Nell’articolo introduttivo sulla politica europea di vicinato abbiamo avuto modo di spiegare come la sua attuazione avvenga in maniera bilaterale, attraverso singoli accordi raggiunti tra l’Unione europea e ciascun Paese partner. Tuttavia, questa attenzione europea nei rapporti con i Paesi ad essa più vicini viene completata da alcune iniziative che hanno, invece, carattere multilaterale e regionale. Le principali sono il partenariato orientale e l’Unione per il Mediterraneo.
In seguito, avremo modo di approfondire le caratteristiche del partenariato orientale. Per ora, invece, ci concentreremo sull’approfondimento delle relazioni con l’area mediterranea, in qualche modo già anticipati con l’intervista a Federica Zoja sulla situazione politica in Tunisia e i rapporti di questo Paese con l’Unione.
L’Unione per il Mediterraneo
Nella revisione della politica europea di vicinato del 2015, è stato sottolineato che, nell’ambito della cooperazione regionale con il vicinato meridionale, la priorità in termini di risorse sarebbe stata data all’Unione per il Mediterraneo (UfM).
Quest’ultima è una istituzione intergovernativa che coinvolge i 28 Stati membri dell’Unione europea e 15 Paesi del Nord Africa, Medio Oriente e della regione dei Balcani: Albania, Algeria, Bosnia ed Erzegovina, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Mauritania, Monaco, Montenegro, Marocco, Palestina, Siria (attualmente sospesa), Tunisia e Turchia, mentre la Libia possiede al suo interno uno status di osservatore.
L’obiettivo della sua creazione è dare ordine a un ente che favorisse il dialogo e la cooperazione nell’area del Mediterraneo. Il senso della sua azione è il rafforzamento dell’integrazione e della crescita economica. I progetti, però, riguardano diverse aree, che vanno dall’economia all’ambiente, dall’energia alla salute, dalla migrazione all’educazione e agli affari sociali.
L’evoluzione storica
L’origine risale al Barcelona Process o Euro-Mediterranean Partnership (Euromed), iniziato nel 1995 con la Conferenza Euro-mediterranea di Barcellona. Lo scopo di quest’ultima era rafforzare il dialogo tra l’Europa e i Paesi che si affacciavano sulla sponda Sud del Mediterraneo. Risale al 13 luglio 2008 la Joint Declaration of the Paris Summit for the Mediterranean, con cui i capi di Stato e di governo decisero di fondare l’Unione per il Mediterraneo, intesa come una vera e propria istituzione che servisse come forum di dialogo e confronto, ponendosi l’obiettivo di rilanciare la cooperazione stessa.
Nel documento, veniva attribuita al Segretariato la funzione di lavorare in maniera specifica su una serie di iniziative chiave, in aree quali: la bonifica del Mediterraneo; il miglioramento dei collegamenti marittimi e terrestri dei porti e il miglioramento delle connessioni ferroviarie, per facilitare il movimento di beni e persone; la creazione di un programma di protezione civile di prevenzione, preparazione e risposta ai disastri naturali e causati dalle attività umane; l’avvio di progetti di sviluppo di energie alternative, come per esempio il Mediterranean Solar Plan; l’investimento nell’educazione di livello superiore e nella ricerca (è stata creata, infatti, la Euro-Mediterranean University in Slovenia nel giugno 2008); l’iniziativa per lo sviluppo del commercio mediterraneo.
Il Segretariato, che ha sede a Barcellona, è stato creato solo due anni più tardi. L’Unione europea fornisce un supporto sostanziale al Segretariato dell’UfM e contribuisce per il 50% al suo budget di gestione.
Fino a oggi, l’Unione per il Mediterraneo ha promosso 47 progetti, alcuni dei quali ancora in corso. Molti di essi vengono finanziati con fondi Ue, sopratutto attraverso il NIF, Neighbourhood Investment Facility. Corrisponde a 824 milioni di euro la cifra del bilancio europeo destinata al programma per il Sud per il periodo 2014-2020.
Dopo un inizio piuttosto lento, il dialogo è ripreso nel 2013 e 2014 attraverso incontri di livello ministeriale su diverse materie – tra cui l’empowerment delle donne, i trasporti, l’energia, l’industria e l’ambiente, il cambiamento climatico, l’economia digitale, la blue economy e la cooperazione regionale.
Durante il secondo incontro regionale dell’UfM che è stato organizzato nel gennaio 2017, i ministri degli Affari Esteri e i rappresentanti dei 43 Paesi membri hanno adottato la Roadmap “The Union for the Mediterranean: an action-driven organisation with a common ambition”, documento chiave per lo sviluppo successivo dei rapporti di cooperazione.
L’organizzazione interna
L’Unione per il Mediterraneo è presieduta da due presidenti, uno in rappresentanza dell’Unione europea – ovvero dei Paesi del Nord, in stretto collegamento con la politica europea di vicinato – e l’altro proveniente dalla Giordania, che dal 2012 rappresenta i Paesi del Sud. Il senso di una presidenza a due teste è assicurare una responsabilità condivisa delle decisioni prese dai Paesi del Nord e del Sud del Mediterraneo. Questa doppia presidenza si applica a tutti i livelli: nei vertici, negli incontri di livello ministeriale e negli incontri tra funzionari.
I membri dell’UfM si incontrano regolarmente a livello di funzionari di alto rango dei ministeri degli Esteri dei Paesi membri dell’ente. A questi incontri partecipano le istituzioni europee e i rappresentanti della Lega degli Stati Arabi. I Senior Officials Meetings (SOM) discutono sulla situazione politica attuale e sulle modalità di sviluppo delle attività del Segretariato dell’UfM. Spetta a loro approvare il budget e il programma di lavoro del Segretariato e predisporre la base per gli incontri a livello ministeriale. Discutono, poi, delle proposte dei progetti che vengono sottoposti alla loro attenzione. La modalità attraverso cui prendono le decisioni e per consensus.
Attualmente, il Segretario generale è Nasser Kamel, il quale è supportato nello svolgimento dei lavori da alcuni Deputy Secretary Generals (DSGs), ciascuno competente per un diverso settore. Si tratta di Grammenos Mastrojeni (energia e azione climatica), Isidro González (acqua e ambiente), Marisa Farruggia (affari sociali e civili), Rachid Maaninou (sviluppo commerciale e occupazione) e Ayşe Asya (sviluppo urbano e dei trasporti).
Il primo incontro a livello ministeriale dell’UfM sulla cooperazione regionale e la programmazione, nel giugno 2016, ha posto le basi per un forte impegno da parte dei Paesi per la cooperazione regionale, con un forte accento sulle iniziative concrete e i progetti.
A poco più di dieci anni dalla sua creazione, l’Unione per il Mediterraneo ha svolto il suo compito quale importante forum di incontro e dialogo tra i Paesi che ne fanno parte e che, data la vicinanza geografica, occorre che collaborino e cooperino. Lo sviluppo di importanti progetti dimostra la possibilità della concreta realizzazione della collaborazione. Tuttavia, la volontà politica rimane un elemento chiave, in quanto le dichiarazioni vengono adottate per consensus dai 43 ministri.
Fonti e approfondimenti
European Commission, High Representative of the Union for Foreign Affairs and Security Policy, Joint report to the european parliament, the council, the european economic and social committee and the committee of the regions. Report on the Implementation of the European Neighbourhood Policy Review, Brussels, 18.5.2017.
European Commission, High Representative of the Union for Foreign Affairs and Security Policy, Implementation of the European Neighbourhood Policy Partnership for Democracy and Shared Prosperity with the Southern Mediterranean Partners Report, Brussels, 25.3.2015.
Euro-Mediterranean Conference, Barcelona Declaration, 27/28 November 1995.
Joint Declaration of the Paris Summit for the Mediterranean Paris, 13 July 2008.