Di Guglielmo Russo Walti
Nell’ultima settimana del mese di gennaio 2019, si è svolto a Davos, un piccolissimo paese incastonato nelle Alpi svizzere, il World Economic Forum. Più di tremila partecipanti dell’universo politico, economico, finanziario, accademico e culturale, provenienti da centoquindici Paesi del mondo si sono incontrati con una promessa: assecondare e riconoscere le opportunità della “Globalizzazione 4.0”, la quarta rivoluzione industriale. Giunto quasi al suo cinquantesimo anniversario, il Forum si trova ad affrontare un bivio?
Evoluzione del WEF
Il World Economic Forum (WEF), nasce nel 1971 dall’idea di Klaus Schwab, un professore di economia aziendale all’università di Ginevra, con l’obiettivo di creare un’organizzazione super partes che mira a favorire una maggiore cooperazione tra il pubblico e il privato. Nel corso dei decenni, a Davos, si sono confrontate infatti le personalità di spicco dell’imprenditoria, della politica, del mondo accademico e persone che si sono contraddistinte nella società civile. A tal riguardo, oltre a temi economici, non sono mancati incontri di rilevanza storica come ad esempio il primo incontro all’estero tra il presidente sudafricano Frederik de Klerk e Nelson Mandela, dopo la sua detenzione trentennale.
La nascita di un mito
Il mito del WEF nasce dal senso di comunità che si crea con la fusione dell’élite politico-economica nelle unità drammatiche: spazio, tempo e azione. I partecipanti, protetti dall’inaccessibilità del resort alpino, si riuniscono per un periodo compresso in quattro giorni, nel corso dei quali possono dedicarsi a tempo pieno nel perseguire lo scopo della loro presenza, senza concedersi ad altre attività come potrebbe accadere nelle megalopoli internazionali. A Davos si riesce a creare un continuum di spazio, tempo e azione che crea la caratteristica principale del WEF: il senso di appartenenza ad un club riservato, protetto e dinamico.
Ad ogni modo, attraverso i suoi capisaldi, ovvero plasmare la mentalità e le agende politiche per delineare un’azione comune, il WEF si erge a catalizzatore delle iniziative globali come think-tank più potente del mondo. Infatti, oltre all’evento stesso, la fondazione del WEF, che ha sede a Ginevra, promuove numerose iniziative in tutto il mondo, con sedi distaccate a San Francisco, New York, Pechino e Tokyo, con la versione estiva del WEF in Cina tra Dalian e Tianjin, oltre ad altri numerosi incontri sparsi per il mondo. Dalle iniziative nascono decine di report annuali che trattano di numerosi temi, individuando i punti di importanza, i rischi, le opportunità, gli investimenti e auspicando le riforme con i leader politici.
Shaping the Future of… | |
Advanced Manufacturing and Production | Financial and Monetary Systems |
Consumption | Food |
Digital Economy and Society | Health and Healthcare |
Economic Progress | International Trade and Investment |
Education, Gender and Work | Media, Entertainment and Information |
Environment and Natural Resources Security | Long–term Investing, Infrastructure and Development |
Energy | Mobility |
Le 14 iniziative dalle quali si sviluppano i progetti e i report del World Economic Forum.
Non è tutto oro quel che luccica
Nonostante ciò, al WEF non mancano aspre critiche cresciute insieme alla popolarità dell’evento. All’inizio del millennio, alcuni dei maggiori giornali economici come il Wall Street Journal cominciarono a pubblicare inchieste sulle attività for-profit della Fondazione no-profit del WEF, dubitando della reale missione dei partecipanti. In aggiunta, si moltiplicarono in tutto il mondo moti di proteste anti-globaliste. Per i contestatori, il WEF è composto principalmente da un’élite transnazionale sottomessa ad interessi capitalistici che, attraverso il proprio carisma, ottiene un solo tipo di interessi comuni: i propri. Secondo gli oppositori, risulta palese l’incoerenza dei partecipanti del WEF, che, nonostante la straordinaria ricchezza collettiva ed il loro potere, hanno la volontà di dimostrare che hanno a cuore la piaga della povertà nel mondo e vogliono fare qualcosa al riguardo.
Inoltre, sempre dal 2000, il WEF affrontò per la prima volta un’opposizione vera, con l’organizzazione, di un contro-forum ribattezzato Public Eye on Davos, che assegna il premio alle aziende partner del WEF che si sono contraddistinte per l’immoralità delle loro politiche aziendali. Proprio per le 1000 aziende partner, le quote di partecipazione oscillano tra i 60.000 e i 600.000 CHF a seconda del livello di rappresentanza. Questo aspetto è anche molto contestato; infatti sottintende che anche i temi presentati al Forum seguono logiche di mercato dove il più ricco può egemonizzare le opinioni, plasmando le idee globali. Un altro elemento di critica riguarda la presenza di rappresentanti di aziende o di Stati che sono stati condannati per vari illeciti o persino per crimini che ledono i diritti umani.
L’inclusione della società civile
In tutta risposta, i vertici del WEF si sono impegnati ad includere sempre più leader della società civile, aprendo al pubblico molti incontri durante gli anni. Una delle categorie più rappresentate degli ultimi anni sono sicuramente le ONG. Provenienti da un’ampia gamma di settori, i leader delle ONG si riuniscono per collaborare con i leader economici nella ricerca e nella promozione di soluzioni alle sfide globali cercando di garantire una crescita inclusiva. Un’altra categoria molto importante per il WEF sono i leader sindacali, fondamentali per assicurare che le questioni dei lavoratori siano affrontate dai responsabili politici. Infine sono anche presenti molti rappresentanti delle comunità religiose. In un mondo dove circa l’80% della popolazione aderisce ad una religione, le comunità religiose rappresentano infatti un potente motore di trasformazione.
Le non-visioni del WEF
Mai come quest’anno, i temi in discussione a Davos fanno pensare ad un mondo multicolore, rappresentativo di ogni classe, genere ed età. Tuttavia, nonostante gli sforzi degli ultimi anni da parte dei vertici del WEF di favorire temi che riguardano inclusione, diversità e solidarietà, le statistiche che riguardano gli ospiti non sembrano confermare questa tendenza. Il partecipante medio del Forum è un uomo occidentale di oltre cinquant’anni. Infatti, l’età media si aggira attorno ai 54 anni per gli uomini e 49 anni per le donne.
Proprio la scarsa presenza femminile a Davos è un altro argomento di critica, visto che si aggira stabilmente attorno al 20% degli invitati. Lo stesso problema è evidente per la provenienza degli ospiti, infatti dal Nord-America e l’Europa provengono oltre i due terzi delle presenze. Per questo motivo, molti attivisti e leader di ONG, in protesta col WEF per la poca rappresentanza, si riuniscono annualmente dal 2001, in una città del Terzo Mondo, per svolgere il World Social Forum (FMS), l’evento rivale del WEF.
In un mondo dove i 62 individui più ricchi del mondo, spesso ospiti dell’evento, posseggono la metà della ricchezza globale, il WEF dovrà saper adattarsi ai cambiamenti della società mondiale per mantenere la credibilità, tenendo in considerazione i temi che più interesseranno le generazioni future, come l’innovazione tecnologica, i temi ambientali e le ineguaglianze. Le proteste che dai primi anni 2000 coinvolgono il WEF, come anche la WTO, l’IMF e il G7 hanno inaftti dimostrato che una parte di opinione pubblica non approva eventi di questo genere. Sarà di vitale importanza, per il futuro del WEF, bilanciare la capacità di attrarre la classe dirigente per fare “business” e cercare di plasmare una governance globale, in un certo senso, democratica, per creare risultati tangibili nell’interesse pubblico.
Fonti e approfondimenti
The World Economic Forum, “World Economic Forum”, The World Economic Forum, 05/05/2019.
Graz, Jean-Christophe. 2003. “How Powerful are Transnational Elite Clubs? The Social Myth of the World Economic Forum”. New Political Economy, 8(3). 321-340.
Pigman, Geoffrey Allen. 2007. “The World Economic Forum: A multi-stakeholder approach to global governance”. Routledge.
Marshall, Andrew, “World Economic Forum: a history and analysis”, Transnational Institute, 20/01/2015.
Cimminella, Marco, “Tutti i numeri e i costi del World Economic Forum di Davos 2019. E i leader mondiali che partecipano al summit”, Business Insider, 21/01/2019.
The Guardian, “Dozens arrested during Swiss protests against Chinese president’s visit”, The Guardian, 15/01/2017.
Flynn, Julia & Stecklow, Steve, “Davos chief dabbles in for-profit firms, raising questions about Forum’s priorities”, Wall Street Journal,
27/01/2000.
Meyer, Marguerite & Reusser, Kai, „Eine ziemlich einseitige Gästeliste“, SwissInfo, 24/01/2018.
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