Le rotte dei migranti nel Mediterraneo

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Il Mediterraneo è da sempre considerato indispensabile per i traffici marittimi, che siano legali o illegali. Dopo aver parlato delle rotte della droga, analizziamo oggi le rotte che intraprendono i migranti attraverso il Mediterraneo.

L’Africa e l’Europa sono strettamente interconnesse dai flussi migratori, sia per ragioni di prossimità geografica, sia per i rilevanti divari socio-economici che permangono tra i due continenti. L’Europa viene vista come la “terra promessa” da raggiungere, e i migranti si sottopongono quindi a lunghi e pericolosi viaggi che li portano spesso a percorrere tutto il continente africano.

Le cause di queste migrazioni sono diverse. Più di un terzo dei paesi in questione si trova ad affrontare situazioni di conflitto o di guerre civili che si protraggono nel tempo. Un’altra causa di queste migrazioni è quella dei disastri ambientali dati dai cambiamenti climatici e da crisi ricorrenti di siccità. Da considerare anche un altro fattore che contribuisce, quale il terrorismo, ormai radicato in moltissimi di questi stati.

 

Da dove vengono i migranti?

I paesi bagnati del Mediterraneo sono le principali zone di transito per chi è interessato a intraprendere una traversata. I migranti di origine sub-sahariana, principalmente provenienti da Niger, Nigeria e Ciad, paesi dove il terrorismo di Boko Haram è profondamente radicato, usano come luoghi di imbarco tutti quei paesi della regione del Maghreb, quindi Marocco, Algeria, Tunisia, Libia e attualmente anche la Mauritania.

L’Egitto, la Turchia e il Libano invece fungono da luoghi di imbarco per migranti provenienti dal Corno d’Africa, dall’Asia centrale e dalla stessa area mediorientale, ma anche da Pakistan e Afghanistan

 

Chi gestisce le traversate? Quali sono i mezzi utilizzati?

Solitamente i mezzi che vengono utilizzati per le traversate sono gommoni, vecchi pescherecci o barche in vetroresina; piccole imbarcazioni qualitativamente inferiori rispetto agli standard occidentali. Talvolta, quando le traversate sono autoorganizzate, ci si imbarca su canotti di due metri, in gruppi di quattro o cinque persone, spingendosi con i remi, senza motore, nei punti della costa più vicini alle isole.

 

Nonostante alcuni migranti cerchino di organizzarsi autonomamente, la maggior parte delle partenze è controllata da alcune organizzazioni criminali, ognuna delle quali si occupa del passaggio di una frontiera.

La migrazione si sviluppa in più fasi. Alla base del sistema si trovano i reclutatori (o connection man), quasi sempre connazionali dei migranti interessati alla traversata, i quali si occupano di creare una rete di contatti dopo aver preso i soldi per il pagamento del viaggio, trattenendone però una parte. Il viaggio vero e proprio viene organizzato dai passeur, cioè i trafficanti, originari solitamente del luogo da cui parte la traversata. Una volta che i trafficanti ricevono il pagamento dai reclutatori, portano i candidati alla traversata nelle città da cui poi questi si imbarcheranno. L’imbarco avviene solitamente di notte, proprio per evitare i pattugliamenti, e spesso le imbarcazioni vengono affidate ad alcuni scafisti volontari, persone che non possono pagare la traversata per intero e che non hanno alcuna esperienza in mare.

 

Le rotte

Per quanto concerne i percorsi utilizzati dai migranti, possono essere identificate tre rotte che spesso coincidono con quelle utilizzate per altri commerci illegali, come armi e droga.

 

Rotta dell’Africa occidentale

I migranti di provenienza sub-sahariana, che scelgono la rotta dell’Africa occidentale, attraversano il Sahara passando per le città del Niger e dell’Algeria, per entrare poi in Marocco. Solitamente i migranti vengono trasferiti a sud del Marocco o nel Sahara occidentale; la fascia costiera di El Aiun, nel Sahara occidentale, rappresenta, una delle principali zone di partenza verso le isole Canarie.

Un altro percorso sulla rotta dell’Africa occidentale parte direttamente dalle due exclave spagnole Ceuta e Melilla, circondate da territorio marocchino. Da sempre queste due città sono considerate una zona di accesso all’Europa, si è visto quindi necessario separarle dal territorio marocchino attraverso l’innalzamento di una doppia rete metallica alta tre metri, a Ceuta nel 1997 e a Melilla nel 1998. Da qui i migranti vengono fatti arrivare nelle città spagnole di Malaga e di Almeria.

Una terza via d’ingresso per l’Europa sulla medesima rotta, è, infine, quella che da Tangeri e Tetouan in Marocco, porta direttamente i migranti sulle coste dell’Andalusia.

 

Rotta dell’Africa settentrionale ed orientale

I migranti che scelgono, invece, le rotte migratorie dell’Africa settentrionale e orientale passano attraverso la Libia. Le città di Shebha, nel Fezzan, ed el-Giof, in Cirenaica, sono le zone d’ingresso in Libia, rispettivamente per i migranti sub-sahariani e per quelli provenienti dal Corno d’Africa. Le città di Zuwarah, Tripoli e Zilten fungono, invece, da luoghi di partenza per i flussi diretti in Europa. I principali accessi in Europa, in questo caso, sono rappresentati dall’isola di Malta, Pantelleria, Linosa, Sicilia e Lampedusa. Gli intensi pattugliamenti lungo la rotta spagnola e italiana hanno spostato i flussi dell’emigrazione africana sulla rotta greca.

 

Rotta del Mediterraneo orientale

La rotta del Mediterraneo orientale è percorsa sia dai migranti di provenienza asiatica e mediorientale che dai migranti del Corno d’Africa che utilizzano come paesi di transito l’Egitto, la Giordania e il Libano. I principali punti d’ingresso in Europa sono rappresentati dalla Grecia, dalla Turchia, e, per la sua posizione strategica nel Mediterraneo, dall’isola di Cipro. Questa rotta viene scelta dopo che sono stati intensificati i pattugliamenti lungo la rotta spagnola ed italiana; la lunghezza delle coste greche e turche e la loro prossimità rende il mar Egeo difficile da controllare, tanto da far diventare Istanbul uno dei nodi principali per il traffico degli immigrati irregolari di provenienza mediorientale, asiatica ed africana.

 

Quali sono i costi per intraprendere una traversata?

I flussi migratori nel Mediterraneo creano un giro d’affari che sposta centinaia di milioni di dollari. Il prezzo dei viaggi varia da frontiera a frontiera e il pagamento è effettuato solitamente in dollari o in euro, non rimborsabili nel caso la traversata non si compia.

E’ stato stimato che per le tratte più brevi, come quella dal Marocco alla Spagna, o quella dalla Libia all’Italia, il costo non è molto elevato, può infatti variare dai 250 dollari ai 1000. Per tratte che partono dal Sudan o dal Corno d’Africa invece il costo si aggira intorno ai 4-5 mila dollari. Infine un viaggio dal Niger all’Italia può costare anche 10 mila dollari. Possiamo notare quindi che più il viaggio è breve e più il costo sarà minore, ciò non dipende solo dai chilometri percorsi, ma soprattutto da quanti stati si vanno ad attraversare, e quindi quante frontiere vengono oltrepassate. Maggiori sono le frontiere da oltrepassare maggiore è il costo del viaggio.

Capita spesso che prima di partire un migrante non abbia il denaro sufficiente per intraprendere la traversata, così, nelle grandi città di passaggio, questo si vede costretto a lavorare in cambio di un esiguo compenso per finanziarsi la restante parte di viaggio. In casi come questo un migrante può impiegare anche anni per completare il suo viaggio.

 

Cosa c’è oltre il viaggio?

I motivi che spingono i migranti a compiere questi viaggi sono diversi; non solo i cambiamenti climatici e la siccità, ma anche lo sfruttamento del loro territorio contribuiscono a farli vivere in una situazione tale che cibo e acqua, beni indispensabili alla sopravvivenza, sono difficilmente reperibili. Un altro elemento che accomuna chi decide di partire è la difficile situazione interna dei paesi di provenienza e la totale assenza di controllo in alcune zone del paese, soprattutto dove il territorio viene controllato da milizie locali e organizzazioni terroristiche, come Boko Haram e Al-Shabaab. In queste zone, secondo alcune testimonianze raccolte da UNHCR, in moltissimi subiscono abusi fisici e psicologici. Alcuni vengono picchiati e violentati ogni giorno, sono affamati, vengono venduti come merce al prezzo di circa 300 dollari. Subiscono traumi permanenti; alcuni perdono l’udito per tutte le volte che qualcuno ha fatto fuoco vicino le loro orecchie, altri riportano lesioni da coltello, riaperte più volte, altri ancora muoiono prima di poter partire perché non riescono a sopravvivere alle torture che gli vengono inflitte. Non viene fatta distinzione tra uomini, donne e bambini; ognuno viene sfruttato per ciò che è più conveniente a chi li considera di sua proprietà.

Tutti quelli che riescono a trovare una via di fuga da tutto quello che sono costretti a subire, decidono quindi di intraprendere una traversata, sperando di non dover più subire abusi e torture. Durante questi viaggi, però, non tutti quelli che partono riescono ad arrivare a destinazione.

Parlando di numeri possiamo dire che nel 2016 gli arrivi sono stati oltre 362 mila, nel 2017 siamo scesi a 172 mila, e per il 2018 attualmente siamo a circa 11 mila. L’accordo tra Italia e Libia ha portato ad una notevole riduzione di arrivi, ma non a una riduzione di morti e dispersi. Nel 2016 i migranti morti e dispersi sono stati più di 5 mila, 3 mila nel 2017 e siamo a 426 per questi primi mesi del 2018. Secondo l’Organizzazione mondiale delle migrazioni (Oim), nonostante i minori arrivi, il tasso di mortalità nell’anno 2017 è aumentato di quasi un punto percentuale rispetto al 2016.

Nel Mediterraneo la rotta più pericolosa è di gran lunga quella del Mediterraneo centrale, che dalla Libia porta alle rive della Sicilia. Si muore soprattutto appena fuori dalle acque territoriali libiche, attorno alle 15 miglia di distanza dalle coste della Tripolitania.

Dopo poche miglia, il gommone comincia a sgonfiarsi e a caricare acqua. Alcuni migranti vengono buttati in mare, altri muoiono per ipotermia, altri di fame, altri ancora muoiono soffocati per la continua inalazione degli scarichi del motore del gommone, altri non riescono nemmeno ad imbarcarsi, muoiono nel deserto, e per queste di vittime non esistono cifre.

 

Un ringraziamento particolare a Francesco Chiappini per aver realizzato le mappe

 

Fonti e Approfondimenti

Fai clic per accedere a Art%208_2008%20I%20flussi_migratori_le_migrazioni_di_transito_nel_mediterraneo_rapporto_mediterraneo.pdf

http://www.corriere.it/datablog/2017/rotte-migrazioni-mediterraneo/?refresh_ce-cp

http://www.limesonline.com/le-principali-rotte-delle-migrazioni-2/100436

Le rotte dei migranti nel Mediterraneo

http://data2.unhcr.org/en/situations/mediterranean#_ga=2.182374823.1416757210.1520808047-966197224.1517523170

https://data2.unhcr.org/en/documents/download/62326

https://data2.unhcr.org/en/documents/details/62184

https://data2.unhcr.org/en/documents/details/60865

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