Le isole Curili: Il nodo nelle relazioni tra Mosca e Tokyo

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Le isole Curili sono un arcipelago del Pacifico che si estende dalla acque settentrionali dell’isola giapponese di Hokkaido, fino all’estremità meridionale della penisola Russa di Kamchakta. Il complesso è sempre stato un fattore di tensione tra Mosca e Tokyo, tanto da costituire ancora oggi uno dei nodi principali nelle  relazioni  Russo-Giapponesi. Quattro isole in particolare, che la Russia chiama Curili Meridionali, mentre il Giappone ci si riferisce come territori settentrionali, sono l’oggetto di una contesa territoriale che dura da oltre 70 anni, ma le cui origini possono essere ricondotte al XIX secolo, se non addirittura al XVIII. I territori in questione sono: l’isola di Kunashir (nota in Giappone con il nome di Kunashiri), Iturup (Etorofu),  Shikotan e le isolette rocciose di Habomai. A causa della  disputa aperta, ancora oggi Russia e Giappone non hanno stipulato un trattato di pace dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Storia e origini della disputa

Le isole vennero  dichiarate per la prima volta territorio russo da Caterina la Grande nel 1786, in quanto scoperte dagli esploratori della zarina. Successivamente, con il  trattato di Shimoda tra Russia e Giappone risalente al 1855, il confine tra i due paesi venne tracciato  immediatamente a nord delle quattro isole.

Vent’anni più tardi, l’intero arcipelago venne ceduto da Mosca a Tokyo, in cambio della concessione alla Russia  dell’isola di Sakhalin (Trattato di San Pietroburgo), la cui metà meridionale venne poi riconquistata dall’impero del Sol Levante grazie ad una  schiacciante vittoria ottenuta da Tokyo nel conflitto Russo-Giapponese del 1904-1905 (trattato di Portsmouth).

La questione tornò nuovamente al centro delle relazioni tra i due paesi in occasione del Secondo Conflitto Mondiale. In seguito alla sconfitta della Germania Nazista, il 9 Agosto 1945, subito dopo il bombardamento nucleare di Hiroshima, L’Unione Sovietica entrò in guerra contro il Giappone, occupando in poco tempo le isole Curili e Sakhalin. In base a quanto dichiarato da Mosca, l’arcipelago era stato promesso dal Presidente USA Franklin Delano Roosevelt nel corso della conferenza di Yalta nel febbraio del 1945 in cambio dell’entrata in guerra dei sovietici contro i nipponici.

A ostilità concluse, le Curili avevano una popolazione all’incirca di 17.000 cittadini giapponesi, ma una volta preso il possesso delle isole, i sovietici iniziarono a deportare la popolazione autoctona in Giappone e a ripopolare i nuovi possedimenti con cittadini sovietici.

Con il Trattato di pace di San Francisco del 1951, il quale avrebbe dovuto sancire la pace tra tutti i paesi alleati e il Giappone, non vi fu alcun riconoscimento da parte di Tokyo della sovranità sovietica sulle Curili e Sakhalin. L’URSS si rifiutò di firmare il trattato in quanto gli accordi di  Yalta del ’45 non erano stati  rispettati.

Soltanto nel 1956 con una Joint Declaration, il Giappone e l’Unione Sovietica ristabilirono relazioni diplomatiche stabili, ma la firma di un trattato di pace vero e proprio rimaneva fuori discussione. Venne anche effettuato un tentativo da parte di Mosca di chiudere la questione offrendo a Tokyo le due isole più vicine all’isola di Hokkaido, ma il governo giapponese rifiutò la proposta. Le Curili sono tuttora in mano Russa.

Perché le Curili sono così importanti?

Diversi fattori, oltre ad un’evoluzione molto complessa della vicenda,  impediscono tuttora la risoluzione della questione. Infatti le Curili, sebbene non molto popolate, presentano dei grandi vantaggi per chi le possiede sia dal punto di vista delle risorse, sia sotto l’aspetto strategico.

Di fatto le isole contese sono circondate da acque molto pescose, al largo delle quali potrebbero trovarsi diverse riserve di petrolio e gas naturale. Un’altra risorsa molto importante è costituita dai depositi di Renio, i quali sono stati trovati nei pressi del vulcano Kudriavy sull’isola Iturup. Questo metallo molto raro assume un valore strategico fondamentale  in quanto utilizzato per produrre aerei supersonici.

Inoltre, le isole sono oramai popolate da ben 30.000 cittadini Russi, e nel 2006 il governo di Mosca ha dato il via ad un programma di sviluppo dei territori del valore di 630 milioni di dollari, al fine di migliorare le infrastrutture dei trasporti ed energetiche.

Ma ciò che rende realmente strategico il possesso delle Curili è il fatto che il complesso di isole si trovi esattamente nel punto  in cui correnti oceaniche fredde e calde si incontrano. Questo fattore, impedisce alle acque dello stretto tra Iturup e Kunashir di congelarsi, garantendo quindi alla flotta Russa stazionata a Vladivostok di accedere all’Oceano Pacifico durante tutto il corso dell’anno. Il controllo di questo stretto è essenziale per la Russia sia dal punto di vista militare, che per scopi civili (flotta mercantile).

Per queste ragioni, sembra improbabile che si riesca ad arrivare ad un accordo tra Russia e Giappone sulle Curili. A febbraio Mosca ha dichiarato la propria intenzione di inviare una divisione aggiuntiva sulle isole entro la fine del 2017, mentre sostanziali difese missilistiche antinavali sono già presenti nei territori in questione. Tale decisione ha ovviamente portato il governo giapponese ad esprimere il proprio dissenso, ma il gesto dimostra quanto Mosca sia interessata a mantenere i vantaggi strategici derivanti dal possesso delle isole.

Possibilità di una svolta

Malgrado questa linea dura del Cremlino, la congiuntura internazionale si sta rivelando per certi versi propizia al raggiungimento di un accordo sulle Curili. I tentativi più recenti di arrivare  ad una riconciliazione sulla questione si sono verificati nel 1992 e nel 2001 (quando Putin era appena salito al potere), entrambi bloccatisi per  l’inflessibilità giapponese. Ora, l’isolamento russo derivato dall’annessione manu militari dell’Ucraina, e la necessità del Giappone di bilanciare l’avanzata cinese nel  Pacifico potrebbero portare ad un’inaspettata apertura dei due contendenti. Infatti, Giappone e Russia stanno intavolando diverse trattative per l’attuazione di alcuni progetti economici e i diversi  incontri avvenuti nel corso del 2016 – il summit di Sochi e l’incontro di Yamaguchi – lasciano sperare che Mosca e Tokyo chiudano l’annosa questione in un futuro non troppo lontano.

 

Fonti e approfondimenti

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