Il 16 novembre i cittadini dello Sri Lanka saranno chiamati a eleggere il loro ottavo presidente. L’Election Commission of Sri Lanka, l’organo preposto allo svolgimento delle elezioni, prevede un afflusso di circa l’80% dei 16 milioni di potenziali elettori. Analizzare il contesto attuale del Paese è fondamentale per capire le dinamiche e la posta in gioco alle elezioni, che riguardano anche il futuro di potenze regionali che per diverse ragioni si stanno interessando a questa piccola isola dell’Oceano Indiano.
Contesto attuale
La Repubblica Democratica Socialista dello Sri Lanka, indipendente dalla Gran Bretagna dal 1948 e membro del Commonwealth, è una repubblica semi-presidenziale. L’evento storico che più ha segnato la storia del Paese, e che come vedremo ha ripercussioni ancor oggi anche nel discorso politico, è stato la lunga guerra civile che ha messo in ginocchio l’isola per quasi trent’anni. Dalla metà degli anni Ottanta infatti le tensioni latenti tra i diversi gruppi etnici sono sfociate in scontri aperti.
Lo Sri Lanka è costituito principalmente da due grandi gruppi linguistico-culturali: quello tamil, concentrato nella parte nord-orientale dell’isola, e quello singalese. Questi ultimi rappresentano i tre quarti della popolazione e sono soprattutto buddhisti, prima religione del Paese; i tamil sono prevalentemente induisti e musulmani, mentre vi sono infine minoranze cristiane in entrambi i gruppi. La guerra è scoppiata tra il governo e i tamil, più precisamente un gruppo militante noto con il nome di Tigri Tamil: si tratta di un movimento secessionista di ispirazione comunista, radicato nelle zone con maggiore presenza tamil. Nato negli anni Settanta, è stato autore di numerosi attacchi al governo, omicidi di personaggi politici di spicco e attentati suicidi indiscriminati, portando alla guerra civile nel 1983. Nel 2009 il gruppo è stato ufficialmente dichiarato sconfitto e la guerra civile conclusa, anche se i disordini a causa di frizioni tra le diverse componenti della popolazione non sono rari. Lo ha dimostrato l’attentato dello scorso aprile che ha provocato oltre 250 vittime e riportato al centro del dibattito politico il tema della sicurezza, punto su cui ha insisto molto la campagna elettorale di ogni candidato.
Per quanto riguarda l’economia, il Paese sta attraversando un periodo di recessione. In pochi anni il tasso di crescita è passato dall’8% al 3.2% (2013-2018) e il debito pubblico continua ad aumentare. Questo a causa del crescente fenomeno di urbanizzazione e transizione dell’economia srilankese, precedentemente fondata in prevalenza sull’agricoltura, verso la predominanza del settore industriale. Il bisogno di potenziare le proprie infrastrutture per far fronte a questi cambiamenti e una diminuzione delle esportazioni hanno causato un grave deficit nel bilancio dei pagamenti, portando il Paese a indebitarsi nel 2016 con il Fondo Monetario Internazionale, il quale ha richiesto in cambio l’attuazione di una serie di riforme fiscali la cui gestione rappresenterà una sfida impegnativa per il governo.
Il sistema politico
Il sistema politico prevede un Parlamento unicamerale che detiene il potere legislativo, mentre l’esecutivo è condiviso tra primo ministro e presidente: quest’ultimo è capo di Stato, capo del governo e comandante in capo delle forze armate, e viene eletto direttamente dai cittadini per un mandato di cinque anni. Il sistema elettorale prevede il cosiddetto voto alternativo: il cittadino dovrà infatti stilare una sorta di classifica dei tre candidati preferiti in ordine di gradimento, anziché indicarne solo uno. Se considerando la prima scelta di ogni votante nessun candidato raggiunge la maggioranza assoluta, si procede eliminando il meno votato e passando alla seconda e terza preferenza espressa da ciascuno.
L’attuale presidente in carica Maithripala Sirisena dello SLFP ha deciso di non candidarsi nuovamente, nonostante nulla lo vieti: dal 2010 è stato infatti abolito il limite di due mandati precedentemente in vigore.
Principali candidati
Per quasi trent’anni (dagli anni ’50 alla fine degli anni ’70) la scena politica è stata dominata da due grandi partiti, lo United National Party (UNP, di stampo conservatore) e lo Sri Lanka Freedom Party (SLFP, primo partito “di sinistra” non marxista), i quali hanno governato con alternanza piuttosto regolare. Più avanti iniziarono a moltiplicarsi i partiti legati a una particolare etnia o religione; tra questi il Tamil United Liberation Front e lo Sri Lanka Muslim Congress, che si impongono sul finire degli anni ’80. Con il passare degli anni il partito a emergere in maniera indiscussa è l’UNP, che oggi si trova a fronteggiare una formazione consolidatasi di recente: lo Sri Lanka Podujana Peramuna (SLPP), con connotazioni nazionaliste singalesi.
Data la decisione dell’attuale presidente in carica di non presentare la propria candidatura, vi saranno due principali contendenti: Sajith Premadasa dell’UNP e Gotabhaya Rajapaksa dell’SLPP. Quest’ultimo si è trovato spesso sotto i riflettori a causa della sua doppia cittadinanza, srilankese e statunitense, che ha scatenato a più riprese polemiche sulla sua candidabilità e lo hanno infine portato a rinunciare alla seconda per presentarsi a queste elezioni. Dopo aver prestato servizio militare per vent’anni, nel 2005 è entrato in politica ricoprendo il ruolo di segretario della Difesa; nel 2009 diventa famoso come artefice della fine della guerra civile, essendo a capo dell’operazione militare che sconfisse le Tigri Tamil. Osannato per questo come un eroe di guerra, è apprezzato soprattutto dalla classe medio-alta e appartenente alla maggioranza buddhista singalese.
Molto più popolare tra la popolazione contadina e le minoranze etnico-linguistiche è invece Premadasa, che si presenta come “uomo del popolo”. Portavoce di due realtà a lungo ignorate dal governo, quella rurale e quella relativa alle minoranze, punta a un bacino di voti non irrilevante: considerando che le minoranze nel loro complesso costituiscono un quarto della popolazione, mentre l’agricoltura fornisce impiego al 35% di essa è comprensibile la potenziale presa sull’elettorato da parte del candidato dell’UNP. Egli è tra l’altro in politica dagli anni Novanta, avendo ricoperto nel tempo il ruolo di viceministro della Salute e ministro delle politiche abitative; durante quest’incarico si è fatto notare per l’ideazione di residence e addirittura interi villaggi popolari, destinati alle fasce della popolazione meno abbienti e considerate un successo.
I due principali oppositori delle imminenti elezioni rappresentano dunque due facce opposte dello Sri Lanka. Questo si riflette anche nel loro programma di politica estera, che rappresenta un punto rilevante data la crescente attenzione prestata all’isola da parte delle maggiori potenze asiatiche. Da un lato vi è infatti l’India di Modi, concentrata sul rafforzamento dei propri rapporti con il vicinato e allo stesso tempo preoccupata di controbilanciare l’influenza cinese; dall’altro vi è appunto la Cina, interessata all’isola per la sua posizione strategica nell’Oceano Indiano. Rajapaksa, speranzoso di includere il proprio Paese all’interno dei grandi progetti cinesi nella regione, si è mostrato da subito esplicitamente pro-Cina; Premadasa ha invece mantenuto un atteggiamento più chiuso e rivolto verso l’interno, accennando al massimo ai rapporti con il vicinato e specialmente con l’India.
L’esito di queste elezioni non è per nulla scontato. Dal punto di vista interno i due candidati, pur rivolgendosi a due diversi tipi di elettorato, non sono così distanti ideologicamente; entrambi hanno inoltre insistito su temi quali il rafforzamento della sicurezza e la necessità di sostenere la crescita economica. È invece in politica estera che si trovano maggiormente in disaccordo, e l’esito di queste elezioni avrà effetti più evidenti in questo campo. Dal risultato dipenderà infatti il futuro allineamento del Paese nella regione, con conseguenze dirette sulle relazioni tra le principali potenze asiatiche.
Fonti e approfondimenti
The Economic Times, November Lanka polls to test India’s presence in southern Indian Ocean region, 21/10/2019
The Diplomat, Sri Lanka’s Presidential Election: Focus on Divisive Politics and Beyond, 21/10/2019
The Diplomat, The Internal and International Dimensions of Sri Lanka’s Presidential Elections, 23/10/2019
Be the first to comment on "Elezioni presidenziali in Sri Lanka: contesto politico e candidati"