Europee, cosa è cambiato negli ultimi cinque anni

Una versione precedente di questo articolo riportava erroneamente la sussistenza di un accordo tra la lista Stati Uniti d’Europa e Totò Cuffaro. L’accordo non si è concluso, a causa in particolare dell’opposizione di +Europa.


Dal 2019 al 2024 molte cose sono cambiate nello scenario politico italiano.
E in un momento in cui i tempi della politica appaiono ristretti e il voto sempre più fluido non potrebbe essere diversamente. Cinque anni fa la maggioranza di governo era espressa dall’allora prima forza parlamentare del Movimento 5 Stelle e dalla Lega di Salvini.

Un veloce riassunto

Quest’ultima durante il periodo del governo gialloverde ha guadagnato sempre più consensi. Fagocitando una grande parte dei voti raccolti alle politiche del 2018 dal Movimento 5 Stelle, la Lega alle europee si è imposta col 34% dei voti. Inviando a Bruxelles la più ampia compagine italiana di europarlamentari.

Da quel momento in poi, il partito di Salvini ha iniziato una lenta discesa culminata con il tracollo alle politiche del 2022. Nel mezzo, la pandemia del Covid-2019 e due governi diversi. La coalizione giallorossa formata da PD e Movimento 5 Stelle e il governo di larghe intese presieduto da Mario Draghi.

Le ultime elezioni politiche hanno invece rappresentato un’ulteriore svolta nel panorama politico italiano. Rimasto all’opposizione in tutto questo lasso di tempo, Fratelli d’Italia si è imposto come primo partito col 26% dei voti. La coalizione di centrodestra ha raggiunto il numero necessario di seggi parlamentari per garantire la nascita di un governo d’area. Giorgia Meloni, leader di FdI, è quindi diventata presidente del Consiglio.

La situazione oggi 

Ora la situazione sembra essersi stabilizzata. Secondo i sondaggi, FdI è ancora primo partito, inseguito dal Partito Democratico. Quest’ultimo dopo la sconfitta patita alle politiche ha avuto al suo interno una piccola rivoluzione, con Elly Schlein arrivata alla segreteria del partito in seguito a delle primarie in cui gli iscritti del partito avevano scelto la controparte, rappresentata dalla figura di Stefano Bonaccini. Il voto aperto ai gazebo ha ribaltato lo scenario. 

Il Partito Democratico, nei sondaggi, ha visto crescere i suoi consensi dall’arrivo di Schlein, che aveva preso le redini del partito al minimo storico del 15/16%. La segretaria ha riportato il Pd attorno al 20% in poco più di un anno. Il Movimento 5 Stelle, dopo il crollo registrato a settembre 2020, appare aver acquisito una certa stabilità, attorno 15/16%, guidato dalla leadership di Giuseppe Conte. Diverso il caso di Forza Italia, che ha patito la scomparsa dello storico leader Silvio Berlusconi ed è ora guidata dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Alle ultime regionali i forzisti hanno superato la Lega, ravvivando lo scontro su chi si imporrà come seconda forza del Centrodestra alle prossime europee.

Le proiezioni dei seggi

Secondo il modello previsionale sviluppato da Lo Spiegone col Dottor Andrea Ripanucci, è possibile fare una prima analisi basata sui sondaggi. Fratelli d’Italia è in testa in tutti gli scenari e nelle proiezioni dei seggi offerti dalle nostre analisi.

Nello scontro intestino al centrodestra, in particolare, il partito di Giorgia Meloni sembra confermare il trend degli ultimi mesi anche al Nord, storica roccaforte della Lega (Nord). Anche qui avrebbe sopravanzato ampiamente il partito di Salvini, che ha voluto rilanciare ed esacerbare lo scontro nel tentativo di recuperare voti. Uno scenario visibile nelle circoscrizioni Nord Ovest e Nord Est. La candidatura fortemente voluta da Salvini del generale Vannacci sembra andare infatti in questa direzione, ultima prospettiva di tenuta nel confronto con Fratelli d’Italia. Polarizzare lo scontro probabilmente non basterà.

Le forze di maggioranza

Da non sottovalutare la scelta di Meloni che sembra voler cercare un referendum sulla sua figura e su questo anno e mezzo di governo. La personalizzazione portata dalla scelta di candidarsi in tutte le circoscrizioni si manifesta ancora di più con la scelta di far votare il proprio nome di battesimo ai seggi. Il successo elettorale potrebbe garantirle ulteriore forza nella coalizione di governo. Da vedere con quale percentuale, se in crescita o di conferma rispetto al 2022.

Diverso il quadro interno fra la Lega e Forza Italia, molto vicini e nel margine d’errore dei sondaggi. Il partito di Tajani potrebbe perdere un seggio rispetto al 2019. Ma sorpassare la Lega rappresenterebbe un risultato importante, che confermerebbe la tendenza vista nelle ultime regionali.

Questo esito potrebbe allargare la spaccatura interna al Carroccio. La candidatura di Vannacci non è stata digerita dai dirigenti e vertici del partito, senza dimenticare il trend negativo degli ultimi mesi. La base leghista, fortemente radicata al nord, è sempre più critica nei confronti del suo segretario e un flop potrebbe portare a una resa dei conti. Sta di fatto che per il centrodestra ottenere 38 seggi, perdendone 4 rispetto al 2019, rappresenta secondo il modello la prospettiva migliore.

Le forze dell’opposizione

Nel campo dell’opposizione a livello numerico non dovrebbero esserci grandi sconvolgimenti. Sia Partito Democratico che Movimento 5 Stelle rispetto al 2019 appaiono stabili, pur rischiando a seconda dei risultati di perdere da 1 a 3 seggi. Interessante sarà vedere la sfida nelle circoscrizioni Sud e Isole, dove il movimento fondato da Beppe Grillo potrebbe insidiare il PD.

L’arrivo di Elly Schlein, nonostante un buon avvio, sembra aver portato in questo momento il Partito Democratico a un punto fermo. Allargare il consenso rappresenta la principale sfida del PD da qualche anno a questa parte. Lo zoccolo duro appare sempre esserci (oscillante fra il 18 e il 20%), ma senza quegli aumenti necessari per arrivare a insidiare il partito leader del centrodestra.

Quale centrosinistra appare comunque tuttora incerto. Esperimenti di campo largo in alleanza col Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi Sinistra sono stati fatti sul piano locale, con più bassi che alti a livello regionale. Meglio invece nelle amministrative cittadine. Ma le linee espresse da Conte e Schlein appaiono confliggenti su alcune questioni a livello nazionale. 

Dopo la vittoria in Sardegna, il Movimento 5 Stelle aveva espresso in maniera nemmeno troppo velata l’intenzione di voler raggiungere il Partito Democratico. Tuttavia nel corso del tempo questo slancio appare essersi sgonfiato. Nonostante le vicende giudiziarie del PD delle ultime settimane abbiano avuto, di riflesso, un impatto anche sull’immagine del Movimento. La figura di Conte gode ancora di grande considerazione e nei sondaggi è il leader più apprezzato dopo Giorgia Meloni. Ma come per Schlein allo stato attuale l’allargamento dei consensi sembra essere bloccato ed è tornato il segno meno nei sondaggi.

Sta di fatto che alle prossime europee i due partiti sembrano avere un cammino già segnato. Un cammino caratterizzato dalla stabilità con la previsione di ottenere più o meno gli stessi seggi.

L’ex terzo polo

Altra questione riguarda invece l’ex terzo polo e i suoi componenti, nonché la coalizione di Alleanza Verdi e Sinistra. La battaglia qui si gioca sul raggiungere la soglia di sbarramento. La divisione tra i leader di Azione e Italia Viva, Carlo Calenda e Matteo Renzi, ha portato alla fine dell’esperimento del terzo polo in seguito alle elezioni politiche. Nel piatto va anche +Europa, nella figura di Emma Bonino.

L’alleanza con Matteo Renzi e altre entità politiche ha dato vita alla lista Stati Uniti d’Europa. Che rende più complicato per Azione il raggiungimento e il superamento della soglia di sbarramento. Nelle varie proiezioni l’agglomerato di Stati Uniti d’Europa appare in grado di superare la soglia del 4%. A seconda dei sondaggi e delle proiezioni analizzate la lista potrebbe eleggere un candidato in ogni collegio, tolta una possibilità in cui Azione superi lo sbarramento togliendogli un seggio al Centro. 

Arrivati a questo punto la partita per Calenda non sembra semplicissima. Nel 2019 aveva ben figurato col PD nella lista Siamo Europei nel collegio Nord-Est, raccogliendo più di 270.000 voti. Da quel momento in poi, con la fuoriuscita dal partito e la fondazione di Azione molte cose sono cambiate. Dopo il buon risultato alle amministrative romane, Calenda è stato eletto senatore alle ultime politiche forte del risultato della coalizione con Italia Viva. Tuttavia i sondaggi hanno sempre ballato attorno al 3,5/4% senza allargare i consensi a una platea più ampia. Il fatto che il partito superi lo sbarramento non è quindi scontato. 

La scelta di Calenda di scendere in campo in prima persona lascia aperti interrogativi su quanti voti (seppur ben radicato a Roma) porterà dopo gli ultimi risultati a livello locale e regionale. Con l’eccezione della Basilicata, dove il partito è stato trainato dalle preferenze di Pittella. Il fatto che la sua immagine e quella del partito appaiano confuse fra sinistra e destra, fra campo largo e centrodestra (proprio in Basilicata governerà col centrodestra), rende probabilmente agli occhi degli elettori il suo un progetto non chiarissimo.

Alleanza Verdi Sinistra

Infine, per quanto riguarda Alleanza Verdi e Sinistra, anche nel loro caso dall’esito della lotta per il raggiungimento della soglia di sbarramento dipenderà il successo o meno della lista. Alle ultime politiche il risultato è stato del 3,6%, al di sotto della soglia per entrare nel Parlamento europeo.

Bonelli e Fratoianni in questo anno e mezzo di governo Meloni hanno cercato di smuovere il dibattito per crescere e guadagnare voti. La candidatura di Ilaria Salis, la docente antifascista rinchiusa da più di un anno nel carcere di Budapest, ha fatto parlare molto della lista. La quale in più di una circoscrizione ha deciso di presentare nomi non provenienti dalle file dei due partiti. Proprio nel tentativo di andare oltre il suo consenso “storico”. In due scenari su tre di quelli analizzati AVS supera di poco lo sbarramento sbloccando quattro seggi.

Sta di fatto che, se questi ultimi tre partiti non dovessero superare lo sbarramento, potrebbe crearsi un grande vuoto di rappresentanza. Se prendessero tutti e tre poco sotto il 4%, quasi un 12% dei voti totali andrebbe quindi sprecato. Segnando un vulnus democratico, per quella che è una prerogativa fondamentale dei regimi liberali. 

 

Fonti e approfondimenti

Corte Suprema di Cassazione. Verbale Ufficio Elettorale 21 giugno 2019

Corte Suprema di Cassazione. Verbale Ufficio Elettorale 1 luglio  2019

Ministero degli interni. Manuale elettorale elezioni per il parlamento europeo 2024