La realtà della guerra nei campi profughi in Libano

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Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Sono giorni di forte tensione in Libano. Il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, che si prospettava entro l’inizio del Ramadan, è rimasto solo un’ipotesi. Nel frattempo, la popolazione nella terra dei cedri continua ad accusare i devastanti effetti dell’escalation. A soffrire vi sono anche i tanti profughi palestinesi presenti nel Paese. 

Il fronte libanese

Gli attacchi da parte dell’esercito israeliano nei confronti di Hezbollah, che si è attivato per sostenere la lotta dell’alleato a Gaza, si stanno intensificando. Israele ha esteso l’invasione anche ai campi profughi situati nella zona centrale dell’enclave. 

Da dicembre 2023, ha colpito ripetutamente il campo meridionale di Khan Younis, bombardato quello centrale di Al Maghazi, uccidendo più di 100 persone e ferendone altre centinaia, per poi colpire anche i campi di Nuseirat e Bureij. Anche in Libano, le forze di difesa israeliane hanno condotto diversi attacchi. È notizia degli ultimi giorni l’uccisione di alcuni membri di Hamas nelle vicinanze di Tiro, nel sud del Paese, nonché l’attacco a un convoglio di Hezbollah nei pressi di Baalbek, nell’est del Libano.

L’organizzazione politico-militare libanese ha risposto lanciando più di 100 razzi verso le alture del Golan. Se fino a qualche settimana sembrava che nessuno dei due contendenti avesse intenzione di allargare il conflitto, ora questa certezza rischia di venire meno. 

Palestinesi in Libano

Una persona su quattro in Libano è rifugiata. I primi profughi palestinesi arrivarono nella “Terra dei cedri” dopo il 1948 con il primo conflitto arabo-israeliano. Altri nel 1967, dopo la guerra dei sei giorni e nel 1970, dopo il settembre nero. 

Su tutto il territorio libanese, secondo stime Aics, l’agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, vi è una popolazione di circa 4,5 milioni di abitanti, divisa in 18 confessioni riconosciute dalla Costituzione del 1943. Secondo l’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite che dal 1948 si occupa dei profughi palestinesi, la comunità palestinese arriva oggi a contare oltre 400.000 rifugiati, che vivono in condizioni di estrema povertà. A questi dati si somma anche più di un milione di sfollati in fuga dal conflitto siriano. 

Sono 12 i campi palestinesi situati a ridosso delle città principali di Beirut, Tripoli, Baalbek, Sidone, Tiro. Qui i rifugiati soffrono per il sovraffollamento, la disoccupazione, le condizioni abitative inadeguate e la mancanza di infrastrutture e servizi. 

Nonostante le leggi internazionali riconoscano il diritto dei profughi a lavorare, viaggiare, alla previdenza sociale e ai servizi sanitari, i rifugiati palestinesi vivono il loro tempo senza poter accedere alla sfera pubblica. Anche se riuscissero a laurearsi, nella maggior parte dei casi poi non potrebbero esercitare la loro professione. La legge vieta infatti di svolgere moltissimi lavori come l’ avvocato, l’ingegnere, il medico. 

Il campo profughi di Shatila

Dei dodici campi profughi palestinesi in Libano, Shatila è il più densamente popolato. A quarant’anni da uno degli eccidi più crudeli del secondo dopoguerra, centinaia di migliaia di palestinesi ancora oggi continuano a vivere nel campo profughi situato nella parte Sud-occidentale di Beirut. 

Le parole “campo profughi” evocano l’immagine di poche centinaia di tende, qualcosa di temporaneo per ospitare una popolazione bisognosa. Shatila, con la sua popolazione di oltre 14.000 abitanti (alcune stime arrivano fino a 30.000), è però simile a una piccola città nella città, ed è qui da più di 70 anni. 

Nell’ultimo decennio, la sua popolazione è aumentata vertiginosamente. I siriani in fuga dalla guerra civile, i rifugiati palestinesi, così come i lavoratori migranti libanesi, etiopi, eritrei e del Bangladesh colpiti dalla povertà hanno tutti trovato rifugio in questo enorme campo. Qui le cicatrici delle guerre passate sono ben visibili. 

Tagli all’Unrwa

I servizi messi a disposizione dall’Unrwa, su cui pesa il taglio dei finanziamenti da parte degli Stati Uniti e di molti Paesi occidentali come l’Italia, e il supporto di associazioni sul campo, pur insufficienti, sono gli unici su cui si basa la sopravvivenza di questo popolo. 

Quella che era inizialmente una crisi riferita ai rifugiati ha lasciato a poco a poco il posto a un’insofferenza generale di almeno 2 milioni di libanesi, che, secondo le stime dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, hanno oggi bisogno di aiuti umanitari. Il Libano infatti, soffre la peggiore crisi economico-finanziaria della sua storia da oltre quattro anni. 

 

Fonti e approfondimenti

Lo Spiegone, “Il massacro di Sabra e Shatila”, 14/09/2022

Mascioni, D., “Che cos’è la UNRWA”, Lo Spiegone, 1/03/2024

Moriero, D., “Un Ramadan di guerra“, Lo Spiegone, 12/03/2024

Sgarra, S., “Ricorda 1970: il settembre nero in Giordania”, Lo Spiegone, 21/08/2020

UNRWA