Con questo articolo, iniziamo un viaggio nel Sudest asiatico per comprendere il ruolo sociale delle imprese e alcune questioni centrali in materia di tutela dei lavoratori. Negli ultimi vent’anni, un numero sempre maggiore di industrie e poli manifatturieri si è insediato in questa regione del mondo, che ha attratto compagnie multinazionali (CMN) e stimolato la nascita di micro, piccole e medie (MPM) imprese. Questo fenomeno è stato reso possibile da economie in rapida crescita, manodopera a basso costo e standard fiscali, ambientali e lavorativi meno elevati rispetto a quelli dei vicini più grandi come Cina, Giappone e Corea del Sud.
Oggi, i Paesi membri dell’Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico (ASEAN) hanno raggiunto una fase di sviluppo economico e sociale più avanzata. Le loro economie continuano a crescere velocemente e il mercato del lavoro diventa sempre più specializzato. Tuttavia, i Paesi ASEAN si trovano anche davanti a problematiche ambientali e sociali che mettono a repentaglio la sostenibilità della loro crescita futura. Per questo, l’esigenza di condurre gli affari in modo più responsabile è diventata urgente.
Un ruolo sociale delle imprese nel Sudest asiatico?
Il modo in cui le imprese operano influisce enormemente sulle società dei Paesi che le ospitano. In primo luogo, questa correlazione si manifesta nel loro contributo economico e nel loro impatto ambientale. A seconda delle loro scelte, le imprese possono contribuire al rafforzamento o al progressivo smantellamento di ruoli, diritti e doveri attribuiti ai diversi gruppi sociali all’interno del Paese.
Nel Sudest asiatico, il riconoscimento del ruolo sociale delle imprese è emerso dopo la crisi economica che ha attraversato la regione nel 1997. La crisi fu infatti seguita dall’imposizione, da parte dei governi locali, di condizioni più stringenti per le imprese operanti nei loro territori. La visione delle aziende come attori sociali oltre che economici ha portato alla formulazione di una serie di concetti e strumenti che definiscono e misurano l’impatto delle imprese sulle società.
Responsabilità sociale delle imprese (CSR) in ASEAN
Grazie al concetto manageriale di responsabilità sociale delle imprese (o CSR, dall’inglese Corporate Social Responsibility), la richiesta di una condotta d’affari responsabile prende forma concreta.
CSR si riferisce a una vasta gamma di attività condotte dalle imprese: dalla filiera produttiva alla distribuzione, dalla scelta dei clienti alla gestione interna dell’impresa. Queste attività hanno anche una componente strategica, poiché rafforzano l’immagine dell’impresa agli occhi della società civile e del governo di un determinato Paese.
Attività filantropiche: la Fondazione H&M
Nel Sudest asiatico, la maggioranza di attività di CSR portate avanti dalle multinazionali sono di natura filantropica. L’estesa rete di contatti, insieme alla disponibilità finanziaria e tecnica, permettono infatti alle grandi multinazionali di condurre facilmente queste attività.
Ad esempio, la CMN di abbigliamento H&M gestisce le sue attività filantropiche tramite la Fondazione H&M, che porta avanti diverse iniziative nel Sudest asiatico. In Cambogia, la Fondazione contribuisce a un progetto di Plan International volto a migliorare l’accesso ad acqua e servizi sanitari per comunità vulnerabili nel nord del Paese. Come partner di UNICEF, in Vietnam porta avanti programmi per lo sviluppo della prima infanzia. Nella porzione indonesiana del Timor, partecipa al progetto CERIA di Save the Children, che punta a migliorare la qualità dell’educazione e a creare un ambiente di apprendimento non violento per i bambini di alcune comunità svantaggiate.
Questi progetti, per quanto la maggior parte di essi si concentri sulla creazione di benefici a lungo termine per le comunità, hanno dei limiti importanti. Specialmente quando si parla di CMN infatti, queste attività non agiscono sulle questioni economiche, ambientali e sociali collegate direttamente alle azioni aziendali. Le aziende in questione forniscono piuttosto un supporto limitato, combattendo problematiche che potrebbero contribuire a risolvere in maniera più sistematica e duratura tramite riforme sostanziali nella propria organizzazione e pratica imprenditoriale.
Le due attività non si escludono l’un l’altra. Oltre che grazie alla fondazione filantropica, una multinazionale come H&M potrebbe contribuire enormemente alla protezione e lo sviluppo dell’infanzia e delle comunità più vulnerabili, ad esempio, tramite delle politiche aziendali che garantiscano una maggiore tutela dei diritti dei suoi lavoratori.
Autoregolamentazione delle imprese: la Global Reporting Initiative
La CSR può assumere la forma di un’autoregolamentazione: l’adozione volontaria di standard, pratiche e codici di condotta paralleli agli obblighi normativi nazionali.
Un esempio di autoregolamentazione delle imprese particolarmente rilevante per il Sudest asiatico sono i rapporti sulla sostenibilità. Si tratta di resoconti attraverso cui le aziende rendono pubbliche le strategie che adottano per contribuire a un’economia sostenibile. Oggi, questa pratica è comune alla maggioranza delle più grandi compagnie attive in ASEAN ed è considerata uno strumento per rafforzare la credibilità delle aziende.
La domanda di rapporti sulla sostenibilità coerenti e comprensivi è cresciuta sia a livello globale che regionale e così anche il numero di linee guida e iniziative internazionali in merito. Tra queste, la Global Reporting Initiative (GRI) – un’organizzazione internazionale specializzata nel formulare rapporti sulla sostenibilità – ha aperto il suo polo regionale a Singapore nel settembre 2019. Da questo ufficio, supporterà le compagnie attive in ASEAN per identificare, gestire e riportare il loro impatto a livello ambientale, sociale e di governance.
I modelli imprenditoriali inclusivi nel Sudest asiatico
Le imprese hanno un impatto sociale particolarmente positivo quando adottano modelli imprenditoriali inclusivi – tramite i quali un’azienda fornisce competenze, beni e/o servizi alle categorie sociali che avrebbero altrimenti difficoltà ad accedervi. Includendo queste fasce nelle operazioni aziendali, come fornitori, distributori, impiegati o clienti, le imprese contribuiscono a combattere le disuguaglianze sociali.
Il Nescafé Plan
Tra le CMN, quelle che operano nel settore alimentare spiccano per numero di modelli imprenditoriali inclusivi adottati. Essi consistono spesso nell’includere agricoltori e allevatori locali nelle loro filiere produttive.
Un esempio è il Nescafé Plan, piano della Nestlé approdato nelle Filippine nel 2011 dopo il lancio mondiale nel 2010. Il Piano prevede la distribuzione di plantule ad alto rendimento tra i contadini locali e la formazione sulle tecniche di coltivazione più avanzate e sostenibili.
Grazie al programma Farmer Connect, sempre parte del Piano, Nestlé ha poi creato delle postazioni di acquisto dove anche i piccoli e medi contadini possono vendere i loro prodotti direttamente alla compagnia. Questo programma presenta una serie di vantaggi per i contadini, ai quali è garantito un prezzo formulato in maniera trasparente e in linea con il mercato globale.
Un altro aspetto importante del Nescafé Plan è il suo modello di coinvolgimento dei diversi attori interessati nell’industria filippina del caffè, considerato tra i migliori del settore a livello nazionale. Infatti, il Piano ha fornito ai coltivatori la possibilità di accedere più facilmente al supporto governativo e ai finanziamenti necessari per continuare e migliorare le loro pratiche.
Macrosentra Niagaboga
Tra le MPM imprese locali che hanno adottato modelli imprenditoriali inclusivi si contano invece aziende dei settori più disparati. Ad esempio, guardando alle aziende che si concentrano sull’inclusione delle donne – uno tra i macro gruppi sociali più discriminati e meno tutelati nella società e nel mercato del lavoro del Sudest asiatico – si può osservare come le imprese più diverse stiano contribuendo al miglioramento della loro posizione nella società.
Prendendo in esame solo due casi dall’Indonesia, possiamo partire da Macrosentra Niagaboga (MN), una compagnia locale di distribuzione alimentare. Tra il 2017 e il 2019, l’azienda ha aumentato la presenza femminile dal 22% al 35% del personale totale .
Grazie al supporto finanziario di USAID, MN ha messo in atto diverse iniziative che affrontano la tematica di genere. In particolare, la compagnia ha creato un sistema di gestione delle performance dei dipendenti che tiene conto del loro genere di appartenenza. I dati emersi da questo database mostrano in quali ruoli e posizioni le donne tendono a rendere meglio dei loro colleghi uomini, fornendo all’azienda una base fattuale sulla quale continuare la sua azione in favore delle prospettive occupazionali delle donne. Inoltre, la compagnia fornisce al suo personale (maschile e femminile) formazione sulla consapevolezza di genere nel mondo del lavoro.
Amartha
Un’altra MPM impresa che ha adottato un modello inclusivo è la startup Amartha. Questa piattaforma di prestiti unisce un modello di responsabilità di gruppo a metodi di valutazione del credito innovativi. Oltre a fornire prestiti, la compagnia ha creato una rete di agenti impegnati a supportare l’alfabetizzazione finanziaria delle donne nei villaggi, facilitando l’accesso di micro-imprese ai finanziamenti.
Le operazioni di Amartha si sono concentrate sull’aumentare l’inclusione finanziaria delle donne, che troppo spesso vivono sotto la soglia della povertà e non hanno accesso a servizi finanziari e bancari. Connettendo prestatori che vogliono investire online con potenziali beneficiarie dai villaggi che cercano capitale economico, la compagnia ha permesso a oltre 60.000 imprenditrici provenienti da più di 500 villaggi giavanesi di prendere in prestito 16 milioni di dollari. Solo nei suoi primi due anni di operazioni, circa la metà delle sue clienti sono uscite dalla povertà.
Le imprese non sono (e non devono essere!) le sole a gestire il loro ruolo sociale
Nel Sudest asiatico, il riconoscimento da parte delle imprese del proprio ruolo sociale non è accaduto senza la legge. Al contrario, è stato il riflesso delle crescenti aspettative di istituzioni e società civile nei loro confronti.
A livello regionale, la spinta verso condotte imprenditoriali responsabili va di pari passo con l’obiettivo ASEAN di creare una comunità economica inclusiva e sostenibile nell’area. Per realizzare questo obiettivo, sono stati istituiti diversi strumenti come la Rete ASEAN per la CSR. Anche i governi dei singoli Paesi membri, specialmente in Malesia, Indonesia e Tailandia, hanno introdotto politiche che promuovono condotte di affari responsabili e imprenditoria inclusiva. Tuttavia, politiche e iniziative regionali e nazionali si sono spesso rivelate difficili da implementare.
Una maggiore sostenibilità, inclusione e trasparenza delle imprese richiede una gestione concreta da parte delle istituzioni. Queste sono infatti le uniche a poter garantire che una condotta responsabile delle imprese in materia di sostenibilità ambientale, sociale ed economica diventi un requisito obbligatorio e giuridicamente regolato, piuttosto che un atto di volontaria – e spesso strategica – generosità da parte delle aziende.
Fonti e approfondimenti
Loh, L. et al. (2018), Sustainability Reporting in ASEAN Countries.
GEM Case Study (2017), Macrosentra Niagaboga invests in male and female employee’s gender awareness.
V. del Rosario, R. (2011), Corporate Social Responsibility in Southeast Asia: an Eight Countries Analysis.
Sharma, B. (2013), Contextualising CSR in Asia: Corporate Social Responsibility in Asian economies.