India, Vietnam e Giappone: nuove partnership strategiche

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Lo Spiegone

Nella sua rinnovata politica estera l’India sta saldando nuove e migliori relazioni politiche ed economiche. Tra queste spiccano quelle con Vietnam e Giappone, legate ai temi forti dell’attualità asiatica ed entrambe innegabilmente condizionate dai movimenti di Pechino.

L’intensissimo lavoro diplomatico di Nuova Delhi degli ultimi anni è infatti sempre avvenuto tenendo d’occhio i movimenti dei rivali cinesi, il cui enorme potere politico ed economico in Asia applica una forte pressione sull’India e i suoi vicini. I due giganti asiatici, in particolare, sono in cattivi rapporti per due motivi fodamentali: le dispute territoriali e il progetto “One Belt, One Road“.

L’India è in contenzioso con la Cina sui territori dell’Aksai Chin e dell’Arunachal Pradesh, ospita il Dalai Lama (duramente critico delle politiche cinesi in Tibet) e non riesce a far dimenticare alla sua opinione pubblica le guerre indo-cinesi del 1962 e 1967, rendendo ardua una mediazione tra i governi.

L’OBOR si intreccia poi con un’altra storica disputa territoriale: quella del Kashmir, zona contesa invece con il Pakistan e in cui di recente si è riacceso il conflitto. Le nuove vie della seta coinvolgono intensamente Pechino con quello che è da decenni peggior nemico di Nuova Delhi, tanto che Modi ha rifiutato la proposta cinese al “Belt and Road Forum” e guarda con astio allo sviluppo dei rapporti tra i due paesi.

La reazione all’espansione cinese e la creazione di un nuovo sistema di cooperazione economica regionale sono il filo conduttore delle nuove relazioni dell’India, punto cardine della rinnovata politica estera del Paese. Alla luce di questo non sorprende che siano proprio Vietnam e Giappone i nuovi partner di Nuova Delhi.

Il Vietnam cerca l’aiuto dell’India per bilanciare la sua dipendenza dalla Cina e uscire dalla sua ombra, cercando di evitare di affidarsi agli Stati Uniti per timore di trovarsi schiacciato in un eventuale attrito tra le sue super-potenze. Il Giappone invece è necessario a Modi per ampliare la portata dei suoi progetti economici nell’Oceano Indiano. In entrambi i casi i vantaggi sono ovviamente reciproci.

L’India potrebbe intendere queste nuove partnership come una via addizionale (non avversariale) all’OBOR cinese, che permetta al Paese di partecipare al processo seppur mantenendo una posizione defilata o addirittura critica. Questa sembra l’unica strada percorribile data l’assolutà impossibilità di competere con l’OBOR che qualsiasi progetto incontrerebbe, sia per portata che intensità di capitale.

I movimenti di Modi sulla scena internazionale, anche guardando agli accordi che stanno generando, sembrano infatti volti alla creazione di un circuito di cooperazione tra i paesi asiatici, che sarebbero così in grado di avere più potere contrattuale con Pechino e poterne bilanciare la pressione.

Vediamo nel dettaglo le due partnership e i grandi temi in esse implicati:

India e Vietnam

L’India sta iniziando il suo processo di rottura dell’isolamento avvicinandosi ai paesi del’ASEAN, iniziando in particolare con il Vietnam. Come gli altri paesi della zona questo rientra nel grande piano indiano per le nuove interconnessioni regionali, ma offre a Modi dei motivi addizionali per collaborare.

Il primo punto di incontro riguarda il settore energetico: nel 2014 sono iniziate delle esplorazioni petrolifere al largo delle coste vietnamite alle quali hanno partecipato aziende di stato di entrambi i paesi. L’India è affamata di risorse energetiche, necessarie a sostenere i suoi piani di sviluppo industriale inaugurati da Modi.

A questo è seguita un’ampia collaborazione in campo militare e della sicurezza, forte del fato che l’esercito indiano sia il quarto al mondo per forza e numeri. L’India ha offerto crediti per l’acquisto di armi e tecnologie belliche, oltre che addestrare i militari vietnamiti, in particolare i marinai.

Alcuni analisti hanno visto in questa mossa una risposta simmetrica alle politiche cinesi: Pechino è il maggiore fornitore di armi del Pakistan e inquadra questa azione in una forma di contenimento dei rivali indiani. Agire allo stesso modo attrae Nuova Delhi e il surriscaldamento dei rapporti sino-vietnamiti ha aperto una finestra di opportunità.

Il Vietnam infatti ha recentemente avuto alcuni forti attriti con Pechino riguardanti le mire comuni sul Mar Cinese Meridionale. I due Paesi sono infatti in forte competizione per il controllo dell’arcipelago Spratly, che assicurerebbe il controllo delle acque circostanti e su cui entrambi i Paesi vantano diritti.

La tensione è salita notevolmente alla notizia, uscita lo scorso Luglio, che il Vietnam avrebbe consentito alla multinazionale petrolifera spagnola Repsol di compiere delle trivellazioni esplorative in un’area contesa con la Cina, il “Block 136-03”. La diplomazia cinese si è mossa in fretta e con durezza, esprimendo preoccupazione direttamente a Madrid per poi minacciare poco velatamente l’uso della forza ad una conferenza ad Hanoi.

Il governo vietnamita ha rinunciato ai suoi progetti ma non ha dato segno di voler invertire la rotta: Hanoi sta insistendo con la sua politica facts on the ground, conscia che Pechino non interverrà con la stessa risolutezza, essendo impegnata in un progetto identico. Hanoi sta poi premendo nelle sedi legali regionali per far valere l’arbitrato internazionale che nel luglio 2016 ha respinto le pretese cinesi.

Hanoi punta a rafforzare la sua posizione anche tramite la cooperazione economica e militare con l’India, ma la risposta di Pechino non si è fatta attendere e ha denunciato gli accordi per la fornitura di armi come un’interferenza indebita di Nuova Delhi nelle questioni del Mar Cinese Meridionale.

India e Giappone

Tra tutte le relazione recentemente tessute da Narendra Modi, comunque, quella più salda e promettente è quella con il Giappone di Shinzo Abe. A detta degli stessi leader il rapporto tra i due paesi sta evolvendo rapidamente in una partnership strategica, politica ed economica.

Le discussioni bilaterali tra i due paesi vanno avanti da molti anni e si sono concretizzate nel 2015 nella India-Japan Vision 2025 for Indo-Pacific Region, dichiarazione congiunta che non fa che esplicitare una volontà che Abe e Modi già perseguono singolarmente con politiche come la Expanded Partnership for Quality Infrastructure (EPQI) o la già citata Act East Policy.

Secondo le parole dei leader questo progetto rappresenta lo sforzo congiunto dei due Paesi nell’intervenire concretamente nella regione per creare un ordine pacifico, stabile, equo e basato sulle regole nella regione dell’Asia meridionale e orientale.

Punta di diamante del programma è l’Asia Africa Growth Corridor (AAGC), un programma multidimensionale che mira a migliorare l’interconnessione tra i due continenti. Questo ingloberà le già avviate politiche indiane e giapponesi di miglioramento delle infrastrutture nella regione, iniziate dal porto di Dawei al confine tra Myanmar e Thailandia. I primi paesi a esserne coinvolti saranno infatti i fondatori, seguiti da ASEAN e Africa.

All’aspetto principale relativo alle infrastrutture per i trasporti si aggiungono numerosi progetti congiunti in campo sanitario, agricolo, della gestione dei disastri e della formazione. Nemmeno la politica è lasciata fuori dall’AAGC: al suo interno saranno discussi i meccanismi istituzionali attraverso cui far incontrare gli attori economici e i think-tank di entrambi i continenti.

La partnership tra i due Paesi allevierebbe alcune criticità che fino ad ora hanno impedito a India e Giappone di espandersi economicamente e politicamente in Africa e Sudest Asiatico.

L’India conosce il mercato africano ed è molto interessata alle materie prime che vi circolano, ma ha bisogno dei capitali e delle competenze tecnologiche giapponesi per essere in grado di interagirvi concretamente. In cambio l’alleanza permetterebbe a Tokyo di minimizzare i rischi dell’ingresso nel mercato africano tramite la cooperazione bilaterale.

Il Giappone punta a svolgere la parte da protagonista dal punto di vista tecnico. Le aziende del Paese hanno enormi capacità di progettazione su larga scala e il Paese ha una buona reputazione come partner nei progetti di sviluppo. Oltre a nuove opportunità economiche i nuovi piani di cooperazione regionale potrebbero garantire al Paese una reputazione migliore, grazie alla quale ridurre il gap di competitività delle sue aziende rispetto a quelle cinesi.

Una debolezza di questa partnership è però rappresentata da alcune carenze strutturali dei paesi promotori, che rendono impossibile la competizione regionale diretta con la Cina. L’economia indiana è in espansione ma affronta le sfide croniche di un paese diseguale e che fatica a sviluppare le sue aree più remote e popolose, trovando difficile proiettare efficacemente un soft power economico. Il Giappone ha invece forti impedimenti legislativi per quanto riguarda l’uso della forza internazionale, ovvio retaggio del dopoguerra e grave impedimento per l’AAGC dal punto di vista della sicurezza, aspetto fondamentale in questo periodo storico.

Il progetto è solitamente descritto come un tentativo di rispondere al programma cinese “One Belt, One Road“, sebbene non possa assolutamente competere con esso per portata e per capitali coinvolti. L’AAGC sembra piuttosto l’evoluzione naturale del rapporto tra India e Giappone, oltre che un modo per cambiare le “regole del gioco” della regione che sarà interessata dal ramo marittimo dell’OBOR.

Entrambi i Paesi stanno affrontando le loro debolezze con riforme e nuovi approcci alla politica internazionale, ma la strada perché la loro capacità di esercitare un soft power che possa equilibrare quello di Pechino sembra ancora molto lunga.

 

 

Fonti e Approfondimenti:

http://www.livemint.com/Opinion/1qMzmJESxhw1pmsZqazbUM/New-Delhi-and-Tokyo-Asias-new-leaders.html

http://www.eria.org/Asia-Africa-Growth-Corridor-Document.pdf

http://www.orfonline.org/expert-speaks/is-asia-africa-growth-corridor-the-answer-to-chinas-bri/

http://thediplomat.com/2017/06/thinking-africa-india-japan-and-the-asia-africa-growth-corridor/

http://thediplomat.com/2017/07/alarming-escalation-in-the-south-china-sea-china-threatens-force-if-vietnam-continues-oil-exploration-in-spratlys/

https://thediplomat.com/2017/06/is-a-new-china-vietnam-maritime-crisis-brewing-in-the-south-china-sea/

https://www.csis.org/events/competing-visions-how-infrastructure-reshaping-eurasian-supercontinent

https://www.foreignaffairs.com/articles/asia/2017-08-15/why-tensions-are-rising-between-vietnam-and-china

http://www.mofa.go.jp/s_sa/sw/in/page3e_000432.html

https://www.forbes.com/sites/ralphjennings/2017/07/10/vietnam-is-chasing-india-in-a-new-gambit-to-resist-china/#5d3f4aed5f59

 

 

 

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