Il Cile tra sviluppo e debiti storici

Cile
@CarlosTeixidorCadenas - Wikimedia Commons - CC BY SA 4.0

Durante l’ultimo secolo un pensiero costante ha attraversato l’agenda dei governi cileni. Dopo decadi di alti e bassi la sfida dello sviluppo, inteso sia come economico e che come sociale e politico, si pone ancora. Attualmente il Cile è a un passo dal raggiungimento di obbiettivi importanti e se riuscirà a continuare la via intrapresa, correggendo gli inevitabili errori, allora entro poco tempo potrà entrare nella cerchia di paesi altamente sviluppati.

Molti presidenti cileni hanno cercato o comunque promesso di trasformare il paese in un posto senza povertà e con alti livelli di sviluppo economico e umano. Alcuni leader, invece, hanno semplicemente dichiarato impossibile lo sviluppo in un paese che strutturalmente è svantaggiato.

Lo sviluppo non è stato fermato né da ostacoli geografici né da impedimenti culturali insiti nel popolo e nell’elite politica. Lo sviluppo di oggi è la diretta conseguenza di istituzioni ben organizzate e politiche pubbliche efficienti. Negli ultimi 25 anni progresso economico, democrazia e rispetto della legge hanno sorretto i successi cileni. Tutti sono d’accordo sulla straordinarietà delle ultime due decadi e le caratteristiche sono riassumibili in tre punti:

  • Un modello economico dove il volano dello sviluppo è affidato all’iniziativa e alla forza del settore privato. Politiche volte a favorire l’intraprendenza, la competitività, gli investimenti, il risparmio e l’innovazione. Porte aperte ai trattati commerciali internazionali ed enorme responsabilità nelle politiche monetarie e fiscali.
  • Una politica sociale che guarda anche alle persone più vulnerabili, che permette di scegliere fra servizi pubblici statali o privati dando così la possibilità ai cittadini di scegliere tra alternative sempre competitive.
  • Una democrazia stabilizzata. Dal 1990 uno dei punti forti di questa democrazia è il suo sistema elettorale, che garantisce stabilità a livello presidenziale, parlamentare e municipale nel in un sistema partitico fortemente bipolare.

Il Cile è sempre stato un paese particolare, differenziandosi per alcuni aspetti dai paesi sudamericani. Sin dalla fondazione, ha conosciuto un lunghissimo periodo di stabilità politica, caratterizzata dall’alternarsi di una serie di governi democraticamente eletti. L’unica grande eccezione a questa regola democratica è stata la dittatura costituita dalla giunta militare del generale Augusto Pinochet, al potere dal 1973 al 1990.

Il regime si rivelò tra i più brutali del continente, ancora oggi è forte il ricordo delle torture e delle uccisioni ai danni dei giovani che si opponevano al regime. La repressione del dissenso secondo l’ultimo computo aggiornato, presentato nell’agosto 2011 da una commissione incaricata dal governo, porta il numero totale delle vittime a 40.018 e a 600.000 gli arresti.

Dal punto di vista economico è importante notare che Pinochet si differenziò dagli altri regimi tramite la realizzazione di profonde riforme economiche, che trasformarono il Cile in uno dei Paesi pionieri del neoliberismo, in contrapposizione alle tendenze stataliste fortemente propugnate dalle altre giunte militari sudamericane. Ciò va a sottolineare la vicinanza di Pinochet a politici come Reagan e Thatcher. La disuguaglianza durante il periodo della dittatura era abissale, ancora oggi molte antiche famiglie di industriali sono al comando di importanti nodi dell’economia, i figli dei vecchi industriali basano la loro condizione sull’arricchimento sproporzionato dei padri durante la dittatura. Il Cile di oggi deve ancora fare i conti con il suo passato.

Anche uno sguardo alla costituzione cilena ci fa comprendere quanto il periodo di Pinochet abbia lasciato il segno sul paese. La costituzione che appartiene al Cile odierno è la stessa che venne predisposta dalla giunta militare, approvata tramite referendum nel 1980.

Nelle norme transitorie era stabilito che un plebiscito avrebbe scelto tra nuove elezioni o la riconferma di Pinochet alla presidenza. In ogni caso il dittatore avrebbe mantenuto la carica di comandante in capo delle Forze armate del Cile democratico, anche dopo il plebiscito del 1988 in cui con il 55% dei voti si scelsero nuove elezioni.

Il testo dal 1981 ha subito diverse riforme costituzionali, sottoposte a referendum, tra le quali una semplificazione del meccanismo di modifica. Nel 2005, sono state approvate diverse modifiche, come l’eliminazione delle rimanenti parti non democratiche del testo: quali senatori non eletti (senatori di nomina, o senatori a vita) e l’impossibilità per il presidente della Repubblica di rimuovere il Comandante in Capo delle Forze armate cilene.

Concertación, una coalizione di partiti di centrosinistra, ha guidato il paese dalla fine della dittatura ed è rimasta al potere fino al 2010, quando è stata sconfitta dal candidato di destra Sebastián Piñera.

I nuovi governi democratici hanno mantenuto in gran parte intatto il paradigma neoliberista dell’economia, che ha reso il Cile uno dei Paesi più sviluppati e dinamici del Sud America, senza dimenticare tuttavia le disuguaglianze importanti che ancora oggi sono presenti.

Dopo la fine della parentesi Pinera, Michelle Bachelet si è candidata con un programma improntato sulle riforme, promettendo un paese più giusto e soprattutto più eguale. Proprio facendo leva su questo desiderio di rinnovamento, richiesto da molti Cileni, Michelle Bachelet ha vinto le elezioni del 2013, raggiungendo il 61% delle preferenze.

L’azione del presidente si è incentrata su un intervento maggiore dello stato nell’economia, andando a ridurre e a regolamentare il ruolo del privato in molti servizi, come ad esempio l’istruzione. L’aumento della spesa nel bilancio si appoggia sulla solidità della situazione fiscale del Cile, che può contare su un notevole surplus di bilancio grazie agli anni di bonanza derivati dagli alti prezzi del rame, sua principale esportazione, sul mercato internazionale.

Il rallentamento della domanda cinese ha fatto diminuire il prezzo di questo metallo, che si avvicina pericolosamente alla barriera dei 3 dollari la libbra, al di sotto della quale è legittimo aspettarsi alcuni problemi finanziari. Il processo intrapreso dalla Bachelet va verso l’abbandono della dipendenza assoluta dal rame, in favore della crescita del terziario o del campo immobiliare, ma non tutti i cileni(soprattutto gli antichi industriali) sono pronti a compiere questo passo.

La Bachelet non è stata rallentata dai soli problemi economici. Sono infatti tre gli scandali di corruzione che cadono direttamente o indirettamente su di lei. Nei primi due (“PENTA” e “SQM”) sarebbero circa 120 le personalità del mondo della politica e degli affari vincolate a questi casi di fatture false che servivano per ingigantire artificialmente le spese delle società, somme che venivano poi rimborsate dallo Stato, e questo ai danni dell’erario pubblico. In cambio i politici ricevevano denaro per finanziare le campagne elettorali. Una vera e propria frode fiscale.

Il terzo invece colpisce direttamente la presidente e suo figlio: quest’ultimo avrebbe speculato su terreni sui quali lo Stato stava per permettere l’edificazione. In qualità di direttore di un ufficio governativo il figlio della presidente sarebbe venuto a conoscenza con largo anticipo dell’innalzamento del valore dei terreni acquistati, guadagnando dalla rivendita più di 3 miliardi di pesos (circa 4 milioni di dollari).

 Il futuro del Paese sarà deciso e modificato dal risultato delle prossime elezioni generali, che si terranno a novembre. La destra di Pinera, ex presidente, si ripropone alla guida del paese, mentre a sinistra le primarie di Nueva Mayoria stabiliranno chi sarà il candidato, lo scontro più agguerrito sarà tra Guillier e Lagos, anch’egli ex presidente.

L’azione del governo Bachelet, tra interventismo statale e incentivi agli investimenti, il rallentamento delle esportazioni di rame e le disuguaglianze, sempre presenti in un paese che non ha chiuso il debito storico con la dittatura, fanno del Cile un caso peculiare nel continente sudamericano, solo il tempo ci dirà se verrà aperto un nuovo capitolo dopo le elezioni.

 

 

 

Fonti e approfondimenti:

http://www.heritage.org/americas/report/chiles-path-development-key-reforms-become-the-first-developed-country-latin

http://www.bbc.co.uk/news/world-latin-america-19357497

http://www.clarin.com/mundo/bachelet-chile-entrevista-actuo-tarde-escandalo-corrupcion-hijo_0_Hk5h2_KPXg.html

http://www.latinamericamonitor.com/analysis/southern-cone/chile/economic-policy/may-2016

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