I sistemi scolastici dei Paesi che furono colonie portoghesi risentono ancora fortemente del modello creato dalla vecchia madrepatria. Tale loro caratteristica sarà messa in luce analizzando i sistemi educativi di Angola, Mozambico e Guinea Bissau, le principali ex colonie portoghesi in Africa.
Il sistema coloniale portoghese
Tra ‘800 e ‘900, il sistema coloniale portoghese in Africa si inseriva nel dibattito sulle teorie coloniali dell’epoca, che aveva come esempi il modello britannico di devolution e laissez-faire e il modello francese, basato su un sistema di amministrazione fortemente centralizzato, costruito sull’idea Grand France.
Dal punto di vista politico, i portoghesi prendevano spunto dal modello britannico, ma per quanto riguarda l’educazione nelle colonie il Portogallo aveva progettato una strategia diversa. L’innovazione che lo contraddistinse è costituita dallo studio dei mezzi necessari per raggiungere un alto livello di progresso morale ed economico, al fine di rendere le colonie africane più redditizie. Pertanto, essi attuarono due azioni simultanee: una da sviluppare nella metropoli e l’altra nelle colonie propriamente dette. La prima avrebbe dovuto preparare tutti gli individui destinati a lavorare nei territori d’oltremare; la seconda avrebbe dovuto promuovere l’assimilazione degli indigeni alla civiltà nazionale.
Una posizione preminente nello sviluppo della cultura portoghese fu occupata dai missionari. Essi furono i primi a fondare scuole e istituti culturali sotto l’egida della chiesa e dello stato portoghese. Il rapporto tra Chiesa e Stato fu fondamentale per il processo di assimilazione culturale nei territori d’oltremare. La dottrina coloniale portoghese considerava gli indigeni come cittadini della madrepatria, e per questo motivo il sistema educativo venne edificato sulla base della religione cattolica e dello studio della storia del Portogallo.
Con la fine del colonialismo, avvenuta nel 1974 con la caduta del regime dittatoriale di Salazar in Portogallo, gli ex Paesi lusitani iniziarono un percorso di indipendenza culturale che malgrado gli sforzi non ha permesso loro di staccarsi completamente dall’eredità portoghese.
Guinea Bissau
La Guinea Bissau è forse lo stato con le maggiori difficoltà in ambito educativo, a causa dell’alta percentuale di popolazione che vive sotto la soglia di povertà.
I problemi includono la mancanza di strutture educative, risorse didattiche e attrezzature, oltre alle difficoltà di trasporto causate dalla carenza di infrastrutture stradali. In particolare, l’incapacità della Guinea-Bissau di assumere personale qualificato nel campo dell’istruzione ha compromesso l’obiettivo del governo di fornire un’educazione culturalmente ed economicamente rilevante che soddisfi le esigenze nazionali. Come molte nazioni emergenti, il sistema educativo mostra ancora le vestigia del vecchio sistema coloniale .
Dal momento che nel Paese non ci sono università, gli studenti in cerca di istruzione terziaria sono costretti ad andare all’estero, in genere a Cuba, in Portogallo, nell’Europa orientale o nei Paesi africani limitrofi.
Sebbene il Governo supporti l’educazione come diritto di ogni cittadino e nonostante l’aggiunta, fin dagli anni ’60, di corsi serali non formali di istruzione di base rivolti in particolare agli adulti analfabeti – che si affiancano al sistema di educazione formale – l’analfabetismo rimane alto. Nel 1991, il tasso di analfabetismo era di circa il 68%. Con l’introduzione dei programmi di alfabetizzazione di massa, l’UNESCO stima che il tasso medio di analfabetismo degli adulti sia diminuito raggiungendo il 45,1%.
Un ulteriore ostacolo all’istruzione è la lingua: nelle scuole, la lingua ufficiale di insegnamento è il portoghese, ma il 90% degli abitanti parla creolo e/o altri dialetti nativi.
Mozambico
Sin dalla sua indipendenza, il governo del Mozambico ha considerato l’educazione un diritto fondamentale di tutti i cittadini e un fattore essenziale per la riduzione della povertà e lo sviluppo del Paese. Il governo ha dato priorità alla creazione e all’ampliamento delle opportunità, per garantire che tutti i bambini abbiano accesso all’istruzione di base e possano completarla, fornendo allo stesso tempo le condizioni per l’espansione sostenibile dell’istruzione post-primaria di qualità.
Per questi motivi, il Governo ha varato un piano strategico per l’educazione 2015-2018 (esteso anche al 2019) nel quale vengono definiti gli obiettivi primari, ovvero:
- Garantire l’inclusione e l’equità nell’accesso alla scuola attraverso il miglioramento dell’efficienza interna delle istituzioni.
- Implementare programmi di sostegno sociale come l’alimentazione scolastica e il sostegno materiale per i bambini più vulnerabili.
- Integrare interventi specifici mirati a settori trasversali come ad esempio l’HIV e l’AIDS, l’equità di genere, la costruzione di scuole sane e sicure e gli sport scolastici.
- Aumentare l’accesso alle risorse finanziarie, materiali e umane che avvantaggiano direttamente le scuole.
- Investire nella formazione degli insegnanti, nelle valutazioni in itinere dell’apprendimento degli studenti e negli incentivi per incoraggiare un rendimento migliore.
- Migliorare la gestione della scuola attraverso una maggiore attenzione alla selezione, al collocamento e al rafforzamento delle capacità dei dirigenti scolastici, supervisione e monitoraggio scolastico, e costruzione di capacità dei consigli scolastici.
Inoltre Il governo dal 2003-2004 ha abolito le tasse scolastiche per la scuola primaria , cosa che ha portato a un innalzamento del tasso di iscrizione, che nel 2014 è arrivato al 97%. A ciò si deve aggiungere il vasto programma dell’UNICEF Child Friendly School che ha mobilitato finanziamenti per l’istruzione in Mozambico.
Anche le considerazioni di genere hanno avuto un impatto sull’educazione in Mozambico: il Paese ha fatto uno sforzo significativo per eliminare il divario educativo tra ragazzi e ragazze, essendo uno dei Paesi con il più alto indice di disuguaglianza di genere.
In termini di iscrizioni alla scuola primaria e secondaria, il Mozambico migliora continuamente le proprie performance per quanto riguarda la parità di genere. L’introduzione della scuola gratuita ha permesso l’iscrizione alla scuola elementare di circa il 94% delle ragazze del Mozambico. Nonostante il numero elevato di ragazze nelle scuole primarie, solo l’11% delle ragazze si iscrive alle scuole secondarie. Man mano che le ragazze invecchiano, vengono sopraffatte da un crescente carico di lavoro interno e da maggiori responsabilità. Numerose convinzioni culturali che insistono sull’inferiorità delle donne le espongono a minacce di malattia, discriminazione e violenza. Di conseguenza, c’è ancora molto lavoro da fare, ma il Mozambico sembra essere sulla strada giusta.
Angola
Per 27 anni, dalla fine del dominio coloniale portoghese nel 1975 e fino al 2002, in Angola si è perpetrata una violenta guerra civile. Oltre un quarto di secolo di guerra aveva lasciato in rovina le infrastrutture della nazione e il sistema educativo non ha fatto eccezione. Innumerevoli edifici scolastici erano stati distrutti e mancava il personale adeguato necessario per riavviare un sistema educativo.
Alla fine della guerra, il 72% dei giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni erano alfabetizzati – l’83% dei maschi e il 63% delle femmine. Entro il 2014, tale numero era salito al 77% – con l’85% dei maschi e il 71% delle femmine. Il numero di bambini che frequentano la scuola nel 2002 era di circa due milioni. Nel 2013 i dati sulla frequenza erano triplicati, con circa sei milioni di studenti iscritti.
Dopo la fine della guerra, nel 2008, il Ministero dell’Istruzione dell’Angola, in collaborazione con l’UNESCO, decise di disegnare una strategia nazionale per promuovere l’alfabetizzazione e il recupero scolastico, finalizzata alla ricostruzione del sistema educativo. La strategia, incentrata sulla mobilitazione degli sforzi di varie ONG locali, nazionali e internazionali, organizzazioni non profit e organizzazioni di volontariato, cerca di descrivere la strada sulla quale i vari attori possano agire come un unico fronte unito.
Negli ultimi anni, l’UNICEF ha avviato un’iniziativa per raccogliere dati digitali sull’istruzione per monitorare lo stato delle scuole e individuare le regioni in cui mancano infrastrutture scolastiche. L’UNICEF prevede di utilizzare questi dati per affrontare scientificamente le problematiche relative all’istruzione e all’alfabetizzazione in Angola. Mappando in luoghi in cui le scuole funzionano e quelli in cui non esistono, l’UNICEF spera di poter indirizzare le risorse verso investimenti che tengano conto delle problematiche geografiche.
L’istruzione primaria in Angola è obbligatoria e gratuita per quattro anni per i bambini di età compresa tra i 7 e gli 11 anni, ma il governo stima che circa due milioni di bambini non frequentino la scuola. Il governo continua a lavorare nel tentativo di alleviare questi problemi: tra il 2016 e il 2017 sono state aperte 200 nuove scuole, e numerose organizzazioni umanitarie – tra cui UNICEF, Inda Cares e Develop Africa – lavorano per raccogliere e inviare forniture scolastiche come donazioni. La raccolta di dati digitali dell’UNICEF potrebbe risultare utile anche per rintracciare i luoghi in cui gli aiuti risultano essere necessari e per valutare l’impatto a lungo termine dell’invio di materiale scolastico.
Inoltre, ventisette anni di combattimenti hanno pesato sullo stato dei professionisti in Angola. Il governo angolano impiega circa 17.000 insegnanti, di cui si stima che il 40% non sia qualificato per il ruolo che ricopre. Oggi meno dello 0,7% della popolazione angolana frequenta le università e la mancanza di istruzione superiore perpetua il problema della carenza di insegnanti. Inoltre, il governo stima che siano necessari altri 200.000 insegnanti per garantire a tutti i bambini la possibilità di iscriversi a scuola, garantendo aule di dimensioni adeguate. La mancanza di risorse e la scarsità di professionisti istruiti impediscono al governo di assumere il numero di insegnanti necessario.
Dal 2002 l’Angola ha compiuto enormi progressi nel migliorare il proprio sistema educativo e nel suo intento di raggiungere l’educazione primaria universale per tutti. Esistono però ancora numerose sfide, come la mancanza di infrastrutture, di materiale scolastico e professionisti istruiti che continuano a influire sul sistema di istruzione angolano sia a livello quantitativo sia a livello qualitativo.
Fonti e approfondimenti:
- UNICEF, Angola, acesso a educacao, qualidade com equidade na educacao, 2017
- Revista Africa e Africanidades, Educacao Post Independencia em Mocambique, 26 abril 2018
- https://www.researchgate.net/publication/324745557_Educacao_Pos-Independencia_em_Mocambique
- Open Society Istitution Network, Initiative for Southern Africa, Mocambique, democracia e participacao politica
- https://agora-parl.org/sites/default/files/pt-mocambique_-_democracia_e_participacao_politica-open_society_initiative_for_southern_africa.pdf
- LIMES, l’impero coloniale portoghese, 2010
- Paedagogica Historia, Portuguese, Frenc and British discourses on Colonial Education: Church-State Relations, School Expansion and Missionary Competition in Africa, 2005
- The Borgen Project, Investement Key for Education in Guinea
- Global Partnership For Education, Mozambique Operation Plan 2015-2019
- USAID, Gender Equality & Female Empowerment in Mozambique
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