Patrice Lumumba è uno dei personaggi più iconici della storia contemporanea dell’Africa. Carismatico e tagliente, Lumumba è stato il leader politico che ha guidato la lotta per l’indipendenza del Congo Belga (oggi Repubblica Democratica del Congo) contro il colonialismo del Belgio, pagando con la vita il suo impegno.
Raccontare la vita di Lumumba non è solo un esercizio di storia. La sua vita e i suoi scritti politici hanno infatti incarnato con una forza travolgente l’idea allora radicale che gli africani avessero non solo gli stessi diritti ma la stessa dignità dei loro vecchi oppressori e che potevano e dovevano essere gli artefici del loro futuro politico.
Ripercorrere la vita di questo personaggio è immergersi in cosa volesse dire lottare negli anni Cinquanta per l’emancipazione di un popolo frammentato contro l’arroganza dei vecchi padroni, cosa fosse il movimento panafricanista, ma anche come opporsi agli interessi di chi voleva depredare le risorse congolesi, già nel 1961.
La vita e l’ingresso in politica
Patrice Lumumba nacque nel 1925 a Onalua, in quella che allora era la colonia del Congo Belga. Cresciuto in una famiglia cattolica, Lumumba frequentò prima la scuola missionaria e poi un programma di formazione governativo. Nel privato coltivò la passione per la letteratura, iniziando presto a frequentare il club degli évolués, composto da giovani africani colti che avevano ricevuto un’istruzione occidentale.
Terminati gli studi lavorò come contabile delle poste per circa undici anni, scrivendo anche saggi, articoli e poesie per la stampa congolese, nei quali si riscontra sin da subito una fortissima vena anti-coloniale. Nello stesso periodo divenne il leader del sindacato degli impiegati pubblici dell’amministrazione coloniale, oltre che un membro attivo del Partito Liberale Belga.
Lumumba leader indipendentista
La fase cruciale nella storia politica di Patrice Lumumba iniziò il 5 ottobre del 1958. In quella data, infatti, partecipò alla fondazione del Movimento Nazionale Congolese (MNC), di cui diventò velocemente il leader grazie alle sue spiccate doti politiche e al suo carisma.
Il programma del MNC si basava sui punti comuni dei movimenti panafricani dell’epoca: indipendenza, sviluppo economico trainato dall’intervento dello Stato, africanizzazione delle istituzioni e neutralità nel panorama della Guerra Fredda. Il partito di Lumumba, infatti, era allineato con questa corrente politica e filosofica, che negli anni Cinquanta aveva avuto un ruolo centrale nello sviluppo dell’intero movimento indipendentista anti-coloniale africano.
Il panafricanismo si basa sull’idea che tutte le persone africane o di discendenza africana abbiano interessi condivisi e debbano quindi lavorare per un destino comune, superando le divisioni interne alla comunità e celebrando la propria identità. Queste idee iniziarono a circolare a metà dell’Ottocento, inizialmente negli Stati Uniti, ma presto raggiunsero le comunità africane del resto del mondo.
Nel corso dei decenni questa filosofia si sviluppò grazie al lavoro di importantissimi pensatori, come Martin Delany, Marcus Garvey, George Padmore e Aimé Césaire, e nel continente africano si legò strettamente alla lotta per la liberazione dal colonialismo. La figura di riferimento per i gruppi indipendentisti che si rifacevano agli ideali panafricani era Kwame Nkrumah, leader che guidò l’autodeterminazione del Ghana e spinse per l’introduzione di questi principi nella Carta fondante dell’Organizzazione per l’Unità Africana (OUA), quella che oggi è l’Unione Africana.
I movimenti panafricani si affermarono nella lotta per l’autodeterminazione dei Paesi africani attraverso una serie di congressi, nei quali i leader dei diversi gruppi potevano discutere piattaforme politiche comuni e cercare appoggio reciproco per le proprie cause. Al congresso di Accra del 1958 prese parte anche il MNC di Lumumba.
Questo evento rafforzò ulteriormente l’aderenza del leader congolese agli ideali del panafricanismo, oltre che dargli l’opportunità di presentarsi come una figura centrale dell’intero movimento. Grazie alle sue abilità politiche, infatti, riuscì ad attirare l’attenzione di parte della comunità internazionale sulla battaglia del MNC. Lo stesso Nkrumah e gli altri leader africani rimasero impressionati dalle doti di Lumumba, che ottenne così una posizione di maggiore forza nel negoziato per l’indipendenza.
Sempre nel 1958 il MNC iniziò infatti il percorso diplomatico ufficiale per negoziare l’indipendenza della RDC dal Belgio. La conferenza finale di Bruxelles del gennaio 1960 stabilì che l’indipendenza sarebbe stata effettiva dal successivo 30 giugno.
La crisi della RDC
Il MNC vinse le prime elezioni del 1960, ma la sua maggioranza relativa non gli permetteva di formare un governo. Dopo lunghi negoziati si giunse a un compromesso, nominando Lumumba come presidente e Joseph Kasavubu come primo ministro.
La “crisi della RDC” scoppiò solo pochi mesi dopo l’indipendenza con una rivolta dei militari, alla quale fece seguito un intervento militare di Bruxelles. Ad aggravare la crisi furono poi le successive secessioni delle province del Katanga e del Kasai.
Approfittando della situazione, il comandante dell’esercito Joseph Mobutu prese il potere con un colpo di stato il 14 settembre del 1960. Mobutu riconobbe Kasavubu come presidente, in modo da darsi una qualche forma di legittimità. Lumumba venne invece imprigionato nella sua casa a Leopoldville.
L’omicidio e l’eredità di Lumumba
Quando anche le Nazioni Unite riconobbero il governo fantoccio di Kasavubu, Lumumba decise di fuggire dalla città, ma venne presto catturato. A quel punto le forze belghe, congolesi e katanghesi decisero di trasferirlo nella capitale del Katanga secessionista, con il pretesto di garantirne la sicurezza. Il giorno stesso del suo arrivo, però, Lumumba e due suoi collaboratori furono giustiziati tramite fucilazione.
La morte di Lumumba scosse profondamente la popolazione africana, al punto che sin da subito fu ritenuto un eroe e un martire della decolonizzazione e del movimento panafricanista. A Lumumba va soprattutto il merito di aver saputo immaginare una RDC unitaria, indipendente e libera sia dai settarismi che dalle catene politiche e psicologiche della colonizzazione.
Le opere e i discorsi di Lumumba sono infatti alcuni dei testi più importanti della letteratura della decolonizzazione degli anni Cinquanta. Uno dei momenti più iconici e significativi della parabola di Lumumba rimane il discorso al Parlamento belga nel 1960. Quando il re Baldovino presentò paternalisticamente l’indipendenza congolese come un merito del Belgio e della sua lungimiranza, Lumumba gli ricordò seccamente che:
«Nessun congolese degno di questo nome potrà dimenticare che l’indipendenza è stata conquistata giorno per giorno. Noi abbiamo conosciuto le ironie, gli insulti, le sferzate, e dovevamo soffrire da mattina a sera perché eravamo negri. Chi dimenticherà le celle dove furono gettati quanti non volevano sottomettersi a un regime di ingiustizia, di sfruttamento e di oppressione?».
Fonti e approfondimenti
Blackpast. Discorso di Patrice Lumumba alla Conferenza Panafricana di Accra (1958).
Gerard, Emmanuel, e Bruce Kuklick. 2015. “Death in the Congo: Murdering Patrice Lumumba”. Harvard University Press.
Pallotti, Arrigo, e Mario Zamponi. 2010. “L’Africa sub-sahariana nella politica internazionale”. Mondadori.
Van Reybrouck, David. 2010. “Congo”. Feltrinelli.
Editing a cura di Niki Figus
Be the first to comment on "Ricorda 1961: L’omicidio di Patrice Lumumba"