“Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi Paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio Paese”, così recita l’art.13.2 della Dichiarazione universale dei diritti umani, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1948.
Lo spirito del diritto di cui all’art.13.2 della citata Dichiarazione viene pienamente colto dai più giovani decisi, per motivi di studio, a lasciare il proprio Paese per frequentare corsi in università situate in uno Stato diverso dal proprio.
I migranti per motivi di studio
La migrazione per motivi di studio può essere qualificata come una particolare categoria della “migrazione volontaria”. Chi sceglie di partire per studiare in un altro Paese prende la decisione sulla base di proprie valutazioni, attratto dalle opportunità che questa scelta potrà offrirgli.
Tale categoria è molto ampia e costituita da diverse tipologie di studenti. Da un lato, ci sono coloro che vengono definiti “degree-mobile students” o “internationally mobile students”, dall’altro troviamo i “credit-mobile students”. I primi frequentano all’estero l’intero ciclo di studi al termine del quale otterranno un titolo straniero, mentre i secondi si spostano per brevi periodi, un semestre o poche settimane.
Si tratta di un fenomeno globale in forte crescita. I dati di migrationdataportal.org mostrano che nel 2016 gli studenti internazionali erano 4.8 milioni, più del doppio rispetto ai 2 milioni del 2000. L’Europa non rappresenta un’eccezione a questo fenomeno e vede una migrazione interna per motivi di studio molto alta, favorita anche dalla possibilità di libera circolazione delle persone garantita dagli accordi di Schengen.
Push e pull factors: ovvero i motivi che spingono a partire
Esistono una serie di fattori comuni indicati dagli studiosi come push e pull factors che caratterizzano questo tipo di migrazione. È importante sottolineare come gli stessi elementi che possono rappresentare aspetti positivi per la scelta di qualcuno sono, invece, degli ostacoli per altri.
Tra i push factors giocano un ruolo chiave come elemento socio-economico il contesto familiare e l’ambiente di amicizie in cui un individuo si trova, come fonti di informazione e consigli riguardo l’opportunità rappresentata dallo studiare all’estero. Tra le motivazioni più personali, invece, si trovano l’interesse ad avere un titolo di studio riconosciuto a livello internazionale e il desiderio di vivere in un altro Paese, con usi e costumi differenti.
L’internazionalizzazione è un elemento che indica prestigio e qualità per le università che, quindi, mirano ad attrarre studenti internazionali. Tra i pull factors, si può sottolineare l’elemento linguistico, sebbene non sia il solo né il principale. Fornire un’offerta didattica in lingua inglese, prima lingua veicolare su scala mondiale, permette di rendere i corsi accessibili a un numero più ampio di persone. Il flusso reciproco tra Austria e Germania è evidentemente collegato al fatto della condivisione della lingua tedesca. La diversificazione e la qualità dei corsi offerti sono elementi di distinzione tra le università e anche le possibilità post-laurea giocano un ruolo chiave al momento della decisione.
L’aspetto finanziario è tra i primi ad essere considerati. Le possibilità economiche incidono necessariamente sulla possibilità stessa di spostarsi, perché si va a tener conto del costo della vita nella destinazione scelta. In più, la differenza tra i tassi di disoccupazione tra il Paese di origine e quello di destinazione è legato alle prospettive di vita futura e, quindi, di realizzazione professionale.
I principali flussi di migrazione di studenti in Europa
Alcuni decidono di spostarsi per frequentare all’estero l’intero corso di studi. Il Regno Unito rappresenta tuttora una meta molto ambita dagli studenti di tutto il mondo e del resto dell’Europa, con le sue università indicate ai primi posti nei ranking mondiali. Secondo i dati forniti da HESA, nell’anno accademico 2017/2018 139.150 studenti provenienti da Paesi appartenenti all’Unione europea (escluso il Regno Unito), hanno scelto di studiare nelle università britanniche.
Le università del Regno Unito si distinguono anche, però, per l’elevato costo dei loro corsi di studio. Da ciò si distingue la Scozia, dove l’istruzione universitaria di primo livello è gratuita per i cittadini dell’Unione europea – così come per gli studenti scozzesi – mentre gli studenti provenienti dal resto del Regno Unito pagano le tasse universitarie. Tutto il sistema universitario britannico si era schierato, al tempo del referendum 2016, fortemente contro la Brexit, sottolineando la perdita di attrattività per gli studenti provenienti da altri Paesi Ue, ma anche la gravità del dover rinunciare agli ingenti finanziamenti europei per la ricerca.
I Paesi scandinavi (Danimarca, Finlandia e Svezia) rappresentano mete interessanti per chi decide di spostarsi per motivi di studio, poiché attraggono gli studenti stranieri attraverso l’offerta di corsi in lingua inglese, la possibilità della gratuità dell‘iscrizione ai corsi e ingenti finanziamenti destinati alla ricerca.
Interessante è anche la regione sudorientale dell’Europa, l’area dei Balcani, dove le migrazioni per motivi di studio risultano avvenire principalmente tra Paesi della stessa area geografica. Questi movimenti appaiono interessanti se visti come possibilità di una maggiore conoscenza gli uni con gli altri che può favorire processi di pacificazione.
Per quanto riguarda gli studenti italiani outgoing, le principali mete scelte sono il Regno Unito, l’Austria – anche per la forte vicinanza culturale e linguistica dei territori del nord-Italia che si trovano al confine – la Germania e la Svizzera. Dall’altro lato, le università italiane risultano interessanti per gli studenti principalmente provenienti dall’Albania, dalla Romania e dalla Grecia.
Il programma Erasmus Plus
Non tutti, però, decidono di frequentare all’estero l’intero corso di studi, preferendo piuttosto svolgere in altri Paesi solo una parte di esso. Il programma Erasmus Plus dell’Unione europea offre diverse opportunità. Oltre ai Paesi membri dell’Unione europea, altri partecipano al programma, rendendolo più aperto anche verso il mondo extra-Ue – si tratta di Macedonia del Nord, Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Turchia e Serbia. La partecipazione, secondo criteri e condizioni specifiche, è aperta anche ad altri Paesi, vicini all’UE in termini geografici.
Dal 1987, anno della sua creazione, 5 milioni di persone hanno avuto la possibilità di cogliere le opportunità offerte da Erasmus+, di cui 2 milioni solo negli anni 2014-2018, elemento che dimostra il successo crescente di questo progetto. I vantaggi offerti dal programma risolvono alcune difficoltà presenti in altre iniziative. In particolare, con Erasmus+ si ha la possibilità di ricevere delle borse di studio per il periodo di permanenza all’estero e la garanzia del pieno riconoscimento nel proprio piano di studi delle attività svolte all’estero.
Il raggiungimento di una maggiore autonomia, una maggiore consapevolezza dei propri obiettivi, ma anche di una più profonda conoscenza dei propri punti di forza e di debolezza vengono indicati come i principali risultati dell’esperienza. L’Erasmus Plus permette di relazionarsi con altre culture e altre lingue, sviluppando una maggiore tolleranza verso gli altri e dotando lo studente di capacità che gli permetteranno di lavorare in un contesto multiculturale in futuro.
La partecipazione a questo programma, tuttavia, non è così ovvia. Solo parte degli studenti europei ogni anno decide di partire, perché la borsa che si riceve copre le spese solo parzialmente. Inoltre, la scarsa conoscenza della lingua e fattori più psicologici come la paura di trovarsi a vivere in nuovi posti possono rappresentare dei contro alla partenza.
Rivolgendo l’attenzione ai flussi che si vengono a creare, in un rapporto recente della Commissione europea viene sottolineato come la maggior parte degli studenti outgoing provenga dall’Europa occidentale (38,30%), seguono i Paesi del Sud dell’Europa (33,30%), Nord-Europa (14,30%) e infine l’Est europeo (12,80%). Per quanto riguarda gli studenti incoming, le mete di destinazione preferite sono i Paesi dell’Europa occidentale (32,20%); seguono il Sud europeo (29,4%), Nord-Europa (26%) e, infine, l’Est europeo (10,30%).
La mobilità degli studenti all’interno dell’Ue rappresenta un elemento fondamentale per accrescere in loro il senso di identità e di cittadinanza europea. Si tratta di un fenomeno particolare all’interno dei grandi flussi che caratterizzano le migrazioni, ma che risente comunque delle difficoltà e del fascino di incontrare culture diverse.
Fonti e approfondimenti
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