Negli ultimi anni, in Medio Oriente e Nord Africa, abbiamo assistito ad un radicale cambiamento dal punto di vista normativo in favore dei diritti delle donne. Un esempio chiaro di questo sviluppo è l’abolizione, in alcuni paesi, della legge che permette allo stupratore di sposare la propria vittima, in maniera da non essere perseguito penalmente.
Nella regione MENA, questo tipo di legge è stata adottata nel periodo post coloniale, a metà del ventesimo secolo. Le origini di queste leggi non sono del tutto autoctone perché era prassi anche dei paesi occidentali. Con l’avanzare delle riforme in Europa questa “tradizione” è stata modificata a seguito delle riforme femministe. Uno dei motivi per cui queste leggi persistono nel mondo arabo è soprattutto l’attitudine alla visione patriarcale.
L’attuale situazione nei paesi MENA
Il cambiamento è iniziato dal Marocco, nonostante sia stato pagato a caro prezzo da Amina Filali, una ragazza di sedici anni vittima di violenza sessuale. La giovane si è tolta la vita pure di non accettare di sposare il suo stupratore. Questo gesto ha sicuramente colpito l’intero paese, ma il Parlamento marocchino ha deciso di abolire la legge solamente due anni dopo il suo gesto, nel 2014.
Nel dicembre del 2016, in Libano, l’organizzazione non governativa Abaad ha lanciato la campagna ” A White Dress Doesn’t Cover the Rape”, cioè “un vestito bianco non nasconde lo stupro”. Vi sono state diverse manifestazioni avendo l’opinione pubblica mostrato un forte interesse, tanto che nel 2017 è stata esclusa dal codice penale libanese la possibilità di matrimonio per riparare il crimine.
Altre due realtà dove sta avvenendo un simile cambiamento sono la Giordania, dove il Parlamento ha votato favorevolmente per eliminare questa legge, anche se ancora assente l’approvazione del re, e la Tunisia, dove il Parlamento si è espresso favorevole alla proposta di eliminazione della legge, ma bisognerà attendere il 2018 perché questa produca effetti concretamente.
Nonostante molti paesi abbiano cambiato la loro posizione in merito, in molti altri, come Algeria, Bahrain, Iraq, Kuwait, Libia, Siria e Tajikistan, vige ancora la legge. Di recente in Bahrain il Parlamento ha votato favorevolmente in merito alla rimozione di questa norma, ma il governo ha continuato ad opporsi, affermando che la possibilità di matrimonio sarà revocata solo se lo stupratore commetterà violenze successive su altre donne. Matrimoni riparatori a seguito dello stupro non sono unici del mondo arabo, infatti questo tipo di “soluzione” è tuttora praticata anche in paesi prevalentemente cristiani, come le Filippine, e lo era anche nei paesi del Sud America fino ai primi anni duemila.
Molti di questi cambiamenti, in merito ai diritti delle donne, sono stati considerati semplicemente degli espedienti usati per placare governi stranieri e organizzazioni per i diritti umani, critici della posizione dei paesi presi sotto esame in merito alla questione.
Perché è così difficile cambiare?
Nonostante l’abolizione della legge “sposa il tuo stupratore”, questa è una pratica ormai consolidata e che continua ad essere effettuata, anche in paesi dove la legge è stata abolita, per diversi i fattori sociali e culturali.
Tutto può essere ricondotto alla cultura conservatrice presente in questi paesi. Le leggi sono costruite intorno l’attitudine patriarcale che collega direttamente l’onore di una famiglia alla castità delle donne della stessa. Subire uno stupro nella realtà araba quindi è sinonimo di perdita di onore, sia per la famiglia che per la vittima.
In queste realtà perciò avviene un vero e proprio capovolgimento. Le vittime diventano le colpevoli per aver portato disonore in famiglia, dato che non sono più abili al matrimonio. Questo clima porta molto spesso le donne che hanno subito violenza a sposare lo stupratore per salvare la propria famiglia dal possibile “scandalo”, anche in paesi dove la legge è stata abolita.
Come arrivare ad un reale cambiamento
L’abolizione della legge “sposa il tuo stupratore” ha certamente creato grande scalpore, non solo tra l’opinione pubblica araba, ma anche in quella dei paesi stranieri. Quello che a noi sembra un diritto imprescindibile per ogni donna, troppo spesso non viene considerato tale. La visione patriarcale e la cultura conservatrice sono certamente un ostacolo al raggiungimento di diritti per come noi li intendiamo.
Non solo gli uomini tendono a mantenere questa visione basata sulla disparità di genere, ma anche moltissime donne sono convinte di ciò. Il percorso per eliminare questa prassi sarà certamente lungo, l’unica soluzione praticabile è quella di un percorso educativo che cerca di combattere alla base il problema.
Lo sviluppo di una nuova cultura, non solo femminile, ma soprattutto maschile, è necessario per arrivare a far comprendere che la parità di genere non è solo un accordo, ma un’opportunità.
Fonti e Approfondimenti:
http://www.bbc.com/news/world-middle-east-40947448