“L’ultima capitale europea divisa da un muro” questa è la descrizione e il primato che Nicosia, capitale di Cipro, mantiene in Europa. Il muro è stato eretto nel 1974, dopo l’escalation militare turca in risposta al colpo di stato militare dei greci ciprioti. Adesso l’isola è divisa metà da 180 km di terra di nessuno controllata dall’ONU. La parte greca/cipriota in Europa è in lenta uscita dalla crisi economica, con molti problemi di distribuzione della ricchezza e una colpa di crimini umanitari sulle spalle. La parte turca-cipriota invece è povera, con una piccola crescita economica, legata a filo doppio con la Turchia che mantiene 35000 uomini sull’isola e che rimane l’unico paese al mondo a riconoscerla. Adesso per un allineamento di fattori, personaggi, eventi e speranze si potrebbe arrivare alla riunificazione.
Cipro è sempre stata nella storia una colonia britannica di fondamentale importanza. La posizione strategica di fronte alla Palestina e al canale di Suez ha sempre resto l’isola fondamentale per i giochi politici del Mediterraneo. Lentamente negli anni 60 si è andati verso l’indipendenza cercando degli accordi con i paesi che hanno una comunità etnica nell’isola: la Grecia e la Turchia. Gli accordi di Zurigo del 1960 tra i tre paesi (Grecia, Turchia e Gran Bretagna) sembravano aver risolto il problema, ma le due comunità greca-cipriota (68% della popolazione) e turco cipriota (22% della popolazione) non erano in realtà così pronte a vivere da fratelli.
Per quasi 14 anni la situazione andò avanti in questo stato di convivenza ma alla fine, per colpa anche delle spinte dei due paesi esterni, la situazione implose. Nella notte del 15 luglio 1974 il presidente della repubblica cipriota Makario III, vescovo ortodosso, riuscì a scappare da un Golpe della Guardia Nazionale Cipriota, aiutata dai Greci. La popolazione turco-cipriota si ritrovò in pochi giorni all’interno di uno stato nazionalista greco-cipriota, fu chiusa in ghetti nelle città più importanti e il governo iniziò delle orribili persecuzioni. Le violenze furono indescrivibili e la popolazione turca ancora sente queste ferite vive nella sua memoria. La Turchia non poteva non rispondere all’offesa greca e la notte del 14 Agosto 1974 iniziò l’invasione dell’isola. La situazione divenne cruenta e ci furono molti morti. Lo scontro fu fermato dall’ONU che inviò la missione UNFICYP, un corpo di spedizione per garantire la pace. Furono creati 180 km di terra di nessuno per separare le due repubbliche una greco-cipriota e una turco-cipriota.
Il Paese da quel momento è sempre rimasto separato. La repubblica del Nord turca è riconosciuta solo dalla Turchia ed è posto un embargo sulla repubblica. Può commerciare solo con il paese madre e non c’è nessun rapporto tra le due repubbliche. Il prodotto interno lordo pro capite è di (circa) 25000 euro mentre invece nella parte turca 15000 euro. La forbice di diseguaglianza tra le due repubbliche è enorme e le loro situazioni sono molto differenti e questo è uno dei motivi che rende ancora più difficile la riunificazione. I telefoni cellulari non funzionano da una parte e dall’altra del muro e le due popolazioni non si conoscono e vivono in una continua demonizzazione l’una dell’altra.
La repubblica greco-cipriota è entrata nell’Unione Europea e nell’Euro. I più grandi problemi del paese sono stati creati dalla gestione del boom economico successivo al 1974 e dalle scelte bancarie che avevano creato una bolla immobiliare e fiscale che quando è scoppiata ha messo in ginocchio l’isola e ha costretto il governo locale a chiedere gli aiuti europei (che la settimana scorsa ha finito di ricevere). La repubblica turco-cipriota invece è una repubblica in lenta crescita. Vive di turismo e vive del piccolo commercio tra l’isola e la Turchia. Sono rimasti ormai solo 120 mila turchi-ciprioti il resto della popolazione è di immigrazione turca, spesso obbligata. L’economia è in ripresa ma ancora molto lenta lo si può notare dal caso di Nagosha: un intero complesso turistico, nella zona di Famagosta, totalmente vuoto dal 1974 in quanto non vi sono gli investimenti per aprirlo.
La situazione cipriota intravede oggi una speranza di soluzione, generata dagli sviluppi recenti. Nel 2015 è stato eletto nella Repubblica cipriota del Nord Mustafa Akinci, un social democratico che è molto favorevole alla riunificazione e che ha subito rilanciato i negoziati. Diversamente da quanto si pensa, è la regione greco cipriota ad essere più restìa alla riunificazione (dieci anni fa un altro accordo fu raggiunto e approvato, in via referendaria, dalla zona turca mentre fu respinto dalla zona greca). La speranza adesso è maggiore dato che il premier della repubblica di Cipro, Nicos Anastasiades, ha accettato volentieri il rilancio dei negoziati (nella precedente tornata referendaria il premier cipriota aveva fatto campagna per bocciare l’accordo).
Il problema della possibile riunificazione è anche istituzionale. I greco-ciprioti sono l’88% della popolazione e i turco-ciprioti sono solo il 12%. Nel caso in cui la nuova democrazia fosse di tipo maggioritario, i turchi sarebbero condannati a non avere mai un presidente. Per risolvere questa situazione si è proposto una presidenza a rotazione con un tempo differente: di conseguenza la popolazione avrebbe per un anno un presidente turco-cipriota e per tre anni uno greco-cipriota. Tutto sarebbe bilanciato da corpi intermedi così da proteggere i diritti dei due gruppi etnici.
Ma la situazione favorevole è anche data dalla situazione esterna. La Turchia ritiene sempre la soluzione del problema cipriota una questione primaria e sa di poter usare questo a suo vantaggio. La Turchia mantiene 35000 truppe sull’isola a difesa della comunità turca-cipriota ma la sua posizione su Cipro è una dei motivi che frena l’entrata della Turchia in Europa. La questione potrebbe essere risolta nel caso in cui la Turchia, ricevendo dall’Europa una promessa di progressi nei negoziati per il suo ingresso nell’Unione e negli altri Trattati, dia il suo placet sulla questione con il riconoscimento da parte di Erdogan della Repubblica di Cipro.
Presto Nicosia potrebbe tornare a non essere divisa da un muro e presto anche i turchi-ciprioti potranno camminare nelle vie della movida di Nicosia Sud invece di sognarle guardandole dai palazzi che si affacciano sulla parte greca, ma ci vorrà molto tempo per superare le frizioni tra i due gruppi etnici. Non sarà facile tornare a vivere insieme: pesa fortemente la memoria dei morti e delle orribili violenze perpetuate dai greci sui turchi e i caduti negli scontri tra l’esercito turco e i ciprioti, oltre che il divario economico e culturale tra le due popolazioni, delle quali almeno due generazioni sono cresciute in un clima di incitamento all’odio verso l’altra parte.
Approfondimenti:
http://cyprus-mail.com/2016/03/06/my-e20-bet-on-the-reunification-of-cyprus/
http://www.internazionale.it/video/2016/02/03/riunificazione-cipro-video