Il petrolio dell’Iran sfugge alle sanzioni in Cina

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Mentre la tensione tra Iran e Israele cresce in attesa della risposta di Tel Aviv, il dato sulle esportazioni di petrolio di Teheran ha sorpreso molti osservatori. Mai negli ultimi sei anni gli iraniani avevano esportato così tanti barili di petrolio, con una media di 1,56 milioni di fusti al giorno negli ultimi tre mesi. 

Una cifra che rappresenta la debolezza delle sanzioni occidentali verso il Paese degli Ayatollah che, a partire dagli anni dell’amministrazione Trump, ha spostato il suo pivot verso Pechino. Trasformandosi così in uno dei pilastri della supply chain del petrolio cinese, costituendo un decimo delle importazioni.

Il petrolio dell’Iran buca le sanzioni

Dopo il fallimento del grande accordo sul nucleare firmato con Obama, l’Iran si è ingegnato per trovare nuove modalità per superare le sanzioni occidentali. Come aveva già fatto rispetto al settore degli armamenti, dei finanziamenti e in generale del proprio ruolo rispetto ai Paesi dell’area.

Le unità cyber dei Pasdaran si sono applicate negli ultimi anni per evitare i controlli sulle petroliere iraniane. Grazie alla capacità di hackerare il Sistema AIS, che ogni giorno monitora il movimento delle navi mercantili globali, Teheran riesce a far comparire e scomparire i propri mezzi. Così da rendere molto complicato tracciare cosa trasportano e soprattutto dove.

Sono stimate in 253 le unità navali che spostano il petrolio iraniano nel mondo. Con un aumento del 20% totale e di quasi il 50% delle cosiddette super petroliere – capaci di portare in un solo viaggio 2 milioni di barili di petrolio.

Iran, un sistema complesso 

Quello di Teheran è un sistema complicato e silenzioso di navi. Ma nel sistema rientrano anche le piccole raffinerie all’arrivo, organizzate da un infinito esercito di aziende costruite a matrioska.

Da una parte, le grandi aziende statali controllano i centri di smistamento del greggio, per la gran parte in arrivo dalle monarchie sunnite del Golfo. Restando al riparo dalle sanzioni occidentali a Teheran. Dall’altra, questa miriade di enti privati gestiscono il petrolio iraniano, continuando ad alzare e abbassare le saracinesche. Rendendo impossibile agli enti internazionali ogni tracciamento.

Un sistema in grado di garantire all’Iran quasi 35 miliardi di dollari l’anno, una cifra incredibile alla luce delle tantissime sanzioni che colpiscono Teheran. Una cifra che, inoltre, potrebbe salire, dato il costo del petrolio in salita. Dopo lo scoppio delle nuove tensioni in Medio Oriente il 7 Ottobre, si è infatti registrata un’impennata del 15%.

La risposta occidentale 

Paese sottoposto a sanzioni da più di 50 anni è sottoposto a sanzioni, l’Iran rimane comunque un attore incredibilmente complesso da limitare. Anche per le nazioni occidentali. 

A questo si aggiunga che l’Iran non è in alcun modo un attore unitario e che non può essere compreso se non in questa natura multiforme. I Pasdaran, i religiosi, le forze armate, la diaspora, il mosaico variegato delle opposizioni. Sono tutti attori che hanno delle proprie agende ed economie. Se il blocco guidato dagli Stati Uniti riesce a limitare le attività di alcuni attori, altri trovano una via d’uscita.

Un esempio è proprio l’esercito di petroliere, che neanche Teheran ha chiaramente e totalmente sotto controllo. La nuova strategia a stelle e strisce per trovare le petroliere, invece di cercare uno schema generale, ha iniziato a concentrarsi sulle singole navi, avendo maggiori risultati. Questo significa che si tratta di attori singoli, spesso solo incentivati dallo Stato iraniano, a muovere queste linee con investimenti. Al monitor riporta 13 miliardi di investimenti nel settore petrolifero da parte del governo. 

Quali scenari contro l’Iran

Gli scenari che si aprono davanti all’amministrazione Biden sono sostanzialmente due. Da una parte, potrebbe cercare di limitare ancora di più il sistema iraniano, con il rischio però di fare un altro buco nell’acqua. Dall’altra, potrebbe incentivare Pechino a limitare il suo supporto a Teheran. Ma il successo, anche qui, è tutt’altro che scontato. 

Le mosse della Casa Bianca, nell’uno e nell’altro caso, potrebbero portare a un inasprimento del confronto, sia con la Cina sia con l’Iran. L’arrivo di nuove sanzioni vecchio stile, come quelle che negli ultimi giorni hanno colpito il Venezuela, sarà nel prossimo futuro la risposta più probabile. 

 

Fonti e approfondimenti 

Moore Malcom e Najmeh Bozorgmehr, “Iran oil exports hit 6 years as West prepares sanctions, Financial Times, 18/04/2024

Adam Lucente, “What’s behind Iran’s $13B investment in domestic oil industry, Al Monitor, 18/03/2024

Adam Lucente, “Iran’s oil production bounces back as exports to China rise despite sanctions, Al Monitor, 31/08/2024