La Georgia nella NATO? Niente di nuovo da Bruxelles

Rob Sinclair -Wikimedia commons - Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic

Come già accaduto in occasione del G7 in Canada, anche il vertice NATO tenutosi a Bruxells tra l’ 11 e il 12 luglio ha esposto le ormai note divergenze tra il Presidente degli Stati Uniti e i propri alleati continenatli. L’inquilino della Casa Bianca, ha ancora una volta attaccato i leader europei accusandoli di non raggingere la soglia di spesa militare del 2% sul PIL e rimproverando la Germania di dipendere eccessivamente dall’importazione di gas naturale russo.

Rivolgendosi alla Merkel sulla questione, Donald Trump è arrivato a definire la Repubblica Federale come ‘prigioniera della Russia’ (Captive of Russia), un’affermazione gravissima dal punto di vista diplomatico, considerando che, con queste parole, Trump ha esplicitamente messo in dubbio la sovranità della Germania.

Secondo alcune fonti, il Presidente degli Stati Uniti avrebbe addirittura minacciato l’uscita di Washington dall’Alleanza nel caso di un mancato aumento della spesa per la difesa da parte degli alleati europei. Ovviamente, tale affermazione è stata successivamente smentita, sia dallo stesso Trump, sia dagli altri leader presenti al vertice. Si è trattato insomma della solita retorica trumpiana.

Sebbene il summit di Bruxelles non possa essere considerato un successo dal punto di vista delle relazioni tra gli USA e i propri alleati, la NATO rimane il perno della strategia globale di Washington. L’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord non solo sopravviverà all’era Trump, ma continuerà ad espandersi negli anni a venire. Il vertice di Brussels ha di fatto ribadito la propria politica di apertura verso gli ex Paesi del blocco sovietico interessati ad unirsi alla NATO. Dopo l’accesso del Montenegro lo scorso giugno, a Bruxelles anche la Macedonia è stata invitata ad unirsi all’Alleanza, a condizione che Skopje risolva la propria disputa con Atene sul nome ufficiale del Paese.

Ancora nulla di nuovo invece per quanto riguarda la candidatura della Georgia. Il summit nella capitale belga segna orami il decimo anniversario della decisione presa nel vertice NATO di Bucarest del 2008. In quell’occasione, i membri della NATO concordarono che la Georgia sarebbe entrata a far parte dell’Allenaza una volta che il piccolo stato del Caucaso avesse raggiunto i requisiti necessari, ossia un governo democratico e la compatibilità delle proprie forze armate con la NATO. Dieci anni dopo, nonostante i grandi sforzi per guadagnarsi l’accesso alla coalizione atlantica, l’ambita memebership non è ancora stata offerta a Tiblisi.

Sin dagli albori dell’era postsovietica, l’avvicinamento agli Stati Uniti e l’eventuale accesso alla NATO, hanno costituito i due pilastri principali della politica estera della repubblica caucasica. La NATO è vista dalla Georgia, al pari di molti altri ex Paesi del blocco sovietico, come una garanzia per la propria indipendenza dal Cremlino. Il principio della sicurezza collettiva, sancito dall’articolo 5 del Trattato dell’Atlantico del Nord, costituisce infatti un efficace deterrente contro eventuali e nuovi tentativi di invasione da parte di Mosca.

Tiblisi ha quindi nel tempo coltivato un rapporto di stretta cooperazione con la NATO. Dal 1999 fino al 2008, la Georgia ha dato manforte alle Forze NATO in Kosovo impegante nelle operazioni di peacekeeping. Nel 2014, la Georgia ha inoltre completato con successo la propria missione in Afghanistan come parte dell’International Security Assistence Force. Al momento Tblisi è anche uno dei maggiori contribuenti in termini di forze impiegate (circa 12.000 militari) nel quadro della Resolute Support, la missione NATO finalizzata a fornire supporto, assistenza e training alle forze armate Afgane.

Al  vertice del 2014 tenutosi in Galles, la Georgia è stata uno dei Paesi scelti per l’Enhanced Opportunities Partnership (EOP), con la quale lo Stato caucasico beneficia della presenza di specialisti militari NATO sul proprio territorio e di un regolare scambio di informazioni con l’Alleanza. L’EOP inoltre consente alla Georgia di ospitare centri di addestramento NATO e di partecipare a missioni militari nel quadro della NATO Response Force (NRF), ossia la forza di risposta rapida dell’organizzazione.

Nel 2014 è stato anche approvato il Substantial NATO-Georgia Package (SNGP), un’iniziativa finalizzata ad aumentare la capacità di difesa di Tiblisi tramite una più stretta cooperazione con i vari membri dell’Alleanza e ad incrementare la preparazione del personale militare georgiano sia a livello tattico che strategico. Il SNGO consente inoltre alla Georgia di partecipare ad esercitazioni militari sotto le insegne della NATO come Agile Spirit, la quale prende luogo annualemente.

Tramite l’EOP e il SNGP, la Georgia beneficia quindi di quasi tutti i vantaggi riservati ai membri della NATO, fatta eccezione ovviamente per il principio della sicurezza collettiva previsto dall’articolo 5 del trattato.

Qual è quindi la ragione di un tale ritardo nel consentire a Tiblisi di entrare a far parte dell’Alleanza? Per quale motivo, sebbene la Georgia abbia coltivato un ottimo legame con la coalizione atlantica, essa non è ancora stata invitata a farne parte?

Nel summit di Bruxelles, i membri della NATO hanno reiterato ancora una volta la propria decisione fatta a Bucarest nel 2008, affermando che la Georgia entrerà a far parte dell’Alleanza, ma, ancora una volta,  non vi è stato alcun passo concreto in tale direzione.

Democrazia e compatibilità con le forze NATO non bastano per guadagnarsi un posto nell’organizzazione. Di fatto, tra Tiblisi e la NATO si erge un grande ostacolo di natura pragmatica: Parte del territorio nazionale della Georgia, ossia l’Ossezia del Sud e l’Abcasia, sono al momento sotto il controllo delle forze militari russe.

In seguito al crollo dell’Unione Sovietica, Abcasia e Ossezia del Sud, due regioni filo-russe, dichiararono la propria indipendenza separandosi dal neonato Stato georgiano. La guerra civile che ne conseguì si concluse nel 1994 con il cessate il fuoco firmato dalle parti in causa e con il dispiegamento di forze di pace russe nelle zone interessate dal conflitto. Tuttavia, a seguito di un lungo periodo di tensione, le ostilità ripresero nel 2008, determinando un intervento diretto di Mosca. In una manciata di giorni, i russi respinsero le forze di Tiblisi che si erano addentrte nelle due regioni secessioniste e occuparono l’Abcasia e l’ Ossezia. Il 16 Agosto 2008, le parti belligeranti firmano il cessate il fuoco. La situazione in Georgia è rimasta invariata sin da allora.

Tenendo in considerazione un tale scenario, appare evidente la ragione per cui Tiblisi non sia ancora stata invitata ad unirsi all’Alleanza. L’entrata nella NATO della repubblica caucasica implicherebbe la possibilità per la Georgia di invocare il principio di sicurezza collettiva previsto dall’articolo 5, in quanto Abcasia e Ossezia, entrambe riconosciute internazionalmente come territorio georgiano, si trovano al momento sotto occupazione militare russa. In questo caso, un conflitto aperto tra Russia e NATO sarebbe inevitabile.

In un articolo pubblicato il maggio scorso da DefenseOne (testata specializzata in sicurezza e difesa) si ipotizza un’elaborata soluzione a tale problematica. Secondo l’autore Luke Coffey, si potrebbe eludere il rischio di un conflitto aperto con la Russia modificando ad hoc l’articolo 6 dell’Alleanza, il quale specifica i territori che, se attaccati, determinerebbero l’innesco dell’articolo 5 della NATO. Un emendamento potrebbe quindi essere inserito per escludere temporaneamente l’Abcasia e l’Ossezia del Sud dall’applicazione del principio di sicurezza collettiva, permettendo in questo modo alla Georgia di accedere all’Alleanza. Inoltre, secondo Coffey, un tale emendamento sarebbe in linea con la Posizione di Tiblisi di non cercare di riunificare il proprio territorio nazionale tramite l’uso della forza. L’eventuale modifica, secondo l’autore, costituirebbe solo un provvedimento temporaneo in vista di una soluzione pacifica alla questione. Solo una volta che le forze Russe abbiano lasciato le due regioni, quest’ultime verrrano inserite tra i territori che ricadono sotto la protezione della sicurezza collettiva.

Si tratta di una proposta molto fantasiosa e creativa, ma che presenta diversi punti deboli:

  1. Escludere l’Abcasia e l’Ossezia del Sud dalla protezione fornita dalla sicurezza collettiva della NATO causerebbe la cristallizzazione della situazione corrente. Un emendamento dell’ articolo 6 come suggerito da Coffey, potrebbe infatti essere considerato da Mosca come una garanzia del mantenimento dello status quo, incentivando il Cremlino ad aumentare il proprio supporto alle forze secessioniste di Abcasia e Ossezia, in quanto ciò non comporterebbe nessuna contromisura automatica da parte della NATO.
  2. Emendare ad hoc l’articolo 6 potrebbe essere interpretato come un segno di debolezza. Il vantaggio principale di far parte della NATO è proprio il principio della sicurezza collettiva. Escludere Abcasia e Ossezia da tale garanzia causerebbe una perdita di prestigio da parte dell’Alleanza.
  3. Il fatto che la Georgia abbia dichiarato il proprio impegno a ricercare una soluzione pacifica alla situazione corrente, non garantisce che in futuro non ci possa essere un nuovo scontro  tra Tiblisi e Mosca. La tensione tra i due Paesi è comunque ancora alta e la possibilità di incidenti di frontiera tra le due forze armate è sempre alle porte.

D’altro canto, è anche vero che rimandare a oltranza la questione della memebrship della Georgia, potrebbe portare il piccolo Paese caucasico a perdere la propria fede nelle forze occidentali e a riallinearsi con Mosca. Il numero di Georgiani che vedrebbe in maniera favorevole l’entrata della Georgia nell’Unione Economica Euroasiatica (l’organizzazione economica regionale promossa dalla Russia) è in costante crescita (ormai il 20% rispetto all’11% del 2013, come riportato da Foreign Affairs). Un tale cambio di fronte da parte di Tiblisi, costituirebbe una sconfitta a livello ideologico per la NATO.

La coalizione atlanica dovrebbe affrontare l’intera questione con un approccio più pragmatico. L’entrata della Georgia nell’Alleanza aumenterebbe ulteriormente il rischio strategico di una guerra con Mosca. Il piccolo Paese Caucasico, nonostante sia un ottimo partner, non sarebbe di fatto in grado di apportare alcun vantaggio militare per l’organizzazione. La NATO è già nettamente superiore in termini di forze dispiegabili rispetto alla Federazione Russa, mentre la presenza dell’organizzazione nella regione caucasica è comunque garantita dalla Turchia. La NATO non dovrebbe essere troppo precipitosa nel favorire l’accesso della Georgia alla coalizione atlantica, in quanto i rischi strategici superano di gran lunga i vantaggi di tale eventualità. Espandere ulteriormente l’Alleanza nella regione potrebbe non essere l’opzione migliore, almeno per il momento.

 

Fonti e approfondimenti:

https://www.reuters.com/article/us-nato-summit/trump-claims-nato-victory-after-ultimatum-to-go-it-alone-idUSKBN1K135H?il=0

https://www.washingtonpost.com/world/europe/nato-insists-georgia-will-join-despite-separatist-challenge/2018/07/12/a195fcc2-85a8-11e8-9e06-4db52ac42e05_story.html?noredirect=on&utm_term=.0955d09c55b3

https://www.defenseone.com/ideas/2018/05/how-admit-georgia-nato-without-triggering-war/148563/

https://www.nato.int/cps/en/natohq/official_texts_156627.htm?selectedLocale=en

http://nationalinterest.org/feature/trump-shouldnt-accept-georgia-nato-26149

https://eurasianet.org/s/georgia-after-montenegros-nato-accession

https://euobserver.com/foreign/142356

https://www.nato.int/cps/en/natohq/topics_38988.htm

https://foreignpolicy.com/2018/03/14/an-interview-with-the-president-of-natos-most-persistent-applicant/

https://www.foreignaffairs.com/articles/georgia/2016-04-12/let-georgia-join-nato

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