Per approfondire, consigliamo la pellicola “La resistencia: Escuelita Zapatista”, che è possibile vedere a questo link gratuitamente, grazie all’archivio della Cineteca del Festival del Cinema Ibero-Latino Americano di Trieste.
Sono passati venticinque anni dal 1 gennaio 1994, data in cui – con la Prima Dichiarazione della Selva Lacandona – l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) dichiarava guerra al governo messicano. L’EZLN aveva occupato allora vari villaggi nel nord dello Stato messicano del Chiapas, agendo come un solo esercito preparato per la guerra da più di una decina di anni.
Dopo dodici giorni venne ratificato il cessate il fuoco, ma la lotta continuò, fino ad arrivare ai giorni nostri. Per capire cosa ha rappresentato e continua a rappresentare l’EZLN non si può fornire una soluzione univoca, in quanto risulterebbe riduttivo. Per questo è necessario analizzare la sua crescita nel corso del tempo, sin dal lontano 1983.
I prodromi dell’EZLN
Formalmente, l’EZLN nasce il 17 novembre 1983 come gruppo di autodifesa per proteggere i contadini della comunità della Selva Lacandona, una zona a sud del Chiapas. Il Chiapas è uno degli Stati del Messico tra i più poveri, con una maggioranza di popolazione indigena e contadina. Negli anni ‘60, i campi erano per il 70% in mano ai latifondisti, mentre i contadini – prevalentemente di origine indigena (Maya) – erano sfruttati: non era consentito loro il libero dissenso, se non all’interno delle stesse strutture che li opprimevano, mentre la partecipazione alla vita politica era influenzata da pratiche clientelari.
Il governo del Messico è stato a lungo in mano al PRI, il Partito Rivoluzionario Istituzionale. Con vari nomi, questo ha governato il Paese dalla fine della Rivoluzione Messicana (1910-1920) fino al 2000, quando è stato sconfitto alle urne. Inizialmente nato come un partito progressista vicino alle istanze rivoluzionarie, il PRI ha finito con il tradire la sua stessa origine, diventando una forza centrista conservatrice. Ma le istanze dei vari schieramenti della rivoluzione rimasero a lungo vive nei ricordi dei messicani: tra queste, ebbe molta eco la lotta portata avanti da uno dei protagonisti della rivoluzione, Emiliano Zapata. Il comandante dell’esercito del Sud, infatti, condusse una seconda insurrezione quando venne a sapere che le promesse fatte da Madera – la cui fazione si era installata al potere – non erano state rispettate. Le promesse più importanti riguardavano proprio la ridistribuzione delle terre tra contadini e la fine del latifondismo.
Il PRI, per contrastare l’estrema povertà in cui viveva il Chiapas, attuò quindi varie misure per favorire lo sviluppo del territorio e la modernizzazione dei metodi di produzione. Tra i vari provvedimenti, promosse il popolamento di una zona incolta e disabitata nella Selva Lacandona. Nel 1972, vi si stanziarono 66 famiglie a cui vennero affidati 614 ettari di terra: nacque così la prima comunità della Selva Lacandona, l’embrione della insurgencia zapatista. I contadini – fino ad allora dislocati, sfruttati ed emarginati – iniziarono a formare delle prime associazioni per difendersi dal potere dei latifondisti e per reclamare i propri diritti.
1974: il primo Congresso Indigeno
In un clima di sempre maggior fermento, venne organizzato il primo Congresso Indigeno a San Cristóbal de Las Casas nel 1974. Fondamentale fu il contributo di Samuel Ruiz García, vescovo della municipalidad, teologo della liberazione e personaggio chiave del movimento zapatista. A partecipare all’evento, furono 25,000 indigeni provenienti da 327 comunità. Durante i 6 mesi di congresso, da maggio a ottobre, vennero discussi e affrontati temi legati al possedimento della terra, alla libertà, alla rappresentanza politica e all’accesso di beni primari nelle comunità.
Da questo congresso nacquero moltissime associazioni, tra cui la Unión de Ejidos Quiptic Ta Lecubtesel, anche chiamata Quiptic. Uno degli obiettivi della Quiptic era quello di appianare tutte le differenze etniche, linguistiche e sociali delle varie congregazioni indigene. Tra queste, si provò a creare anche una piattaforma di lotta comune, sotto il nome di Unión de Uniones che però ebbe vita travagliata: nel 1988 cambiò nome, e si divise tra una parte più riformista e attendista e una più radicale, pronta a intraprendere la via armata per raggiungere i propri obiettivi. Da questa frattura, nel 1991, la parte più radicale fondò la Alianza Nacional Campesina Independiente Emiliano Zapata (ANCIEZ) che, negli anni a seguire, andò a ingrossare le fila del neonato EZLN.
Tra anni ‘80 e ‘90
Con l’avvento degli anni ‘80, il Messico si ritrovò sull’orlo della crisi, a causa dell’abbassamento del prezzo del petrolio grezzo e l’innalzamento dei tassi d’interesse nei mercati finanziari. Per risollevarsi, il governo si affidò al FMI – sotto la pressione degli USA – e accettò un prestito in cambio di una ristrutturazione economica. In questo modo, il neoliberlismo si insinuò nell’economia messicana.
Nel frattempo, nel 1984, il governatore del Chiapas diede il via al PRA, il Plan de Rehabilitación Agraria, con il quale intendeva recuperare il controllo delle terre concesse alle varie organizzazioni contadine. Da qui, scaturirono vari scontri per il possesso della terra. Alcune comunità cominciarono a creare dei primi gruppi di autodifesa contro la repressione statale che, mano a mano, si fece sempre più dura. Tanto che venne stabilita una pena di 4 anni di detenzione per chiunque accusato di protesta o sobillazione: questa, secondo molti esperti, fu la goccia che fece traboccare il vaso.
La storia dell’EZLN parte quindi dalle montagne della Selva Lacandona, in clandestinità. Su quelle e su tutte le altre montagne del Chiapas, si rintanò per dieci anni, duranti i quali si mosse per ampliare la propria compagine, al fine di formare un esercito capace di sfidare con le armi il governo messicano.
@PaulaMoirano – Flickr – CC BY 2.0
Fino ad arrivare, così, all’inizio degli anni ‘90. Con la ratifica del NAFTA (il North America Free Trade Agreement) e il cambio dell’articolo 27 della Costituzione, in particolare, le file dell’EZLN cominciarono a ingrossarsi. L’articolo 27 definiva la protezione degli ejidos, ovvero quegli appezzamenti terreni utilizzati dalle comunità indigene per il proprio sostentamento: secondo le nuove modifiche, gli ejidos diventavano dei terreni frazionati per essere essere venduti e privatizzati. Di conseguenza, chiunque li comprasse si doveva sentire in dovere di sfruttarli, perché – se si fosse indebitato e si fosse trovato in condizione di non poter pagare i propri debiti – poteva subire il pignoramento da parte dello Stato e, quindi, perdere il proprio appezzamento di terra. In questo modo, aumentò la commercializzazione delle terre e la violenza istituzionale in Chiapas.
Con la commercializzazione delle terre e l’apertura al mercato statunitense, i cittadini del Chiapas si sarebbero visti piombare addosso una concorrenza contro la quale non sarebbero stati in grado di competere. Oltretutto, lo sfruttamento massivo della terra volto all’ottenimento del maggior livello possibile di profitto era un tema assai indigesto agli indigeni: l’utilizzo intensivo della terra è una richiesta che si scontra fortemente con la cultura e la tradizione degli indigeni. Tutti i popoli indigeni dell’America latina sono tradizionalmente legati alla terra, che vedono come un oggetto invendibile e non sfruttabile secondo le proprie esigenze. Il culto della Madre Terra vuole che il terreno venga utilizzato per il fabbisogno di chi ci vive, e non massacrato per poterne generare del profitto.
1994: la dichiarazione di guerra e il secondo inizio
Il 1 gennaio 1994, con l’entrata in vigore dei NAFTA, l’EZLN occupò Huixtán, Ocosingo, Altamirano, Las Margaritas, Chanal e San Cristóbal de Las Casas, per poi estendersi a Oxchuc, Simojovel, Larrainzar e ad altre città nel nord del Chiapas. Venne, quindi, promulgata la Prima Dichiarazione della Selva Lacandona con cui l’EZLN dichiarava guerra aperta al governo messicano.
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Gli scontri durarono per dodici giorni, fino a quando il presidente Carlos Solinas de Gortari (1988 – 1994) ordinò il cessate il fuoco. Tra le cause principali ci fu la pressione della società civile che, fin dai primi giorni di conflitto, si mobilitò perché terminassero le ostilità. Questo attivismo generale prese il nome di “neozapatismo civile”: in esso confluirono gruppi di attivisti, principalmente pacifisti, di provenienza nazionale e non solo.
Con la Seconda Dichiarazione della Selva Lacandona (10 giugno 1994) si prorogò il cessate il fuoco, e si iniziò un dialogo con la società civile. L’EZLN invitò quest’ultima a prendere parte a una Convenzione Nazionale Democratica (CND), che si tenne dal 6 al 9 agosto 1994. Questa Convenzione non produsse alcun risultato, a causa delle discrepanze interne tra i movimenti, ma fu comunque un segnale forte per il governo. La CND rappresentò un primo passo in avanti perché istituzionalizzò il cambiamento dell’EZLN: da allora – nonostante non abbia mai abbassata la guardia – l’EZLN ha cercato, con ogni tipo di soluzione in suo possesso, di giungere a un confronto pacifico e al dialogo con il governo.
Se i metodi sono cambiati, le istanze sono invece rimaste sempre le stesse: nuova costituzione, abolizione delle istituzioni del presente Stato messicano, riconoscimento dei diritti inalienabili degli indigeni – soprattutto del diritto al lavoro e al possesso delle terre lavorate. Come risultato di questo cambiamento, l’EZLN ha accettato di sedersi a un tavolo di discussione con lo Stato messicano, ma solo dopo che sono state accettate certe condizioni, tra cui la scelta del mediatore, ricaduta sul vescovo di San Cristóbal de Las Casas, Samuel Ruiz García.
Fonti e approfondimenti:
- Enlace Zapatista
- Centro de Documentación Sobre Zapatismo
- Il Congreso Nacional Indígena
- Baldassarre M, EZLN: 20 anni dall’insurrezione
- R. Maïz, The Indian Heart of the Nation: The Evolution of the Political Discourse of the EZLN in Mexico (1993–2009), Latin American and Caribbean Ethnic Studies, vol. 5 n. 3, Routledge, novembre 2010, p. 245-272
- R. Torres-Ruiz, “El EZLN, una lucha por las libertades y los derechos de los pueblos indígenas, Procesos socioculturales y políticos. Actores, ciudadanía y democracia, Universidad Iberoamericana, 2015, p. 269-331
- K. Zugman, The “Other Campaign”: The EZLN and New Forms of Politics in Mexico and the United States” New Political Science, vol. 30, n. 3, Routledge, settembre 2008,
- González Sánchez C. M, EZLN: Causas del levantamiento en Chiapas, Universidad Autónoma de Baja California
- Cedillo-Cedillo A, Análisis de la fundación del EZLN en Chiapas desde la perspectiva de la acción colectiva insurgente