Ricorda 1971: Hastings Banda si autoproclama presidente a vita del Malawi

Hasting Banda, l'autoproclamatosi presidente a vita del Malawi nel 1961
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Dopo l’indipendenza, il processo di costruzione di un solido governo democratico fallì in molti dei nuovi Stati africani. Gli anni Settanta in Africa furono segnati da moltissimi colpi di stato in tutto il continente. Uno di questi avvenne in Malawi, dove Hastings Banda una volta preso il potere si autoproclamò presidente a vita nel 1971.

Malawi: l’esperienza coloniale 

I primi esploratori a raggiungere il Lago Malawi e a disegnarlo sulle mappe furono i portoghesi, che dal 1500 iniziarono a visitare il Continente. Dopo l’arrivo dei portoghesi, il successivo significativo contatto con il mondo occidentale fu con l’esploratore scozzese David Livingstone, nel 1859. 

Nel 1891, la zona venne definitivamente conquistata dagli inglesi che, due anni dopo, fondarono il Protettorato dell’Africa centrale britannica; il quale, dal 1907, assunse il nome di Nyasaland. Sotto il regime coloniale furono costruite strade e ferrovie e i coloni europei introdussero coltivazioni redditizie. 

Dall’altro lato, però, l’amministrazione coloniale fece poco per migliorare il benessere della maggioranza africana, a causa dell’impegno nella tutela degli interessi economici dei coloni europei. Inoltre, nel 1953, il governo coloniale decise di unire le colonie della Rhodesia del Sud, della Rhodesia del Nord e del Nyasaland nella Federazione della Rhodesia e del Nyasaland, nonostante l’aspra opposizione dei loro abitanti africani.

La decisione dei colonizzatori di creare la Federazione era temuta dalla popolazione africana, perché rappresentava un tentativo di estensione del potere coloniale. Ciò facilitò l’ascesa di un movimento nazionalista, il Congresso Africano del Nyasaland (NAC)nato nel periodo tra le due guerre con l’obiettivo di rivendicare i diritti della popolazione africana e l’indipendenza del Nyasaland. Il movimento riprese slancio all’inizio degli anni Cinquanta, con la nascita della Federazione. 

L’inizio della carriera politica di Banda 

La piena forza del nazionalismo come motore per le rivendicazioni indipendentiste divenne evidente dopo il 1958, quando la guida del NAC fu affidata a Hastings Kamuzu Banda, tornato nel Paese quell’anno dopo essere stato all’estero per studiare e praticare medicina. 

Per la sua opposizione alla Federazione, Banda fu arrestato e rilasciato nell’aprile 1960; pochi mesi dopo partecipò ai primi negoziati con il governo britannico per raggiungere un accordo sull’indipendenza del Malawi. Il NAC vinse le elezioni generali, tenutesi nell’agosto 1961. Banda servì come ministro delle Risorse Naturali e del governo locale tra il 1961 e il 1963, anno in cui la Federazione fu finalmente sciolta, e divenne primo ministro; carica che mantenne anche quando il Nyasaland ottenne l’indipendenza, nel 1964, con il nome di Malawi.

La modifica della Costituzione del Malawi, nel 1966, stabilì uno Stato monopartitico sotto la guida del Partito del Congresso del Malawi (MCP), nato dalla dissoluzione del NAC e guidato da Banda, che costantemente soppresse qualsiasi opposizione interna, oltre che esterna. 

Nel 1970, Hastings Banda fu dichiarato leader a vita del MCP e, nel 1971, consolidò il suo potere autonominandosi presidente a vita dello stesso Malawi. L’ala paramilitare del MCP, i Giovani Pionieri, contribuì a mantenere il sistema monopartitico fino agli anni Novanta.

Banda, un presidente a vita 

La fedeltà a Banda venne imposta a tutti i livelli. Ogni edificio commerciale doveva avere un’immagine ufficiale del presidente appesa al muro. Teatri, cinema, stazioni radio e giornali erano controllati da un ufficio di propaganda facente capo al presidente. 

Molte comunità etniche e religiose furono perseguitate. I membri di alcuni gruppi religiosi, come i Testimoni di Geova, furono costretti a lasciare il Paese. Tutti i cittadini del Malawi di origine indiana, storicamente avvezzi al commercio nell’area e dunque più ricchi rispetto ai cittadini di origine africana, dovettero lasciare le loro case e i loro affari e trasferirsi in ghetti nelle città più grandi, come Lilongwe e Blantyre. 

Criticare il presidente era severamente proibito. Coloro che lo facevano venivano spesso deportati o imprigionati. I Giovani Pionieri divennero una sorta di polizia segreta che incoraggiava le persone a spiarsi e denunciarsi a vicenda, creando un clima di sospetto reciproco. Furono messi al bando libri e imprigionati poeti critici nei confronti del governo, come Jack Mapanje. Furono messe in prigione più di duecentocinquantamila  persone, molte delle quali non videro mai più la libertà.

Banda e il suo governo vennero criticati per violazioni dei diritti umani da Human Rights Watch e Amnesty International. Dopo aver abbandonato la presidenza, Banda, nel 1995, fu arrestato e accusato dell’omicidio, dieci anni prima, di ex colleghi di Gabinetto. Fu però assolto per mancanza di prove. 

L’Occidente apprezzava la sua politica. Mantenne i discendenti dei coloni europei in posizioni di rilievo nell’amministrazione pubblica e nell’esercito. A differenza di alcuni dei suoi vicini, Banda era anticomunista, il che lo rendeva particolarmente caro agli Stati Uniti. 

Durante il suo governo, Banda fu uno dei pochissimi leader africani postcoloniali a mantenere relazioni diplomatiche con il Sudafrica dell’era dell’apartheid e ciò costò al Malawi l’isolamento nel contesto africano. Il sostegno alle politiche dell’apartheid sudafricana era mosso da questioni economiche: il Sudafrica fu il finanziatore di molti progetti di Banda, come la costruzione della nuova capitale Lilongwe. 

All’inizio degli anni Novanta, le diffuse proteste interne contro il monopartitismo costrinsero Banda a legalizzare gli altri partiti politici. Fu sconfitto nelle prime elezioni presidenziali multipartitiche del Paese, tenutesi nel 1994, e nel 1996 abbandonò la leadership del MCP. Morì a Johannesburg nel 1997.

 

 

Fonti e approfondimenti

McNeil, Donald G. Jr., “Kamuzu Banda Dies; ‘Big Man’ Among Anticolonialists“, The New York Times27/11/1997.

Mwakikagile, Godfrey. 2006. “L’Africa dopo l’indipendenza: realtà della nazionalità”. Continental Press.

Oxford Dictionary of National Biography. 2004. Banda, Hastings Kamuzu.

Philips, Henry. 1998. “From Obscurity To Bright Dawn: How Nyasaland became Malawi”. Tauris Academic Studies.

Van Donge, Jan Kees. 1995. “Kamuzu’s legacy: the democratisation of Malawi”. African Affairs. 94(375): 227-257.

York, Geoffrey, The cult of Hastings Banda takes hold“, The Globe and Mail, 20/05/2019.

 

 

Editing a cura di Niki Figus 

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