In questo progetto approfondiremo come i Paesi dell’Asia, che detengono il primato della produzione energetica, affrontano la sfida globale del passaggio all’uso di fonti rinnovabili.
Questo primo articolo riguarda la Russia, uno dei primi esportatori di gas naturale, carbone e petrolio che si scontra con la necessità di aggiornamento del suo modello economico e produttivo per far fronte alle nuove sfide globali.
Cos’è la transizione energetica?
Globalmente, oggi, si parla di quarta transizione energetica. Questa fa parte di una serie di trasformazioni strutturali fondamentali del settore energetico globale. In senso stretto, la transizione energetica è una traduzione del termine tedesco “Energiewende“, entrato in uso a livello internazionale nel 2010 dopo l’incidente alla centrale nucleare di Fukushima.
Vi sono differenze nelle diverse transizioni energetiche che hanno avuto luogo in passato. La prima transizione era legata al passaggio dall’utilizzo della biomassa al carbone, nel periodo dal 1840 al 1900. La seconda transizione energetica è associata alla diffusione del petrolio: la quota del suo utilizzo è passata dal 3% nel 1915 al 45% nel 1975. La terza transizione, iniziata negli anni Ottanta e giunta fino al 2017, ha portato alla parziale sostituzione del carbone e del petrolio a favore del gas naturale.
In tutte queste transizioni, l’efficienza economica o la disponibilità di nuove fonti di energia, rispetto alle vecchie fonti, hanno giocato un ruolo importante. Attualmente, stiamo assistendo all’inizio della quarta transizione energetica. Nel 2017, la quota delle rinnovabili (senza contare l’energia idroelettrica) nel consumo totale di energia primaria ammontava a una percentuale del 3%.
In due anni, la situazione è cambiata in modo repentino, con una aumento esponenziale della domanda di energia rinnovabile. Alla guida di questa quarta transizione energetica c’è (anche) la lotta al cambiamento climatico globale con la forte domanda di decarbonizzazione del settore energetico.
La transizione energetica cui assistiamo adesso è guidata da fattori diversi: l’agenda climatica, il progresso tecnologico e la disponibilità di nuove soluzioni in grado di aumentare l’efficienza del settore energetico e di trasformarne il tradizionale modo di funzionamento, la volontà di tutti i Paesi di garantire la competitività delle loro economie nazionali e promuovere lo sviluppo di un’energia sostenibile e, non da ultimo, la necessità di aumentare la sicurezza energetica.
Il raggiungimento di questi obiettivi implica che si affrontino i tre pilastri della transizione energetica, le cosiddette “tre D”: decarbonizzazione, decentramento e digitalizzazione. Questa schematizzazione comunemente usata fornisce uno strumento con cui valutare la profondità della transizione energetica in diversi Paesi, tra cui anche la Federazione Russa.
La transizione energetica in Russia
La Russia è un attore importante nel sistema energetico globale: con appena il 3% del prodotto interno lordo (PIL) globale e il 2% della popolazione mondiale, fornisce il 10% della produzione globale di energia primaria, il 5% del consumo globale di energia primaria e il 16% del commercio internazionale di energia.
La Russia è il più grande esportatore mondiale di risorse energetiche – numero uno per le esportazioni di gas, seconda per le esportazioni di petrolio, e terza per le esportazioni di carbone. Si posiziona al quarto posto nel mondo dopo Cina, USA e India per il consumo dell’energia primaria, produzione di energia elettrica ed emissioni di anidride carbonica dovute all’utilizzo di petrolio, gas e carbone per le attività legate alla combustione.
Dato questo significativo contributo, il comportamento strategico della Russia – per quanto riguarda la transizione energetica – è importante non solo per il Paese stesso, ma anche per il resto del mondo. Ci sono diversi fattori che condizionano l’atteggiamento della Russia nei confronti della transizione energetica:
- Macroeconomia, compreso il ruolo dei proventi degli idrocarburi per la sostenibilità del suo sistema economico, la velocità e l’efficienza energetica della crescita economica e la disponibilità di investimenti, come pure le sanzioni tecnologiche e finanziarie;
- Quadro istituzionale del settore energetico: in Russia c’è una centralizzazione eccessiva del settore energetico, dove le società controllate dallo Stato producono più del 50% del petrolio;
- Politica climatica: nonostante la ratifica dell’accordo di Parigi sul clima, l’agenda climatica e la spinta alla decarbonizzazione non sono ancora fattori essenziali nella strategia energetica della Federazione Russa;
- Politica tecnologica: la Russia affronta il rischio di rimanere indietro nello sviluppo di nuove tecnologie energetiche, concentrandosi su programmi di sostituzione delle importazioni.
Energia rinnovabile in Russia
Il bilancio energetico russo è fortemente dominato dai combustibili fossili: il gas naturale fornisce il 53% della domanda totale di energia primaria, mentre il carbone e i combustibili liquidi a base di petrolio rappresentano ciascuno il 18%.
Le fonti di energia senza carbonio sono rappresentate principalmente dall’energia idroelettrica e nucleare su larga scala, che godono di un forte sostegno statale. La quota totale delle fonti rinnovabili (tra cui l’energia idroelettrica, solare, eolica, a biomassa e geotermica) rappresentava solo il 3,2% del consumo di energia primaria della Russia nel 2015.
Secondo il progetto di strategia energetica della Russia fino al 2035, la quota di energia rinnovabile del consumo totale di energia primaria della Russia dovrebbe aumentare dal 3,2% al 4,9% entro il 2035. Ciò include il piano approvato dalla Russia per espandere il suo fotovoltaico solare totale, l’eolico onshore e la capacità geotermica a 5,9 GW entro la fine del 2024.
Un esempio di uso delle fonti rinnovabili: l’eolico
Il ricercatore finlandese Christian Breyer ha creato un modello matematico che mette insieme i costi dell’energia proveniente da vari tipi di fonti rinnovabili, i probabili progressi nelle tecnologie, le fasce climatiche e le infrastrutture in termini di energia. Secondo questo modello, la Russia ha un enorme potenziale nel campo eolico – che potrebbe soddisfare l’uso domestico.
Una delle questioni fondamentali per la Russia, in questo campo, è il fatto che l’energia eolica non è distribuita in modo omogeneo nel Paese. Questo rende necessaria la costruzione di una nuova rete di distribuzione dell’energia. Attualmente, buona parte dell’elettricità prodotta viene consumata nei pressi degli impianti che la producono. Una percentuale bassa di energia viene trasportata fuori dalle zone limitrofe agli impianti.
Per alcune regioni della Federazione Russa, l’uso dell’energia eolica è praticamente l’unico modo per fornire risorse ai residenti di comunità remote. Ciò è particolarmente importante per la regione di Kamchatka, Repubblica di Agadeya e Artico, dove è stato attuato un progetto di investimento per garantire l’approvvigionamento energetico di aree isolate sulla base di fonti di energia rinnovabile. Il progetto prevede la costruzione di complessi eolico-diesel in insediamenti isolati dal punto di vista energetico.
Nonostante i vantaggi ecologici degli impianti eolici e solari, le regioni della Federazione russa non sono ancora pronte a passare completamente a questo tipo di energia. I vincoli includono costi di costruzione elevati e bassa capacità di produzione.
Conclusioni
Attraverso delle modifiche legislative attuate negli anni precedenti, in Russia ora è possibile ricevere sussidi statali per il sostenimento dei progetti di costruzione di impianti fotovoltaici ed eolici. La sfida principale per vincere le gare d’appalto è rappresentata dal fatto che la gran parte della tecnologia utilizzata in Russia deve essere di produzione nazionale.
Tuttavia, prima di creare questi incentivi, il governo russo avrebbe dovuto determinare il ruolo a lungo termine delle energie rinnovabili nel suo bilancio energetico, il che è piuttosto difficile da fare senza un programma di decarbonizzazione.
Essendo il Paese con le più grandi riserve di gas naturale e di carbone termico del mondo, la Russia non vede valore reale in una transizione dai combustibili fossili alle fonti energetiche a zero emissioni di carbonio – per lo meno adesso. Nonostante l’enorme potenziale del Paese rispetto alle risorse eoliche e solari e le terre praticamente illimitate disponibili per lo sviluppo, la disponibilità di petrolio, gas e carbone sta mettendo in secondo piano lo sviluppo dell’energia pulita. Diversificare il mix energetico è un compito impegnativo.
I prezzi bassi per gli idrocarburi si scontrano con il costo relativamente elevato delle rinnovabili (ad esempio, la bassa domanda di nuova capacità rinnovabile e i requisiti elevati per la localizzazione, con conseguente costo unitario non competitivo). Inoltre, la posizione geografica sfavorevole delle potenziali risorse rinnovabili – dal momento che gli impianti sarebbero concentrati in aree disabitate, con una lunga distanza dal centro di consumo – non incentiva il loro utilizzo.
Infine, l’atteggiamento della Russia nei confronti della transizione energetica è piuttosto controverso. Il Paese si rifiuta essenzialmente di accettare la decarbonizzazione. Inoltre, anche la decentralizzazione è ancora lontana, visto il forte legame tra l’apparato statale e la produzione energetica.
È necessario, quindi, che la Russia trovi una soluzione a lungo termine per lo sviluppo del mercato interno dell’energia e le sue esportazioni, al fine di adattarsi alla profonda trasformazione del sistema energetico globale.
Fonti e approfondimenti
Mitrova, T. & Melnikov, Y. Energy Transit (2019). https://doi.org/10.1007/s41825-019-00016-8
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