Togo: il patto dell’opposizione contro Gnassingbé

La Corte costituzionale del Togo ha validato lo scorso 17 gennaio 2020 le candidature ufficiali per le elezioni presidenziali, che si terranno domani. Su dieci candidati, sono state selezionate solo sette figure di spicco, tra le quali troviamo il presidente uscente Faure Gnassingbé, in cerca di un quarto mandato, e sei membri dell’opposizione.

A seguito della revisione costituzionale dello scorso maggio 2019, approvata dai deputati togolesi, è stato possibile per il presidente in carica Faure Gnassingbé candidarsi per le prossime elezioni presidenziali – quelle di quest’anno e quelle del 2025. Così il presidente uscente Gnassingbé, al potere dal 2005 dopo essere subentrato al padre “Eyedema”, si è candidato per il quarto mandato, nonostante le numerose richieste dell’opposizione di dimettersi.

Nel frattempo, il  Governo si sta opponendo a qualsiasi osservatore elettorale indipendente; in particolare, l’Unione Europea, l’Organizzazione Internazionale della Francofonia (OIF) e numerose organizzazioni della società civile e della Chiesa cattolica sono state rifiutate. A queste organizzazioni sono stati preferiti osservatori direttamente interessati, come ad esempio l’ECOWAS, l’Unione Africana e l’Unione Economica Monetaria dell’Africa dell’Ovest (UEMOA) che interagiscono in prima persona sul territorio. A questo, si deve aggiungere il ruolo di primo piano dell’esercito, che è il vero fondamento del regime RPT/UNIR. Per diversi mesi, alcune città nell’entroterra del Paese sono state infatti oggetto di arresti arbitrari e intrusioni nelle case, nel totale silenzio delle forze dell’ordine.

L’opposizione e i suoi candidati

È con questo sistema elettorale bloccato dal partito al potere che i 6 candidati dell’opposizione si sono lanciati in gara. Jean-Pierre Fabre (Alleanza Nazionale per il Cambiamento, ANC), Agbéyomé Kodjo (Movimento Patriottico per la Democrazia e lo Sviluppo, MPDD), Tchabouré Gogué (Alleanza dei Democratici per lo Sviluppo Integrale, ADDI), Georges William Kuessan (Salute del Popolo), Mohamed Tchassona Traoré (Movimento Cittadino per la Democrazia e lo Sviluppo, MCD) e Komi Wolou (Patto Socialista per il Rinnovamento, PSR), sono i candidati dell’opposizione che affrontano Faure Gnassingbé. Un combattimento sei contro uno, con tutte le condizioni del gioco controllate dal candidato del regime.

Tra i principali candidati dell’opposizione troviamo Jean-Pierre Fabre. A capo dell’ANC, la National Alliance for Change, corre per la terza volta alle elezioni presidenziali, dopo essere arrivato secondo nel 2010 e nel 2015. In un articolo pubblicato nell’ottobre 2019, il settimanale Jeune Afrique ha evidenziato l’intransigenza di questo sessantasettenne di fronte al potere di Faure Gnassingbé, e ha raccontato la sua rottura politica con quello che era il suo mentore, Gilchrist Olympio.

Altra figura ben nota della scena politica togolese è Agbeyomé Kodjo. Il sessantacinquenne ex primo ministro ha trascorso quasi due decenni al centro del potere di Eyadéma, prima di cadere in disgrazia nei primi anni 2000. Un uomo esperto, che ha già partecipato alle elezioni presidenziali del 2010 terminando in quarta posizione con meno dell’1% dei voti.

Neanche per Tchabouré Gogué questa sarà la prima corsa alla presidenza. Cinque anni fa infatti l’economista arrivò in terza posizione, alle spalle di Faure Gnassingbé e Jean-Pierre Fabre. Ma la sua carriera politica era cominciata già durante la fase di transizione, tra il 1991 e il 1993, quando era stato Ministro della Pianificazione.

Tra i candidati del 2015 c’era anche  Mohamed Tchassona Traore . Subentrato nella scena politica cinque anni fa, quest’anno sta tentando di nuovo la fortuna.

Gli altri due candidati corrono per la prima volta. Il professor Komi Wolou, abbastanza lucido per quanto riguarda le sue basse possibilità di vincere, e l’ultimo candidato, Georges William Kouessan, che ritiene che pur non riuscendo a vincere le elezioni, la partecipazione alle presidenziali consentirà al suo partito di rafforzarsi.

Di fronte a questa realtà, diversi attori politici e opinion leader hanno invitato i sei candidati dell’opposizione a riunirsi per definire una strategia comune contro il presidente uscente.

Codice di condotta

Per far fronte a Faure Gnassingé, i sei candidati impegnati alla corsa presidenziale hanno firmato un codice di condotta, in modo da affrontare questa sfida senza pestarsi i piedi.

Inizialmente, nessuno credeva che il codice sarebbe stato rispettato alla lettera, ma la realtà si è rivelata diversa. All’alba della fine del primo turno della campagna elettorale, nessun avversario ha effettivamente attaccato gli sfidanti. I sei candidati dell’opposizione sono stati in grado di mantenere quindi la promessa di rispetto reciproco e cortesia, sebbene ciascuno abbia lottato per ottenere il maggior numero di voti nel primo turno. Questa condotta esemplare dimostra la volontà collettiva di garantire una vittoria finale a nome di tutto il popolo.

La scelta di monsignor Kpodzro

Il 13 novembre, diversi partiti dell’opposizione e responsabili della società civile, in primis i vescovi cattolici guidati dal mons. Philippe Fanoko Kpodzro, hanno formalmente chiesto la “sospensione” del processo elettorale e l’apertura di un dialogo così da creare le condizioni per un buon svolgimento del voto. L’opposizione ritiene che uno scrutinio trasparente debba avere tre fondamenti: la ricomposizione della Corte costituzionale, il cui presidente è Abdou Assouma; la formazione di liste elettorali affidabili; la revisione della Ceni (Commissione elettorale), che organizza il voto e ne proclama i risultati.

Per quanto riguarda la Chiesa, va evidenziato come la scelta di mons. Kpodzro di schierarsi apertamente con l’ex primo ministro Kodjo Agbeyome non sia stata condivisa dagli altri vescovi cattolici.

In una dichiarazione congiunta, quest’ultimi hanno invitato le autorità a organizzare elezioni presidenziali “trasparenti”. La Chiesa esorta quindi tutte le istituzioni coinvolte nel processo elettorale ad assumere il proprio ruolo in trasparenza, giustizia, verità e rispetto per la missione loro assegnata, in modo che queste elezioni non siano caratterizzate né da frode né da episodi di violenza. I vescovi raccomandano anche che gli elettori esprimano la loro scelta in completa libertà di coscienza, designando colui che, ai loro occhi, sembra più adatto a guidare il destino del Paese.

 

Fonti e approfondimenti

AFP, La présidentielle fixée au 22 février 2020 au Togo, VOA Afrique, 6 dicembre 2019

L’Alternative, Présidentielle 2020 et appel à une stratégie commune de l’opposition : Les Togolais vous observent, iciLome, 25 gennaio 2020

AH, Les candidats de l’opposition ont relevé un premier défi, iciLome, 18 febbraio 2020

Georges Dougueli, Togo : dix choses à savoir sur l’opposant Jean-Pierre Fabre, Jeune Afrique, 30 ottobre 2019

Matthieu Vendrely, Élection présidentielle au Togo : Faure Gnassingbé en route pour un 4e mandat ?, TV5MONDE, 5 febbraio 2020

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