La ricchezza secondo Macron

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

In Francia iniziano a delinearsi i progetti del neo Presidente Emmanuel Macron. Negli ultimi giorni è stato avanzato dal Consiglio dei Ministri il progetto di legge finanziaria del 2018. Tra le misure principali risalta la volontà eliminare la ISF, ossia l’imposta di solidarietà sulla ricchezza. La proposta ha scatenato grandi polemiche, soprattutto da parte del leader del movimento “La France Insoumise”, Jean-Luc Mélenchon. Cerchiamo di analizzare quali sono i punti principali della proposta del Presidente francese.

Emmanuel Macron, neo Presidente della Repubblica francese, è sempre stato oggetto di forti critiche, sia da destra che da sinistra, per la sua politica non ben definibile all’interno degli schemi tradizionali. Molte critiche gli sono state mosse a causa del suo passato lavorativo, specialmente per la sua attività nel colosso finanziario Rothschild, come lavoratore associato. Tuttavia, Macron, con il suo movimento En Marche, ha rappresentato la novità nel panorama politico francese e per questo le critiche, non riscontrabili nell’operato passato, non hanno impedito la vittoria del giovanissimo Presidente che, anzi, ha fatto incetta di posti all’interno del Parlamento. Ora, dopo 4 mesi di presidenza, iniziano a delinearsi i progetti e le posizioni che Macron vuole perseguire, di cui la politica fiscale è probabilmente il punto principale.

Nell’allegato della legge di bilancio, presentato lo scorso 27 settembre alla fine del Consiglio dei Ministri, vengono alla luce le idee che il Presidente aveva già preannunciato in campagna elettorale: la fiscalità non deve penalizzare l’attività economica; anzi, le imposte sulla ricchezza devono essere drasticamente ridotte. A tal riguardo figura come punto principale della manovra la soppressione dell’ impôt de solidarité sur la fortune (ISF), a favore dell’introduzione di una tassa sul patrimonio immobiliare (IFI).

La nuova imposta, a differenza della vecchia ISF, prevede di tassare esclusivamente i beni immobiliari, tralasciando la ricchezza derivante dagli investimenti finanziari, dai risparmi e dalla ricchezza mobiliare. Ciò significa ridurre del 49% gli introiti derivanti dalla vecchia imposta: in termini pratici, se finora l’ISF portava nelle casse francesi circa 4 miliardi, con l’IFI gli introiti diminuiranno di oltre un miliardo di euro. E’ ovvio che a trarre vantaggio da questa nuova condizione fiscale siano i ceti più abbienti colpiti dalle politiche dell’ex Presidente socialista Hollande, che con questa nuova manovra potrebbero tornare a sorridere. In particolare, secondo il disegno dell’IFI, non sarebbero tassati beni tradizionalmente considerati di lusso, quali auto di grossa cilindrata, gioielli, yacht, oro, ecc… Non solo: chi ha la possibilità e la disponibilità economica di investire nei mercati finanziari, di solito i ceti più ricchi della popolazione, anche in caso di guadagni faraonici non verrà tassato. Tanto basta per favorire le grandi ricchezze ereditiere.

Forti le critiche pervenute dall’ala sinistra del Parlamento francese, in particolare da Jean-Luc Mélanchon, il quale ha puntato il dito contro la manovra affermando come questa sia uno dei primi passi di una politica destinata ad aumentare le diseguaglianze. La risposta di Macron non si è fatta attendere: il Presidente ha ribadito come la riduzione delle tassa sui patrimoni sia una manovra atta ad incentivare coloro che dispongono di capitale da investire in Francia, incentivando cosi la riscossa di un’economia debole e ferma da tempo. Inoltre, con una riduzione del cuneo fiscale sulla ricchezza, Macron mira a far rientrare tutti quei “talenti” (così vengono definiti) che hanno guadagnato molti soldi e che hanno deciso di espatriare per evitare la rigida tassazione francese. Sostanzialmente l’idea che c’è dietro a questa manovra è quella di creare meno redistribuzione inizialmente tra i vari ceti sociali per generarla in un secondo momento, attraverso il miglioramento generale dell’economia e la creazione di posti di lavoro derivante proprio dagli investimenti dei capitali finora “addormentati”.

Questa concezione rimanda fortemente alla teoria del Trickle-Down, ossia dello “sgocciolamento dall’alto verso il basso”. Tale teoria, spinta dal pensiero neo-liberista più integrale e particolarmente in voga negli anni ’80 sotto la presidenza Reagan negli USA, prevede che i benefici economici elargiti a vantaggio dei ceti abbienti (in termini di alleggerimento dell’imposizione fiscale) favoriscano necessariamente, e ipso facto, l’intera società, comprese la classe media e le fasce di popolazione marginali.  Se a questo ci aggiungiamo la riforma del mercato del lavoro, varata e approvata in pochissimo tempo, che mira a ridurre i costi per le aziende e ad agevolare assunzioni e licenziamenti per rendere più dinamico il mercato francese, ecco che si rafforza la concezione economica dietro il leader di En Marche: una politica neo-liberista che lascia al mercato la capacità di risollevare l’impasse francese.

E’ evidente come Macron stia cercando di smuovere le acque francesi attraverso una politica impopolare (come quella della soppressione dell’ISF) che, secondo alcune teorie economiche, potrebbe portare un cambiamento. Tuttavia, bisogna sempre ricordare che non c’è un collegamento diretto tra disponibilità finanziaria degli individui e la volontà di questi ultimi di investire in attività che possano creare nuovi posti di lavoro. E questo è tanto più vero quanto più gli investimenti in attività finanziarie che generano guadagni sostanziosi non vengono tassati, come appunto previsto dalla nuova tassa (IFI). La manovra, quindi, potrebbe facilmente essere un buco nell’acqua che aggrava ulteriormente il già profondo divario sociale tra i ceti francesi. Su questo tipo di argomentazioni sono arrivati i moniti di alcuni economisti francesi, tra i quali Pierre Madec (economista dell’Osservatorio Economico Francese) che in un’intervista rilasciata al quotidiano Libération afferma come tale politica sia una “scommessa rischiosa per il futuro” e che non si possono ”costringere le persone ad investire dove non vogliono investire”.

 

Conclusioni

Si espone chiaramente e definitivamente la politica fiscale che Macron vuole perseguire: una politica neo-liberista volta ad avvantaggiare coloro che già detengono ampie facoltà economiche, sperando che tale ricchezza, liberata dai vincoli fiscali, possa attraverso il mercato migliorare le condizioni di tutti i francesi. La soppressione dell’impôt de solidarité sur la fortune è solo una delle modifiche che Macron apporterà all’attuale assetto francese. Tuttavia, viene da domandarsi quanto siano valide e quanto siano eque le politiche che il Presidente sta intraprendendo in Francia. Per di più, se Macron rappresenta, come molti in Europa sperano, l’uomo che deve rilanciare la coesione e il sentimento europeista, l’orizzonte che si prospetta non è quello di un’Unione Europea equa e solidale tra i popoli, bensì di un rafforzamento dell’elite europea che è in grado di accedere e di sfruttare il mercato finanziario. Aspettiamo le prossime mosse del Presidente per avere un’idea più chiara.

 

 

Fonti e Approfondimenti:

http://www.liberation.fr/france/2017/09/28/de-l-igf-a-l-ifi-l-histoire-tourmentee-de-l-impot-sur-la-fortune_1599362

http://www.journaldunet.com/patrimoine/finances-personnelles/1194867-ifi-le-projet-de-loi-de-finances-pour-2018-enterre-l-isf/

https://www.economist.com/news/europe/21729764-one-plodding-one-striding-french-and-german-leaders-will-have-deal-each-other-how

https://www.economist.com/news/leaders/21729743-dynamic-emmanuel-macron-and-diminished-angela-merkel-point-new-order-europe

https://www.economist.com/news/special-report/21729609-president-emmanuel-macrons-reform-plans-represent-turning-point-his-country-says

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