Elezioni Italia 2018: il voto degli italiani all’estero

La maggior parte degli emigrati italiani vive tra gli Stati Uniti, il Sudamerica, la Germania, la Svizzera, il Belgio e la Gran Bretagna. Mai ci sono stati così tanti italiani che si trovano all’estero in maniera permanente o temporanea e che non potranno fare il ritorno nei rispettivi comuni di residenza per le elezioni del 4 marzo 2018. Secondo l’ultima rilevazione del ministero (datata giugno 2017) gli elettori residenti all’estero sono in totale 4.261.313, cui si aggiungono quelli che hanno lasciato la penisola in maniera temporanea.

Ma è sufficiente essersi informati da lontano per decidere il destino di coloro che effettivamente vivono in Italia? Il meccanismo dietro al voto degli italiani residenti all’estero ribalta il principio del “no taxation without representation”: alle elezioni politiche possono votare persone che vivono in un altro paese, pagano le tasse in un altro paese e hanno la cittadinanza di un altro paese, purché conservino quella italiana.
Sono persone quindi che da una parte non godranno mai gli effetti di nessuna conseguenza della decisione che possono prendere col voto. La ragione di questa situazione è che il cosiddetto “ius sanguinis” permette di diventare e restare cittadini italiani a patto che almeno uno dei genitori sia cittadino italiano.

La recente emigrazione italiana si potrà riflettere sulle prossime elezioni visto l’aumento di 700 mila italiani che voteranno dall’estero, un incremento pari al 20% rispetto al 2013. Al voto anche i 6mila militari impegnati nelle missioni all’estero oltre ai dipendenti dello stato in servizio fuori dai confini italiani. Le sedi diplomatiche impegnate nelle operazioni di voto sono oltre 200 in 177 paesi, sette in più rispetto all’ultima consultazione referendaria. Le sedi consolari che dovranno gestire il maggior numero di elettori sono quella di Londra, con 233mila aventi diritto al voto, Buenos Aires e San Paolo del Brasile.

La Farnesina ricorda che il voto è un diritto tutelato dalla Costituzione Italiana e che il voto degli italiani all’estero è dettato dalla Legge del 27 dicembre 2001, n.459. (detta legge Tremaglia dal nome del proponente, Ministro per gli Italiani nel mondo).  Nella circoscrizione Estero, istituita per l’elezione delle Camere, sono eletti diciotto parlamentari: dodici deputati e sei senatori come espressamente stabilito dagli articoli 56 e 57 della Costituzione. Il voto degli italiani all’estero nelle ultime tornate elettorali è quasi sempre stato decisivo per la proclamazione del vincitore e l’assegnazione del premio di maggioranza, e forse anche per questo nessuno ha mai osato riformarne l’organizzazione. In teoria, il loro potere elettorale ha un’incidenza pari al 7% su quello dell’intera popolazione residente in Italia.

Il voto degli italiani all’estero negli anni si è dimostrato più tendente a sinistra rispetto alla media nazionale. La prima applicazione ad una consultazione politica nazionale della L. Tremaglia si ebbe nel 2006, con le elezioni che videro la vittoria dell’Unione di Romano Prodi. Egli ottenne la maggioranza al Senato grazie proprio ai quattro seggi esteri conquistati fuori dai confini italiani. Per le elezioni del 2008, la vittoria del centrodestra sul Pd fu talmente netta che rese il voto estero ininfluente. Nel 2013, inoltre, il Partito democratico di Pierluigi Bersani superò il Movimento 5 Stelle proprio grazie ai voti ottenuti all’estero.

I cittadini italiani residenti all’estero votano per corrispondenza. Con questo obiettivo è istituita una circoscrizione Estero, prevista dall’articolo 48 della Costituzione, per l’elezione delle Camere. Il voto per corrispondenza degli italiani all’estero è previsto anche per i referendum abrogativi e confermativi. La Circoscrizione estero è suddivisa in quattro ripartizioni: l’Europa (Turchia e Russia comprese) indicherà 5 deputati e 2 senatori; l’America Meridionale 4 e 2; l’America del Nord e del Centro 2 e 1; l’Africa e l’Asia, (un’unica regione) 1 e 1. Non possono votare per corrispondenza gli elettori italiani residenti in Stati con i quali il Governo italiano non ha potuto concludere accordi per garantire che il diritto di voto si svolga in condizioni di eguaglianza, di libertà e di segretezza.

Pertanto, non sarà possibile votare in Paesi quali la Corea del Nord, Iraq e Libia. Tra le novità per il voto dei 4,3 milioni di elettori residenti all’estero c’è innanzitutto il codice a barre con i dati identificativi dell’elettore, che sarà stampato sui plichi consegnati al 75% degli italiani all’estero, una “buona prassi” adottata in prima battuta dalle grandi ripartizioni elettorali estere, Gran Bretagna e Argentina, che il ministero ha deciso di estendere alle altre. Restano esclusi solo i piccoli Paesi, per i quali non sono disponibili i mezzi tecnici di stampa.

Cos’è AIRE

L’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (A.I.R.E.) è stata istituita con legge 27 ottobre 1988, n. 470 e contiene i dati dei cittadini italiani che risiedono all’estero per un periodo superiore ai dodici mesi. Essa è gestita dai Comuni sulla base dei dati e delle informazioni provenienti dalle Rappresentanze consolari all’estero.

L’iscrizione all’A.I.R.E. è un diritto-dovere che costituisce il presupposto per usufruire di una serie di servizi forniti dalle Rappresentanze consolari italiane all’estero, nonché per l’esercizio di importanti diritti. Devono iscriversi all’A.I.R.E. i cittadini che trasferiscono la propria residenza all’estero per periodi superiori a 12 mesi. La cancellazione dall’A.I.R.E. avviene per iscrizione nell’Anagrafe della Popolazione Residente (A.P.R.) di un Comune italiano a seguito di trasferimento dall’estero o rimpatrio, morte o per perdita della cittadinanza italiana.

Oggi la Farnesina assieme al Viminale ha posto la distinzione tra chi è residente a lungo termine all’estero (che si è perciò iscritto all’AIRE) e chi invece si trova fuori dall’Italia per un periodo breve (non inferiore, però, ai tre mesi). Londra si conferma la città con il maggior numero di elettori temporanei (oltre 4 mila) seguita da Bruxelles, Parigi, Madrid e L’Aja.

La legge 6 maggio 2015 n.52 ha infatti modificato la normativa sul voto all’estero, prevedendo la possibilità di votare per corrispondenza per gli elettori che si trovano temporaneamente fuori dall’Italia per un periodo di almeno tre mesi nel quale è compresa la data delle elezioni. Per poter esprimere il proprio voto, però, questi elettori (e i loro familiari conviventi) devono inviare un modulo al Comune di residenza. Con questa richiesta, in pratica, gli elettori che si trovano temporaneamente in un altro Stato possono essere ammessi a votare nella circoscrizione estero insieme con gli italiani residenti all’estero iscritti all’Aire.

Nel modello va indicato anche il motivo per cui ci si trova all’estero: è possibile scegliere tra studio, lavoro, cure mediche o in servizio. Le schede votate dagli elettori all’estero arrivano per posta agli uffici consolari che a loro volta li spediscono in Italia mediante la cosiddetta «valigia diplomatica accompagnata». I plichi arrivati in Italia vengono poi presi in consegna dall’ufficio centrale per la circoscrizione estero, istituito presso la Corte d’appello di Roma, dove verranno aperti e scrutinati.  Le operazioni di scrutinio dei voti degli italiani all’estero iniziano alle 23 di domenica 4 marzo.

Fonti e Approfondimenti:

http://www.repubblica.it/online/politica/italiani/senato/senato.html

https://www.esteri.it/mae/it/italiani_nel_mondo/serviziconsolari/codice_fiscale.htm

http://www.interno.gov.it/it/temi/elezioni-e-referendum/voto-italiani-allestero

https://www.esteri.it/mae/it/sala_stampa/archivionotizie/retediplomatica/elettori-temporaneamente-all-estero.html

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2018-01-24/ecco-come-possono-votare-italiani-che-si-trovano-temporaneamente-all-estero-162617.shtml

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