Per il Laos il 2016 è stato un anno importante ma molto impegnativo sia in politica interna, con il rinnovo del Politburo, sia in ambito internazionale con la presidenza dell’ASEAN. Le occasioni per emergere nel Sud-Est Asiatico ci sono state sicuramente, vediamo come le ha sapute sfruttare.
Ed è qui che si inserisce la Cina. Pechino considera il Laos un punto d’appoggio strategico all’interno del blocco ASEAN che se controllato, garantirebbe un vantaggio su Washington nella sfida al controllo degli equilibri nella regione e per questo sta corteggiando Vientiane con i suoi capitali. Se prima della fine della guerra fredda i rapporti tra Cina e Laos erano quasi inesistenti, all’indebolirsi del Vietnam, Pechino è subentrato diventando il primo investitore straniero, fonte del 30% di tutti gli investimenti esteri nel paese. Per questo il Laos è stato costretto ad assecondare le pressioni cinesi anche nell’ambito della costruzione di numerose dighe sul corso del fiume Mekong e su quello dei suoi affluenti. Essendo Pechino uno dei principali beneficiari dell’incremento nella produzione idroelettrica attraverso l’importazione dell’energia prodotta, Vientiane cerca di assicurarsi nuovi capitali cinesi realizzando dieci dighe entro il 2020, scatenando le ire del Vietnam a causa dell’impatto stimato sulla sicurezza della produzione ittica proveniente dal fiume.
La Cina preferisce trattare con singoli paesi piuttosto che con una organizzazione unita. Tuttavia i progetti cinesi danno grande importanza al Mar Cinese Meridionale, inquadrati nella 21st-century Maritime Silk Road, ossia la parte marittima del piano One Belt One Road (OBOR) vale a dire la realizzazione di corridoi commerciali ed economici per la circolazione delle merci, piani di cui anche il Laos è parte integrante.
Uno dei progetti cinesi prevede infatti che uno di questi corridoi, lungo circa 3000km, partendo da Kunming capitale dello Yunnan, raggiunga Singapore passando anche per il Laos. Proprio recentemente Pechino e Vientiane hanno raggiunto un accordo per la realizzazione di una linea ferroviaria che entrando da Boten arrivi alla capitale del Laos, prima di proseguire in terriorio thailandese. Il tratto laotiano, la cui realizzazione sarà terminata per il 2020, prevede che per il 60% sia composto di ponti e gallerie, il che rende l’opera molto costosa. Il capitale sarà fornito per il 70% direttamente dalla Cina, mentre la rimanente parte (circa 480 milioni di dollari) avrà la forma di prestiti che Pechino farà al Laos. Proprio sul tasso di interesse per la restituzione si erano arenate le precedenti trattative. Tuttavia voci discordanti dal governo di Vientiane criticano il fatto che il nuovo accordo sui tassi non sia stato reso di dominio pubblico, così come i rischi finanziari dell’operazione.
La pedina Laos all’interno dello scenario asiatico fa quindi molta gola alla Cina, necessaria per inserirsi sempre più dentro le politiche dei paesi dell’ASEAN. I nuovi sconvolgimenti internazionali potrebbero permettere alla Cina di ottenere un ruolo ancora più egemonico all’interno del circuito del Sud-Est Asiatico. Il Laos in conclusione deve maturare ancora per prendere decisioni in ambito economico senza dipendere da Cina o Vietnam, ma già aver trovato un ruolo da protagonista nella geopolitica indocinese è un gran passo avanti per il Paese più povero della penisola. Gli scogli da evitare sono parecchi e disseminati un po’ ovunque, vedremo quale rotta terrà il Laos, l’unico paese del Sud-Est asiatico privo di uno sbocco al mare.
Fonti e Approfondimenti:
http://www.heritage.org/index/country/laos
https://freedomhouse.org/report/freedom-world/2016/laos
http://povertydata.worldbank.org/poverty/country/LAO