TTIP e CETA, gli acronimi della paura

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La notizia del Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti (Transatlantic Trade and Investment Partnership – TTIP) sta arrivando anche in Italia, a piccoli passi. Quello che Greenpeace ha fatto (mettendo a disposizione sulla pagina www.ttip-leaks.org più di 200 pagine di documenti riguardati il TTIP) è sicuramente notevole. Questa non è una fuoriuscita di notizie come Panama Papers  o il caso Snowden, è qualcosa di diverso, è una conquista fatta da molte manifestazioni in giro per l’Europa, dalle migliaia di lettere, articoli e attività promosse da associazioni e giornalisti in giro per il Vecchio Continente. Questo articolo è il primo di una lunga serie che affronteremo per qualche tempo, per cercare di scardinare e spiegare qualcosa in più.

Per prima cosa questo trattato è formato da una serie di accordi su molte materie come salute, privacy, cibo, ambiente, (de)regolamentazione delle barriere commerciali, lavoro e democrazia. Per ora. Sì perché questo trattato era secretato, nessuno poteva conoscere di cosa parlassero gli Stati contraenti.  Già dovrebbe essere lampante per capire come questo trattato venga costruito all’ombra della democrazia, in quei territori in cui la stessa democrazia è nata. Un tempo si parlava da una parte di democrazia diretta, di demos e dall’altra parte qualche secolo dopo Tocqueville dava alla luce l’opera centrale del pensiero americano: “La democrazia in America”.

Dovremmo spaventarci di un trattato segreto? Sì, soprattutto se si tratta di decidere la strada che le nostre vite dovranno prendere nei prossimi anni. Ad esempio, i servizi pubblici, la sanità, l’educazione, l’acqua nella maggior parte dei Paesi europei sono beni pubblici. Attraverso questo accordo l’Europa darebbe alle aziende americane la possibilità di investire in questo settore e, quindi, a far cadere quell’aggettivo che tanto abbiamo faticato a raggiungere: pubblici.

Per quanto riguarda il cibo e l’ambiente, beni fondamentali per ognuno di noi, per le comunità, per gli Stati (tanto che da poco è stato ratificato l’accordo fatto dai COP21). Se il TTIP andrà in porto i requisiti chiesti dall’Unione Europea verso i propri prodotti verrà regolata sugli standard americani. Come tutti noi sappiamo i loro requisiti sono molto meno stringenti dei nostri, lasciando spazio alle grandi aziende di poter essere padrone del campo, degli alimenti. La possibilità di non trovare più il marchio di origine protetta tra i nostri prodotti è reale. La possibilità di trovare prodotti OGM tra i nostri alimenti, senza che l’acquirente possa accorgersene, è reale. E ancora, l’uso di sostanze chimiche nei Paesi UE è vietato e le aziende agricole hanno l’obbligo di provare ai supervisori che le sostanze utilizzate per le attività agricole siano sicure. Negli USA la normativa non è così stringente. La possibilità di ingerire sostanze chimiche, nocive, tossiche potrebbe aumentare in maniera esponenziale.

E poi c’è il discorso sulla democrazia. Oltre ai metodi antidemocratici con cui le parti stanno portando avanti i negoziati del TTIP, ci sono altre motivazioni per cui la nostra fragile democrazia con questo trattato è ancora di più sotto attacco. Un giornalista britannico, George Monbiot, ha descritto il problema centrale di questo trattato in maniera molto lucida affermando che “Il problema centrale si chiama ‘risoluzione delle controversie tra investitore e Stato‘ (Investor-state dispute settlement, ISDS). Il trattato consentirebbe alle aziende di fare causa ai governi citandoli davanti a un collegio arbitrale di avvocati esperti di diritto societario, un collegio dove le altre parti non avrebbero alcuna rappresentanza e che non sarebbe soggetto a un riesame dell’autorità giudiziaria.” Da qui l’autore prosegue,  “cos’hanno che non va i tribunali? Se le aziende vogliono citare in giudizio i governi, hanno già il diritto di rivolgersi a un tribunale, come chiunque altro. Di sicuro, con gli enormi mezzi di cui dispongono, non sono svantaggiati di fronte alla legge. Perché dovrebbero avere il permesso di usare un sistema legale separato, al quale noi non abbiamo accesso? Che fine ha fatto il principio secondo cui tutti sono uguali davanti alla legge?”.

Questa analisi venne fatta più di due anni fa, quando il TTIP non esisteva per nessuno se non per pochi intimi che, in qualche modo, ne avevano già sentito parlare. Uno dei legali che lavorano sia all’interno delle aziende sia all’interno degli arbitrati, nel 2012 ha dichiarato “quando penso all’arbitrato, mi stupisco sempre che degli stati sovrani abbiano potuto accettarlo. Tre privati cittadini ricevono il potere di vagliare, senza alcuna restrizione o procedura di appello, tutte le azioni del governo, tutte le decisioni dei tribunali e tutte le leggi e i regolamenti approvati dal parlamento”. Già oggi, grazie all’inserimento dell’Isds in trattati commerciali di portata minore, le grandi aziende sono impegnate in una girandola di vertenze che hanno come unico obiettivo quello di spazzare via qualsiasi legge che possa interferire con i loro profitti.

Ricordiamo inoltre che lo strumento di diritto internazionale dell’ISDS è applicato nella maggior parte dei trattati multilaterali a stampo commerciale in cui gli Stati Uniti d’America sono parte fondamentale dell’accordo. Solo per nominarne un paio, nel 1994 la NAFTA (North America Free Trade Agreement), ovvero un accordo di libero scambio tra Canada, USA e Messico. Oppure nel 2015 il TPP (Trans Pacific Partnership), accordo stipulato tra alcune potenze nella zona dell’oceano Pacifico, tra cui troviamo tra gli altri, Stati Uniti d’America come grandi sostenitori, l’Australia, Giappone, il Vietnam, Cile, Perù. Se i prossimi ad essere inglobati nell’espansionismo americano saremo noi, allora dovremmo guardare a queste due zone createsi. Valutare pro e contro, minacce e opportunità.

E poi non ci dobbiamo dimenticare del fatto che questa grande giostra non è composta solamente dagli accordi multilaterali del TTIP ma anche da quelli del CETA. Questo altro accordo è stato stipulato dall’Unione Europea e il Canada. Riguardo al CETA c’è da dire poco altro perché tutto quello che è stato detto sopra si riferisce ad entrambi i trattati. Infatti entrambe le potenze transoceaniche usano il modus operandi dell’espansione attraverso l’abbattimento di qualsiasi tipo di frontiera, barriera, come degli uragani senza tener conto di nulla. Solo un paio di piccole note ci sono da fare a questo trattato.

  1. Il CETA include la politica degli “investitori tossici” – ovvero il meccanismo dell’ISDS di cui abbiamo parlato poco fa. In un sondaggio pubblico in Europa, più del 97% dei risultati hanno negato la volontà di includere nuovi poteri per gli investitori. Le istituzioni europee sono andate avanti comunque, e il CETA introdurrà il sistema ISDS non solo per le aziende canadesi ma anche per quelle americane che hanno uffici nel territorio canadese (che sono la maggior parte del totale). .
  2. Il CETA ora è pronto per la ratifica in entrambe le parti dell’Atlantico. Sarà una procedura sicuramente lenta che richiederà la stesura di un testo che possa essere inserito nella codificazione europea. Il prossimo passo sarà quello dell’approdo del testo presso il Consiglio dei ministri europei, il quale include tutti e 28 i capi di governo dell’Unione Europea. E, allo stesso tempo, anche presso il Parlamento europeo. Il tutto durante questo anno.

I nostri rappresentanti, tutti, sono quindi a conoscenza di entrambi i trattati.

Le convinzioni di Alexis de Tocqueville erano che la forza del pensiero democratico aveva come ultimo fine quello di conquistare il mondo. Oggi ci troviamo, con circa tre secoli più tardi, a dover riscoprire cosa significhi perché la sua interpretazione, nella società attuale, è stata fatta in maniera molto approssimativa.

Fonti e Approfondimenti:

http://www.independent.co.uk/voices/comment/what-is-ttip-and-six-reasons-why-the-answer-should-scare-you-9779688.html

http://waronwant.org/what-ceta

https://www.die-linke.de/politik/aktionen/ttip-stoppen/

http://international.gc.ca/trade-agreements-accords-commerciaux/agr-acc/ceta-aecg/understanding-comprendre/overview-apercu.aspx?lang=eng

https://www.ttip-leaks.org

http://www.internazionale.it/opinione/george-monbiot/2014/11/13/il-trattato-che-minaccia-la-democrazia

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