L’Altra America: Haiti

Haiti
@Silvia Zukrigl - Wikimedia Commons - CC BY-SA 3.0

Questo nuovo appuntamento del progetto L’Altra America si concentra sulla più antica repubblica del subcontinente latinoamericano: Haiti. Un tempo glorioso esempio di ribellione al potere coloniale europeo e faro di civiltà nel continente, oggi la Repubblica di Haiti è uno tra i Paesi più poveri al mondo. Dopo essere stata devastata e depredata per oltre due secoli, del passato glorioso di Haiti rimangono poche tracce. Dalla fine della Seconda guerra mondiale a oggi il Paese ha attraversato una feroce dittatura e un lungo periodo di instabilità politica che, unito ai cataclismi che si abbattono periodicamente sull’isola, hanno reso difficile una crescita stabile e duratura dell’economia statale.

Geografia e società

Haiti si trova nella parte occidentale dell’isola di Hispaniola, condivisa con la Repubblica Dominicana, a est. Il suo territorio è prevalentemente montuoso, il che è uno dei motivi per cui la maggior parte della popolazione (di quasi 11 milioni di persone) vive vicino le coste, concentrata in particolare intorno alla capitale, Port-au-Prince. A causa della sua posizione all’estremo nord-est dell’arcipelago caraibico, l’isola è soggetta ai frequenti cataclismi che flagellano la regione. Negli ultimi 10 anni, in particolare, un terremoto e numerosi uragani hanno ripetutamente messo in ginocchio l’economia già molto fragile del Paese.

Mappa di Haiti – Fonte: Wikimedia

La popolazione è costituita maggiormente dai discendenti degli schiavi africani che lavoravano nelle piantagioni. A seguito dell’indipendenza e della violenta rottura con il potere coloniale europeo, la percentuale di europei che vivono ad Haiti è scesa, fino quasi a scomparire. Nonostante ciò, permane una minoranza di mulatti (circa il 4% della popolazione) che detiene la maggior parte del potere economico e produttivo del Paese. La mancanza di adeguate politiche per lo sviluppo delle zone rurali ha portato a un costante aumento della popolazione urbana, concentrata nelle zone economicamente più stabili e in cui sono presenti i servizi essenziali, quasi assenti nel resto del Paese.

La costante crescita della popolazione, attestata all’inizio del millennio, si è molto ridimensionata a seguito di un violento terremoto che ha colpito il Paese nel 2010, le cui conseguenze hanno condotto molte persone a cercare rifugio altrove. Haiti, infatti, è uno dei Paesi che registra tra i più alti tassi di emigrazione del continente, i cui flussi sono diretti principalmente verso gli Stati Uniti, la Repubblica Dominicana e il Cile.

L’indipendenza 

L’isola di Hispaniola fu uno tra i primi territori a essere raggiunti dalla flotta di Cristoforo Colombo durante il suo primo viaggio nel 1492. Nel XVII secolo la parte più occidentale e scoscesa dell’isola venne occupata da un gruppo di bucanieri francesi, da cui nacque la colonia francofona di Saint-Domingue, anche conosciuta con il nome di Haiti, dalla lingua indigena. Il suo status venne riconosciuto dalla Francia e dalla Spagna solo verso la fine del secolo e fino alla sua indipendenza conobbe una forte crescita economica, tanto da diventare una tra le colonie più ricche del Nuovo Mondo.

La Repubblica di Haiti è sorta nel 1804 a seguito di una rivolta popolare capitanata da F.-D. Toussaint Louverture. Guidati dagli ideali della rivoluzione francese, gli schiavi delle piantagioni riuscirono a ottenere l’abolizione della schiavitù nel 1794 per poi cacciare i coloni spagnoli e britannici grazie a una rivolta durata 5 anni. Tutta l’isola venne, quindi, occupata dai ribelli che rinnovarono la loro sovranità a Parigi. Nonostante ciò, nel 1802, il neo-governatore Louverture venne deportato su volere di Napoleone. Come risposta a ciò il popolo haitiano decise di riprendere in mano le armi per affrontare e sconfiggere le truppe francesi presenti sull’isola proclamando la totale indipendenza della Repubblica di Haiti nel 1804. 

La figura di F.-D. Toussaint Louverture divenne un simbolo per i rivoluzionari di tutto il mondo essendo stato il condottiero di una tra le poche rivolte di schiavi che abbia mai avuto successo. A seguito dell’indipendenza, la minoranza mulatta presente sull’isola cercò di imporre il proprio dominio sull’economia del Paese. Questo generò una ventina d’anni di guerre civili che si conclusero con la vittoria della minoranza. Di seguito, quindi, la Francia decise di riconoscere l’indipendenza di Haiti dopo aver costretto il presidente mulatto J.-P. Boyer ad accettare un pesante indennizzo di 150 milioni di franchi. Questo ingente debito con la Francia è stata una delle cause che ha frenato la crescita economica della repubblica nel corso dei secoli successivi. Basti pensare che c’è voluto più di un secolo perché il debito venisse estinto e ancora oggi il popolo haitiano chiede che venga restituito. 

Dall’indipendenza a oggi

Il passaggio dal XVIII al XIX secolo segnò un declino economico per Haiti. Il Paese venne occupato dagli Stati Uniti dal 1915 al 1934 a seguito di un lungo periodo di instabilità politica. Questo permise agli USA di consolidare gli interessi delle proprie aziende nello sfruttamento delle risorse del territorio e della forza lavoro. Alla fine dell’occupazione tornò al potere l’oligarchia mulatta che mantenne il dominio fino alla fine della Seconda guerra mondiale. Dopo 10 anni di instabilità politica, quindi, arrivò al potere François Duvalier, esponente di una nuova classe media nera in ascesa. 

Duvalier (conosciuto come “Papa Doc”) governò ad Haiti fino alla sua morte, nel 1971, gettando Haiti nel caos. Grazie a delle squadre di fedeli sostenitori, i tonton-macoutes («orchi» in creolo), Duvalier impose una dittatura violenta e sanguinosa contro la popolazione haitiana. Alla morte di Duvalier, il figlio Jean-Claude tentò di mantenere il potere del padre, ma nel 1986 fu costretto a fuggire a seguito di una rivolta popolare. Gli anni ‘90 hanno visto prevalere la figura di J.-B. Aristide, ex prete salesiano eletto presidente nel 1991. Aristide ha governato Haiti a fasi alterne fino al 2004, quando è stato costretto a fuggire a seguito di violente proteste popolari. 

Gli anni ‘10 del XXI secolo sono stati tra i più tragici della storia haitiana. Una serie di uragani e vari terremoti (tra cui uno, in particolare, che mise in ginocchio l’intera Repubblica nel 2010) hanno devastato una buona parte della fragile economia di Haiti. A questo è seguita un’epidemia di colera causata da una missione umanitaria dell’ONU (per cui l’Organizzazione si scusò ufficialmente solo molti anni dopo) e numerosi problemi derivanti da una cattiva gestione degli aiuti umanitari inviati nel Paese per uscire dall’emergenza. Stremata da continue rivolte popolari, cambi di governo e disastri naturali (l’ultimo è stato l’uragano Matthew nel 2016), ora Haiti è guidata dall’ex imprenditore agricolo Jovenel Moïse, anche lui in gravi difficoltà e costretto a cambiare quasi ogni anno il suo primo ministro.

Economia

Haiti è il Paese più povero dell’America e uno tra i più poveri al mondo. Secondo gli ultimi dati raccolti dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP) il 25% della popolazione haitiana vive con meno di 1.9 dollari al giorno. Meno di due terzi della popolazione ha accesso all’acqua potabile, la percentuale di analfabeti è oltre il 38% e più di un terzo degli haitiani tra i 5 e i 17 anni è costretto a lavorare. La fragile economia del Paese, trainata dal settore agricolo (in cui è impiegato circa il 60% degli haitiani) e da quello industriale, è condizionata dall’imposizione di un costo del lavoro molto basso. Ciò comporta che le industrie siano molto appetibili sul mercato internazionale senza però favorire chi ci lavora, quanto piuttosto i proprietari delle fabbriche.

A poco sono serviti gli aiuti umanitari giunti nel Paese a seguito del terremoto, così come le timide proposte di aiuto all’economia avanzate dagli Stati Uniti e dalla Repubblica Dominicana, i due principali interlocutori internazionali. Entrambi i Paesi, specialmente da dopo il terremoto, hanno visto crescere in maniera esorbitante il numero di immigrati provenienti da Haiti. Per la Repubblica Dominicana, in particolare, il problema è ben più longevo ed è stato al centro di numerose polemiche a causa del mancato impegno da parte delle istituzioni haitiane per una sua risoluzione. La ricerca di una soluzione all’emergenza non ha posto le basi per affrontare un cambiamento più strutturale, che doni all’economia del Paese maggiore resilienza per fronteggiare le catastrofi naturali. 

Politica estera

La politica estera di Haiti è fortemente condizionata dalla situazione interna del Paese. I maggiori interlocutori internazionali del Paese sono gli Stati Uniti e la Repubblica Dominicana. I primi, costantemente, promuovono piani di sviluppo per rilanciare l’economia di Haiti (come il piano HOPE II nel 2008) cercando di contenere l’ondata migratoria diretta in particolare verso la Florida. A oggi, però, nessuno di questi piani ha mai portato a un reale cambiamento del Paese. 

Con la Repubblica Dominicana, invece, i rapporti sono molto più delicati, specialmente per quanto riguarda la gestione dei flussi di migranti provenienti da Haiti che il Paese non riesce a gestire. Il rapporto con la Francia sembra si stia modificando in questi anni, dato che per la prima volta dall’indipendenza per ben due volte in dieci anni due capi di stato francese si sono recati in visita ad Haiti. 

Bandiera

1024px-Flag_of_Haiti.svg I colori scelti per la bandiera di Haiti sono gli stessi del tricolore della rivoluzione francese, a cui ci si ispirò per l’indipendenza di Haiti. Il bianco è stato tolto perché rappresentava, nell’immaginario dei rivoltosi, il bianco europeo e colonizzatore, mentre il blu e il rosso sono, rispettivamente, i neri e i mulatti. Al centro della bandiera c’è lo stemma di Haiti: una palma circondata da sei lance, sei bandiere e due cannoni. In cima alla palma c’è un cappello che ricorda quello con cui erano soliti vestirsi i giacobini. Sullo stemma è stato posto anche il motto che recita “L’union fait la force” (“L’unione fa la forza”).

Sistema politico

A livello politico Haiti è una repubblica semi-presidenziale. Il presidente è eletto direttamente dal popolo ogni cinque anni e sceglie il primo ministro (del partito di maggioranza dell’Assemblea Nazionale) che è a capo del governo. Queste due figure sono a capo del potere esecutivo. Il potere legislativo è controllato dal governo e dalle due camere dell’Assemblea Nazionale di Haiti: il Senato e la Camera dei Deputati.

 

Fonti e approfondimenti

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