Brasile: il pericolo di un ritorno al passato

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

A pochi giorni dall’apertura dei giochi olimpici di Rio2016 commentiamo la situazione economica brasiliana.

Il Brasile ormai da tempo viene considerato economicamente un paese emergente, con grandi prospettive di crescita future. Dal 2010 è entrato a far parte di quel gruppo di Paesi che hanno avuto una forte crescita economica nell’ultimo decennio: i BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa). Nel novembre 2010 il Fondo monetario internazionale (FMI) ha incluso i Paesi BRICS tra i dieci paesi con il diritto di voto più elevato. A seguito della mancata ripartizione delle quote (con cui si acquisisce maggior peso nelle decisioni del Fondo Monetario), una redistribuzione era stata avanzata dai paesi del BRICS, questi ultimi hanno dato vita a una propria strutturazione finanziaria autonoma (New Development Bank), alternativa al FMI durante il loro 6º summit a Fortaleza, in Brasile, il 15 luglio 2014.

A dispetto di questo forte peso che il Paese sta acquisendo nello scenario politico ed economico mondiale, l’economia brasiliana sembra aver perso la propria spinta propulsiva. Considerando l’andamento del Pil dall’insediamento del Partito dei lavoratori con il Presidente Lula nel 2002, predecessore di Dilma Roussef, notiamo la crescita esponenziale che il Paese ha raggiunto fino al 2014: in cinque anni, dal 2006 al 2011, il Brasile ha più che raddoppiato il proprio prodotto interno lordo.

Dal 2015 tuttavia inizia l’arresto della crescita brasiliana: si è assistito a un marcato aumento della disoccupazione e, per la prima volta da più di quindici anni, un nuovo peggioramento delle disuguaglianze. Tra le ragioni di questa inversione di tendenza vi sono la recessione economica, con un Pil a -3,8% nel 2015 con previsioni negative nel 2016 e un’inflazione (10,7% nel 2015) persistentemente al di sopra degli obiettivi dichiarati dal governo. Il paese verdeoro pertanto si trova in una classica situazione di stagflazione: da un lato è schiacciata da una significativa contrazione dell’economia che porta un aumento della disoccupazione (tornata al di sopra del 10% in meno di due anni) e riduzione del reddito reale, dall’altra un’inflazione a doppia cifra, c.d. galoppante (10-20%) che erode ulteriormente il potere d’acquisto dei salari.

Motivi di questa situazione sono diversi: in primo luogo, dal 2012 i prezzi delle materie prime agricole e dei metalli hanno iniziato a flettere (seguiti più tardi anche dai costi del petrolio) facendo segnare un forte calo delle ragioni di scambio (rapporto tra prezzi interni, moltiplicati per il tasso di cambio, e prezzi esteri per uno stesso bene); inoltre le condizioni di finanziamento sui mercati internazionali si sono inasprite, il real si è deprezzato e la “bolla” creditizia domestica si è sgonfiata.

La politica fiscale espansiva voluta da Dilma Rousseff, i tassi di interesse artificialmente bassi, il credito sussidiato fornito dalle banche statali e il controllo dei prezzi amministrati hanno consentito di mantenere il pieno impiego e ridurre le disuguaglianze anche in un’economia che già dal 2012 ristagnava. Ciò è avvenuto però al prezzo di aggravare gli squilibri macroeconomici nei conti pubblici, con un deficit primario di 32,5 miliardi di reais nel 2014, 51,8 miliardi di reais nel 2015 e 170 miliardi di reais nel 2016. Sommando al deficit primario la spesa per interessi, si arriva nel solo 2015 a un drammatico deficit nominale del 9,2% del Pil. Percentuali da Grecia al momento del crack. Naturalmente, anche il debito pubblico ha iniziato una crescita repentina, passando da poco più del 50% del Pil nel 2010 a quasi il 70% al momento dell’impeachment.

Nonostante la difficile situazione odierna sono molto significativi i progressi fatti in campo sociale nell’era del partito dei lavoratori al governo.

  • La percentuale di popolazione che vive sotto la linea di povertà nazionale è diminuita dal 24.9% del 2001 al 7.9% del 2014 (fonte Banca Mondiale).
  • La percentuale di popolazione che vive con meno di 3,10$ al giorno è diminuita nello stesso periodo dall’11.2% nel 2001 al 4.3% nel 2013 (fonte Banca Mondiale).
  • L’aspettativa di vita alla nascita per le donne sono cresciute nel periodo 2001-2014 di 4 anni (da 74 a 78); stesso incremento vale per gli uomini che passano dai 67 anni nel 2001 ai 71 nel 2014 (fonte Banca mondiale).
  • La mortalità infantile su mille abitanti è diminuita da 26 bambini nel 2001 ai 15 nel 2014 (fonte Banca Mondiale).
  • La spesa sanitaria procapite espressa in dollari è aumentata in maniera vertiginosa: dai 226 dollari nel 2001 ai 947 nel 2014 (fonte Banca Mondiale).
  • Il reddito medio da lavoro è aumentato del 25%, cosi come il salario minimo.

Questi miglioramenti sono stati raggiunti grazie a specifici programmi sociali finanziati dal governo come  il Bolsa Família, Minha Casa Minha Vida e ProUn.

Quando parliamo di Bolsa Famìlia ci riferiamo ad un programma del tipo conditional cash transfer: piccole somme di denaro alle famiglie più povere a patto che queste rispettino alcune condizioni, di solito accesso regolare a servizi sanitari e scolastici.

I primi programmi di questo tipo risalgono agli anni ’90. Il Bolsa Familia però, è il più grande programma di questo genere mai messo in atto al mondo: esteso su 5.565 municipalità è arrivato a coprire nel 2011 13,4 milioni di famiglie con un budget di 11,4 miliardi di dollari. Si tratta di un programma governativo, ma decentralizzato, messo in atto attraverso le istituzioni locali.E’ stato lanciato nel 2003 dal Presidente Lula, riunisce in sé diversi programmi settoriali già in vigore: Bolsa Escola, Bolsa Alimentação e Auxilio Gas, tutti basati su incentivi economici condizionati.

Il Bolsa Familia è rivolto alle famiglie più povere che ricevono una somma che va dai 18 ai 175 dollari, in base al numero di figli minorenni e donne in gravidanza, con un contributo aggiuntivo di 35 dollari per le famiglie particolarmente indigenti. La somma viene versata alla madre. Per ricevere il contributo i bambini devono regolarmente frequentare la scuola ed essere sottoposti alle vaccinazioni e ai controlli medici, le donne in gravidanza devono partecipare alla clinica prenatale e postnatale e i membri della famiglia che hanno problemi di salute devono accedere ai servizi del Programa Saude da Familia, un sistema di servizi sanitari primari gratuiti, messo in atto da una squadra, Equipe de Saude da Familia, generalmente composta da un medico, un infermiere, due ausiliari e sei operatori sanitari di comunità, ma all’occorrenza anche assistenti sociali, dentisti, psicologi.

Insomma, il giudizio sul Brasile è assai complicato: la poderosa crescita economica è stata accompagnato da importantissimi interventi in campo sociale voluti dal Presidente Lula prima e da Dilma poi. Nonostante questi interventi, la forbice tra il 10% della popolazione più ricca e il resto del Paese è aumentata. Staremo a vedere se questo clima di incertezza (economica e politica) metterà in discussione quanto fatto in questi anni, cancellando di fatto gli sforzi compiuti verso la popolazione.Il debito pubblico è in crescita e il Pil in recessione: la possibilità di ripiombare nel passato è molto concreta.

 

Fonti e Approfondimenti:

http://www.ispionline.it/it/pubblicazione/brasile-modello-sociale-petista-uneredita-contestata-15560

http://data.worldbank.org/country/brazil

http://www.tradingeconomics.com/brazil/gdp

http://www.oecd.org/brazil/Better-Life-Initiative-country-note-Brazil.pdf

http://www.saluteinternazionale.info/2013/07/bolsa-familia-come-il-brasile-ha-ridotto-la-mortalita-infantile/

https://en.wikipedia.org/wiki/Bolsa_Fam%C3%ADlia

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