Cosa è successo in Iowa?

Di Damiano Mascioni ed Emanuele Murgolo

Come preannunciato nei precedenti articoli, il 3 febbraio si sono tenuti i Caucus in Iowa, primo appuntamento elettorale delle Primarie democratiche.

In questo appuntamento importante, attraverso il quale candidati e addetti ai lavori tirano le primissime somme, le cose non sono andate al meglio. Un enorme ritardo riguardante l’uscita dei risultati e la parzialità degli stessi, con tutto il caos derivatone, ha infatti contraddistinto questo primo confronto elettorale.

I risultati, col 97% dei seggi scrutinati, vedono in testa Pete Buttigieg col 26,2% dei delegati, seguito a ruota da Bernie Sanders col 26,1%. Al terzo posto troviamo invece Elizabeth Warren con il 18,2% dei delegati. Male l’ex vicepresidente Joe Biden, quarto col 15,8%.

Caos e ritardi

Nel già complicato e convulso sistema del voto tramite Caucus, si sono aggiunti altri problemi relativi alla comunicazione dei risultati. Il responso elettorale, infatti, è arrivato solamente alle 23:00 ora italiana, lasciando candidati, elettori e giornalisti confusi e col fiato sospeso.

Qual è stata la ragione del ritardo? A poche settimane dal voto, il Partito Democratico dell’Iowa ha dato mandato alla società informatica Shadow di sviluppare un’applicazione in grado di poter facilitare il conteggio dei voti ai presidenti di ogni Caucus. Tuttavia, al momento dell’utilizzo, l’app è andata in crash a causa di un difetto di coding, impedendo la comunicazione dei risultati.

Un’operazione di sviluppo è cosa complessa, poiché oltre alla messa in avvio del sistema in sé sono necessari dei test per poter valutare il funzionamento di un’app. Tuttavia, forse a causa del timore di una possibile azione di hackeraggio (memori della questione russa nel 2016), il Partito Democratio dell’Iowa ha dato mandato di sviluppo alla Shadow solo due mesi prima del voto. Inoltre l’app è stata data in uso ai presidenti di seggio due settimane prima del voto, privandoli della possibilità di imparare bene a usarla.

I problemi sono iniziati quasi subito, con molti presidenti che non sono stati in grado di accedere nonostante i codici di ingresso forniti dal partito. Il caos diventa poi terreno fertile di teorie del complotto. E infatti così è stato: molti attivisti, giornalisti e politici hanno gridato al complotto, specialmente nei confronti del senatore Sanders, inviso a molti nel Partito per le sue idee considerate radicali. Un’ipotesi che, tuttavia, almeno per ora, non trova riscontri concreti.

Per ovviare al problema di conteggio e comunicazione dei risultati, si è dovuto quindi ricorrere al vecchio sistema: contare a mano. Il che, in quella situazione, ha portato inevitabilmente a disagi e al grande ritardo.

Sta di fatto che il risultato, a livello mediatico, è stato un fiasco. Gli avversari repubblicani, con in testa Donald Trump, a colpi di tweet e dichiarazioni hanno colto l’occasione per attaccare i dem bollandoli come “incompetenti”.

Chi ha vinto quindi in Iowa?

La risposta è: dipende. Il sistema di voto dei Caucus in Iowa, quest’anno, era molto articolato, il che apre la strada a diverse interpretazioni.

In breve: si iniziava con un primo turno aperto, in cui tutti gli undici candidati potevano essere votati. Al secondo turno accedevano solo coloro i quali superavano la soglia di viability, praticamente uno sbarramento in genere fissato al 15%. In base ai risultati del voto al secondo turno sono stati poi assegnati gli SDEs (State Delegates Equivalents), ovvero i delegati che andranno alla convention del DNC. In proporzione agli SDEs, quindi, sappiamo quanti delegati effettivi per la convention finale di luglio avrà ogni candidato.

Un sistema di voto così complesso avrebbe aperto la porta a risultati incoerenti tra i quattro diversi passaggi, e così è stato.

Il voto popolare vede in testa Sanders, sia al primo turno (24,7%) sia al secondo (26,5%). In seconda posizione Buttigieg (21,3% al primo, 25,0% al secondo). Staccati Warren (18,6% e 20,3%) e Biden (14,9% e 13,7%).

Ciononostante, Buttigieg sta vincendo – pur se di pochissimo – il conto degli SDEs e, quindi, dei delegati per la convention. Il candidato dell’Indiana ha vinto in zone rurali e meno popolose rispetto a Sanders, che è andato meglio nei centri urbani più densamente abitati – una situazione simile a quella del 2016, con Trump che vinse il Collegio Elettorale pur perdendo il voto popolare.

 

 

Riguardo i 41 delegati per la convention, secondo le previsioni del New York Times, il conto finale sarà: Buttigieg e Sanders 13, Warren 10 , Biden 4, Klobuchar 1. In sostanza, dell’Iowa 2020 ci ricorderemo come di un pareggio.

Come interpretare i risultati?

Dell’Iowa si è discusso tanto. Essendo il primo Stato, la sua importanza come possibile lancio per il successo di un candidato è universalmente riconosciuta. D’altro canto, la particolare organizzazione in Caucus e la sua demografia – la popolazione è per il 90% bianca – impongono una certa cautela nell’interpretazione dei risultati, che comunque ci forniscono qualche elemento. Nessun candidato esce dall’Iowa con delle certezze solide, ma nemmeno totalmente sconfitto.

Buttigieg è andato molto bene, più di quanto ci si aspettasse, in uno dei due Stati in cui doveva assolutamente vincere per mantenersi in corsa. Il suo elettorato è però composto quasi esclusivamente da bianchi, e dal 29 febbraio – data del South Carolina – inizieranno i test veri per Mayor Pete, che al momento continua a essere invisibile per neri e latinx.

Per Sanders il risultato è buono, soprattutto relativo alla performance di Biden, ma il senatore del Vermont non esce dall’Iowa come chiaro vincitore. Il vero banco di prova per lui, come per gli altri, arriverà dopo il New Hampshire, quando l’elettorato inizierà a essere demograficamente più disomogeneo. Nel frattempo, in Iowa i distretti a maggioranza afroamericana sono stati stravinti da Sanders – un campanello d’allarme per Biden. Lo stesso si può dire per Warren, che ha vinto – come previsto – nelle zone con un tasso di istruzione maggiore, ma che è ancora un gradino sotto ai frontrunner.

La posizione di Biden, infine, è complessa. L’Iowa aveva alcune caratteristiche a lui favorevoli – Stato bianco, rurale del Midwest – ma è anche uno Stato demograficamente giovane, in cui tutti i quattro candidati maggiori avevano dei punti di forza. Il sistema dei Caucus poi lo ha ulteriormente penalizzato, poiché questo tende a favorire i candidati che creano più movimento nella base, fattore su cui la campagna di Biden è meno forte rispetto agli altri. Non è un completo disastro, ma un’altra sconfitta pesante in New Hampshire potrebbe creare dubbi attorno alla campagna dell’ex vicepresidente e metterlo in una posizione estremamente svantaggiosa.

Conclusioni

Il caos venuto fuori potrebbe limitare la percezione della vittoria di Buttigieg. Il giovane sindaco potrebbe vedersi sfilare via il media bounce (la percentuale di rimbalzo mediatica) che magari gli spetterebbe, mentre la stampa dedica attenzione all’analisi del pasticcio democratico. Pasticcio che invece potrebbe risultare utile a Biden, primo vero sconfitto di questa tornata elettorale, con un’attenzione maggiormente spostata al di là del suo flop elettorale, vista anche la vicinanza col New Hampshire.

L’Iowa perde così l’importanza che tradizionalmente è stata conferita a questo primo appuntamento. Nessuna performance – né quelle vittoriose, né quelle dei perdenti – è stata sotto i riflettori dei media, che invece hanno dovuto occupare le prime 24 ore successive al voto con discussioni sul caos relativo agli scrutini. Dell’Iowa 2020 ci si ricorderà soprattutto di questo, dei ritardi nelle comunicazioni e nell’anticlimaticità di un appuntamento che, atteso da più di un anno, è stato un flop per i Democratici.

Questa débâcle organizzativa potrebbe essere la miccia che accende definitiva su una discussione che va avanti già da tempo, ovvero quella di spostare l’Iowa più avanti come appuntamento elettorale. Questo Stato rurale del Midwest non è ormai rappresentativo dell’elettorato democratico, per cui le minoranze sono ormai parte fondante dell’elettorato.

In conclusione, senza i dati finali è impossibile stabilire chi sia il chiaro vincitore, e la mancanza di certezza potrebbe non dare una spinta in più a chi si trova in testa dopo ieri.

 

Fonti e approfondimenti

“Live Iowa Results”, The New York Times

“Elecion Needle: Iowa Caucus Forecast”, The New York Times

Leatherby L., Gamio L. e Collins Keith, “Here’s a List of Everything That Went Wrong at the Iowa Caucuses”, The New York Times, 04/02/2020

Graham D. A., “Why the Iowa Caucus Birthed a Thousand Conspiracy Theories”, The Atlantic, 04/02/2020.

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