Lunedì 5 giugno il Montenegro è ufficialmente entrato a far parte della NATO come ventinovesimo membro. Si è trattata della prima espansione dell’Alleanza Atlantica dal 2009, quando Albania e Croazia decisero di unirsi alla coalizione.
L’ammissione del piccolo Paese balcanico è stata sancita nel corso di una cerimonia a Washington, alla quale hanno partecipato il Primo Ministro Montenegrino, Duško Marković, il Sottosegretario di Stato americano Thomas Shannon e il Segretario Generale della NATO Jens Stolenberg. Nel corso della cerimonia, Marković ha definito l’entrata del Montenegro nella NATO come un evento storico, sottolinenado gli enormi sacrifici fatti dal popolo montenegrino nel corso del diciottesimo e ventesimo secolo per difendere il proprio diritto alla libertà.
Nonostante le ridotte dimensioni del Paese, ci troviamo di fronte a un evento di enorme rilevanza dal punto di vista geopolitico. Di fatto, il Montenegro, per storia e tradizioni, ha fino ad adesso coltivato una relazione amichevole e fruttuosa con la Russia, nazione che per prima stabilì relazioni diplomatiche con il Montenegro nel 1711. Entrmbi i Paesi sono di religione Cristiano-Ortodossa, mentre l’origine slava delle due popolazioni rafforza ancora di più il legame culturale e storico tra Mosca e Podgorica. Con questo nuova espansione della NATO, Mosca vede la propria influenza sulla Penisola Balcanica, ormai già da tempo messa a repentaglio, affievolirsi ulteriormente, portando ancora una volta ad un inasprimento delle relazioni tra la Russia e il blocco della NATO.
Il 28 aprile, il Parlamento del Monenegro si è espresso in maniera positiva all’entrata nella NATO, con 46 voti a favore e zero contrari. Tuttavia, ben 35 Membri del Parlamento appartenenti all’opposizione hanno boicottato la seduta, mentre diversi manifestanti si sono riuniti per esprimere il loro dissenso. La questione è quindi più nodosa di quanto sembri, in quanto l’intera opinione pubblica si trova ora spaccata in due. Dopotutto, è soltanto nel 1999, che le forze aeree della NATO hanno bombardato il Montenegro (allora parte della Yogoslavia) per arrestare la campagna di pulizia etnica di Slobodan Milosevic in Kosovo, ma causando anche delle vittime tra i civili montenegrini. Secondo un sondaggio del dicembre 2016 dal “Centre for Democracy and Human Rights” (CEDEM), il 39.7% della popolazione non sarebbe favorevole all’entrata del Paese nella NATO, il 39.5% si è dichiarato a favore, mentre il 20.8% ha affermato di non aver alcuna opinione al riguardo; la divisione dei cittadini su questa tematica sembra abbastanza netta.
In termini di difesa, il contributo che il Montenegro puó dare all’alleanza Atlantica è minimo: il piccolo Stato balcanico ha una popolazione di circa 620.000 abitanti; il suo esercito ammonta a sole 2000 unità, 13 elicotteri, due fregate e tre navi di pattuglia, per un totale di un budget per la difesa di soli 50 milioni di dollari, l’1,7% del suo prodotto interno lordo. Quali sono quindi i vantaggi che la NATO otterrebbe dall’ entrata del Montenegro nell’alleanza?
Punti di forza
Pur tenendo in considerazione le scarse capacità militari del Montenegro, il piccolo Paese Balcanico gode di una posizione strategica eccellente. Esso si affaccia sul Mar Adriatico, e la sua scelta di unirsi alle forze della NATO eliminerebbe definitivamente la possibilità che la Russia sfrutti la propria influenza su Podgorica per ottenere l’accesso a queste acque. Le Forze della NATO si estendono adesso su una linea contigua che, partendo da Gibilterra, arriva fino alla Turchia meridionale, nei pressi di Antiochia. Per Mosca si tratta di uno smacco geopolitico non trascurabile. Sin dall’epoca degli zar infatti, l’accesso ai mari caldi è stata una delle ossesioni della politica estera russa. La necessità di mantenere in proprio possesso la base Navale di Sebastopoli in Crimea è stata una delle considerazioni che hanno portato il Cremlino ad occupare e annettre la penisola. Ora la Russia si vedrebbe invece respinta nella zona dei balcani e negata, almeno in parte, della propria storica influenza sulla regione.
L’inclusione del Montenegro nella NATO costituisce un dimostrazione di forza da parte dell’Alleanza. Con queesto nuovo passo si riafferma la validità dell’Open Door Policy, ossia la volontà delle forze NATO di estendere ulteriormente la coalizione a quei Paesi europei pronti a rispettare gli obblighi e i doveri che ne derivano e capaci di contribuire alla sicurezza nell’area Euro-Atlantica. Si invia quindi un segnale molto forte a Mosca, dimostrando come l’aggressione dell’Ucraina e l’occupazione della Crimea non abbiano affatto bloccato il processo di espansione dell’alleanza occidentale.
La riaffermazione dell’Open Door Policy potrebbe incitare altri paesi balcanici a compiere ulteriori sforzi per poter entrar a far parte della NATO. Macedonia e Bosnia-Herzegovina fanno parte di questa lista, e un loro avvicinamento definitivo alle forze Atlantiche potrebe indebolire ulteriormente la posizione di Mosca nei Balcani, limitandone l’influenza alla sola Serbia.
Sebbene da un punto di vista prettamente strategico l’iclusione del Montenegro nella NATO sia un evento positivo, ci sono anche altri dati che bisogna prendere in considerazione.
Aspetti sfavorevoli
Il Montenegro, oltre ad essere un Paese piccolo e debole economicamente, si presenta anche come uno Stato molto corrotto e poco democratico. Tale situazione è stata già posta in evidenza da un rapporto annuale della Commissione Europea pubblicato nel 2015, nel quale si sottolineava come le istituzioni democratiche del Paese fossero state messe sotto pressione dal precedente governo guidato da Milo Dukanović. Già la recente svolta autoritaria della Turchia ha messo in dubbio i valori democratici dell’alleanza, e l’inclusione di un nuovo anello debole potrebbe non giovare alla NATO.
L’entrata del Montenegro nella NATO potrebbe indurre la Russia a far pressione sul Paese in diversi modi. La NATO ha sicuramente i mezzi per difendere il paese da un aggressione militare, ma in passato abbiamo già visto come la struttura di difesa Atlantica sia talvolta inefficace nel contrastare altri tipi di attaco. Ci si riferisce ad esempio alla cyber guerra ed in particolare ai cyberattacchi effettuati dalla Russia in Estonia nel 2007, di fronte ai quali la NATO non è stata capace di dare una risposta concreta. Nel caso del Montenegro è più probabile che Mosca utilizzi il suo peso economico come contromisura. La Russia è il maggior investitore nel Paese, e diversi cittadini montenegrini dubitano che la coalizione Atlantica possa apportare dei benefici all’economia del Paese. Nel Marzo del 2014 i russi costituivano ben il 30% dei turisti totali che hanno visitato il paese. In aprile, la portavoce del Ministro degli Esteri Russo, Maria Zakharova, ha messo in guardia i propri concittadini dell’insorgenza di un sentimento antirusso in Montenegro. Già nel Marzo del 2017 solo il 7.3% dei turisti era di nazionalità russa. Recentemente vi è anche stato uno stop da parte di Mosca delle importazioni di vino dal Montenegro, probabilmente connesso alla decisione di Podgorica di unirsi alla NATO.
La continuazione dell’Open Door Policy, pur costituendo una dimostrazione di forza da parte della NATO, potrebbe mettere l’alleanza davanti ad una situazione pericolosa. In particolare, un nodo difficile da sciogliere è costituito dalla possibile membership della Georgia. Il piccolo Paese del Caucaso ha già effettuato diverse riforme sia amministrative che militari per ottenere il via libera all’inclusione nell’alleanza, anche in maniera molto più incisiva del Montenegro. Inoltre, mentre il popolo montenegrino è diviso in due sulla questione NATO, il popolo Gerorgiano è a maggioranza favorevole all’entrata nella coalizione. Nel 2008 la Russia ha invaso il Paese occupando le regioni startegiche di Ossezia e Abkhazia, le quali avevano costituito due governi indipendenti filorussi. Da allora, la Georgia vede nella NATO l’unica possibilità per potersi difendere da un nuovo attacco Russo. Al momento, l’entrata di Tiblisi nell’alleanza è ostacolata da Francia, Germania e Italia, le quali considerano l’inclusione del piccolo Paese situato sul fianco meridionale della Russia un’eccessiva provocazione nei confronti di Mosca e un fattore rischioso per la sicurezza mondiale. Per il momento la posizione dei tre paesi sulla questione non accenna a cambiare, e incoraggiare con l’esempio montenegrino la membership della Georgia potrebbe mettere in risalto le divergenze interne alla NATO sulla questione.
L’Adesione del Montenegro all’Alleanza Atlantica costituisce senza dubbio un fattore strategico molto importante, ma meno chiare sono le conseguenze che tale scelta potrebbe avere sull’economia del paese e sulla coesione interna dell’alleanza. Certamente i montengrini guardano sempre più ad ovest nel cercare un punto di riferimento. Sempre il sondaggio CEDEM del dicembre 2016 rivela come il 63% dei montenegrini vorrebbe vedere il proprio paese entrare nll’Unione Europea; un indicatore di come Podgorica stia entrando sempre di più nell’orbita occidentale. Ma il ricordo dei bombardamenti NATO nel 1999 è ancora vivo nella mente della popolazione, e l’entrata del Montenegro in un organizzazione prettamente militare non era forse la scelta più giusta agli occhi di buona parte del suo popolo.
Fonti e Approfondimenti:
http://abcnews.go.com/International/wireStory/defying-russia-montenegro-finally-joins-nato-47837516
https://www.rt.com/news/391001-montenegtro-nato-member-washington/
http://www.nato.int/cps/da/natohq/topics_49212.htm
http://foreignpolicy.com/2017/04/12/montenegro-has-the-u-s-greenlight-to-join-nato-now-what/
https://www.foreignaffairs.com/articles/yugoslavia-montenegro/2015-12-24/new-thorn-russias-side
https://www.theguardian.com/world/2017/may/25/montenegro-tensions-russia-joins-nato-member
http://edition.cnn.com/2017/06/05/politics/montenegro-joins-nato-article-5/
http://blog.streitcouncil.org/2015/10/27/nato-expansion-strategic-opportunities-and-risks/
http://www.reuters.com/article/us-montenegro-nato-idUSKBN18I0W3
http://carnegieeurope.eu/strategiceurope/60945?lang=en