I diritti di Habeas Corpus negli Stati Uniti

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

“Ha il diritto di rimanere in silenzio. Tutto quello che dirà potrà essere usato contro di lei in Tribunale. Ha diritto a un avvocato, se non può permetterselo, gliene verrà assegnato uno d’ufficio. Ha capito quali sono i suoi diritti?”

Chi non ha mai sentito questa frase guardando un film o una serie tv statunitense? Ma sappiamo veramente cosa vuol dire e dove e come nasce questa formula? Fiction a parte, questa formula rientra tra gli elementi essenziali di un arresto o di un fermo, che qualsiasi agente negli USA deve recitare al soggetto che prende in custodia, rischiando altrimenti l’illegittimità del proprio lavoro. Dunque, per iniziare a comprendere il sistema penale vigente negli Stati Uniti, è opportuno rispondere a queste domande soffermandosi sul significato di Habeas Corpus e sulla storia del “Miranda warning”.

Habeas Corpus

L’espressione latina, la cui traduzione è “che tu abbia il corpo” (inteso come libertà fisica), è un istituto giuridico che ha origini molto antiche ed è uno dei baluardi della libertà individuale dei cittadini nei confronti dell’azione dello Stato, all’interno dei sistemi giuridici di common law. Il suo scopo non è quello di determinare la colpevolezza o l’innocenza di un prigioniero, ma quello di assicurare la legalità della sua detenzione.

Il primo riferimento a questo diritto si trova nella Magna Charta Libertatum, uno dei documenti fondamentali del sistema giuridico inglese, firmata dal re Giovanni d’Inghilterra nel 1215, su costrizione di alcuni nobili che miravano a istituire uno strumento di opposizione al sovrano. Dalle testimonianze giunte fino ai giorni nostri, tale disposizione venne usata per la prima volta nel 1305, ma il ricorso a questo istituto iniziò a intensificarsi nel XVII secolo. Venne, infatti, espressamente ribadito prima nella Petition of Rights del 1627 e poi nel 1679 con la promulgazione dell’Habeas Corpus Act con il quale venne sancito il principio dell’inviolabilità personale.

Quest’atto, che regola tuttora le garanzie nei sistemi di common law, non è stato applicato con continuità e nel 1793 fu sospeso per paura che gli avvenimenti della Rivoluzione francese potessero ispirare moti di ribellione anche in Inghilterra. In seguito, è stato più volte bloccato nel XX secolo, ad esempio durante la Prima e la Seconda guerra mondiale e durante il conflitto dell’Irlanda del Nord. Ancora oggi ciò rappresenta argomento di dibattito in relazione alla legislazione in tema di terrorismo.

Negli Stati Uniti, l’istituto fu adottato sin dalla loro nascita dai Padri Fondatori. Nel sistema attuale, riferimenti all’Habeas Corpus si trovano nella Costituzione, nelle leggi (statutory law) e nella giurisprudenza. Nella Costituzione (articolo I°, sezione 9, clausola 2), si legge: “Il privilegio dell’habeas corpus non sarà sospeso se non quando, in caso di ribellione o di invasione, lo esiga la sicurezza pubblica“. Gli Statuti federali, inoltre, forniscono ai Tribunali federali l’autorizzazione a ricorrere a tale azione legale per i soggetti presi in custodia. Solo il Congresso ha il potere di sospendere l’atto di Habeas Corpus, sia con le proprie azioni, sia attraverso una delega espressa all’esecutivo.

 

Il caso: Miranda v. Arizona (1966)

Una delle sentenze più importanti della Corte Suprema degli Stati Uniti in merito ai diritti dei soggetti presi in custodia dalle forze di polizia è la pronuncia emessa nel caso Miranda v. Arizona del 1966.

Il 13 marzo 1963 una ragazza di 18 anni fu violentata e rapinata a Phoenix, in Arizona. Poco tempo dopo, la giovane dichiarò di aver riconosciuto il furgone dell’aggressore, vedendolo passare per strada. Due agenti di polizia, Carroll Coley e Wilfred Young, dalla descrizione del furgone identificarono Ernesto Arturo Miranda, un ventenne di origini messicane con precedenti penali. Lo arrestarono e lo condussero alla centrale di polizia per interrogarlo. Qui gli dissero che la vittima lo aveva riconosciuto, nonostante la ragazza non fosse certa del riconoscimento effettuato. Ottennero comunque una confessione da Miranda che si assunse anche la responsabilità di altri crimini commessi nella stessa zona. 

La difesa di Miranda fu affidata all’avvocato d’ufficio Alvin Moore che, durante il processo, mise in discussione la dinamica dell’aggressione e portò i due agenti ad ammettere di non aver informato Miranda dei propri diritti poiché non erano tenuti per legge a farloL’indagato, infatti, si era sottoposto all’interrogatorio, in assenza di un difensore e non sapendo di avere la possibilità di rimanere in silenzio. Secondo Miranda, inoltre, gli agenti avevano promesso di lasciar cadere le accuse di stupro a suo carico se avesse confessato di aver commesso altre rapine.

Nonostante ciò, Moore non riuscì a far invalidare la confessione di Miranda che venne condannato in primo grado e in appello. 

La vicenda arrivò davanti alla Corte Suprema. I due nuovi difensori di Miranda, John J. Flynn e John P. Frank, nella loro memoria difensiva chiesero il riconoscimento del V e del VI emendamento della Costituzione. Nello specifico citarono il V emendamento, nella parte in cui protegge gli imputati dall’auto-incriminazione, ovvero sancisce il diritto dell’indagato a non dire o fare qualcosa che possa aggravare la propria posizione. Il VI emendamento, invece, garantisce più in generale i diritti degli indagati, tra cui quello a farsi assistere in qualsiasi momento da un avvocato. I difensori evidenziarono l’assenza di un legale al momento dell’interrogatorio e della confessione, sostenendo che a Miranda non fossero stato chiariti i suoi diritti, motivo per cui egli non se ne era avvalso.

Il 13 giugno 1966, la Corte Suprema degli Stati Uniti, presieduta da Earl Warren, si dichiarò d’accordo con gli avvocati di Miranda con cinque voti favorevoli e quattro contrari: i giudici stabilirono che la confessione dell’imputato era stata ottenuta illegalmente e che il processo doveva essere condotto senza tenerla in considerazione. 

La sentenza emessa dalla Corte più di cinquant’anni fa è estremamente attuale: secondo i magistrati, la violenza e l’intimidazione della polizia privano i sospetti della loro libertà fondamentale e possono portare a false confessioni. Proprio per questo acquista un ruolo fondamentale la presenza dell’avvocato, che secondo il giudice Warren consente all’imputato di raccontare la sua storia senza timori e in maniera efficace. Senza questi due diritti fondamentali, sostiene la Corte “no statement obtained from the defendant can truly be the product of his free choice” (nessuna dichiarazione ottenuta dall’imputato può essere veramente considerata il prodotto della sua libera scelta).  

Nelle oltre sessanta pagine di motivazione, i giudici stabilirono inoltre le linee guida che la polizia avrebbe dovuto seguire per informare dei loro diritti i sospettati, prima di procedere all’arresto. Tra queste procedure rientra la famosa formula vista nell’introduzione, che la polizia è obbligata a recitare ai soggetti che prende in custodia e il cui nome di “Miranda warning” deriva proprio da Ernesto Miranda.

 

L’importanza dell’Habeas Corpus nel procedimento penale

Miranda v. Arizona è tuttavia, in ordine temporale, l’ultimo di tre casi in cui la Corte Suprema evidenziò l’importanza dei diritti di Habeas Corpus. In particolare, nel 1963 l’organo giudiziario più importante degli Stati Uniti si pronunciò, sul caso Gideon v. Wainwright, a favore della presenza di un avvocato anche qualora l’imputato non potesse permetterselo, così da rispettare il “nobile ideale” secondo cui la legge è uguale per tutti. L’anno seguente, nel 1964, la Corte sancì in un’altra sentenza (Escobedo v. Illinois) che ai sensi del VI° Emendamento l’accusato dovesse avere diritto, nel corso dell’interrogatorio, di ricorrere a una consulenza legale.

Queste tre sentenze hanno avuto un ruolo fondamentale per rafforzare l’Habeas Corpus e, quindi, per porre dei limiti all’azione della polizia e per tutelare gli accusati, in particolare coloro che hanno più difficoltà e nessuna possibilità di accedere a una difesa adeguata contro gli abusi del sistema.

 

 

Fonti e approfondimenti

Habeas Corpus Act 1679, British Library 

Habeas Corpus, Legal Information Institute, last edited by Jonathan Kim, June 2017

Miranda Rights, History.com, 2019

Issam Michael Saliba, Habeas Corpus Rights, Library of Congress, 2009

US Supreme Court, MIranda v. Arizona, 384 U.S. 436 (1966), Justia 

Latinx Civil Rights in United States: A Resource Guide, 1966: Miranda v. Arizona, Library of Congress

Magna Charta Libertatum, 1215 (testo a cura di Michele Ducas Puglia)

Miranda v. Arizona, Landmark Cases, Expanding Civil Rights, Supreme Court History, 2006The Supreme Court

Facts and Case Summary, Miranda v. Arizona, United States Courts

 

 

Editing a cura di Federica Affinita

 

Be the first to comment on "I diritti di Habeas Corpus negli Stati Uniti"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*