Il Great Green Wall in Africa: il progetto per la riforestazione del Sahel

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Costruire una meraviglia naturale di più di settemila chilometri è l’obiettivo del pionieristico progetto chiamato “Great Green Wall“.

Con questo nome si fa riferimento a un’iniziativa, intrapresa dall’Unione Africana e dalla Comunità degli Stati del Sahel e del Sahara, volta alla riqualificazione ambientale del Sahel, l’area dell’Africa che divide il deserto del Sahara dalla savana dell’Africa centrale, caratterizzata da un’estrema povertà e da una particolare esposizione ai rischi dei cambiamenti climatici. L’iniziativa verrà implementata attraverso diverse azioni di riforestazione che coinvolgono più di dieci Paesi africani.

Il progetto del Great Green Wall intende, quindi, contrastare la degradazione ambientale e la povertà della regione, partendo dal miglioramento delle condizioni climatiche e ambientali dell’intera area, favorendo uno sviluppo multidimensionale che abbracci anche gli aspetti sociali, economici e culturali dell’area.

 

Perché il Sahel ha bisogno di interventi per la riqualificazione ambientale?

Il Sahel è la regione dell’Africa, a sud del deserto del Sahara e a nord della savana sub-sahariana, che taglia orizzontalmente il continente, dall’Oceano Atlantico a ovest al Mar Rosso a est.

La regione del Sahel presenta alti livelli di povertà e numerose problematiche relative ai settori quali la salute e l’educazione; l’area, inoltre, è caratterizzata da una situazione ambientale delicata, con piogge sempre meno frequenti, temperature elevate e periodi di siccità sempre più prolungati. Il territorio deve dunque confrontarsi con il conseguente fenomeno di desertificazione dell’ambiente, che rende il terreno arido e non coltivabile. La quasi totalità della popolazione, destinata a crescere nei prossimi decenni, sopravvive grazie all’agricoltura e all’allevamento, pratiche che sono per definizione particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici e alla carenza di piogge, dalle quali dipende la sicurezza alimentare della regione.

Tutte queste problematiche si ripercuotono sulla società, innescando una serie di conflitti tra le popolazioni della regione e una serie di fenomeni migratori, soprattutto tra i giovani.

Per queste ragioni il Sahel ha avuto, e continua ad avere, bisogno di politiche di sviluppo e sforzi ben precisi che tengano conto delle debolezze e dei rischi della zona, e che prevedano, per il futuro, una situazione ambientale e climatica sfavorevole. L’obiettivo delle politiche di sviluppo è la promozione della resilienza degli ecosistemi e delle popolazioni locali e, dunque, la creazione di sistemi ambientali, economici e sociali che siano capaci di adattarsi e fronteggiare i cambiamenti derivanti dal surriscaldamento globale.

 

Da dove deriva l’idea del Great Green Wall? 

L’idea che sta alla base della costruzione del Great Green Wall trova le sue origini nel 1952, quando il biologo e botanico Richard St. Barbe Baker, durante i suoi viaggi nei dintorni del deserto del Sahara, vide nella riforestazione il giusto rimedio per la conservazione del suolo e, soprattutto, per l’arresto del fenomeno di desertificazione dei territori a sud del Sahara. A questa idea vanno aggiunti gli esempi positivi di riforestazione già presenti nel continente, in particolare la Green Dam algerina e le Greenbelt attorno alle città della regione del Sahel, utili per la protezione degli spazi urbani dall’avanzamento del deserto.

Il Green Front against the desert di St. Barbe Baker e le buone pratiche già avviate furono i principi sulla base dei quali, tra il 2002 e il 2005, venne formulata la proposta dell’iniziativa del Great Green Wall. Alla Conferenza dei capi di Stato e di Governo della Comunità degli Stati del Sahel e del Sahara il progetto, particolarmente voluto da Olusegun Obasanjo e Abdoulaye Wade, a quel tempo rispettivamente i Presidenti della Nigeria e del Senegal, venne formalmente approvato. Successivamente, nel 2007, il progetto venne ufficialmente accolto e promosso dall’Unione Africana come il “Great Green Wall for the Sahara and the Sahel Initiative” (GGWSSI), come è conosciuto oggi.

Al momento dell’avvio ufficiale del GGWSSI i Paesi partecipanti erano solo gli undici Stati africani attraversati dalla regione del Sahel e, di conseguenza, coinvolti direttamente nell’iniziativa. Tuttavia, con il passare degli anni, il Great Green Wall ha superato i confini della regione saheliana e ha incontrato l’interesse di altri, conquistando un richiamo panafricano e internazionale. Allo stato attuale il partenariato comprende un totale di ventuno Paesi africani e una serie di organizzazioni regionali e internazionali, tra le quali troviamo la FAO, la Banca Mondiale, l’Unione Europea, l’ECOWAS e il World Agroforestry Centre, per citarne alcuni.

 

Quali sono gli obiettivi del Great Green Wall e come raggiungerli

L’obiettivo del Great Green Wall non si limita a mitigare gli effetti del cambiamento climatico attraverso la riforestazione della zona del Sahel, ma intende raggiungere risultati più ampi, che sfociano in veri e propri nuovi programmi agricoli per lo sviluppo rurale, economico e sociale. Nello specifico, i principali obiettivi del progetto sono:

  • migliorare le condizioni di vita delle popolazioni che vivono nelle zone aride del continente e ridurre la loro vulnerabilità nei confronti del cambiamento climatico e dei periodi di siccità, dando alle comunità locali le conoscenze e gli strumenti adeguati per poter fronteggiare le sfide ambientali e sociali attuali e future;
  • migliorare le condizioni e la salute degli ecosistemi della regione e la loro resilienza ai cambiamenti climatici e alla siccità, attraverso la coltivazione di alberi e piante che siano, al contempo, sia particolarmente resistenti ai climi aridi caratteristici della zona che utilizzabili per i commerci e il conseguente sviluppo economico delle comunità locali;
  • mobilitare una quantità adeguata di risorse per l’implementazione dell’iniziativa attraverso la costituzione di partnership efficienti tra gli stakeholder nazionali e internazionali, attraverso le quali promuovere, ora come in futuro, politiche di sviluppo positive, condividendone i risultati e favorendo lo scambio di buone pratiche, nonché la cooperazione sud-sud.

Se al momento della sua approvazione il GGW era pensato come un vero e proprio “muro di alberi” lungo circa settemila chilometri e largo sette, nel corso degli anni la sua configurazione è cambiata. Allo stato attuale, infatti, il Great Green Wall viene inteso come un insieme di diversi interventi su scala locale, con lo scopo di assecondare le condizioni e i bisogni ambientali, economici e sociali di tali aree e delle relative comunità locali. A tal proposito, le azioni da intraprendere per il raggiungimento degli obiettivi del Great Green Wall dovrebbero essere incluse all’interno dei singoli programmi di sviluppo nazionali, come ad esempio i Piani Nazionali per lo Sviluppo Economico e Sociale o i Piani Strategici per la Riduzione della Povertà. Tali Piani dovrebbero implicare a loro volta due dimensioni distinte:

  • una componente nazionale focalizzata sull’implementazione dei progetti locali portando avanti azioni già intraprese in precedenze o avviandone di nuove;
  • una componente regionale riguardante la cooperazione e lo scambio di buone pratiche tra le diverse esperienze locali.

Dal canto loro, le Organizzazioni Internazionali coinvolte nell’iniziativa si occupano di fornire un supporto economico, scientifico e operativo per il raggiungimento degli obiettivi prefissati.

 

Conclusioni e prospettive

Gli obiettivi della Great Green Wall Initiative sono ambiziosi. Entro il 2030, infatti, il progetto intende riqualificare e bonificare più di cento milioni di ettari di terra degradata, creando contestualmente dieci milioni di posti di lavoro nelle aree rurali del Sahel. In questo modo l’iniziativa non solo contribuirebbe allo sviluppo sociale, economico e ambientale del Sahel, ma concorrerebbe al raggiungimento della maggior parte dei Sustainable Development Goals promossi dall’Organizzazione delle Nazioni Unite.

A dieci anni dalla scadenza degli obiettivi dell’Agenda 2030 il completamento dell’opera risulta ancora lontano. Sarà necessario, dunque, valutare se e come gli obiettivi prefissati dall’Iniziativa saranno realizzabili nel medio periodo e quali potranno essere gli ostacoli che potrebbero produrre rallentamenti per la realizzazione dell’opera. Tuttavia, la buona volontà dei rappresentanti africani e il respiro internazionale che l’iniziativa si è guadagnata rappresenta una buona base dalla quale far partire e continuare gli interventi.

 

 

Fonti e approfondimenti

Baker A. (2019), Can a 4,815-Mile Wall of Trees Help Curb Climate Change in Africa?, Time.

BBC News (2010), Africa push for ‘great tree wall’.

Goffner D., Sinare H., Gordon L. (2019), The Great Green Wall for the Sahara and the Sahel Initiative as an opportunity to enhance resilience in Sahelian landscapes and livelihoodsRegional Environmental Change, 19(5), pp.1417-1428.

Great Green Wall, Growing a world wonder – Great Green Wall.

Mancuso F. (2019), La grande muraglia verde: 8mila Km di alberi per salvare l’Africa – GreenMe.it., GreenMe.it.

Sahara and Sahel Observatory (2008), The Great Green Wall Initiative of the Sahara and the Sahel. Introductory note no.3, Tunis.

Shute J. (2019), Africa’s Great Green Wall: Can an ambitious project bring life back to the scorched land?, The Telegraph.

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