Cuba, Obama e l’embargo: breve report sulla situazione economica e sociale di Cuba

La bandiera di Cuba su un palazzo di plaza de la libertad della città di Matanzas
@LiuFernandezEsparrech - Wikimedia Commons - License CC0 1.0

Il 20 marzo 2016 il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, è atterrato all’aeroporto José Martì dell’Avana. Obama, è il primo presidente statunitense a metter piede nel territorio cubano dal 1928. L’ultimo ad essere entrato nell’isola fu il Presidente Coolidge proprio in quell’anno.

L’arrivo di Obama a Cuba rappresenta un evento storico a livello mondiale, l’ennesima tappa del disgelo tra i due Paesi, iniziata con la celebre stretta di mano nel dicembre 2013 in occasione dei  funerali di Nelson Mandela. Il viaggio del Presidente è culminato con il discorso al Gran Teatro, mediante il quale Obama ha potuto parlare liberamente davanti ad uno degli ultimi Paesi socialisti sul globo.

Sono venuto qui a sotterrare gli ultimi rimasugli della guerra fredda nelle Americhe. Sono venuto qui a stendere una mano amica al popolo cubano“. In questo modo, dopo un doveroso cordoglio alle vittime degli attentati di Bruxelles, Obama ha iniziato il proprio discorso davanti ad una platea visibilmente eccitata. Prima di toccare i temi più pungenti nel rapporto tra i due Paesi, il Presidente statunitense ha voluto riscaldare la platea con un elenco delle passioni che accomunano i popoli dei due Paesi: dal cha-cha-cha alla pelota (baseball), passando per la comune storia di schiavi e schiavisti (tralasciando però le popolazioni native) e finendo, citando due grandi sportivi (veri e propri eroi nazionali dei rispettivi Paesi): Mohamed Ali e Teòfilo Stevenson (tre volte campione olimpico e tre volte campione mondiale di box, categoria pesi massimi).

 

Poco dopo, l’ammissione all’ipotetica domanda del perché cercare di normalizzare le relazioni ora: “la risposta è semplice:quello che gli Stati Uniti stavano facendo non funzionava“. E ancora:” questa non è solo una politica di normalizzazione delle relazioni con il governo cubano. Gli Stati Uniti d’America stanno normalizzando le proprie relazioni con il popolo cubano. […]Come presidente degli Stati Uniti, ho esortato il nostro Congresso a togliere l’embargo. È un gravame fuori del tempo che pesa sul popolo cubano. È un peso per gli statunitensi che desiderano lavorare e fare affari o investire qui a Cuba. È ora di togliere l’embargo”.

L’embargo (chiamato bloqueo a Cuba) di cui parla Obama rappresenta la contromisura adottata dagli USA contro il governo cubano all’indomani della Rivoluzione castrista. Le prime misure economiche contro Cuba vennero adottate nel 1960 dal Presidente Eisenhower; l’embargo venne poi perfezionato ed inasprito dal Presidente John F. Kennedy con l’adozione del Proclama 3447 il 7 febbraio 1962, con cui gli Stati Uniti bloccavano tutte le importazioni da Cuba (sia di beni originari cubani, sia di beni che transitavano per Cuba) e le esportazioni verso Cuba.

L’embargo è in vigore da 54 anni, e ad oggi, nonostante le parole di Obama, non sembra possa essere revocato nel breve periodo: la revoca infatti spetta al Congresso degli Stati Uniti al cui interno non è stata ancora raggiunta la maggioranza  per eliminare questo “rimasuglio di guerra fredda”. Tuttavia, sono da sottolineare i segnali del disgelo tra i due Paesi: il 13 aprile 2009 il presidente statunitense Barack Obama ha ordinato la revoca delle restrizioni ai viaggi e alle rimesse (trasferimenti di denaro che gli emigrati effettuano verso il loro Paese) per i cubano-americani con parenti nell’isola. Nell’estate del 2015, i due Paesi hanno riaperto le ambasciate. Inoltre sono stati rilasciati da entrambi i governi detenuti politici.

Ricordiamo che dal 1992 l’Assemblea Generale dell’Onu esorta quasi annualmente gli USA a cessare l’embargo. Nel 2009, gli Stati favorevoli alla mozione erano 187, con solo 3 contrari: Palau, Israele e gli Stati Uniti; dato il potere di veto degli USA la mozione continua a non poter esplicare i suoi effetti. Nel 2010, si sono ripetuti gli esiti dell’anno precedente, con l’eccezione di Palau, che ha deciso di astenersi: la situazione pertanto risultava di 187 Stati favorevoli alla fine dell’embargo, tre astenuti, e due contrari. Ad oggi, dopo l’ultima votazione tenutasi il 27 ottobre 2015, gli Stati favorevoli sono 191, con zero astenuti e i soliti 2 contrari.

Analizziamo insieme in cosa consiste un embargo e cosa rappresenta per un Paese che lo subisce.

Secondo il Dizionario di Diritto Internazionale dell’ONU, si intende per embargo:
“l’atto di potere di uno stato che restringe, interrompe o dà per terminate le sue relazioni economiche e finanziarie con un altro paese. L’embargo totale o parziale sulle importazioni e/o esportazioni di tutte o alcune merci, armi o valute, il trasferimento di informazione tecnico-scientifiche, diritti d’autore o di altra indole, determinati tipi di attività commerciali ed economiche; si applica nelle relazioni internazionali contemporanee come strumento di pressione economica o finanziaria, di coercizione e rappresaglia”.

L’applicazione di un embargo risulta dunque uno strumento di diritto internazionale, con il quale uno o più Paesi sanzionano un Paese terzo macchiatosi di aver violato una norma internazionale o di non aver rispettato un accordo o un trattato.

Dal punto di vista economico l’embargo è devastante, soprattutto se effettuato da più Paesi: si pensi ad un Paese povero, privo di risorse alimentari e materie prime sufficienti per l’auto sostentamento e che pertanto importa gran parte dei beni necessari per far sopravvivere la sua popolazione; l’imposizione di un embargo causerebbe la mancanza dei beni necessari alla sopravvivenza dei cittadini e dunque porterebbe ad affamare l’intero Paese. L’embargo rappresenta un grave danno anche dal punto di vista delle esportazioni: l’interruzione delle esportazioni fa venir meno gran parte delle entrate di uno Stato e dunque ne ridurrebbe drasticamente la ricchezza.

Tuttavia quando parliamo della politica posta in essere dagli USA nei confronti di Cuba, più che parlare di embargo sembra più corretto utilizzare il termine blocco: 

Per blocco si intende una politica aggressiva che contempla un embargo totale che si prefigge come fine di sovvertire l’ordinamento politico del paese contro cui è rivolto e, in quanto tale, è considerata illegittima dal diritto internazionale poiché ne viola i principi fondanti .

Ci sono due aspetti che permettono di affermare che quella di Blocco risulti la definizione più appropriata alla politica nordamericana verso Cuba.

  1.  Il primo aspetto è l’essenza punitiva delle azioni nordamericane, orientata fondamentalmente verso obiettivi di carattere politico: destabilizzare e se possibile abbattere il governo rivoluzionario; privare di entrate Cuba con il fine di obbligarla a modificare le sue posizioni internazionali; rendere il più difficile possibile, ed eventualmente impedire il commercio di Cuba con il resto del mondo (il blocco ad esempio prevede che negli Stati Uniti non sia possibile importare alcun prodotto da qualsiasi paese del mondo che contenga anche in una minima percentuale materia prima proveniente da Cuba).
  2. Il secondo aspetto è dato dal carattere extraterritoriale del Blocco che colpisce non solo Cuba ma tutti i paesi con cui commercia, i quali diventano oggetto di rappresaglia economica da parte del governo degli Stati Uniti (un esempio risulta la proibizione a entità di paesi terzi di esportare a Cuba prodotti di origine nordamericana, a meno di un’approvazione del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti. Di fatto le richieste relative sono sempre state respinte. O ancora, la nave che attracca ad un porto cubano non può per sei mesi fare scalo nei porti statunitensi).

Situazione economica cubana

Nonostante l’embargo, negli ultimi dieci anni il tasso di crescita annuale del PIL è sempre stato positivo; Cuba ha chiuso il 2015 con un tasso di crescita del PIL pari al 4%. Essendo uno Stato socialista, il governo controlla l’economia ed impiega circa l’80% delle forze lavoro del Paese. Il settore più importante è il settore dei servizi (settore terziario) che rappresenta circa il 75% del PIL. L’iniziativa privata è chiaramente limitata, tuttavia non inesistente: la parola d’ordine è il cuentapropismo, ossia la dimensione dei lavori «per conto proprio» che da cinque anni il castrismo raulista ha liberalizzato assieme a compravendita di automobili e case e da cui si sono sviluppate in tutta l’isola numerose piccole attività.

Il mercato del lavoro risulta particolarmente fiorente , il tasso di disoccupazione nel 2015 si è attestato attorno al 3% (in Italia si attestava al 12,4%, negli USA al 5,5%). Anche a Cuba, come in qualunque altro Paese sul globo, esiste il problema del lavoro nero: secondo dati del governo gli impiegati in questo settore si attestano attorno alle 50.000 unità.

Particolarità dell’economia cubana è la presenza di una doppia moneta: il peso cubano (CUP), utilizzata principalmente dai cubani con cui ricevono lo stipendio dalle imprese nazionali e la pensione, e il peso cubano convertibile (CUC), la valuta utilizzata dai turisti e dagli stessi cubani come pagamento di benzina, alberghi, ristoranti e la maggior parte di cibi e prodotti d’importazione. Ad oggi, 1 CUC vale 26,5 CUP.

Il 22 ottobre 2013 il Presidente Raùl Castro ha annunciato la volontà del governo di unificare le due monete, per eliminare le differenze per i lavoratori che venivano a contatto con i turisti (e che dunque sono pagati o ricevono mance in CUC) e gli altri impiegati nelle imprese nazionali (che invece sono remunerati in CUP). Tuttavia lo stesso governo ha sottolineato come il processo di unificazione risulterà lungo per la complessità della manovra (nella storia nessuno Stato ha unificato due monete con un cambio cosi forte).

Situazione economico-sociale a Cuba

Le eccellenze del sistema cubano risultano essere il sistema sanitario e il sistema scolastico:

Sistema sanitario

L’assistenza sanitaria universale è un diritto ed è gratuita per tutti. Cuba ha il più alto rapporto di medici per pazienti di tutto il mondo: 6,7 per 1.000 persone. Il tasso di mortalità infantile del 2014 è stato del 4,2 per 1.000 nati vivi, tra i più bassi al mondo.
La sanità a Cuba pone l’accento sulla prevenzione piuttosto che sull’esclusiva cura, questo in parte a causa del limitato accesso ai farmaci comportato dal blocco degli Stati Uniti. Secondo il report dello sviluppo umano redatto dall’ONU, l’aspettativa di vita alla nascita a per un cittadino cubano è di 79,4 anni, contro i 79,1 degli USA.

Nel 2014, il Lancet Journal ha detto: “Se i risultati di Cuba potessero essere riprodotti in una vasta gamma di paesi poveri e a medio reddito, la salute della popolazione mondiale sarebbe trasformata”. Ancora, Margaret Chan , direttrice generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha elogiato nella sua visita a Cuba nel 2014 il sistema sanitario cubano e si è detta impressionata per i successi ottenuti. « Cuba è l’unico paese che dispone di un sistema sanitario basato sulla ricerca e sullo sviluppo a sistema chiuso. Questa è la strada da percorrere perché solo attraverso l’innovazione si può pensare di migliorare la sanità », ha dichiarato Chan che ha inoltre apprezzato « gli sforzi compiuti dalla classe dirigente del paese per fare della sanità un fondamentale pilastro per lo sviluppo». Da non dimenticare anche l’aiuto che Cuba fornisce ai Paesi più poveri nel Sud America (c.d. Operazione miracolo) e nel mondo (soprattutto Africa) , mediante l’invio di medici cubani e grazie alla scuola Latino Americana di medicina, dove Cuba forma giovani medici da tutto il mondo.

Sistema scolastico

L’istruzione gratuita è un diritto universale compresa l’istruzione superiore. Cuba spende una quota maggiore del PIL per l’istruzione rispetto a qualsiasi altro paese del mondo. Il tasso di iscrizione per i bambini alla scuola primaria, per entrambi i sessi, si attestava al 98% secondo i dati del rapporto della Banca Mondiale nel 2013; lo stesso anno, secondo il report dell’ONU, il tasso di alfabetizzazione a Cuba era del 100% (Italia al 99,2% e gli USA al 99,7%). “Insegnanti mobili” raggiungono le case dei bambini che non sono in grado di raggiungere la scuola.  Molte scuole forniscono doposcuola in aiuto ai genitori che lavorano e che non hanno una famiglia allargata. Non c’è numero chiuso a Cuba per diventare medico. Ci sono 22 scuole di medicina, contro le appena 3 nel 1959 prima della Rivoluzione cubana.

Questione femminile

Le donne costituiscono la maggioranza dei giudici cubani, degli avvocati e procuratori, degli scienziati, dei tecnici, degli operatori della sanità pubblica e dei professionisti. Cuba è al primo posto nell’indice della maternità di Save the Children tra paesi meno sviluppati. Con oltre il 48% di parlamentari donne, Cuba vanta il terzo posto del mondo per presenza femminile in parlamento. Le donne ricevono 9 mesi di piena retribuzione durante il congedo di maternità retribuito, seguito da 3 mesi al 75% del salario. Il governo garantisce l’aborto e la pianificazione familiare, attribuisce un grande valore all’assistenza pre-natale, e offre “maternity housing” alle donne prima del parto.

Lo sviluppo economico e sociale di Cuba sono sostenibili e a basso impatto ambientale: nel 2006, il World Wildlife Fund (WWF), ha rilevato come Cuba fosse l’unico paese al mondo ad aver raggiunto uno sviluppo sostenibile. Jonathan Loh, uno degli autori del rapporto del WWF, ha detto: “Cuba ha raggiunto un buon livello di sviluppo secondo i criteri delle Nazioni Unite, grazie all’eccellente livello di alfabetizzazione e una speranza di vita molto alta, mentre l’impatto sull’ambiente non è significativo dal momento che è un paese a basso consumo energetico”.

Pena di morte:uno studio condotto dalla Cornell Law School ha rilevato che nell’ottobre 2015 nessuno era stato condannato a morte a Cuba e nessuno era nel braccio della morte. Il 28 dicembre 2010, la Corte Suprema di Cuba ha commutato la pena capitale dell’ultimo detenuto nel braccio della morte, un cubano-americano condannato per un omicidio effettuato nel corso di un’invasione terroristica dell’isola nel 1994. Non sono rilevate nuove condanne a morte.
Al contrario, a partire dal 1° gennaio 2016, sono detenute 2.949 persone nel braccio della morte di strutture statali degli Stati Uniti, oltre 62 persone che attendono la pena capitale federale, secondo Death Penalty Information del 16/03/16.

Conclusioni

Scrivere un report su Cuba non è facile vivendo dall’altra parte del mondo. La raccolta dei dati risulta molto complicata perché si possono trovare cifre troppo sbilanciate da una e l’altra parte e soprattutto perché le normali statistiche economiche applicate ai Paesi c.d. capitalistici non sono sempre applicabili al sistema cubano. Questo perché le differenze tra i due sistemi sono profonde e radicate, come hanno ribadito sia Obama che Raùl Castro.

Nell’occidente, in particolare negli USA, il sistema economico si basa sull’individuo; si ritiene che le maggiori libertà siano la possibilità di mettersi in proprio, di esprimere la propria opinione liberamente e di votare alle elezioni con un sistema democratico. Ed è proprio la mancanza di diritti l’elemento che da sempre viene imputato al governo cubano da parte degli USA e dagli Stati occidentali.

Tuttavia, quando parliamo di diritti bisogna considerare i diritti universali dell’uomo che comprendono i diritti politici e civili, ma anche quelli economici, sociale e culturali. Non è possibile dunque scindere i diritti e parlare solo di democrazia o libertà di espressione, senza citare il diritto al lavoro, all’istruzione, all’assistenza sanitaria, all’abitazione.

Appare chiaro che Cuba debba risolvere alcune contraddizioni: questo però devono essere risolte esclusivamente dal popolo cubano, senza ingerenze di nessun altro Paese e senza che si perdano i diritti politico-sociali conquistati dalla Rivoluzione. Porre al centro del sistema l’essere umano in quanto tale, non il mero individuo, coltivando la cultura e non la sola conoscenza, non etichettando tutto con un prezzo e non offrendo qualunque aspetto della vita al mercato; condivisione e solidarietà, patriottismo ma non nazionalismo. Questo è l’insegnamento che i Paesi cosiddetti democratici devono imparare da Cuba.

 

 

Fonti e Approfondimenti:

Katrien Demuynk – Il fattore Fidel. Una testimonianza politica per Cuba e per il mondo
Luciano Vasapollo – Vivir bien o muerte! A Cuba la felicità contro il PIL

http://report.hdr.undp.org/

Fai clic per accedere a wdi-2015-ch4.pdf

http://data.worldbank.org/country/cuba?display=default#cp_wdi

http://it.tradingeconomics.com/cuba/unemployment-rate

http://it.tradingeconomics.com/cuba/gdp-growth-annual

http://isole.ecn.org/asicuba/document/origini.htm

http://it.granma.cu/cultura/2016-03-31/ipocrisia-sui-diritti-umani-quando-gli-usa-provano-a-criticare-cuba

http://www.lastampa.it/2013/10/22/esteri/cuba-dice-addio-alla-doppia-moneta-raul-castro-annuncia-lunificazione-8d6KAr5OV0bBmRypSLxIVL/pagina.html

http://www.rossovivo.org/cuba/cuba_embargo_01.htm

http://www1.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/Cuba-Assemblea-Generale-Onu-vota-contro-embargo-Usa_311162820653.html

http://www.xe.com/it/currencyconverter/convert/?Amount=1&From=CUC&To=CUP

http://www.repubblica.it/venerdi/reportage/2016/02/05/news/l_isola_che_non_c_e_ancora_cuba_aspetta_godot-132769113/

Bureau of Labour Statistics; Istat

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