Le speranze dell’Africa in Gambia

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Il primo dicembre 2016 in Gambia, piccolo Stato africano, circondato da territorio senegalese e bagnato dall’Oceano Atlantico, si sono svolte le elezioni presidenziali. I candidati erano Yahya Jammeh, Presidente del Paese dal 1994, l’imprenditore Adama Barrow, e Mama Kandeh, ex fedelissimo di Jammeh. Adama Barrow è risultato vincitore con il 45% dei voti, il  presidente uscente si è fermato al 37% e Kandeh ha raggiunto appena il 18%.

Sono due i grandi protagonisti di questa elezione; a sorprendere non sono stati soltanto i risultati, ma anche gli eventi successivi al voto.

Yahya Jammeh

L’attuale presidente del Gambia nasce nel 1965, entra a far parte dell’esercito nel 1984, ottenendo molti successi militari che gli permettono di salire di grado e ottenere un grande seguito. Nel 1994, a soli 29 anni, insieme ad un gruppo di giovani ufficiali dell’esercito nazionale gambese, prende il potere a seguito di un colpo di stato ai danni del Presidente Dawda Jawara, controllando la capitale, Banjul, punto strategico del Paese.

Yahya Jammeh fonda il suo partito, “Alleanza Patriottica per il Riorientamento e la Costruzione”, e viene eletto presidente nel settembre del 1996, nonostante dubbi da parte degli osservatori sul regolare svolgimento delle elezioni. E’ rieletto nuovamente nell’ottobre 2001 e nel settembre del 2006, anche se inizialmente queste ultime elezioni erano state previste per ottobre, viene deciso di anticiparle a causa del mese del Ramadan. Yahya Jammeh si è convertito all’islam tra il suo secondo e terzo mandato. E’ eletto per la quarta volta nel novembre del 2011, con il 72% dei voti. La sua politica è stata messa in discussione dagli osservatori internazionali e risaltano diverse criticità all’interno del Paese.

Nel 2008 è stata introdotta una legge contro l’omosessualità, considerata questa come una malattia, peggiore di qualsiasi altra. Si è arrivati a dare un ultimatum a tutti gli omosessuali presenti nel Paese per lasciarlo, pena l’esecuzione.

La pena di morte è sempre stata una vertenza importante. Secondo un rapporto di Amnesty International, la pena di morte non è stata praticata dal 1985, ma vi è stato un unico caso recente nel 2012, con nove esecuzioni, seguito subito da proteste dell’Unione Europea e altri Paesi, che hanno costretto il Presidente a promettere l’interruzione di questa pratica.  

La libertà di parola è sicuramente stata sotto attacco durante i suoi mandati presidenziali. Divieti per i giornalisti e censura sulla stampa sono all’ordine del giorno. Molti giornalisti, critici della sua politica, sono stati arrestati, altri uccisi. È il caso di Deyda Hydara, anche se il coinvolgimento di Yahya Jammeh non è stato provato ovviamente. Il Presidente ha sempre giustificato tutto ciò semplicemente affermando che nel Paese era presente “troppa espressione”.

Le critiche al regime sono dovute a varie ragioni, ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’abolizione del limite di mandati per la carica di presidente, previsto dalla costituzione, e l’arresto preventivo dei membri del partito di opposizione in vista delle ultime elezioni presidenziali.

Adama Barrow

Il vincitore delle presidenziali nasce nel 1965 e dopo il diploma inizia a lavorare in una compagnia, fino a raggiungere il ruolo di direttore alle vendite. Nei primi anni del duemila si trasferisce a Londra per studiare nel campo dei beni immobiliari, mentre lavora come guardia di sicurezza in un negozio.

Nel 2006 torna nel Gambia per avviare la sua attività imprenditoriale, la Majum Real Estate, che ancora oggi è in suo possesso. Nel 2016 si candida come presidente rappresentando il Partito Democratico Unito, che raccoglie ben sette partiti di opposizione.

Viene definito un “presidente per caso” proprio perché diventa candidato del partito a seguito degli arresti di molti altri membri. Durante la campagna elettorale afferma che le sue principali preoccupazioni riguardano il miglioramento della sanità e della condizione economica; ha promesso di voler far rispettare i diritti umani e rendere gratuita l’educazione di base per tutti, per combattere l’alto tasso di analfabetismo del Paese.

Come si vota?

In Gambia, proprio a causa dell’alto tasso di analfabetizzazione,  viene adottato un particolare metodo di votazione: invece di una scheda cartacea, ogni elettore deve esprimere il proprio voto inserendo una biglia nel contenitore corrispondente al candidato scelto; il contenitore è riconoscibile poiché su ognuno di questi viene posta una foto del candidato. Questo metodo è stato mantenuto non solo per l’alto tasso di analfabetismo, ma anche perché è considerato poco dispendioso dato che le biglie, a differenza delle schede cartacee, possono essere riutilizzate. E’ stato constatato che proprio a causa di questo meccanismo per esprimere la propria preferenza, non ci sono mai state elezioni, prima di questa, che possano essere state ritenute libere.

Il vincitore delle elezioni presidenziali è stato, a sorpresa, Adama Barrow, ricevendo 263,515 voti (45,5%);  il presidente uscente invece ne ha ricevuti 212,099 (36,7%) e Mama Kandeh 102,969 (17,8%).

Queste elezioni, le prime libere dopo molti anni, hanno dimostrato come gli elettori, schiacciati dalla rigida politica del presidente uscente, abbiano voluto sollevarsi. La politica di repressione contro gli oppositori e di limitazione dei diritti civili è divenuta insostenibile ad un punto tale da far crollare il sistema, tant’è che gli osservatori hanno spiegato che non è stato un vero e proprio voto a favore di Barrow, piuttosto un voto contro Jammeh. Dopo l’annuncio della vittoria di Barrow, molti gambesi sono scesi in piazza proprio per manifestare la loro gioia a proposito del risultato ottenuto, dichiarando “di essere felici di essere liberi”.

Jammeh ha accettato la sconfitta senza alcun tipo di opposizione al risultato, rinunciando al potere. Questo suo atteggiamento è in contro tendenza rispetto a quello di tutti gli altri dittatori che esercitano potere sugli Stati del continente africano e lo mantengono per mezzo di paura e intimidazioni; è il caso di Joseph Kabila, di Pierre Nkurunziza o di Paul Kagame, solo per citarne alcuni.

Il fatto per cui Jammeh abbia accettato questo risultato senza discussioni può avere differenti spiegazioni: sicuramente hanno giocato un ruolo importate le pressioni esterne, non solo a livello internazionale, tramite gli osservatori, ma anche da parte di tutti quei dissidenti che sono stati costretti ad abbandonare il Paese, perché minacciati  da Jammeh. “E’ la nascita di un nuovo Gambia, dove tutti insieme possiamo alzare i pugni al cielo e dire “mai più dobbiamo sperimentare la dittatura””, questo è ciò che afferma Sheriff Bojang Jr., giornalista in esilio a Dakar da ormai quindici anni.

 

 

Fonti e Approfondimenti:

http://www.bbc.com/news/world-africa-38183906

http://www.bbc.com/news/world-africa-38185428

http://www.bbc.com/news/world-africa-24383225

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