Il personaggio dell’anno: Gurbanguly Berdimuhamedow

Grafica di Valerio Angiolillo

Da quando è diventato indipendente dall’URSS nel 1991, il Turkmenistan è stato governato da due presidenti. Il primo, Saparmurat Niyazov, ha compiuto senza alcun intoppo la transizione dal regime comunista a quello repubblicano, non rinunciando tuttavia ai tratti autoritari del primo. Per quindici anni ha tenuto sotto strettissimo controllo questo Paese dell’Asia Centrale di 6 milioni di abitanti, mentre coltivava il culto della propria personalità e rinominava i giorni della settimana in base ai nomi dei propri familiari.

Il secondo e attuale presidente del Turkmenistan, l’ex dentista Gurbanguly Berdimuhamedow, ha imparato molto dal suo predecessore morto nel 2006. Da quando è stato eletto l’anno successivo, infatti, Berdimuhamedow non ha più lasciato il potere. Anzi, ha continuato a vincere mandati ogni sette anni con percentuali sempre superiori al 90%. Tanto che nel corso della sua presidenza, ha reso il Turkmenistan “uno dei Paesi più repressivi e chiusi al mondo” secondo Human Rights Watch.

Una nazione a propria immagine e somiglianza

Berdimuhamedow ha deciso di lasciare la propria impronta sulla capitale Ashgabat fin dai suoi primissimi anni di governo e nel 2009 ha commissionato un programma di espansione edile multimiliardario. Il suo piano ha prodotto decine di condomini perfettamente identici e imponenti ministeri, interamente ricoperti di marmo, insieme a circa 2.000 nuove camere d’albergo (in un Paese che nel 2015 accoglieva appena 20 mila turisti all’anno).

Dal crollo dell’URSS, Ashgabat è stata profondamente influenzata dalle figure eccentriche dei due leader che si sono succeduti in Turkmenistan, trasformandosi gradualmente da capitale sovietica a una “spettrale Las Vegas”, come l’ha definita il “New York Times”. Ci sono addirittura un Palazzo della Felicità – un palazzo adibito alle cerimonie nuziali che cambia colore e ha una stella gigante sulla sua cima – e una copia del Burj al-Arab – il lussuoso hotel di Dubai a forma di vela di una nave.

Allo stesso tempo, Berdimuhamedow si è assicurato di tappezzare Ashgabat con la propria immagine, riempiendo cartelloni pubblicitari, hotel e perfino aeroplani. Nel maggio del 2015, sostenendo di soddisfare una richiesta popolare, il leader ha ordinato la costruzione di una statua d’oro che lo raffigura in groppa a un cavallo al galoppo, su una scogliera di marmo alta 20 metri (che è andata a sostituire quella di Niyazov che ruotava in modo da rimanere sempre sotto la luce del sole nel corso della giornata). 

Il culto della personalità del leader

Al pari di altri leader post-sovietici, Berdimuhamedow ha tentato finora di basare il culto della propria personalità su un’immagine di macho dai molti talenti. Per questo ha diffuso dei video di propaganda ad hoc, in cui si vanta della sua abilità atletica e militare, mostrandosi al pubblico mentre spara con diverse armi da fuoco, lancia coltelli e ordinainvoca un attacco aereo durante un’esercitazione. Di solito, durante queste esibizioni il presidente è sempre accompagnato da un entourage di funzionari che applaudono con entusiasmo. 

Nel 2017, il sito di informazione indipendente “The Chronicle of Turkmenistan” ha tratto una parodia da uno di questi filmati ufficiali, montando la colonna sonora del film d’azione Commando in sottofondo per paragonare ironicamente Berdimuhamedow ad Arnold Schwarzenegger.

Il leader è appassionato anche di equitazione, sport in cui si vanta di risultati straordinari, così come in molte altre attività sportive. Ha una predilezione particolare per il cavallo Akhal-Teke, una razza turkmena nota per le sue capacità fisiche e la lucentezza dorata del suo manto; non a caso l’ha scelto come destriero per la propria statua d’oro ad Ashgabat.

Berdimuhamedow coltiva anche delle aspirazioni artistiche, che ha mostrato in televisione suonando la chitarra, cantando con gruppi di giovani o rappando insieme a suo nipote.

Il presidente, inoltre, è un grande amante dei cani, soprattutto dell’Alabai, o cane pastore dell’Asia Centrale. Berdimuhamedow ha deciso di dedicare proprio a questa razza canina l’ultima enorme statua d’oro massiccio installata nel centro di Ashgabat nel novembre di quest’anno. Nel 2017, ha regalato un cucciolo di Alabai anche al presidente russo Vladimir Putin.

La realtà del regime in Turkmenistan

L’opulenza con cui Berdimuhamedow ha rivestito Ashgabat e la propria immagine personale è in netto contrasto con la quotidianità della maggior parte degli abitanti del Paese. Nonostante possieda circa il 10% delle riserve mondiali di gas naturale (che esporta in gran parte verso la Cina), il Turkmenistan sta attualmente attraversando una grave crisi economica.

Negli ultimi anni si sono accumulate numerose segnalazioni a proposito di salari non pagati e carenze di beni alimentari, attribuiti ai bassi prezzi dell’energia, alla corruzione e alle politiche isolazioniste dello Stato. Di conseguenza, i cittadini che se lo possono permettere stanno emigrando dal Paese.

Inoltre, proseguendo il lascito di Niyazov, Berdimuhamedow ha imposto un regime estremamente repressivo verso la società civile, con rigide restrizioni alle libertà di espressione, associazione e religione. Amnesty International nel 2019 ha denunciato numerosi casi di lavoro forzato e di prigionieri torturati o scomparsi dalle carceri turkmene.

Il governo ha poi bandito l’accesso alle organizzazioni occidentali per i diritti umani, oltre che le attività di media liberi e attivisti indipendenti autoctoni. Anche l’accesso a Internet è strettamente controllato. Nel 2019, infatti, Reporters Without Borders ha classificato il Paese come il peggiore al mondo per la libertà di stampa.

 

 

Fonti e approfondimenti

Reuters in Ashgabat, “Turkmenistan leader unveils giant gold statue of local dog”, The Guardian, 12/11/20.

Kramer A. E., “‘The Fields Heal Everyone’: Post-Soviet Leaders’ Coronavirus Denial”, The New York Times, 12/11/20.

Walker S., “‘Edge of catastrophe’: report warns firms and governments off Turkmenistan”, The Guardian, 14/07/19.

Chokshi N., “Turkmenistan’s Leader Mocked Over Gun-Toting Video”, The New York Times, 03/08/17.

Bohlen C., “In Turkmenistan and Uzbekistan, the Legacy of Soviet Rule Endures”, The New York Times, 21/09/15.

 

 

Editing a cura di Emanuele Monterotti

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