Il conflitto tra Russia e Ucraina è entrato in una nuova fase

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@Ministry of Defence of the Russian Federation - wikimedia - Creative Commons Attribution 4.0

Tra la fine di marzo e la metà di aprile si è assistito a un consistente dispiegamento di forze da parte della Federazione Russa sul confine nord-orientale dell’Ucraina. L’entità della mobilitazione messa in atto dal Cremlino costituisce il più grande build-up militare dall’inizio del conflitto nel 2014, con una forza di ben 80.000 uomini e diversi mezzi corazzati e armamenti pesanti coinvolti nella manovra.

In base a quanto dichiarato dal governo di Kiev durante il periodo di tensione, 40.000 degli effettivi impiegati da Mosca si sono posizionati nei pressi di Voronezh, sul confine nord est del Paese, mentre i restanti 40.000 sono stati dispiegati in Crimea (occupata e annessa alla Federazione Russa nel 2014), minacciando quindi l’Ucraina su due fronti.

L’entità della manovra ha destato la profonda preoccupazione della NATO, portando il segretario generale dell’organizzazione, Jens Stoltenberg, a criticare aspramente le azioni provocatorie di Mosca, mentre il Comando Europeo degli Stati Uniti ha innalzato il proprio livello di allerta per prepararsi a una crisi imminente, poi fortunatamente scongiurata.

Di fatto, la dimostrazione di forza (perché di questo si è trattato) è terminata il 22 aprile con l’annuncio della fine della manovra da parte del ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, e con l’ordine di rientro per la 58° e 41° armata nei rispettivi distretti militari. Tuttavia, come riportato dal CSIS (Center for Strategic and International Studies), l’equipaggiamento e gli armamenti della 41° armata rimarranno alla base di addestramento di Pogonovo, nei pressi di Voronezh, in attesa dell’esercitazione militare annuale Zapad a settembre in Russia occidentale.

Il pericolo sembra essere passato, ma l’entità della manovra messa in atto dal Cremlino evidenzia come il conflitto tra Kiev e Mosca, ormai in corso da sette anni, sia entrato in una nuova fase.

Entità e obiettivi della manovra militare

La dimostrazione di forza è stata probabilmente innescata dall’intensificarsi dei combattimenti tra le forze del governo ucraino e le forze separatiste nel villaggio di Shumy, nei pressi di Donetsk, il 26 marzo scorso. In base ai dati riportati da Kiev, dall’inizio del 2021 sono già 27 i militari ucraini uccisi nel conflitto, marcando quindi un inasprimento delle operazioni militari.

In quest’ottica, la manovra del Cremlino può essere interpretata come un’azione preventiva volta a scongiurare una possibile escalation militare tra il governo ucraino e le forze filorusse ed evitare un avventato tentativo da parte di Kiev di sovvertire lo status quo militare.

Oltre alle due armate menzionate, hanno preso parte alla manovra anche due divisioni aviotrasportate; mentre, in termine di sistemi, missili balistici a corto raggio (Short Range Ballistic missle – SRBM) e lanciarazzi multipli (Multiple Rocket Launcher) sono stati posizionati nei pressi di Pogonovo, insieme a mezzi corazzati.

Diversi analisti hanno sottolineato come le operazioni di dispiegamento, sebbene improvvise, non costituissero una preparazione a un attacco massiccio, ma semplicemente un’esercitazione militare finalizzata a verificare la prontezza operativa delle forze russe. Tale ipotesi sembra essere stata confermata dall’analisi delle immagini satellitari condotta dal CSIS, la quale ha evidenziato come le forze dispiegate non abbiano assunto una posizione di carattere offensivo o difensivo, ma piuttosto improntata alla mobilità.

Inoltre, il Cremlino non sembra aver preso particolari accorgimenti per nascondere la manovra: tutto è avvenuto alla luce del giorno. Sebbene ciò sembri essere vero, va notato che operazioni di mobilitazione su questa scala difficilmente possono passare inosservate. Il dispiegamento di mezzi corazzati, artiglieria e sistemi balistici rende necessario l’utilizzo di ferrovie e autostrade, mentre l’accesso diffuso a smartphone e connessione internet permette alla popolazione di condividere in tempo reale fotografie e video. Non a caso diverse immagini degli armamenti in transito si sono diffuse rapidamente su tutti i social media durante il periodo interessato. 

Come detto, in questo caso, si è trattato veramente di una dimostrazione di forza da parte del Cremlino e non di una preparazione a un’offensiva. Tuttavia, il fatto che manovre di questo genere vengano condotte apertamente, non deve costituire una rassicurazione del fatto che Mosca non abbia realmente intenzione di condurre un attacco in futuro.

Pressione sull’Ucraina

Il build-up militare non può essere spiegato unicamente con l’intensificarsi degli scontri tra i militari ucraini e le forze filorusse nel Donbass. I recenti sviluppi nel panorama politico ucraino costituiscono un ulteriore movente.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, proprio nel periodo precedente alla mobilitazione russa, ha ordinato la chiusura di diverse stazioni televisive russofone, assestando un duro colpo alle forze separatiste. Inoltre, lo scorso febbraio, Zelensky ha sanzionato Viktor Medvedchuk, leader dell’opposizione e tenace nemico delle aspirazioni europeiste e atlantiche di Kiev. Medvedchuk, legato a Putin da un rapporto di amicizia, è considerato dal Cremlino come un attore chiave per rappresentare gli interessi di Mosca nel sistema politico ucraino.

Sempre a febbraio, Zelensky aveva ordinato la mobilitazione di armamenti pesanti nei pressi delle zone di conflitto nel Donbass, segnalando la volontà di Kiev di sfidare Mosca. Infine, il presidente ucraino ha reiterato ancora una volta la volontà dell’Ucraina di accedere all’alleanza della NATO. Una prospettiva irrealizzabile, considerate le circostanze attuali, ma che costituirebbe un vero incubo per Mosca, in quanto il confine dell’alleanza Atlantica avanzerebbe fino a ricoprire l’intero fianco sud-occidentale della Russia.

Tali eventi, nel loro insieme, possono aver spinto Mosca a sospettare un possibile tentativo di Kiev di alterare l’equilibrio nel Donbass, o di voler cercare una soluzione militare al conflitto. Come spiegato da Dmtri Trenin, direttore del Carnegie Moscow Center, nel corso del periodo di tensione si è più volte fatto riferimento a ciò che nel gergo del Cremlino viene definita come sindrome di Mikheil Saakashvili, alludendo all’ex presidente della Georgia. Di fatto, nel 2008 Saakashvili aveva sferrato un attacco contro la filorussa repubblica de facto dell’Ossezia del Sud, nella convinzione che gli Stati Uniti lo avrebbero supportato nella causa georgiana di riconquistare il territorio conteso.

Nell’ottica del Cremlino, il caso dell’Ossezia e quello del Donbass presentano forti parallelismi, spingendo quindi Putin e i suoi collaboratori a non escludere che il comportamento di Zelensky possa essere un preludio a quanto già successo in Georgia. Le manovre militari russe sul confine ucraino possono essere interpretate come una chiara volontà di Mosca di tracciare una linea rossa e invitare gli Stati Uniti e i suoi alleati occidentali a tenere a bada Kiev. D’altro canto, la brutale dimostrazione di forza mette pressione sul governo di Zelensky e lo avverte che future rappresaglie contro gli elementi politici filorussi in ucraina non rimarranno impunite.

Quali sono i risultati?

In un quadro così complesso, risulta difficile definire chiaramente chi è uscito vincitore da questa prova di nervi. Sicuramente Mosca ha raggiunto almeno in parte i propri obiettivi: il Cremlino ha reso noto quali sarebbero le conseguenze di un attacco massiccio da parte di Kiev contro le forze filo-russe nel Donbass, dimostrando di essere capace di dispiegare il proprio mastodontico apparato militare in tempi relativamente rapidi.  

Tuttavia, anche Zelensky è riuscito a guadagnare terreno nel conflitto con Mosca. Adottando una postura più dura nei confronti dello scomodo vicino, il presidente ucraino ha attirato l’attenzione di diversi attori internazionali sul conflitto nel Donbass. Ancora più degno di nota, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha chiamato Zelensky per riaffermare il supporto di Washington alla causa ucraina. Anche il Regno Unito ha condannato aspramente le azioni del Cremlino, mentre più cauti sono stati i governi degli altri Paesi occidentali.

È impossibile prevedere come si svilupperanno gli eventi in futuro, ma l’entità delle manovre militari messe in atto dalla Russia, e l’inasprirsi delle tensioni tra Mosca e Kiev evidenziano come il conflitto nel Donbass sia tutt’altro che congelato

 

Fonti e approfondimenti

Andrew E. Kramer, In Russia, a Military Buildup That Can’t Be Missed, The New York Times, 16 aprile 2021.

Andrew Roth, Kremlin defends Russian military buildup on Ukraine border, The Guardian, 9 aprile 2021.

Cyrus Newlin, Heather A. Conley, Matthew P. Funaiole, Joseph S. Bermudez Jr., Unpacking the Russian Troop Buildup along Ukraine’s Border, Center for Strategic and International Studies, 22 Aprile 2021.

Dan Sabbagh, Military buildup near Ukraine sows confusion over Russian intentions, The Guardian, 12 aprile 2021.

Dan Sabbagh, and Andrew Roth, Nato tells Russia to stop military buildup around Ukraine, The Guardian, 13 aprile 2021.

Dimitri Trenin, Russia-Ukraine War Alert: What’s Behind It and What Lies Ahead, Carnegie Moscow Center, 13 aprile 2021.

Gabrielle Tétrault-farber, Robin Emmott, Russia, Ukraine hold military drills, NATO criticises Russian troop build-up, Reuters, 14 aprile 2021.

Gustav Gressel, War of unreality: Why Russia is threatening to escalate the Ukraine conflict, European Council on Foreign Relations, 14 aprile 2021.

Russia says buildup at Ukraine border is a response to NATO ‘threats’, euronews, 13 aprile 2021.

Russia says it is withdrawing its large deployment of troops near Ukraine’s border, euronews, 3 maggio 2021.

 

Editing a cura di Francesco Bertoldi

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