronti della comunità, doveva sostenere pubblicamente in modo chiaro ed inequivocabile il regime.
Un grande merito di Shenouda fu quello di dare importanza alla preparazione scolastica: ideò le Sunday school, permettendo ai giovani copti di ricevere un’istruzione complementare a quella statale e quindi di avere una cultura superiore alla media. L’effetto negativo di ciò fu una auto-ghettizzazione dei copti e un espatrio degli studenti, lasciando le proprie tradizioni in mano ad una comunità sempre più anziana.
Le primavere arabe e il nuovo regime
La situazione generale precipitò con l’avvento delle primavere arabe.
Con Mubarak la Chiesa venne trattata come sola rappresentante dei copti, senza lasciare spazio all’espressione di una gioventù slegata dai dogmi di una chiesa tradizionalmente conservatrice. Molti cominciarono a chiedere un allontanamento dalla sfera politica del Patriarca, vedendo in Mubarak la causa del problema delle aggressioni nei confronti dei copti. Numerosi movimenti e partiti si vennero a formare per contrastare il regime: a questi prese parte anche la gioventù copta con l’intento di difendere i propri diritti al di fuori della Chiesa.
Qualche mese dopo l’elezione di Morsi, Papa Tawadros II successe a Shenouda III: contrariamente al suo predecessore, già dal suo primo discorso, il nuovo Patriarca definì la sua posizione come sola guida spirituale lontana dalla politica.
Questo atteggiamento cambiò nel giro di poco, quando i copti accusarono Morsi e i Fratelli Musulmani delle continue violenze nei confronti della comunità e della marginalizzazione a livello istituzionale. Si rivolsero nuovamente alla Chiesa, che giocò un ruolo significativo nella caduta di Morsi.
Con il colpo di stato di al-Sisi e con la sua elezione nel 2014, i Fratelli Musulmani vennero dichiarati fuorilegge e iniziò una nuova forte repressione del fondamentalismo. Con il ritorno della Chiesa ad un ruolo politico, anche i movimenti dei giovani copti persero la loro forza.
Conclusioni
In passato la Chiesa non è mai riuscita a risolvere il problema copto; al contrario, ha compromesso l’ottenimento dei diritti e ha aumentato un senso di dipendenza, non permettendo la formazione di leader in grado di portare avanti le esigenze della comunità in modo laico e slegato dal credo religioso.
Dopo Morsi, molti speravano che al-Sisi riuscisse per lo meno a contenere gli attacchi ai copti. Così non è stato. Dopo il colpo di stato del 2013 il gruppo terroristico affiliato all’ISIS, che opera solo nel Sinai e principalmente contro Israele, ha incominciato ad estendere le sue operazioni anche nell’Egitto continentale. La maggior parte dei giovani che aveva protestato contro Mubarak chiedeva un regime di vita migliore e libertà di parola. La maggior parte di quei ragazzi, però, con Sisi al governo, si trova ancora di più ai margini della società. Questo nuovo clima di repressione non fa altro che aumentare estremismi e radicalizzazioni.
Fonti e approfondimenti
http://www.limesonline.com/cartaceo/il-fattore-copto-cuneo-cristiano-nellegitto-islamico
http://carnegie-mec.org/2014/12/18/coptic-church-and-politics-in-egypt-pub-57563
https://www.foreignaffairs.com/articles/middle-east/2017-01-08/extremism-under-sisi
http://www.limesonline.com/papa-shenouda-iii-un-uomo-di-fede-e-di-politica/33349