Lo Spiegante: Marco Stockel Ramazzotti

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Di Pietro Onorati

 

Dopo aver introdotto la situazione in Italia dell’associazionismo nato dalla “questione palestinese”, analizziamo il punto di vista di Marco Stockel Ramazzotti, membro della rete ECO (Ebrei Contro l’Occupazione) per decenni impegnato nella Cooperazione Internazionale.

Buongiorno, lei ha lavorato per molti anni nel mondo della cooperazione internazionale: quale è stata la sua preparazione?

“La mia formazione in realtà non prevedeva inizialmente la cooperazione. Mio padre era un diplomatico e voleva che anche io lo diventassi. Con il tempo mi sono accorto di non voler fare un mestiere burocratico ma una cosa era certa: volevo tornare in Africa. Dunque, mi sono laureato in diritto internazionale poiché era quello che desiderava la mia famiglia. Dopo la laurea ho completamente abbandonato tutto questo dato il mio interesse per l’antropologia. Ho lavorato in un’organizzazione araba per un certo numero di anni, poi sono passato al movimento cooperativo per lavorare su contratti di costruzione all’estero e poi finalmente ho iniziato a gestire progetti all’estero.”

Come già detto, lei è membro della rete ECO: quali sono le posizioni che la rete assume riguardo le politiche portate avanti dal governo israeliano?

“In realtà abbiamo ognuno ragioni e meccanismi diversi per arrivare a certi risultati. Io sono cresciuto in Africa ed ho lavorato sempre in Africa, il mio problema era la discriminazione razziale: i bianchi superiori ai neri. Ho vissuto a scuola con i miei colleghi africani e francamente mi sembrava difficile abbracciare questo pensiero, la ritenevo una discriminazione assurda. Soprattutto in Angola ho lottato contro il razzismo del Sudafrica. Il Sudafrica appoggiava ed era appoggiato da Israele: come è possibile combinare una posizione di apartheid come quella del Sudafrica con la politica di Israele? E’ sempre stato uno dei grandi problemi della mia vita. Non potevo appoggiare Israele perché faceva parte del sistema dell’apartheid. Il movimento sionista ha occupato illegalmente un territorio che non era suo e coloro che erano gli abitanti originari dovevano essere cacciati. Non accetto l’apartheid in Sudafrica e non accetto l’apartheid ai danni dei palestinesi. Israele sta in questo momento producendo antisemitismo. Sono fortemente contrario alle politiche di Israele poiché sono razziste, militariste e pericolose per tutti coloro che vivono vicino al medio-oriente.”

Ha accennato all’antisemitismo: storicamente dove possiamo collocare la nascita dell’odio contro gli ebrei?

“Questo è un grandissimo problema. Forse la causa fondamentale dell’antisemitismo è l’accusa agli ebrei, da parte dei cristiani, di avere ucciso Gesù Cristo. E’ necessario premettere che l’antisemitismo esiste solo nell’Europa cristiana: nei paesi arabi non è mai esistito per due motivi: ebrei ed arabi sono entrambi semiti; inoltre quando gli ebrei sono stati cacciati dall’Europa nel 1400 hanno trovato rifugio nei paesi arabi e le stesse popolazioni arabe hanno salvaguardato gli ebrei. Dire oggi che gli arabi sono i nostri nemici atavici è una stupidata a livello storico clamorosa. Ritengo che non possiamo non trovare un modus vivendi tra noi ebrei ed il mondo arabo. Non mi ritengo assolutamente sionista, sono un ebreo, ma sono soprattutto italiano ed europeo.
Israele faccia come vuole, sicuramente non è il mio Stato e non mi rappresenta.”

Lei ha lavorato per più di 35 anni nel mondo della cooperazione: come crede si sia evoluto il mondo della cooperazione internazionale?

“Da quando ho lavorato per la prima volta in Africa ad oggi il mondo è cambiato radicalmente. I progetti di cooperazione prima erano incentrati esclusivamente sull’agricoltura, oggi l’enfasi si è spostata su altri settori come l’economia o la riabilitazione della città. Il cambiamento ha incluso inoltre importanti aspetti sociali come il rapporto uomo-donna ed il problema della salute. In Africa è forte la tendenza a far lavorare cooperanti locali piuttosto che stranieri: questo anche perché il lavoro degli stranieri è sicuramente più costoso.
I progetti di cooperazione hanno durata limitata e proprio per questo dovrebbero essere, al loro termine, sostituiti da un appoggio locale dello Stato. Molti Stati africani essendo estremamente poveri non hanno mezzi da investire ed il risultato è che il progetto rimane sospeso nel tempo.”

Cosa offre in Italia il mondo della cooperazione?

“L’Italia finanzia molto poco la cooperazione, quasi per niente. Finanzia progetti dell’UE e dell’ONU lasciando che siano loro a gestirli. Stiamo vivendo il passaggio dalla cooperazione internazionale gestita dal Ministero degli Esteri a quella gestita dall’Agenzia per la Cooperazione: staremo a vedere. Una cosa è certa, senza investimenti reali non si possono ottenere risultati: dobbiamo avere una capacità di investimento che in questo momento non abbiamo.”

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