Domenica 8 maggio, John Lee è stato eletto governatore di Hong Kong. Il 30 giugno succederà all’attuale governatrice Carrie Lam – in carica dal 2017 – che ha recentemente annunciato di voler terminare la propria carriera politica. Negli anni dell’amministrazione di Carrie Lam, molteplici avvenimenti – la repressione delle proteste di massa del 2019, l’approvazione della Legge di sicurezza nazionale del 2020 e le riforme al sistema elettorale del 2021 – hanno ridotto l’indipendenza di Hong Kong da Pechino e il raggio di azione delle forze pro-democrazia. Con l’elezione di Lee, Hong Kong diventerà ancora più integrata nel modello “un Paese, due sistemi”.
Chi è John Lee
Unico candidato alle elezioni, John Lee Ka-chiu ha 64 anni e fa parte del sistema della pubblica sicurezza di Hong Kong sin dall’età di 19 anni. Dal 2012 è stato segretario alla Sicurezza, per poi essere promosso a capo della Sicurezza nel 2017, diventando la seconda carica di Hong Kong. John Lee ha giocato un ruolo importante nella repressione delle proteste del 2019 e ha contribuito all’attuazione della Legge sulla sicurezza nazionale. Da un lato, ciò gli è costato l’applicazione di sanzioni da parte degli Stati Uniti; dall’altro la sua posizione in materia di sicurezza lo ha reso un candidato gradito alla Repubblica popolare cinese.
La corsa solitaria di Lee si è conclusa con l’elezione con 1416 voti (su 1428 validi). Il nuovo governatore ha raggiunto i 750 voti necessari soltanto a tre minuti dall’inizio dello spoglio delle schede. Il consenso del 99.2% del Comitato elettorale rappresenta il dato più alto nella storia delle elezioni di Hong Kong. La sua amministrazione si insedierà il 1° luglio e John Lee presterà giuramento in occasione del 25mo anniversario del ritorno di Hong Kong sotto la sovranità cinese.
Sistema elettorale
Il sistema elettorale di Hong Kong non prevede il suffragio universale per l’elezione governatoriale: a votare sono soltanto i 1500 membri del Comitato elettorale, dove negli ultimi anni siedono sempre più figure vicine a Pechino, a discapito delle forze politiche pro-democrazia. Nel 2021, l’amministrazione di Carrie Lam ha approvato una serie di riforme del sistema elettorale che ha drasticamente diminuito la rappresentanza popolare nel Collegio elettorale. La legge prevede che il dipartimento per la Sicurezza nazionale possa verificare che i candidati siano dei veri “patrioti”, il che significa che siano delle personalità in linea con il Partito comunista cinese. Lee stesso è stato a capo della commissione incaricata della valutazione dell’eleggibilità dei candidati. Queste modifiche della legge elettorale e degli allegati della “Basic Law” – la mini-costituzione di Hong Kong – erano state già discusse e approvate dagli organi statali della Repubblica popolare cinese durante le Due Sessioni del 2021, al fine di limitare ulteriormente la presenza di forze pro-democrazia tra le alte cariche politiche hongkonghesi.
Pertanto, la scheda elettorale di queste elezioni prevedeva soltanto l’opzione ‘supporto’ o ‘non supporto’ il candidato John Lee. Le elezioni si sono tenute presso il Convention and Exhibition Center di Wan Chai con un dispiegamento massiccio di forze dell’ordine per assicurarsi che si svolgessero senza intoppi. Nonostante, a seguito dell’entrata in vigore della Legge sulla sicurezza nazionale, le proteste della popolazione siano diventate sempre più rare, nei giorni precedenti alle elezioni, gruppi speciali delle forze dell’ordine avevano condotto delle ronde al Convention Center e in alcune delle stazioni ferroviarie di Hong Kong per evitare disordini.
Manifesto e intenzioni politiche
John Lee è considerato l’ “iron man” della sicurezza. Durante la “campagna elettorale”, ha ribadito più volte come sia prioritario“garantire legge e ordine” a Hong Kong attraverso un’amministrazione “onesta ed efficiente”. Il manifesto elettorale di John Lee sottolinea più volte l’importanza di gettare le basi per la stabilità attraverso un’applicazione rigida dell’articolo 23 della Basic Law, che prevede che Hong Kong possa “legiferare autonomamente al fine di evitare qualsiasi atto di tradimento, secessione, sedizione, sovversione contro il governo popolare centrale”. L’elemento “patriottico” per l’elezione nel Collegio elettorale introdotto con la riforma del 2021 e la predisposizione al miglioramento della comunicazione con il governo centrale sono l’ulteriore conferma di un allineamento del nuovo governatore con Pechino, che sta stringendo sempre di più la morsa su Hong Kong. In aggiunta alla sicurezza, il nuovo governatore intende anche ricostruire l’immagine di Hong Kong come centro finanziario internazionale, un’immagine che negli ultimi anni è stata compromessa dalle misure sempre più stringenti adottate da Pechino, come la repressione delle proteste e gli arresti.
Cosa (non) cambia
In questo contesto, l’elezione di John Lee è funzionale a proteggere e garantire il funzionamento del modello “un Paese, due sistemi” secondo le direttive del Partito comunista cinese. Inoltre, la militanza di John Lee all’interno delle forze di polizia e la sua avversione nei confronti dei disordini interni suggeriscono un assottigliamento delle speranze pro-democrazia per i cittadini e le cittadine di Hong Kong.
Fonti e approfondimenti
South China Morning Post, “As it happened: John Lee confirmed as Hong Kong’s next leader with 1,416 votes, vows to recruit talent”, 8 maggio 2022.
Parlamento europeo, “Hong Kong: una legge sulla sicurezza imposta da Pechino?”, giugno 2020.
Zen Soo, “Hong Kong Changes Electoral Law, Reduces Direct Public Vote”, The Diplomat, 27 maggio 2021.
Editing a cura di Elena Noventa
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