Il prossimo 5 maggio si svolgeranno le elezioni a Panama. Circa 2,75 milioni di panamensi rinnoveranno il loro presidente, il vicepresidente, 71 deputati dell’Assemblea Nazionale, 20 deputati del Parlamento Centroamericano, 81 sindaci e numerosi rappresentanti statali.
Il confronto per la presidenza avverrà tra 7 candidati, quattro provenienti da partiti politici preesistenti e tre votati secondo il metodo della libre postulación. Si tratta delle prime elezioni dopo alcuni cambiamenti nel sistema elettivo, attuati con l’obiettivo di arginare la corruzione, tema centrale in tutte le campagne politiche.
I candidati
I sondaggi di StratMark e Doxa Panamá danno come favorito il candidato Laurentino Cortizo del socialdemocratico Partido Revolucionario Democrático (PRD), con un buon vantaggio sul principale sfidante. Al secondo posto ci sarebbe Rómulo Roux del partito liberal-conservatore Cambio Democrático (CD). Nessuno dei due partiti rappresenta l’attuale governo di Juan Carlos Varela. Il Paese, infatti, ora è governato dal Partido Panameñista (chiamato anche Arnulfista, di tradizione conservatrice-nazionalista), che a queste elezioni presenta José Blandón, dato al terzo posto (e a molta distanza dal secondo). Saúl Méndez del Frente Amplio por la Democracia, rappresentante del socialismo democratico, chiude il gruppo dei quattro candidati provenienti dal sistema partitico prestabilito.
Gli altri tre candidati, definiti “indipendenti”, sono: l’ex procuratrice generale Ana Matilde Gómez, l’ex deputato del Partido Panameñista Marco Ameglio (oltre che ex presidente dell’Assemblea Nazionale) e l’avvocato Ricardo Lombana. Tra i tre, quello che sembra avere più chance di successo è l’avvocato Lombana, il quale si è distinto per un’interessante campagna contro il sistema partitico di Panama.
Forma di governo
Panama è una repubblica presidenziale. Il potere legislativo è in mano all’Assemblea Nazionale, un organo unicamerale formato da 71 deputati con un mandato di 5 anni. Il potere esecutivo è nelle mani del presidente e del suo gabinetto, formato da vari ministeri.
Alle elezioni verranno scelti anche i rappresentanti del Parlamento Centroamericano, un organo politico che non ha alcun potere sulla carta, ma nel quale si canalizzano le speranze della regione di poter creare un coordinamento comune di crescita e sviluppo. Ne fanno parte tutti i Paesi dell’istmo (Costa Rica e Belize esclusi), più la Repubblica Dominicana.
I temi centrali: corruzione e disuguaglianze
I temi centrali delle elezioni sono la lotta alla corruzione e il bilanciamento delle ricchezze. Su questi due punti tutti i candidati sono d’accordo. Dopottutto, i numeri sembrano parlare chiaro: Panama è il paese con la seconda crescita annua più alta di tutto il continente, ma rimane al sesto posto per il livello di disuguaglianza economica. Sul tema della lotta alla corruzione, invece, si ha bisogno di una più ampia discussione.
Secondo alcuni analisti, i primi responsabili dell’alta corruzione nel Paese vanno ricercati all’interno degli stessi partiti politici. Questi, negli ultimi anni, stanno conoscendo una sempre maggiore perdita di fiducia e di supporto popolare. A cavalcare l’onda del malcontento generale c’è l’avvocato Lombana, da subito presentatosi come un candidato anti-sistema. Gli danno ragione anche le recenti disposizioni governative, che obbligano i partiti a presentare entro 15 giorni dopo le elezioni l’elenco dei finanziatori delle loro campagne, che non potranno superare il budget di 10 milioni di dollari USA. Come Lombana, però, si sono espressi praticamente tutti i candidati, il che ha ridotto la discussione sul tema della corruzione a una semplice asserzione della realtà contro cui chiunque vuole combattere. Dopotutto, quale candidato avrebbe la faccia tosta di affermare una realtà differente da quella vissuta negli ultimi anni?
Gli ultimi governi
Dopo 20 anni di dittatura militare – dal 1968 al 1990 -, Panama ha vissuto un ventennio caratterizzato dall’alternanza tra due partiti: il PRD e il Partido Panameñista. Poi, alle elezioni del 2009, questa alternanza è stata interrotta dal Centro Democrático di Ricardo Martinelli, alleato del Partido Panameñista.
Imprenditore della grande distribuzione, l’ex-presidente Martinelli è stato uno dei primi responsabili della crescente sfiducia popolare verso l’attuale sistema politico. Dopo un mandato caratterizzato da scandali legati agli appalti per l’ampliamento del Canale di Panama, nel 2017 l’ormai ex presidente è stato arrestato con l’accusa di spionaggio: avrebbe usato 13 milioni di dollari USA per acquistare software utili all’intercettazione dei cellulari dei suoi oppositori politici.
Anche il suo successore, oltretutto, è rimasto invischiato in numerosi scandali. L’attuale presidente Juan Carlos Varela, infatti, ha recentemente ammesso di aver ricevuto delle mazzette dalla Odebrecht, un conglomerato di aziende al centro dello scandalo Lava-Jato. Non è quindi un caso se il popolo panamense sembra allontanarsi sempre più dalla politica ufficiale.
La sfiducia nella politica
Il sentimento di sfiducia del popolo verso la politica, intercettato da Lombana, è un tema su cui stanno discutendo molti analisti. Secondo il sociologo panamense Marco Gandasegui, i partiti di Panama sono quasi tutti interessati al mantenimento di uno status quo congeniale ai detentori del potere economico del Paese.
A questo si aggiunge quanto scritto dal politologo portoghese Carlos Jalali, secondo il quale l’immaginario di affiliazione dell’elettorato a un partito politico non sarebbe marcato da un’identificazione ideologica con ciò in cui un partito crede, bensì da fondamenti politici basati sull’immediatezza e sulla soluzione di problematiche della quotidianità. E questo varrebbe sia per la sinistra che per la destra. Questa situazione starebbe rendendo la realtà politica del Paese non più polarizzata tra due ideologie economiche o politiche, bensì tra una forma di politica più tradizionale e una nuova realtà più indipendente.
In questo contesto, a convincere e a vincere non sarà più chi è in grado di attuare delle riforme politiche contestualizzabili in una determinata ideologia, ma chi saprà dare delle risposte credibili e, perché no, facilmente verificabili e comprensibili dal proprio elettorato.
I candidati indipendenti come possibilità di cambiamento
Quello che si chiedono in molti è se i candidati “indipendenti” saranno in grado di dare una scossa a una situazione statica. Al momento, secondo i sondaggi, gli elettori non sembrano dargli molta fiducia dato che lo stesso Lambona, il candidato indipendente favorito, non sembrerebbe poter superare di molto il 10%.
Nonostante ciò, c’è un dato che, più di tutti, sembra interessare gli analisti. Secondo alcune previsioni alle prossime elezioni potrebbe presentarsi quasi il 90% degli aventi diritto al voto: un numero impressionante anche per un Paese come Panama, abituato a percentuali di astensione bassissime. L’aumento potrebbe voler significare che una buona fetta di elettorato, finora scontenta dall’attuale situazione politica, torni alle urne per votare a favore di uno dei tre candidati indipendenti.
D’altra parte, invece, molti elettori non vedono alcuna differenza tra questi “indipendenti” e tutti i loro avversari. Forse perché definirli “indipendenti” è azzardato, in quanto hanno, più o meno tutti, una formazione politica pregressa in una delle realtà contro cui si scagliano. O forse perché è proprio il sistema della libre postulación a non poter rimediare alla sfiducia generalizzata del popolo verso la politica. In effetti, l’importanza che viene data a questo procedimento è, forse, sproporzionata rispetto alla suo effettivo impatto.
La libre postulación
La libre postulación è un procedimento che consente a un numero determinato di persone di presentarsi alle elezioni politiche e amministrative senza dover essere rappresentate da alcun partito. A esser scelti sono i candidati con il numero maggiore di firme raccolte e può presentarsi chiunque, anche chi “indipendente” non lo è. Un esempio eclatante è quello di Ricardo Martinelli, candidato a sindaco della città di Panama (e poi estromesso dal Tribunale Elettorale in quanto non residente nella città). È chiaro che la sua candidatura non può essere definita “indipendente” ed è per questo che si è preferito tenere il virgolettato per tutto l’articolo, nonostante sia un termine molto utilizzato da vari media panamensi.
Gli stessi candidati alla presidenza sono, molto spesso, ex deputati o membri di qualche organo politico. Forse anche per questo motivo non hanno mai rappresentato una vera svolta per gli elettori. O forse è proprio il modello della libre postulación a essere inadeguato, come se fosse un palliativo capace solo di anestetizzare un malessere generalizzato.
Il futuro
È opportuno chiedersi se questi nuovi volti “lontani” dalla politica ufficiale, saranno capaci, in futuro, di presentare un progetto di governo a più ampio raggio, capace di convincere gli elettori della possibilità di una svolta reale per la politica del Paese. Nel frattempo, mentre i dati sembrano dar ragione alla vecchia politica, c’è chi intravede dei germogli di cambiamento, ora bisogna vedere chi, e come, sarà in grado di farli crescere.
Fonti e approfondimenti:
- Arcia J, De partidos políticos, libre postulación y otros demonios, Estrella de Panamá, 18/01/2019.
- ¿Existe la libre postulación?, Estrella de Panamá il 25/01/2014.
- Panamá: incertidumbre ante elecciones en 2019, Prensa Latina
- A un mes de las elecciones presidenciales en Panamá, ¿quiénes son los candidatos y qué proponen?, notiamérica.com, 05/04/2019
- L’archivio del Sole24Ore su Ricardo Martinelli.