La Cina rilancia la crescita?

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Il prodotto interno lordo della Cina è tornato a correre superando, per la prima volta in due anni, le aspettative del governo. Con un primo trimestre che si è attestato al 4,6%, la crescita annuale di Pechino corre verso il 5,2% superando dello 0,2% l’asticella posta da Xi Jinping. Niente di sensazionale, ma è un tema innanzitutto di narrazione. 

Il ritorno di Pechino sul palcoscenico economico della crescita cambia gli scenari globali. Una risposta forte ai dubbi post Covid-19, quando vari analisti avevano iniziato a vedere crepe, piccole ma strutturali, che avrebbero addirittura dovuto portare il Paese in una lunga recessione. Tanti erano, e sono, i dubbi sulla struttura economica cinese da arrivare a prospettare un ventennio perduto, come quello che il Giappone ha attraversato dagli anni Novanta proprio dopo un periodo di crescita incontrastata.

Le crepe nell’economia cinese esistono?

Se nel caso di Tokyo furono la bolla speculativa giapponese e la risposta aggressiva degli Stati Uniti, nel caso della Cina quali sono le cause? I dubbi nella narrazione di una Pechino in discesa riflettono la chiave di lettura europea. Le famiglie cinesi non spendono come quelle occidentali, gli investimenti delle aziende private cinesi scappano dalla pressione del governo, la deflazione non permette un’espansione sostenuta dell’economia. Il renmimbi non regge la competizione con il dollaro.

Alcuni di questi concetti ha cercato di sfatarli Nicholas R. Lardy del Pieterson Institute for International Economics su Foreign Affairs. Il PIL cinese è passato da rappresentare il 76% del PIL statunitense nel 2021 a rappresentare il 67% nel 2023 per colpa della Zero Covid policy, di una presa più forte di XI Jinping sulla classe imprenditoriale e da un effetto globale che ha danneggiato più Pechino che Washington. Tuttavia, il PIL cinese nel 2023 è aumentato del 20% rispetto al 2019, mentre quello statunitense solo dell’8%.

Sicuramente va sottolineato che sono gli Usa che hanno ricominciato a correre, grazie agli investimenti dell’era Biden, piuttosto che una Cina che si è fermata. A questo si deve aggiungere che Washington è stata obbligata dall’inflazione ad alzare i tassi di interesse di quasi 5 punti percentuali da Marzo 2022 ad oggi – passando dallo 0,25 al 5,25. Con la conseguenza di attirare più investimenti degli attori privati globali promettendo rendimenti maggiori. Nello stesso periodo, la Rpc ha abbassato il suo tasso di interesse dal 3.70 al 3.45.

La realtà dietro la facciata

Il risultato è stato dunque di riportare molti degli investimenti prima diretti alla Cina verso l’Occidente. Ma questo effetto sarà necessariamente temporaneo. Le economie occidentali non reggono questi livelli di tassi e già si pensa ad abbassarli dopo la spinta inflattiva. A questo si aggiunge un secondo dato. L’innalzamento del dollaro rispetto al renminbi sta favorendo l’export cinese, elemento centrale nel grande rimbalzo del Pil nel 2024.

Questo serve a comprendere come anche la crepa sulla voglia di investire delle aziende cinesi sia solamente di facciata. Aziende che ritirano gli investimenti o magari li spostano verso altri Paesi, limiterebbero i propri prestiti. Invece lo scorso anno i prestiti delle aziende sono aumentati, così come gli investimenti in manifattura, servizi minerari e beni al consumo. 

Questi dati sono corroborati anche dagli imprenditori occidentali che negli ultimi sei mesi sono tornati in Cina. Il Financial Times racconta come essi, benché pensassero di trovare un’economia indebolita e aziende rimaste indietro dopo la pandemia, sono rimasti molto sorpresi. Hanno infatti trovato fabbriche rimesse a nuovo e linee di produzione anche più efficienti, con prodotti finali addirittura più competitivi dell’occidente. Testimonianza di un Paese che non ha smesso di investire. 

Gli altri grandi miti dietro al rallentamento cinese sono la debole fiducia dei consumatori, i consumi familiari in calo e il nuovo atteggiamento da “risparmiatore” nella popolazione. Elementi che però non sembrano essere certificati dai dati. Solo lo scorso anno, il reddito reale individuale è cresciuto del 6%, contro il 3% del 2022, e il tasso di consumo individuale è salito del 9%. Alla fine del 2023, la quota nazionale dei consumi ha superato quella dei redditi. Sembra evidente che non vi è alcun fantomatico “risparmiatore cinese”.

Il problema immobiliare 

Sull’immobiliare e sulla bolla speculativa il discorso cambia. Qui le difficoltà sono evidenti e di difficile gestione. Il mercato immobiliare di nuove costruzioni in Cina nel 2023 si è dimezzato rispetto al 2021. Gli investimenti immobiliari nel Paese sono scesi solo del 20% e quelli restanti sono stati fatti convergere dal governo sui progetti in via di completamento. Ma bisogna ricordare che i più grandi fondi immobiliari cinesi, Evergrande e Country Garde, sono falliti nel primo caso o sono stati salvati all’ultimo nel secondo.

Questo perché negli ultimi dieci anni i prospetti demografici sono crollati e non vi è stata alcuna riorganizzazione degli investimenti. Con il risultato che tutti e dieci i maggiori costruttori cinesi hanno visto un crollo nelle vendite, prezzi delle case in rapida discesa a causa della grande offerta e di conseguenza problemi di liquidità per i giganti del settore. Un problema enorme per l’economia cinese, visto che il settore immobiliare rappresenta circa un quarto del PIL nazionale. Se dovesse subire scossoni significativi, sarebbe più di un elemento di inciampo per l’economia di Pechino.

Alla luce di questa debolezza però resta il ritorno della Cina a una crescita sensibile. Sviluppo che riapre la tensione tra Pechino e Washington, che nello stesso giorno certifica di crescere al 2,7% cioè il doppio della velocità degli altri Paesi del G7.

 

Fonti e approfondimenti

Joe Leahy, Hale Thomas, William Sandlund, “China’s economic growth hits 5,3%, Financial Times, 16/05/2024

Nicholas R Lardy, “China is still rising, Foreign Affairs, 2/05/2024

Sam Fleming e Claire Jones, “Us to grow at double the rate of G7 peers this years, Financial Times, 16/05/2024