La decisione di Donald Trump di licenziare il direttore dell’ FBI James Comey è al tempo stesso inattesa e controversa. Comey fu colui che rese pubbliche le indagini su Emailgate, riguardanti Hillary Clinton, a pochi giorni dall’elezione presidenziale, influendo non poco sul risultato delle presidenziali americane. Allo stesso tempo, Comey è colui che sta(va) lavorando all’altro grande scandalo noto come Russiagate, ossia sulla presunta ingerenza russa sull’elezione di Trump, e i legami tra Washington e il Cremlino. La democrazia americana è sotto attacco?
Comey, 56 anni, era stato nominato nel 2013 dall’ex presidente Barack Obama e il suo mandato scadeva nel 2023. È stato licenziato con effetto immediato e, secondo le normali procedure dell’agenzia, ad assumere la guida ad interim dovrebbe essere il suo vice, Andrew G. McCabe. L’annuncio del licenziamento ha scatenato proteste bipartisan. Democratici e Repubblicani hanno chiesto la nomina di un procuratore indipendente per tutelare le indagini sul Russiagate. L’FBI è il più importante organo della polizia federale americana e sta conducendo indagini sui rapporti fra il comitato elettorale di Donald Trump e la Russia, oltre che sull’ingerenza della Russia nelle ultime elezioni presidenziali. La nomina del direttore dell’FBI non è di natura politica e il suo mandato dura dieci anni. Anche se per consuetudine un direttore dell’FBI si dice pronto a dimettersi quando si insedia un nuovo presidente, dopo il suo insediamento Trump aveva confermato Comey e per questo la sua retromarcia è stata inattesa.
Il licenziamento di Comey era già in mente da qualche settimana. Trump nella lettera motivazionale di licenziamento ha accettato le raccomandazioni di Jeff Sessions, il capo del dipartimento di Giustizia della Casa Bianca: proprio da lui partì l’idea di cacciare Comey, formalmente a causa dell’Emailgate di Clinton (qui un approfondimento sull’accentramento di potere negli Stati Uniti). Lo scandalo definito “Emailgate” riguarda Hillary Clinton durante il suo periodo da Segretario di Stato, sotto la presidenza Obama. La Clinton finì sotto un’indagine conoscitiva per aver gestito le mail istituzionali, di lavoro, insieme a quelle personali. Nelle email coinvolte alcune sono dirette al politico democratico Anthony Weiner e sua moglie Huma Abedin, assistente personale storica di Clinton. Queste email riguardavano anche l’attacco al consolato USA di Bengasi del Settembre 2012, in pratica segreti di Stato.
Nella lettera di licenziamento di Comey non vi è alcun riferimento al Russiagate, anche perchè Trump non ha mai accettato il lavoro dell’FBI a riguardo. Ed è proprio di questo che si deve parlare. Come abbiamo detto all’inizio, la scelta è inaspettata e controversa, poichè proprio con la pubblicazione del fascicolo sull’Emailgate, Trump è riuscito ad ottenere quella vittoria che dai vari esperti veniva descritta come impossibile. Jeff Sessions consigliò a Trump il licenziamento di Comey basandoni ufficialmente proprio su Emailgate. La riapertura dell’indagine a pochi giorni dal voto ha fatto si che riemergessero tutte le critiche contro la Clinton, che fecero perdere molti dei voti degli indecisi. Questa riapertura secondo l’amministrazione Trump, non venne dichiarata alla Corte di Giustizia e nel fascicolo vennero trovati alcuni errori riguardanti il numero delle email trovate (prima si parlò di migliaia di email, poi ritrattate a centinaia). La motivazione ufficiale del licenziamento resta questa: errori nella gestione Emailgate che hanno compromesso la politica statunitense. Secondo Comey, continuare l’indagine fu per lui un dovere professionale, oltre la politica americana.
Il carattere controverso della decisione sta proprio qui. Durante la campagna elettorale, Trump era favorevole alla riapertura dell’indagine, che ne aveva subito capito il peso elettorale, e anche successivamente Comey era stato considerato una sorta di baluardo della legge proprio per aver proseguito nonostante il rischio di sconvolgere il clima a pochi giorni dalle votazioni. Comey, per altro, fu subito confermato da Trump alla guida dell’FBI, ed è stato uno dei pochi incarichi di discendenza obamiana su cui l’amministrazione finora non aveva messo mano.
Ma il vero motivo di astio tra Trump e Comey resta il Russiagate, che è fonte di gran parte dei dubbi sul licenziamento. Come noto, l’FBI sta conducendo indagini sui collegamenti tra gli uomini vicini a Trump e elementi ricollegabili al Cremlino dal luglio scorso, e questo è il principale filone di un’inchiesta ancora più grossa che cerca di capire come e quanto la Russia abbia avuto ingerenza sul voto americano. Per ora l’FBI ha trovato prove che accreditano la tesi più che screditarla. Pochi giorni prima del suo licenziamento, datato 9 maggio, Comey aveva dichiarato che probabilmente la Russia interferirà nuovamente nelle future elezioni americane. Stiamo parlando di un’indagine che potrebbe minare la democrazia americana dalle fondamenta. Lo scandalo in questione ricorda molto il famoso scandalo Watergate che costò le dimissioni dell’ allora presidente Richard Nixon, ma ancora di più il Chinagate del 1996. Quest’ultimo scandalo riguardò il presunto tentativo cinese di influenzare la politica americana prima e durante l’amministrazione Clinton, con annessa campagna presidenziale.
Infine facciamo il punto della situazione. Trump licenzia il capo dell’agenzia di controspionaggio che sta indagando sulla possibilità che la sua elezione sia stata irregolarmente alterata da un piano russo, e nominerà successivamente chi sarà a condurre quell’inchiesta. A consigliarlo sul da farsi è stato Sessions, capo del dipartimento di Giustizia che comanda l’FBI, che inoltre dovette fare ammenda perchè vennero scoperte alcune conversazioni avute durante la campagna elettorale con l’ambasciatore russo negli Stati Uniti, che è uno dei punti di contatto tra Trump e Russia. Quindi, un procuratore che ha rapporti con i Russi licenzia con una motivazione apparentemente debole colui che dirige un’enorme inchiesta che coinvolge il suo capo, il presidente Trump. Ancora non sappiamo il nome del successore di Comey, ma questa faccenda potrà avere risvolti importanti sul piano internazionale. La Russia, da sempre il nemico dell’America può davvero avere il potere di entrare nella politica statunitense.
Fonti e Approfondimenti:
http://www.cfr.org/intelligence/fbi-sacking-affect-national-security/p39129
http://edition.cnn.com/2017/05/09/politics/james-comey-fbi-trump-white-out/
//www.washingtonpost.com/news/the-fix/wp/2017/05/15/trump-fired-fbi-director-james-comey-and-then-the-fbis-reputation-hit-a-new-high/?utm_term=.fe8598a73c5b
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