Vietnam: la stella di Hanoi brilla più che mai

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Nell’immaginario collettivo il Vietnam è un Paese che tutti ricordano quasi esclusivamente per uno dei conflitti più sanguinosi del XX secolo, la guerra del Vietnam. La generazione cresciuta negli anni ’60 rammenta quegli anni in cui un piccolo Paese, con grandi aiuti esterni, vinse la guerra contro gli Sati Uniti. Eppure aver memoria solo di quel Vietnam significa non rendere giustizia al complesso lavoro di ricostruzione del Paese e di rilancio dell’economia a cui il Governo si è dedicato per più di tre decenni.

Il sistema politico vietnamita è monopartitico, con l’esclusivo esercizio del potere da parte del Partito Comunista del Vietnam (PCV). Il Vietnam ha adottato l’attuale Costituzione il 15 aprile 1992, ed è stata modificata una sola volta da allora.

L’organizzazione interna dello Stato è affidata al Partito e le cariche principali provengono direttamente dall’Assemblea Nazionale, che detiene il potere legislativoEsso è un organo legislativo  unicamerale ed è composta attualmente da 500 membri eletti con voto popolare ogni quattro anni. Nonostante ciò i seggi dell’Assemblea variano di legislatura in legislatura. Il legislatore è, secondo la costituzione, il più alto organo dello Stato. I suoi poteri includono:

  • Elezione del Primo Ministro,  Presidente dell’Assemblea Nazionale e il Presidente della Repubblica:
  • l’emanazione e la modifica della Costituzione e le leggi;
  • l’adozione del bilancio pubblico ;
  • supervisione il governo del Vietnam e altri titolari di poteri pubblici responsabili per l’Assemblea Nazionale;
  • nomina dei membri del potere giudiziario.

In realtà i membri dell’Assemblea Nazionale  vengono scelti dalle liste organizzate dal Congresso, che rimane il più importante organo del Partito. Al di sopra di esso, ma strettamente collegato, c’è il Politburo, un comitato di personalità influenti del Congresso: loro sono i veri padroni della politica vietnamita, poichè di fatto controllano sia il Congresso sia l’Assemblea. Il rapporto tra Assemblea, Congresso e Politburo risulta dunque assai complessa, causato dalla preminenza del Partito in ogni ambito politico, economico e sociale.

Il Presidente della Repubblica viene eletto  con mandato di cinque anni; è il comandante in capo delle forze armate del popolo del Vietnam e Presidente del Consiglio per la Difesa e Sicurezza. Inoltre ha il compito di scegliere i Ministri tra i membri dell’Assemblea, su indicazione di quest’ultima.

Il Governo (Chinh Phu), il detentore principale del potere esecutivo dello Stato, è guidato dal Primo Ministro, che è anche segretario del Partito, coadiuvato dal Consiglio dei Ministri. Il ramo esecutivo è responsabile per l’attuazione delle politiche economiche, culturali, sociali, per la difesa nazionale, la sicurezza e le attività esterne dello Stato. Il Primo Ministro attuale è Nguyen Tan Dung, e il suo Governo è formato da 5 Vice Primi Ministri, 19 Ministri, più il Governatore della Banca Centrale e l’Ispettore Generale del Governo, aventi rango di Ministro; 6 di essi fanno parte del Politburo , 7 sono stati riconfermati alla guida dei rispettivi Dicasteri, 12 erano vicari nella precedente legislatura e 7 provengono da altre Amministrazioni. Il Vietnam ha, almeno ufficialmente, un sistema giudiziario indipendente governato dalla Costituzione del Vietnam e dalla normativa emanata dall’Assemblea Nazionale. La Corte Suprema del Popolo è la più alta corte d’appello in Vietnam


Il regime politico del Vietnam, dunque, può essere definito come totalitario poichè risponde ai parametri stipulati dai politologi Friedrich e Brzezinski.
Il Paese infatti ha:

  • la presenza di un partito unico
  • una polizia segreta notevolmente sviluppata
  • il monopolio statale dei mezzi di comunicazione
  • il controllo centralizzato di tutte le organizzazioni politiche, sociali, culturali e un sistema di pianificazione economica
  • la subordinazione completa delle forze armate al potere politico

L’Assemblea Nazionale ha intrapreso il processo di riforme, registrando positivi sviluppi sul fronte del giusto processo, della protezione dei minori e della riduzione della pena di morte. Le rigide previsioni del Codice Penale segnano invece delle zone d’ombra sul fronte della libertà  religiosa, di stampa e di opinione. Si conferma comunque il profilo progressivamente più elevato dell’Assemblea Nazionale, affermatasi gradualmente come camera di compensazione e trasformatasi da organo ratificatore delle decisioni assunte dal Partito a foro di dibattito sulle riforme del Paese. L’Assemblea è in prima linea nel processo di rinnovamento delle istituzioni e di riforma del sistema giuridico statale, in modo tale da essere competitivo con l’estero e rispettare i requisiti chiesti dalle Organizzazioni Internazionali.

Il vasto processo di riforme, la “Doi Moi” la politica delle porte aperte, lanciate nel 1986 nel segno della transizione all’economia di mercato, ha registrato un significativo avanzamento nel 2015/2016. L’entrata in vigore di 4 normative (sull’impresa, sugli investimenti e sul mercato immobiliare), accompagnata da una determinata strategia di integrazione commerciale internazionale, ha ridefinito la cornice di riferimento per gli investitori internazionali a favore di una maggiore liberalizzazione. La legge sull’investimento ha chiarito innanzitutto le definizioni di investitori locali e stranieri, apportando più precise indicazioni relative alle aree di intervento, alle limitazioni e alle procedure amministrative da espletare per l’avvio del progetto. Molte delle più grandi multinazionali del mondo hanno sedi dislocate in tutto lo Stato. Un ruolo importante lo hanno sicuramente avuto le esportazioni, grazie alla politica di integrazione economica che il Paese ha intrapreso dall’inizio degli anni Novanta. Da allora il reddito medio pro capite è passato da 100 a quasi 1.700 dollari. Il PIL del Vietnam, come si può evincere dal grafico, è cresciuto vertiginosamente, attestandosi nel 2016 a 171,4 miliardi di dollari.

Relazionando la crescita economica del Vietnam con la sua situazione politica ,possiamo analizzare il Paese usufruendo degli studi del sociologo Seymour Martin Lipset. Secondo Lipset,  la democrazia si accompagnerebbe ad un certo grado di sviluppo economico: tanto maggiore è lo sviluppo economico di una data nazione tanto più essa sarà propensa ad intraprendere una transizione verso la democrazia. Lo studioso statunitense collega tre indicatori del benessere sociale, culturale ed economico al livello di democraticità: 

  • la qualità della vita, misurata secondo l’aspettativa di vita,
  • l’accesso alla conoscenza misurato dal tasso di alfabetizzazione nella popolazione adulta e dalla percentuale di scolarizzazione e lo standard di vita economico
  •  il Pil pro capite : infatti si hanno maggiori probabilità che un paese ricco e sviluppato sia democratico e che un paese democratico sia anche sviluppato.

D’altra parte la statistica aiuta a sostenere come nei paesi che presentano livelli di povertà estrema (reddito pro capite inferiore ai 3000 dollari) non figurino democrazie, ma paesi guidati da autocrazie o forme blande di queste ultime. Il caso del Vietnam è quindi emblematico: un Paese nel pieno dello sviluppo economico ma che non ha ancora raggiungo la maturità politica necessaria per la democrazia. Senza questa maturazione, il Vietnam dovrà attendere per il salto di qualità definitivo.

Nel 2015, il Vietnam ha chiuso i negoziati di Free Trade Agreements (FTA) con partners che compongono quasi il 65% del PIL mondiale: Corea del Sud, Unione EuroAsiatica , Unione Europea e TPP. La progressiva inclusione di Hanoi in questo articolato sistema di accordi risponde a un preciso indirizzo politico-economico delle autorità vietnamite, rivolto al conseguimento di un obiettivo la trasformazione del Paese in un centro nevralgico per la produzione ed esportazione sui mercati del Sud-Est Asiatico e mondiale e in economia industrializzata entro il 2020.

Il Vietnam di oggi è un Paese agli albori di un’esplosione economica e di una profonda rivoluzione produttiva, avendo il potenziale per diventare uno degli Stati a più rapida crescita economica nel mondo. In conclusione l’economia mondiale ben presto potrebbe accogliere un nuovo e giovane colosso asiatico, che sgomitanto tra i giganti Cina e India vuole far sentire la sua voce anche in America e Europa. Con il passato burrascoso ormai alle spalle, tenendo a mente che il regime politico vietnamita non lascia libertà individuali nè garantisce un PIL pro caprite tale da far sperare in un futuro sviluppo politico, la stella rossa di Hanoi, alimentata dalla matrice economica, potrà continuare a splendere luminosa?

 

 

Fonti e Approfondimenti:

http://www.tradingeconomics.com/vietnam/indicators

http://www.heritage.org/index/visualize?cnts=vietnam&type=8

http://www.heritage.org/index/country/vietnam

http://www.chinhphu.vn/portal/page/portal/English/TheSocialistRepublicOfVietnam/AboutVietnam

http://globaledge.msu.edu/countries/vietnam/government

http://thediplomat.com/2015/07/vietnam-after-2016-who-will-lead/

http://www.limesonline.com/il-vietnam-tra-cina-e-usa-lindice-degli-autori/86236

http://www.limesonline.com/cartaceo/le-tre-sfide-del-vietnam-sono-unopportunita-anche-per-noi-europei?prv=true

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