Dalla terra al mercato: l’olio di oliva tunisino

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Uno dei prodotti tipici dell’area mediterranea, nonché pilastro del settore primario dei Paesi della regione è l’olio di oliva. Tipicamente legato nell’immaginario collettivo europeo alle culture culinarie di Grecia, Spagna e Italia, recentemente è divenuto uno dei prodotti più redditizi della fragile economia tunisina. Negli ultimi dieci anni, in particolare, la produzione e l’esportazione di olio tunisino è stata incoraggiata da investitori locali ed esteri, che hanno visto nel settore primario della Tunisia uno dei fattori di stabilizzazione di un Paese attraversato da una profonda crisi economica e sociale.

L’importanza dell’olio d’oliva per la società tunisina

La coltivazione di ulivi (Olea europaea) in Tunisia risale all’ottavo secolo a.C., addirittura prima della fondazione di Cartagine. Da quel momento, la produzione di olio di oliva è cresciuta fino ad assumere un ruolo fondamentale per l’agricoltura e l’economia del Paese. Secondo la FAO, gli uliveti occupano un terzo delle terre coltivabili tunisine (34%) e sono distribuiti omogeneamente in tutto il Paese. Infatti, la produzione di olio e derivati rappresenta il 12,3% della ricchezza proveniente dall’agricoltura e assorbe il 16% della forza lavoro impiegata dal ramo agroalimentare, provvedendo in maniera diretta o indiretta al sostentamento di più di un milione di persone. Inoltre, la Tunisia, nonostante le modeste dimensioni, è oggi il secondo produttore mondiale (dopo la Spagna) di olio di oliva, contribuendo al 12% della produzione globale.

Una caratteristica fondamentale della produzione di olio tunisina è la sua destinazione: infatti, ogni anno, il 75% è destinato al mercato estero. Negli ultimi dieci anni, l’olio di oliva è divenuto la principale esportazione agricola del Paese, arrivando a rappresentarne il 50%. Solo nel 2020, la Tunisia ne ha esportato 365.000 tonnellate, gran parte dirette verso l’Unione europea, prima destinazione dell’export di olio tunisino, che da sola assorbe l’80% della produzione annuale

Proprio l’importazione di olio tunisino da parte dell’UE e la competizione con Stati produttori come Grecia, Spagna e Italia è diventata oggetto di dibattito tra Stati membri, regioni e istituzioni europee. I produttori comunitari, infatti, vedono nell’importazione di olio tunisino una “concorrenza sleale” e un danno al proprio business, visto che i competitors nordafricani producono a costi inferiori e non pagano dazi doganali. Tuttavia, la scelta di sostenere la redditizia produzione tunisina è anche politica e va inquadrata nel tentativo più ampio di stabilizzare un Paese chiave nella gestione dei flussi migratori e nelle strategie di sicurezza della regione.

I finanziamenti europei e la stabilizzazione della Tunisia: le strategie

Nel marzo 2016, l’Europarlamento si espresse in maniera favorevole sull’accordo che avrebbe permesso alla Tunisia di esportare verso l’UE 70.000 tonnellate di olio di oliva, senza pagare dazi, nel biennio 2016-2017. Nonostante l’opposizione di Grecia, Spagna, Italia – e in parte anche Francia – contrarie all’importazione di prodotti in grado di competere con quelli locali, l’accordo entrò in vigore. Esso fu presentato come parte integrante di una strategia comunitaria atta a creare una nuova DCFTA (Deep and comprehensive free trade area) con il Paese nordafricano

La scelta da parte dell’UE di importare olio di oliva tunisino a zero dazi – comunque utile a soddisfare una domanda interna ben superiore alla produzione comunitaria – va inserito nel contesto di una lunga serie di disposizioni incentrate sulla necessità di stabilizzare un partner economico e politico di primaria importanza nella regione.

La Tunisia del 2016 si presentava infatti come una nazione in costante crisi politica e in difficoltà a causa del crollo del flusso di turisti nel Paese. Dopo gli attentati al museo del Bardo e alla spiaggia di Sousse, nel 2015 il numero di visitatori annuali crollò, lasciando la Tunisia priva del suo settore più redditizio, con un conseguente aumento della disoccupazione e dell’instabilità. Il Paese nordafricano, inoltre, si trovava incapace di gestire il flusso di migranti diretti verso l’Europa e di far fronte alla minaccia jihadista, sempre più pervasiva grazie anche al malessere economico e sociale vissuto da una larga parte della popolazione. 

Tuttavia, l’inserimento nel mercato europeo di olio tunisino non è che uno dei tanti strumenti adottati dall’UE nel tentativo di assistere il Paese nordafricano. Nel 2017, scaduti gli accordi per il biennio 2016-2017, subentrarono gli investimenti congiunti di FAO e Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (EBRD) al fine di finanziare l’ammodernamento del settore produttivo agricolo, e specialmente la produzione di olio di oliva – che vede ancora uno scarso impiego di macchinari e si basa perlopiù su manodopera a basso costo. 

Le trattative tra UE e Tunisia per la stipulazione della DCFTA sono invece ancora in corso. L’area di libero scambio dovrebbe favorire l’inserimento di prodotti agricoli tunisini nel Mercato comune e investimenti europei nei settori accordati. Se da un lato, un tale accordo potrebbe portare ulteriori fondi in Tunisia e garantire più spazio ai prodotti tunisini nel ricco mercato europeo; dall’altro, una parte della società civile tunisina – e in particolar modo l’Union générale tunisienne du travail (UGTT) – teme che questo andrebbe ad aumentare gli squilibri economici nazionali e internazionali, favorendo la Tunisia più come luogo di produzione a basso costo per le ditte europee che come partner commerciale.

Proprio per questi motivi, la Tunisia ha cercato di stipulare nuovi accordi economici al di fuori dell’UE, tentando di attrarre finanziamenti da parte di altre potenze globali, interessate a investire nella zona e nell’alleato tunisino. Tra queste figura sicuramente la Cina, intenzionata a instaurare legami sempre più stretti con i Paesi nordafricani, parte integrante della Nuova via della seta. 

Gli effetti del Covid-19 sul settore agricolo tunisino e la produzione di olio di oliva

Al pari delle altre nazioni dell’area mediterranea, la Tunisia ha subìto in modo particolare l’impatto della pandemia da Covid-19. Con 223.549 casi totali e 7.575 decessi (dati aggiornati al 16 febbraio 2021), la Tunisia è il Paese del Maghreb che registra l’incidenza di casi sulla popolazione più alta (18.5 casi ogni milione di abitanti). Nonostante la continua recessione economica, la diminuzione di quasi il 46% del PIL e un nuovo aumento della disoccupazione – tornata al di sopra del 15%, con picchi del 30% nelle aree rurali – va comunque notato come il settore agricolo abbia reagito meglio degli altri alle misure disposte dal governo centrale. Infatti, seppur notevolmente diminuita e comunque danneggiata, la produzione di beni alimentari, tra cui l’olio di oliva, rimane il settore con maggiore richiesta e quindi il più proficuo per le esportazioni. 

La scelta del governo tunisino, fino ad adesso, è stata di limitare i danni economici permettendo alle aziende agricole e ai piccoli produttori di proseguire con la raccolta di olive e la lavorazione, nonostante le difficoltà nel mantenere la distanza di sicurezza in un settore basato ancora sulla manodopera e sull’impiego di braccianti giornalieri. Tuttavia, questa strategia non sembra essere sostenibile sul lungo termine, dato il rischio di contagio in un settore dove il 40% degli impiegati ha più di sessant’anni e con le prime dosi di vaccino previste solo a partire dal secondo trimestre del 2021.

 

 

Fonti e approfondimenti

FAO Regional Office for Near East and North Africa, “FAO and EBRD support sustainable olive oil production in Tunisia”, 3 marzo 2018.

FAO Regional Office for Near East and North Africa, “Raising the profile of Tunisian olive oil”, 17 novembre 2017.

Grumiller J.; Grohs H.; Raza W.; Staritz C.; Tröster B., “Research Report Strategies for sustainable upgrading in global value chains: The Tunisian olive oil sector”, in ÖFSE Policy Note, No. 26/2018, Austrian Foundation for Development Research (ÖFSE), Vienna, 2018.

Mansour T., Hassan H., Salah S. Abd El-Ghani & S. E. M. Khalil, “The Tunisian Experience in Olive Production and Marketing and How to Benefit From it in the Egyptian Case”, in Middle East Journal of Agriculture Research, Volume 07, Issue: 03, settembre 2018, pp.1154-1164.

Rudloff B. & Werenfels I., “EU-Tunisia DCFTA: Good Intentions Not Enough Shift Needed from Deep to Deliberate, Comprehensive to Coherent and from Free to Fair Trade”, SWP comment, N°49, novembre 2018.

Rudloff B., “A Stable Countryside for a Stable Country? The Effects of a DCFTA with the EU on Tunisian Agriculture”, SWP Research Paper 2, gennaio 2020, Berlino.

 

 

Editing a cura di Carolina Venco

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