Cosa rende una campagna elettorale negli USA un successo?

Cosa rende una campagna elettorale negli USA un successo?
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Cosa rende una campagna elettorale negli USA un successo? Ovvero, quali fattori o variabili hanno maggiore influenza sulla performance di un candidato e sono i migliori predittori di una possibile vittoria?

Già nello scorso articolo sulla mobilitazione degli elettori, avevamo toccato di sfuggita il tema di come si costruisce una campagna elettorale di successo, in particolare a partire dalla mobilitazione degli elettori e dei volontari, che permette ai candidati di avere una base solida su cui costruire il possibile successo elettorale. Come vedremo qui, invece, analizzando le campagne elettorali si possono riscontrare alcuni trend che possono dare buone indicazioni su come l’elezione potrebbe svilupparsi, pur senza garanzie di certezza.

Fundraising

Uno dei temi più importanti nelle campagne elettorali USA è il sostegno economico che i candidati riescono a raccogliere tramite donazioni, sia da singoli cittadini che da gruppi di interesse.

Intuitivamente viene da pensare che ci sia una forte correlazione tra successo elettorale e quantità di fondi a disposizione in campagna, ed è effettivamente così. Dati alla mano, infatti, circa il 90% dei candidati vittoriosi risulta essere tra le fila di coloro i quali hanno speso più soldi dei loro rivali.

Il problema, però, è che questa non è necessariamente una correlazione di tipo causale. Ovvero, non ci dice chiaramente che i candidati vincono perché hanno raccolto più soldi, bensì solo che c’è uno stretto rapporto tra le due variabili.

Da un lato, quindi, possiamo dire che il finanziamento che un candidato raccoglie è di sicuro un predittore importante per il successo in campagna elettorale. Dall’altro, però, bisogna riconoscere che la questione potrebbe essere più complicata di così: molti studi, infatti, hanno dimostrato come in realtà le spese che i soldi rendono possibili (soprattutto in pubblicità) non sono determinanti per aumentare le chance di vittoria, avendo un effetto tendente al nullo.

Un’ipotesi plausibile è che i candidati riescano a mobilitare macchine da campagna elettorale più complesse in forza dei loro guadagni, garantendosi un vantaggio sugli avversari – vantaggio, tuttavia, marginale. Allo stesso tempo, è possibile pensare che gli elettori siano già di per sé più propensi a investire i propri soldi su candidati con più riconoscibilità e maggiori chance di vittoria. Il finanziamento che un candidato riceve, quindi, sarebbe un buon predittore del successo elettorale, ma non tanto per il vantaggio che ne ricava, bensì in quanto indicatore di un consenso già piuttosto diffuso presso i potenziali elettori, che deciderebbero così di puntare sul cavallo vincente.

Advertising

La questione della pubblicità è stata citata anche nel paragrafo precedente. I candidati infatti vi investono enormi quantità di denaro, soprattutto durante le elezioni presidenziali, inondando il flusso di informazione e cercando di sfruttare al massimo i mezzi di comunicazione per penetrare in modo capillare nelle case degli americani.

Ciononostante, diversi studi hanno dimostrato come le enormi spese dei candidati in pubblicità abbiano, in realtà, un effetto pressoché nullo sulle possibilità di vittoria. Le ricerche infatti mostrano come l’advertising sia di per sé poco efficace per guadagnare consenso, specialmente in elezioni come le presidenziali, dove i candidati sono già noti alla popolazione. Di contro, l’advertising potrebbe avere qualche effetto positivo per i candidati di seconda o terza fascia, poco conosciuti al grande pubblico, che hanno bisogno, almeno inizialmente, di riconoscibilità.

Le pubblicità hanno un effetto così marginale probabilmente anche a causa della cosiddetta partisanship. L’elettorato americano, infatti, è diviso in blocchi fortemente identitari. Molti americani hanno una forte identificazione col proprio partito di riferimento, il che porta la maggior parte degli elettori a mantenere la preferenza per il proprio schieramento a prescindere dal candidato. Allo stesso modo, anche i diversi gruppi etnici costituiscono bacini di elettori che votano storicamente in modo abbastanza omogeneo. Questi fattori lo rendono un elettorato statico, in cui il numero di indipendenti potenzialmente influenzabili dalla pubblicità ha rilevanza minore rispetto ad altri contesti.

Sondaggi

Infine, la terza macrocategoria è quella dei sondaggi. Questi sono stati considerati, per anni, lo strumento chiave per prevedere la vittoria di un candidato, ma negli ultimi tempi la credibilità degli istituti di sondaggio ha subito un duro colpo.

La verità è che i sondaggi sono uno strumento complesso, utilizzato anche dai candidati (che commissionano a istituti di ricerca sondaggi per uso interno, per capire l’umore dell’elettorato), ma che non sono un predittore certo come molti credono. Il punto, infatti, è che i sondaggi sono utili a dare un’idea di massima di quale candidato sia in vantaggio, ma più che dire con certezza chi vincerà, ci dicono quali sono le probabilità di vittoria per ciascun candidato.

Nonostante lo scetticismo recente, i sondaggi sono molto utili per mostrare i trend generali, da cui si possono ricavare ipotesi più o meno certe. Anche con diversi mesi di anticipo, possiamo vedere come i candidati che mostrano performance solide nei sondaggi tendono ad avere performance solide anche nelle elezioni. In particolare, a un aumento dei consensi nei sondaggi tende a corrispondere un aumento dei consensi anche nelle elezioni. Questo effetto, inoltre, tende ad aumentare assieme alla riconoscibilità del candidato, ovvero in base a quanto l’elettorato abbia già familiarità con chi sta correndo per la nomina. Ciò, probabilmente, è dovuto a un fatto già spiegato prima, ovvero che gli elettori tengono in considerazione già da subito fattori come la solidità e l’eleggibilità di un candidato, preferendo spostare i propri voti su chi ha più probabilità di vincere l’elezione per il proprio partito.

Questo, in sostanza, significa che i sondaggi sono uno strumento utile per capire come stia andando la campagna elettorale e quali candidati abbiano maggiori probabilità di vittoria, pur essendo strumenti ben lontani dall’essere un predittore certo.

Conclusioni

Nelle elezioni americane, sono tanti i fattori che possono influenzare in positivo o in negativo la campagna elettorale di un candidato. Ad esempio, l’incumbency tende a essere molto importante per aumentare le possibilità di rielezione, perché garantisce al candidato riconoscibilità e maggiore esperienza. Anche la storia politica, sia per quanto riguarda il record del candidato nelle competizioni elettorali, sia per quanto riguarda il suo successo nel portare avanti le proprie battaglie politiche, influenza la scelta degli elettori.

Tuttavia, le campagne elettorali – e le loro possibilità di successo – si giocano soprattutto su quei tre fattori trattati con più completezza in questo articolo, ovvero advertising, fundraising e performance nei sondaggi. E se, come abbiamo detto, la pubblicità tende ad avere un effetto pressoché nullo nelle elezioni statunitensi (ma ha comunque rilevanza, se non altro per l’imponenza dell’apparato mediatico che i candidati di solito mettono in piedi e per la sua correlazione col tema delle disponibilità economiche), sono soprattutto il fundraising e i sondaggi a poterci dire, già con diversi mesi di anticipo, quali candidati possono avere le maggiori possibilità di giocarsi la vittoria all’elezione.

Fonti e approfondimenti:

Green, D. and Schwam-Baird, M. (2015). Mobilization, participation, and American democracy. Party Politics, 22(2), pp.158-164.

Holbrook, T. and McClurg, S. (2005). The Mobilization of Core Supporters: Campaigns, Turnout, and Electoral Composition in United States Presidential Elections. American Journal of Political Science, 49(4), p.689.

Koerth-Baker, Maggie, “How Money Affects Elections“, FiveThirtyEight, 10/09/2018.

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