I diritti sessuali e riproduttivi

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Da diversi anni, i diritti alla salute sessuale e riproduttiva delle donne rappresentano un tema ampiamente dibattuto nella comunità internazionale. Essi vengono definiti come parte integrante dello spettro dei diritti umani, come affermato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Eppure, nonostante tali diritti siano oggetto di discussione da più di trent’anni, all’interno della società civile resta una certa dose di ambiguità riguardo l’argomento. 

Diritti riproduttivi: cosa sono?

I diritti alla salute sessuale e riproduttiva delle donne non presentano una definizione univoca, poiché composti da diversi elementi. Tale categoria di diritti ha come principio cardine il concetto che le donne debbano avere controllo sul proprio corpo. Essi includono la libertà di scegliere la propria pianificazione familiare, quindi decidere se, quando e con chi avere eventualmente dei figli, il diritto a un aborto legale e sicuro, il diritto alla contraccezione, la libertà dalla sterilizzazione forzata e il diritto ad accedere a un’assistenza sanitaria riproduttiva di buona qualità. 

Essi sono fondamentali per il godimento di altri diritti umani come il diritto all’uguaglianza di genere, il diritto alla vita, alla libertà, alla privacy e il diritto a ottenere lo standard di salute più alto possibile. La loro connessione intrinseca non ha certamente reso facile l’elaborazione di una definizione, ma sono stati diversi i tentativi fatti per raggiungere una chiarezza maggiore a riguardo. 

Fonti ed evoluzioni

La difficoltà nel trovare una definizione per i diritti alla salute sessuale e riproduttiva deriva dal fatto che molti di questi diritti erano già inclusi in altri diritti umani, ma nel corso del tempo si è sentita la necessità di dare una definizione propria per poter garantire maggiore precisione e protezione. 

Infatti, l’origine di tali diritti ha seguito un processo lungo, partito dalla Proclamazione di Teheran, ufficialmente con la risoluzione XXIII adottata dalla Conferenza Internazionale sui Diritti Umani nel 1968, dove si stabilisce chiaramente che i genitori possiedono diritto esclusivo di decidere la propria pianificazione familiare. 

Nel 1994, le Nazioni Unite proclamarono un Piano d’Azione, a seguito della Conferenza Internazionale sulla popolazione e sviluppo, dove parteciparono più di 179 Paesi. Qui, il diritto alla salute sessuale e riproduttiva viene definito come uno stato di benessere fisico, mentale e sociale, e non la mera assenza di malattie o altre infermità, per tutto ciò che riguarda il sistema riproduttivo e le sue funzioni e processi. 

Un anno dopo, alla quarta Conferenza mondiale sulle donne tenutasi in Cina, venne elaborata la Piattaforma di Pechino, confermando quanto stabilito nel Piano d’Azione del Cairo, ma affermando anche per la prima volta che i diritti riproduttivi sono intrinsecamente connessi ai diritti umani fondamentali e che le donne debbano avere controllo e debbano poter decidere autonomamente e responsabilmente su questioni concernenti la loro sessualità. La Piattaforma di Pechino fa inoltre un passo avanti nel riconoscimento di tale categoria di diritti, poiché sollecita gli Stati a intraprendere azioni volte a rimuovere gli ostacoli per l’effettivo godimento di questi diritti, suggerendo anche ricerche svolte dai governi per comprendere a pieno le difficoltà presenti nell’accesso ai servizi per la salute sessuale e riproduttiva. 

Tale è l’importanza di questa categoria di diritti tanto che le Nazioni Unite li hanno inseriti nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. Infatti, nel 2015 l’Assemblea Generale ha elaborato un programma della durata di quindici anni, stabilendo diciassette obiettivi di sviluppo globale, adottati da tutti i membri dell’Organizzazione. Nel novero dei cosiddetti ‘goals’ rientrano i diritti alla salute sessuale e riproduttiva, inclusi negli obiettivi concernenti la salute, l’educazione e l’uguaglianza di genere. Viene infatti incluso l’accesso a servizi per la salute sessuale e riproduttiva, un’educazione alla sessualità e la capacità di decidere autonomamente sul proprio corpo. Per quanto riguarda i diritti riproduttivi, le Nazioni Unite seguono la dottrina tradizionale che vuole legare tali diritti all’uguaglianza di genere, al diritto alla salute e alla lotta contro la discriminazione, essendo vitali l’uno per l’altra. 

Problematiche

Sebbene sia da apprezzare uno sviluppo in positivo per il riconoscimento dei diritti alla salute sessuale e riproduttiva delle donne, le problematiche non sono del tutto assenti. Sono diversi, infatti, gli Stati che recentemente hanno limitato ancor di più l’accesso ai servizi per la salute riproduttiva. Le normative emanate da alcuni Stati limitano in modo significativo il godimento della salute sessuale e riproduttiva delle donne, facendo loro perdere il proprio potere decisionale. Un esempio di ciò è il caso di R.R. c. Polonia di fronte alla Corte Europea dei Diritti Umani, nel quale il personale medico si rifiutò di effettuare degli esami diagnostici sul feto per motivi religiosi, obbligando la donna a partorire un figlio affetto da sindrome di Turner. 

Inoltre, va ricordato che le fonti che sanciscono tali diritti non sono giuridicamente vincolanti, ma appartengono alla categoria del soft law. Questo però non determina necessariamente la loro inefficacia, poiché i diritti riproduttivi, come già menzionato, fanno parte di una macrocategoria di altri diritti umani, riconosciuti come vincolanti a tutti gli effetti. Le diverse piattaforme e dichiarazioni sono quindi utili per fornire linee guida e creare più chiarezza riguardo l’argomento, e il loro non essere giuridicamente vincolanti potrebbe non rappresentare un limite insuperabile. 

È dunque chiaro che le sfide riguardanti i diritti riproduttivi e sessuali sono diverse e non sempre facilmente risolvibili, dal momento che alcuni Stati hanno intrapreso delle politiche restrittive. È altresì vero che la discussione politica e internazionale sembra muoversi in una direzione più consapevole, volta a comprendere meglio quali siano le tutele e le problematiche concernenti la salute sessuale e riproduttiva delle donne.

Fonti e approfondimenti

Assemblea Generale, Risoluzione XXIII, adottata alla Conferenza Internazionale sui Diritti Umani, Tehran, 1968, http://ospiti.peacelink.it/cd/a/14817.html

UN Population Fund (UNFPA), Report della Conferenza sulla Popolazione e lo Sviluppo, http://dirittiumani.donne.aidos.it/bibl_2_testi/d_impegni_pol_internaz/a_conf_mondiali_onu/c_conf_cairo_e+5/a_cairo_poa_engl_x_pdf/cairo_dich+pda_engl.pdf

Nazioni Unite, Dichiarazione di Pechino e Piano d’Azione, adottato alla Quarta Conferenza Mondiale sulle Donne, 1995, https://www.refworld.org/docid/3dde04324.html 

Consiglio d’Europa, La salute e i diritti sessuali e riproduttivi delle donne in Europa, dicembre 2017. https://rm.coe.int/la-salute-e-i-diritti-sessuali-e-riproduttivi-delle-donne-in-europa-do/1680966391

Organizzazione Mondiale della Sanità, Sexual and Reproductive Health and Rights (SRHR), http://srhr.org/

Alanna J. Galati, Onward to 2030: Sexual and Reproductive Health and Rights in the Context of the Sustainable Development Goals, https://www.guttmacher.org/gpr/2015/10/onward-2030-sexual-and-reproductive-health-and-rights-context-sustainable-development

 

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