Elezioni in Lesotho: l’ascesa del miliardario Sam Matekane

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Il Lesotho ha festeggiato lo scorso 4 ottobre il cinquantaseiesimo anniversario della sua indipendenza, avvenuta nel 1966 dal Regno Unito. Si tratta di un Paese molto particolare, essendo un’enclave nel territorio del Sudafrica, popolata da soli 2,1 milioni di persone

Lo scorso 7 ottobre i suoi cittadini hanno votato per eleggere i deputati dell’Assemblea nazionale, la Camera bassa del Parlamento. Il risultato delle elezioni è stato molto interessante: un nuovo partito, creato lo scorso marzo dal miliardario Sam Matekane, ha ottenuto la maggioranza relativa di 56 seggi, mentre l’ormai ex partito di governo è stato quasi spazzato via, mantenendo solo 8 dei suoi 48 seggi.

Negli ultimi anni, il Paese ha vissuto una situazione politica ed economica travagliata, al punto che gli osservatori internazionali hanno deciso di monitorare le operazioni di voto per evitare brogli e violenze. Se il nuovo partito sarà in grado o meno di interrompere questo ciclo sarà noto solo nei prossimi anni.

Il sistema elettorale

Il Lesotho è una monarchia costituzionale, dove il re Letsie III svolge per lo più una funzione cerimoniale, mentre il potere esecutivo è in mano al Primo ministro. Il potere legislativo è invece esercitato dal Parlamento, composto da Assemblea nazionale e Senato. Quest’ultimo è formato da 33 membri, che hanno un mandato di 5 anni: 22 sono leader tribali, che rappresentano le proprie comunità, mentre 11 sono nominati dal re su consiglio del Primo ministro. L’Assemblea nazionale è invece composta da 120 deputati eletti anch’essi ogni 5 anni.

Dal 2002, per la Camera bassa, il Lesotho ha introdotto un sistema elettorale di rappresentanza proporzionale a membri misti, detto anche MMP (Mixed-member proportional representation). Questo significa che lo scorso 7 ottobre i cittadini lesothiani hanno espresso due voti: uno per un singolo candidato all’interno di un collegio uninominale locale e uno per un partito in un collegio nazionale. Di conseguenza, 80 seggi dell’Assemblea sono stati assegnati ai candidati che hanno ottenuto la maggioranza semplice nei collegi uninominali (first-past-the-post), mentre i restanti 40 sono stati distribuiti ai partiti in maniera proporzionale ai loro risultati nel collegio nazionale. 

Questo ha, quindi, assicurato alcuni seggi anche a movimenti minori che non hanno alcuna speranza di vincere gli scontri nei collegi uninominali. L’adozione di questo sistema elettorale, più inclusivo rispetto al maggioritario, è stata molto importante nell’arginare la violenza politica nel Paese e, negli anni, ha spinto i partiti verso una maggiore cooperazione.

 

I partiti lesothiani

Alle elezioni del 2022 hanno partecipato una cinquantina di partiti, di cui 14 sono riusciti a entrare nell’Assemblea, anche se i principali sono tre. La Convenzione All-Basotho (ABC) è stata, di fatto, la forza di governo dal 2017 a oggi. Il partito ha infatti guidato una coalizione che, complice anche il supporto di alcune opposizioni, ha espresso i governi della legislatura appena conclusa. L’ABC è però molto divisa internamente e ha avuto alcune crisi di leadership negli ultimi anni.

Nel 2020, il suo leader Thomas Thabane ha dovuto abbandonare la carica di Primo ministro in favore di Moeketsi Majoro, dopo essere stato accusato dell’omicidio dell’ex moglie. Majoro è stato a sua volta sostituito da Nkaku Kabi dopo l’ennesima crisi interna all’ABC. Kabi, dopo aver ottenuto la fiducia dei quadri del partito, è stato il candidato di punta in queste elezioni. L’ABC però ha ottenuto solo il 7,29% dei voti, equivalenti a 8 seggi, in calo netto rispetto ai 48 del 2017.

Un altro partito favorito nella corsa era il Congresso democratico (DC), guidato da Mathibeli Mokhothu, seconda forza alle elezioni del 2017. Il DC ha mantenuto la posizione, grazie al 24,87% dei voti (pari a 29 seggi, solo uno in meno rispetto al 2017). Nonostante la caduta dell’ABC non si è imposto come prima forza per via dell’arrivo impetuoso di un nuovo contendente, la Rivoluzione per la prosperità (RFP). 

La Rivoluzione per la prosperità (RFP) è stata la rivelazione di questa tornata elettorale. Nonostante il partito sia nato solo lo scorso marzo, ha infatti vinto le elezioni ottenendo una maggioranza quasi assoluta. L’RFP è una creazione di Sam Matekane, l’uomo più ricco del Lesotho, in grado di accumulare una fortuna miliardaria tramite il conglomerato Matekane Group of Companies, la sua potente azienda fondata nel 1986 e che oggi, nella regione, è molto importante nei settori dell’estrazione mineraria, dell’aviazione e delle costruzioni. Alla sua prima elezione, l’RFP ha ottenuto il 38,81% dei voti, ovvero 56 seggi. 

Altri 11 partiti si sono spartiti i rimanenti 27 seggi.

 

Una situazione complicata

La Banca mondiale classifica il Lesotho come un Paese a medio-basso reddito, ma bisogna notare come questa sia una delle aree più povere e diseguali al mondo, con circa un terzo della popolazione che vive con meno di 1,90 dollari al giorno. Dietro a queste difficoltà nello sviluppo economico ci sono molte ragioni, che spaziano dai limiti nell’accesso alla terra e all’istruzione terziaria, ai bassi livelli di crescita delle imprese, alla turbolenta scena politica. 

Il Paese è formalmente una monarchia, ma il ruolo del re è solo simbolico e la lotta per il potere è spietata. La storia del Lesotho è stata infatti flagellata da una lunga serie di violenze politiche, con quattro colpi di stato dall’indipendenza e diversi momenti in cui crisi politiche hanno gettato il Paese nel caos e nell’instabilità, spingendo più volte il vicino Sudafrica a intervenire per ristabilire l’ordine.

Le relazioni tra i due Paesi sono strette sin dalla loro nascita, vista la condizione di enclave del Lesotho. Al momento dell’indipendenza lesothiana, il Sudafrica aveva supportato il governo di Leabua Jonathan. Le tensioni, però, erano cresciute negli anni Settanta, quando il Lesotho era diventato sempre più critico nei confronti dell’apartheid e aveva supportato il Congresso nazionale africano (ANC), il partito sudafricano antisegregazionista. Per questo, nel 1986, il Sudafrica aveva favorito un colpo di stato contro Jonathan, mettendo al potere Justin Lekhanya. Quest’ultimo aveva poi espulso dal Lesotho i membri dell’ANC e assunto una posizione molto più vicina agli interessi di Pretoria.

Un altro momento molto teso si era verificato nel 1998, quando il Congresso Democratico del Lesotho aveva vinto le elezioni, ma le opposizioni avevano rifiutato il risultato, denunciando brogli e dando inizio a gravi disordini a cui avevano partecipato anche gruppi di militari. Per evitare un colpo di stato, il Sudafrica era intervenuto militarmente con l’operazione Boleas, su mandato della Comunità di sviluppo dell’Africa meridionale (SADC) per ristabilire l’ordine

L’ultimo intervento esplicito del Sudafrica nelle vicende politiche del Lesotho è avvenuto nel 2014. Già nella corsa alle elezioni erano iniziati i primi disordini, che dopo il voto avevano raggiunto un livello di violenza tale per cui i leader dei partiti erano stati costretti ad abbandonare il Paese. Questa volta, la crisi politica è però stata risolta diplomaticamente, con il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa come mediatore.

Per ovviare alla situazione, il Lesotho ha iniziato un programma di riforme della politica e della forza pubblica, che però negli ultimi anni hanno dato risultati inferiori alle aspettative. Vista la possibilità di tensioni, nelle settimane prima del voto erano giunti nel Paese gli osservatori elettorali di SADC, Unione Europea, Commonwealth e Unione africana.

 

Il futuro del Lesotho

Le operazioni di voto si sono svolte in maniera pacifica, anche se alcuni osservatori hanno sollevato dubbi sull’accuratezza delle liste elettorali. In alcuni seggi, inoltre, le attività di spoglio sono state confusionarie e poco chiare. La situazione è stata comunque giudicata soddisfacente dagli osservatori e manda un segnale incoraggiante.

Matekane ha già formato un’alleanza con due partiti minori, l’Alleanza dei democratici (AD) e il Movimento per il cambiamento economico (MEC), in modo da avere 65 seggi all’Assemblea nazionale e con essi la maggioranza assoluta. Il nuovo governo è stato quindi nominato dal re. I partiti di opposizione non hanno disputato l’esito delle elezioni o la formazione del governo e, anzi, si sono complimentati con Matekane.

L’arena politica lesothiana non è però del tutto pacificata e, nonostante gli sforzi di riforma interna, il pericolo del settarismo e della violenza rimane alto. In questa situazione, una crisi di governo può trasformarsi in conflitto violento generalizzato e la vicinanza del Sudafrica non aiuta. Pretoria ha, infatti, grandi interessi nell’evitare che una crisi in Lesotho inneschi conseguenze sul suo territorio e potrebbe quindi intervenire per mediare tra le parti. 

Sapere che in casi estremi il Sudafrica potrebbe decidere di intervenire militarmente potrebbe rendere più spregiudicati alcuni attori lesothiani, visto che comunque potrebbero contare su una risoluzione esterna di una crisi nel caso in cui questa divenisse incontrollabile. La storia dell’intervento sudafricano in Lesotho è lunga, ma non ha reso il Paese più stabile, quindi non è una buona idea farci affidamento.

 

Fonti e approfondimenti 

Al Jazeera. 2022. “Political rookie’s new party wins Lesotho vote but no majority”. 

British High Commission Maseru, “2022 elections in Lesotho: UK statement”, GOV.UK, 10/10/2022. 

Byrnes, Rita M. 1996. South Africa: a country study, Washington, GPO: for the Library of Congress.

Este, Jonathan, “South Africa’s efforts to stabilise Lesotho have failed. Less intervention may be more effective”, The Conversation, 05/05/2020. 

Maluleke, Leleti, and Moosa, Mischka, “Lesotho Elections Tracker 2022: Pre-Election day developments”, Good Governance Africa, 06/10/2022. 

Mohloboli, Marafaele, “Lesotho elects new parliament amid unresolved political crisis”, Reuters, 07/10/2022. 

Newsday Lesotho, “Revolution for Prosperity wins Lesotho elections but observers flag irregularities”, Mail & Guardian, 11/10/2022. 

Newsday Lesotho, “Who is Lesotho’s new Prime Minister, mogul Sam Matekane?”, Mail & Guardian, 12/10/2022. 

World Bank. 2022. Lesotho Overview: Development news, research, data

 

 

 

 

Editing a cura di Beatrice Cupitò

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