La destra in Europa si spezza per allargarsi

parlamento europeo

“Non ci siederemo più insieme.” Le parole di Jordan Bardella sembrano tracciare un confine netto tra il Rassemblement National e Alternative für Deutschland, prima e seconda forza del gruppo europeo Identità e democrazia, in vista delle elezioni di giugno. 

La dichiarazione è arrivata in seguito al rifiuto, da parte dello spitzenkandidat in quota Afd Maximilian Krah, di condannare le SS naziste in un’intervista. Tuttavia rappresenta solo l’apice di un climax che, negli ultimi mesi, ha visto il progressivo allontanamento del partito francese. Allontanamento che sarebbe sbagliato ridurre a semplice spaccatura, in quanto parte di una strategia più ampia che Marine Le Pen persegue da tempo. 

Le tappe del mainstreaming 

Negli ultimi anni, le forze della destra radicale hanno aumentato a dismisura la propria influenza politica in diversi Paesi europei. Ci sono riuscite seguendo un percorso a più fasi. 

In primo luogo, esse attraggono i mass media grazie a prese di posizione estreme, spesso in aperta opposizione al perimetro costituzionale. Denominato “mainstreaming”, questo è un processo incrementale con il quale le idee di estrema destra ottengono visibilità, risonanza e legittimità nella sfera pubblica. In questo modo si spostano i confini di ciò che appare innocuo per l’opinione pubblica. Più si parla di una tesi, più si ritiene che essa possa avere credito. 

La seconda parte del percorso è quella che identifica il passo di lato rispetto al passato, volto a superare l’immagine della forza antisistema. Una volta ottenuto un margine di consenso spendibile per dettare l’agenda politica, questi movimenti segnano progressivamente una cesura rispetto ai fantasmi del loro passato. O almeno ci provano.

Una cesura che si risolve, spesso, in alcuni momenti dall’alto valore simbolico. Che però non si traducono necessariamente in un ammorbidimento delle posizioni reali. Ciò che conta, in ogni caso, è riuscire ad accreditarsi come parte integrante dell’establishment.

La strategia del Rn 

Non è facile individuare una singola tappa decisiva, che segna un prima e un dopo, nel processo di normalizzazione del Rassemblement National. 

Nel 2015, Marine Le Pen ha espulso il vecchio leader, suo padre Jean-Marie, formalmente a causa del suo antisemitismo, mai venuto meno. Tre anni più tardi, il partito ha cambiato nome (prima del 2018, Front national). Nel tentativo di creare un legame con il Rassemblement du Peuple Français, incarnato 50 anni fa da Charles de Gaulle. Più di recente, nel novembre 2023, il Rn ha partecipato alla marcia a Parigi contro l’antisemitismo. Tutti passaggi che gli osservatori hanno definito storici

La strategia perseguita da Le Pen ha stravolto lo scenario politico francese. Il “cordone sanitario” che ha a lungo oscurato il potenziale politico del vecchio Front National, ovvero l’accordo implicito tra i partiti mainstream per relegarlo ai margini, non è più da dare per scontato. Alla pari di altri Paesi europei, le tradizionali forze popolari hanno deciso di tendere una mano alle idee – ormai non più – estremiste. 

Il voto con cui, nel dicembre 2023, il Rn appoggia le politiche migratorie di Macron in questa cornice può essere letto anche come una “prima” generale. Oltre che come una vittoria ideologica per Le Pen, date le misure fortemente restrittive dei diritti dei migranti previste nella legge. 

L’attrito e il dopo 

La vicinanza, quando non la diretta presenza all’interno dei partiti di destra, di membri che rifiutano di prendere le distanze dall’ideologia nazifascista, rappresenta un problema per Le Pen. E così anche per tutti i soggetti che si trovano ancora nella fase della normalizzazione. Chi su uno scenario nazionale, chi internazionale. 

Per questa ragione dietro la spaccatura degli ultimi giorni – e mesi –  si cela in realtà un movimento molto più vasto. Basato anche su calcoli elettorali che, in vista delle elezioni europee, condizioneranno non solo Fn e Afd verso l’adesione a un gruppo o un altro al Parlamento europeo. 

In tutto questo, il primo gruppo rimarrà con ogni probabilità quello dei popolari, vero ago della bilancia. Se in passato essi hanno chiuso le porte alle fazioni più conservatrici, non è scontato che, di fronte alla nuova composizione dell’euro camera, si riesca a rinsaldare il patto verso i socialisti e democratici. O che abbiano intenzione di farlo. 

Alla luce dei sondaggi e degli attriti nel continuum della destra, è difficile pensare a una coalizione autonoma. Tuttavia, se invece di ragionare in termini di alleanze strutturali, si pone l’accento su eventuali convergenze di scopo, le carte sul tavolo cambiano. E così le politiche. 

 

Fonti e approfondimenti 

Fleyn, A., “Researcher Estelle Delaine on the Far right at the European Parliament”, transform!Europe, 19/03/2024

Lictevout, L., Hubert, A., “À l’extrême droite du Parlement européen : l’impossibilité d’une idylle”, Contexte, 14/05/2024

Völker, T., “The Drivers of Far-Right Mainstreaming in Public Debates”, OxPol, 13/12/2023

Wax, E., “Europe’s far right is splintering”, Politico, 23/05/2024

Wheeldon, T., “How Le Pen’s far-right party went from ‘de-demonisation’ to ‘normalisation’”, France24, 4/08/2022