Lo scorso sabato 7 gennaio si è spento, all’età di 92 anni, Mario Soares. Ricoverato in un ospedale di Lisbona dal 13 dicembre, l’ex presidente del Portogallo e fondatore del Partito Socialista lusitano versava già da tempo in condizioni di salute difficili.
“Il Portogallo ha perso il padre della libertà e della democrazia” – ha dichiarato il suo partito tramite Antonio Costa, attuale leader socialista- “se ne va la personalità e il volto che i portoghesi più identificano con la democrazia nata il 25 aprile del 1974”.
Dopo tre giorni di lutto nazionale, l’ex presidente è stato salutato per l’ultima volta il 10 gennaio durante una veglia funebre al Monastero di San Geronimo. Il popolo lusitano ha voluto far sentire la propria vicinanza al padre della democrazia portoghese portando al monastero rose rosse e gialle: le prime, in ricordo della rivoluzione e del partito che Soares fondò; le seconde, invece, in quanto le preferite di sua moglie, Maria Barroso, deceduta circa un anno e mezzo fa.
Ma chi era Mario Soares? E perché non si può pensare di capire la storia del Portogallo degli ultimi 50 anni senza conoscerlo?
Mario Soares nasce a Lisbona il 7 dicembre 1924. Due anni dopo, il 28 maggio 1926, con un colpo di Stato prende il potere Antonio de Oliveira Salazar, leader parafascista destinato a instaurare una delle dittature più longeve in Europa.
Il futuro leader socialista inizia la sua attività politica durante l’università, a soli diciotto anni. La fazione nella quale muove i primi passi, però, non è quella di cui un giorno sarà segretario (resa legale solo nel 1973), bensi quella del Partito Comunista Portoghese. In quel determinato momento storico, infatti, i comunisti erano gli unici a contrapporsi, seppur nell’illegalità, al regime fascista di Salazar. Soares, tuttavia, si renderà conto presto di essere insofferente ai dogmi politici imposti dal marxismo; ma soprattutto non concepirà mai l’idea di dover instaurare un regime totalitario (seppur transitorio) per arrivare alla libertà. “L’insegnamento del comunismo non è stato una rivelazione per me e non mi ha illuso” sosterrà più avanti il leader socialista. In rotta totale con il PCP, nel 1964, insieme ad altri oppositori politici, Soares fonda l’Acciòn Socialista, movimento precursore del Partito Socialista.
Con l’attivismo politico il leader socialista conoscerà anche il carcere e la tortura: saranno circa una decina i suoi arresti, per un totale di più di tre anni di reclusione.
Avvocato di professione, Soares stringe amicizia con il generale Humberto Delgado, prima sostenitore di Salazar e poi assassinato nel 1965 dalla PIDE, la polizia politica del regime. Per l’amicizia che li legava, egli si incaricò di recuperare i resti della salma del generale guadagnandosi, così, il titolo di uomo più inviso al regime.
Nel 1968, per la prima volta, Soares viene espulso dal Paese e deportato a Santo Tomé e Principe, una delle colonie africane ancora sotto il dominio portoghese dove Salazar era solito inviare i prigionieri politici. Sarà proprio sull’isola africana che, durante la prigionia, Soares verrà a sapere dell’infarto occorso al dittatore portoghese; infarto che lascerà Salazar invalido fino alla morte (avvenuta solo nel 1970).
Acquisita la notizia, Soares torna in patria e si candida alle elezioni politiche indette, per lo stesso anno, dal successore di Salazar, Marcelo Caetano. La coalizione di cui faceva parte il futuro presidente socialista, la Comision Electoral de Unidad Democratica (CEUD), si presentò a Lisbona, Oporto e Braga. Essi, tuttavia, fallirono nel loro intento (nonostante fosse caduto Salazar, il regime era ancora forte). Soares decise allora di imporsi un nuovo esilio a Parigi.
Dalla capitale francese, nel ’73, rifonda il Partito Socialista, illegale dai primi anni del salazarismo. Muovendosi tra Germania e Francia, Soares entra in contatto anche con altri leader socialisti (in particolare Willy Brandt e Mitterrand). A loro si rivolgerà, senza grandi risultati, per impedire ai comunisti portoghesi di arrogarsi tutti gli onori della resistenza alla dittatura, ormai arrivata agli sgoccioli.
Il 25 aprile 1974 le forze progressiste dell’esercito portoghese prendono il potere attraverso un golpe morbido. È la Rivoluzione dei Garofani. Il 28 aprile, dopo due giorni di viaggio, Soares riesce finalmente ad tornare a Lisbona.
Una settimana dopo, al comizio del 1º maggio, il leader socialista siederà accanto a quello comunista, Álvaro Cunhal (anche lui rientrato dall’esilio) dando una parvenza di quell’unità popolare che, in realtà, non verrà mai raggiunta. Soares accetterà, infatti, di entrare nel governo provvisorio del generale Spinola come Ministro degli Esteri.
Spinola era un conservatore che vedeva nel federalismo la soluzione al problema coloniale, mentre l’ala progressista dei militari riteneva l’indipendenza delle colonie l’unica soluzione possibile al conflitto che già da anni vedeva impegnato il Portogallo. La scelta di diventare Ministro sotto questo governo allontanò Soares ancora di più dal Partito Comunista e dal suo segretario Cunhal.
Il governo Spinola, tuttavia, non ebbe vita lunga, riuscendo ad arrivare soltanto al 30 settembre dello stesso anno. Accerchiato politicamente da comunisti e socialisti, il generale fu costretto a dimettersi e a scappare dal Paese. Al suo posto divenne Presidente Francisco Costa Gomez, anch’egli militare, ma appartenente all’ala progressista. Primo Ministro venne nominato il colonnello Vasco Gonçalves, noto per le sue simpatie comuniste. Agli Esteri rimase Soares che, nel giro di un anno, riuscì a mettere in pratica uno dei suoi progetti politici: smantellare il sistema coloniale portoghese, dando il via al processo di indipendenza di Angola, Mozambico e dell’attuale Guinea-Bissau.
Nel dicembre dello stesso anno si svolse il primo congresso legale del Partito Socialista dopo la sua rinascita. Dalla sua posizione di Segretario di Partito, Soares riuscì a imporsi sulla corrente interna che chiedeva un’alleanza con i comunisti, facendo leva sulle divergenze incolmabili tra il Partito Socialista e il Partito Comunista Portoghese.
Ottenuta la fiducia dal proprio partito, Soares alzò il tiro, opponendosi anche all’unione coi sindacati vicini al PCP. La scelta di Soares si rivelò politicamente azzeccata: alle elezioni del ‘75 per l’Assemblea Costituente, il PS arrivò al 38 % mentre il PCP si fermò al 12 %.
La rottura con i comunisti era completa. A Soares e al suo partito fu impedito di partecipare alle manifestazioni dei sindacati uniti. Soares decise allora di scendere in piazza sotto la bandiera del PS, senza appoggio di nessuna forza politica o sindacale. La prima manifestazione socialista, quella della Fuente Luminosa, restò nella memoria di tutti: “Segnò il punto di svolta dell’insensata strategia rivoluzionaria che, se non fosse stata fermata come fu, avrebbe fatto sprofondare il Portogallo nell’abisso” ricordava Mario Soares in uno dei suoi libri di ricordi.
Le elezioni del ’76 confermarono il cambio di rotta dei socialisti e la bontà delle scelte politiche di Soares. Il PS raggiunse il 35 %, seguito dai partiti conservatori PPD (24 %) e CDS (16 %) e dal PCP (14 %). Anche se in minoranza, Soares riuscì a formare il primo governo costituzionale della storia portoghese e a diventarne Primo Ministro per due volte (1976-1978 e 1983-1985). Sotto la sua guida il Portogallo divenne una democrazia a tutti gli effetti: venne dotato di infrastrutture democratiche di base, si ampliò il diritto all’istruzione pubblica e si cristallizzò, finalmente, quel sistema di alternanza dei governi che tutti auspicavano; in ultima istanza, il leader socialista fu uno dei massimi sponsor dell’entrata del Portogallo nell’Unione Europea.
Alla fine del suo secondo mandato, Soares venne eletto Presidente del Portogallo (1986-1996). Questa elezione segnò un parziale riavvicinamento tra comunisti e socialisti: Soares riusci a essere eletto soltanto grazie all’appoggio di Cunhal che, pur di non far vincere il candidato della destra Diogo Freitas do Amaral, invitò i suoi elettori a votare per il segretario del PS.
Dopo aver guidato il Paese per due mandati consecutivi, Soares venne eletto eurodeputato fino al 2004. Lasciò ogni incarico solo nel 2006, a 82 anni, dopo la sconfitta nelle elezioni politiche. Il leader socialista, tuttavia, non abbandonò mai del tutto la politica, rimanendo, fino alla sua morte, una guida per tutta la popolazione portoghese.
Soares verrà ricordato dai più come l’uomo che salvò il Portogallo da fascisti e comunisti; mentre per questi ultimi resterà sempre l’ex compagno passato al soldo di borghesia e capitale.
Fonti e Approfondimenti
http://internacional.elpais.com/internacional/2017/01/10/actualidad/1484042168_203633.html
Fai clic per accedere a Marco%20Lisi%20-%20Publica%C3%A7%C3%B5es%202006%20n%C2%BA1.pdf
http://internacional.elpais.com/internacional/2017/01/07/actualidad/1483804308_975289.html