Il 30 aprile scorso a Baghdad migliaia di manifestanti sciiti sono scesi in piazza contro il governo di Haidar al-Abadi invadendo la “Green Zone” e occupando il Parlamento. L’Iraq sta attraversando una grave crisi politica. Infatti, da diversi mesi, i cittadini iracheni manifestano contro le mancate riforme del governo, accusato di alimentare la corruzione già dilagante nel Paese. Le proteste sono state guidate dal leader religioso sciita Moqtqua al-Sadr, fervente oppositore della classe politica presente al governo.
L’agitazione è iniziata dopo che al-Sadr ha tenuto un comizio nella città santa di Najaf e ha condannato l’immobilismo del governo: infatti il premier al-Abadi si trova in una situazione di stallo politico in quanto vorrebbe abolire il sistema delle quote partitiche e confessionali, un sistema corrotto e ingiusto che favorisce il clientelismo, ma è riuscito solamente a fare un rimpasto di governo parziale, andando contro anche il proprio partito, il Partito Islamico Daʿwa o Partito Islamico dell’Appello. Il parlamento ha fatto di tutto per rallentare il processo politico, scatenando ancor di più l’ira dei manifestanti. Per diversi anni infatti i ruoli chiave del governo sono stati condivisi in base alle quote politiche e quelle religiose che hanno garantito ricchezza e influenza.
Al-Sadr accusa il premier e il suo governo di aver fallito perché non sono riusciti a fornire servizi pubblici adeguati ai cittadini, di non aver fatto nulla per impedire la disoccupazione e la corruzione politica-istituzionale. L’esponente di punta del mondo sciita era già giunto alle cronache del mondo durante l’occupazione statunitense dell’Iraq: infatti ha fondato L’Esercito di Mahdi, formato da milizie sciite, che aveva lo scopo di combattere i soldati stranieri presenti sul territorio iracheno. L’esercito è stato sciolto nel 2008 per sostenere il processo democratico con mezzi non violenti. Nelle elezioni del 2014 il blocco Sadrista è entrato in Parlamento raggiungendo 34 seggi. Definito dai media statunitensi come “l’uomo più pericoloso di tutto l’Iraq”, al-Sadr non sta tentando di rovesciare il primo ministro, anzi, vorrebbe aiutarlo a realizzare le riforme, in particolare ponendo fine al sistema delle quote introdotto da Washington nel 2003. Queste sono state introdotte per garantire alle principali minoranze etniche-religiose, sciiti, sunniti e curdi, una rappresentanza politica in parlamento, che però sono diventate appannaggio di corruzione e del clientelismo politico.
Dopo le recenti vittorie dello Stato Islamico, le milizie dell’Esercito di Mahdi sono tornate in azione per difendere i luoghi santi e i fedeli sciiti, sotto il nome di Brigate della Pace: infatti, grazie anche all’aiuto delle forze di liberazione nazionale “al-Hashd al-Shaabi”, i Sadristi sono riusciti a vincere molte battaglie contro l’Isis. Al-Sadr sta ottenendo sempre più consensi, il leader è riuscito a organizzare la più grande manifestazione della storia dell’Iraq coinvolgendo circa più di 200’000 persone. L’occupazione del parlamento, però, ha suscitato sdegno in tutto il mondo. L’Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri, Federica Mogherini, ha invocato il ritorno alla legalità: “L’assalto rischia di aggravare una situazione già tesa. Si tratta della deliberata rottura del processo democratico. L’Ue sostiene gli sforzi del primo ministro per trovare una soluzione all’impasse politica attuale e chiede a tutti di sostenere questi sforzi e non perturbarli”.
L’Iraq è sull’orlo del collasso: il caos politico di questi mesi non fa che aggravare la situazione della debole repubblica dell’Iraq, già alle prese con una difficile guerra contro lo Stato Islamico e con una grave crisi economica causata dal calo del prezzo del petrolio. Moqtqua al-Sadr e i suoi seguaci faranno di tutto per eliminare la corruzione e i favoritismi, la fine della cleptocrazia potrà avvenire solo grazie alla fine dei privilegi della classe dirigente.
Fonti e Approfondimenti:
http://www.realclearworld.com/articles/2016/03/31/the_resurgence_of_muqtada_al_sadr.html